Rave e Polizia: quale legalità? 

A Cusago (MI), la polizia sgombera free party con manganelli e lacrimogeni: 50 feriti e 22enne in coma

Dopo un giorno di pausa e di riposo, ci sentiamo in dovere di aggiungere la nostra testimonianza diretta delle ore di violenza insensata quanto gratuita che nostro malgrado abbiamo dovuto subire dalle forze dell’ “ordine” sabato scorso a Cusago, Milano.

– Non eravamo lì per caso. Stavamo tentando di montare la nostra postazione info, chill-out, primo soccorso all’interno di un free party, come facciamo gratuitamente quasi ogni sabato dell’anno da oltre 14 anni a questa parte.
Il Lab57 era stato contattato con largo anticipo mesi prima per questo evento che doveva festeggiare i 10 anni di attività di questa crew, gli Hazard Unitz, che come molti altri gruppi nel nord-centro Italia, responsabilmente si preoccupano della salute e sicurezza di questi eventi auto-organizzati richiedendo l’ intervento di personale preparato a gestire eventi simili.

Purtroppo come è stato brutalmente evidenziato da questa vicenda, l’unica risposta che le istituzioni sono capaci di dare a queste occupazioni temporanee di aree degradate e dismesse, le TAZ, è la repressione proibizionista, poliziesca e violenta, come in questo caso, in quanto ormai da anni le unità di strada istituzionali, hanno progressivamente sospeso ogni intervento nei free party, con rarissime eccezioni.

Per la nuda cronaca di questa nottata di follia vi lasciamo alla lettura del comunicato degli organizzatori, gli Hazard Unitz Crew, appunto, che condividiamo in quanto eravamo presenti prima e dopo la disastrosa irruzione degli agenti antisommossa in un capannone con oltre un migliaio di persone ignare
http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/articoli/1066377/cusago-gli-organizzatori-del-rave-la-polizia-ha-preso-a-calci-una-ragazza-a-terra.shtml

–> ascolta  l’audio della nostra intervista a Radio onda d’urto di Brescia:
http://www.radiondadurto.org/wp-content/uploads/2012/10/max-su-irruzione-rave.mp3

inoltre sottoscriviamo in pieno il comunicato del Collettivo Infoshock di Torino che collabora col Lab57 stabilmente da tanti anni in questi interventi: Una storia di ordinaria follia
Possiamo e dobbiamo aggiungere dei particolari non irrilevanti per la comprensione dei fatti:
– alle 20.00 di sabato, come spesso avviene purtroppo , ci è stato vietato dai carabinieri appostati sulla strada oltre 1 km prima di entrare nel capannone del rave con la nostra auto, anche se ci eravamo identificati come personale addestrato al primo soccorso e abbiamo mostrato una dichiarazione firmata dal referente del Coordinamento regionale Unità di Strada E.Romagna, che motiva e auspica la nostra presenza in questi contesti,
quindi come altre volte , senza demordere, abbiamo portato a mano per quasi 2 km, il nostro materiale fin dentro il capannone, notando appena fuori dal cancello una squadra di pompieri che tagliava la recinzione della fabbrica  “per agevolare, ci è stato riferito, l’ingresso alle 5-6 camoinette della celere” già presenti sul posto con diverse ambulanze, almeno tre, circostanza inedita che dimostra a scanso di equivoci che lì tutta la macchina poliziesca è arrivata non con l’intenzione di tutelare la salute pubblica, ma per sgomberare in modo violento migliaia di persone che fino a prova contraria non stavano nè disturbando il vicinato, nè erano in pericolo alcuno.

La prova della condotta non violenta dei partecipanti all’ evento musicale era già evidente al nostro arrivo alle spalle del sound, dove tra i mezzi degli organizzatori erano riuniti in un capannello ben visibile con casci blu in mano,manganelli e guanti neri, poliziotti e agenti in borghese, che hanno potuto liberamente aggirarsi tra i capannoni e la folla senza essere nè aggrediti nè insultati.

– la gravità e l’insensatezza dell’ azione dell’irruzione della celere sta proprio qui: sono intervenuti a freddo, tranciando cavi, rompendo luci e frantumando stand alimentari e artigianali senza dare il tempo a quasi un migliaio di persone di evitare lo scontro con gli agenti antisommossa.

– a fatica siamo riusciti a uscire dal capannone buio e pieno di gas lacrimogeno!!!! rallentati dal peso del nostro materiale inidispensabile al nostro lavoro, (tra cui etilometro professionale)  e raccogliendo ragazzi contusi  o inciampati, anche una nostra volontaria è caduta riportando una contusione superficiale a un ginocchio, poi abbiamo dovuto assistere in strada a cariche ripetute degli agenti, con lanci di lacrimogeni persino sui pompieri e sulle ambulanze alle loro spalle, segno di poca lucidità e spregio dell’incolumità dei feriti che si stavano facendo medicare dal 118, in quanto da dietro niente minacciava i reparti schierati, solo la furia cieca di disperdere tutti subito.

– gravissima ci è sembrata inoltre la decisione di non fare entrare le ambulanze dentro la fabbrica, costringendo le decine di feriti e intossicati  a percorrere quasi un chilometro  col le loro gambe, rischiando ulteriori botte… anche la 22enne ora in coma ha dovuto faticare molto per arrivare alle ambulanze, di certo non ha migliorato il quadro clinico dell’emoraggia cerebrale contro cui sta lottando in queste ore.
Detto questo, noi ci chiediamo ORA:
– chi pagherà per tutti questi feriti? per questi danni a sound system, luci e attrezzature devastate, per le bibite rubate dalla celere al banchetto di artigianato che avevano appena devastato per niente? si veda la testimonianza video dei due ragazzi del banchetto
Facciamo nostro l’appello degli Hazard Unitz a denunciare danni e violenze subiti attraverso una causa comune presso un avvocato che presterà assistenza legale gratuita,
questa la sua e-mail: barbara.luceri@ordineavvocatilivorno.it
Non crediamo che la inossibabile impunità dello stato verso lo stato possa cedere di fronte a qualche esposto, ma un pò di ruggine e qualche pugno di sabbia nei suoi ingranaggi riteniamo siano doverosi, se non altro per il risalto mediatico che sta avendo questa vicenda, che ha fatto fallire il tentativo di oscuramento totale dei media main-stream, e forse la prossima volta che una questura si troverà a gestire un altro evento simile, ci sarà qualche timore in più prima di ordinare una nuova mattanza, lo dimostra la polemica clamorosa verso la questura di Milano scatenata poche ore dopo l’accaduto dal SIAP, sindacato provinciale di polizia di Torino, che parla di “incompetenza, irresponsabilità, etc..” di chi ha deciso quella sciagurata irruzione
Per altri articoli e molte testimonianze video e audio si veda:
Al di là di questo singolo episodio drammatico, emerge un attacco violento repressivo sproporzionato nei confronti delle TAZ, di eventi auto-organizzati che sottraggono guadagni e “clienti” alle lobby potenti dei locali, dei club, della musica mainstream, etc…
In questo senso oltre alla evidente responsabilità della questura di Milano, non nuova a episodi di violenza quanto meno discutibile,
emerge la diretta responsabilità del Dipartimento Antidroga del governo, che pone il contrasto alla diffusione dei rave party illegali come una priorità per le forze dell’ordine ogni sabato sera!!
adducendo come motivazione pericoli per la salute dei partecipanti per eccessi nel consumo di sostanze illegali, pericoli reali, beninteso, ma che di sicuro non vengono attenuati da campagna terroristiche informative, repressive e violente, se è vero che dati alla mano le vittime per overdose, incidenti stradali per assunzione di droghe,etc,, non avvengono quasi mai nei rave illegali, ma dentro o nei dintorni dei locali LEGALI, dove si vende, si compra e si consumano tonnellate di sostanze nei corridoi, nei bagni, nei parcheggi, nei privèè e nei night club con tanto di macchine blu di onorevoli e parlamentari parcheggiate fuori, come la cronaca scandalistica e/o giudiziaria ci mostra quotidianamente.
La nostra attività più che decennale dimostra altresì che in eventi auto-organizzati assistiti da equipe preparate alla riduzione dei rischi, i ricoveri per traumi o intossicazioni e le vittime sono assenti o trascurabili, e sfidiamo chiunque a provare il contrario, in tutta Europa si interviene per tutelare la salute dei partecipanti, lo fanno a volte persino gli stessi poliziotti!!!!
La macchina repressiva dello Stato in Italia, invece, spende milioni di denaro pubblico ogni anno per sgominare i rave party illegali, per difendere i guadagni di questa falsa legalità ipocrita, di lobby di locali notturni in mano alla malavita organizzata, di mazzette per avere l’agibilità a locali asfittici senza acqua corrente, locali, pub spesso pieni di macchinette per il gioco d’azzardo, altra DROGA DI STATO, come l’ alcool venduto anche a minorenni, istigati a bere fino a morire di coma etilico, locali che se ci scappa il morto, al massimo chiudono 15 giorni, basta poi accordarsi con qualche agente in borghese per fare qualche arresto di consumator, locali infine dove domina la cultura massificata, sessista, acritica e cialtrona dei VIP del GRANDE FRATELLO, del BUNGA BUNGA, delle Veline del presidente, del “Lei non sa chi sono io…!!.insomma la cultura dell’arrivismo spregiudicato dell’impunità del potere.
Basta buttare via qualche secondo per rendersi conto come lavori senza sosta la macchina del fango mediatica attraverso addirittura l’agenzia giornalistica di riferimento per l’informazione in questo paese: l’Ansa, che cita una nullità musicale come DJ Aneto, star delle discoteche e della TV, contro la DROGA E I RAVE.
Lo Stato a Cusago ha usato tutta la sua violenza repressiva per difendere il suo modello di legalità e di cultura della legalità, una legalità inesistente con la casta ma forte e spietata coi più deboli, che fa arrestare 4 ragazzi per essersi difesi da cariche di poliziotti venuti direttamente dallo stadio, a cui nessuno farà mai analisi tossicologiche per sapere se erano in grado di lavorare davvero, la stessa falsa cultura della legalità che infama una ragazza in coma che sta lottando per la vita, perchè è inciampata “ubriaca”, mentre i ragazzi che hanno reagito alle cariche erano “tutti drogati e fuori di testa”, mentre le immagini e i racconti provano esattamente il contrario.
Forse il vento sta cambiando proprio a partire da questi sintomi di reazione venuti da ragazzini abituati ogni sabato ad essere fermati, perquisiti, insultati e denunciati per aver invaso proprietà degradate e dimenticate dal profitto e dai loro proprietari, che se ne ricordano solo per firmare sotto ricatto delle questure ordini di sgombero spesso insensati, forse una reazione si sta auto-organizzando, mentre le multinazionali e le banche aumentano i loro profitti affamando le masse, la polizia reprime qualsiasi forma culturale e sociale di auto-organizzazione alternativa al sistema, forse qualcosa si sta muovendo tra i social networks con decine di chiamate locali e nazionali per manifestazioni a difesa dei diritti di espressione, per sostenere le vittime di un potere ormai privo di legittimità.
Si veda anche l’ottimo articolo dell ‘amico Paolo Sollecito:
“I rave non sono un “atto di guerra”
Lab57 Achemica, Bologna

3 Commenti a “Rave e Polizia: quale legalità?”

Cerca
Archivio