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Nei giorni scorsi l’Ecuador ha dato il suo appoggio alla proposta del Governo della Bolivia all’ONU (in .pdf) per depenalizzare la masticazione delle foglie di coca, pratica tradizionale degli indigeni della zona andina.

La foglia di coca è uno dei simboli più noti e controversi della cultura locale. Il 31 gennaio era la data di scadenza per presentare le obiezioni alla richiesta avanzata da La Paz di modificare la Convenzione sui Narcotici del 1961, che penalizza la coca perché materia prima della cocaina. Finora hanno presentato obiezioni gli Stati Uniti, il Canada, la Svezia ed altri paesi europei; mentre Egitto, Macedonia e Colombia, secondo quanto riferito dall’ambasciatore boliviano all’Onu, hanno ritirato le loro obiezioni.
>>Vedi: Foglia di coca, l’Europa si divide sull’emendamento boliviano

L’Ecuador ha giustificato la sua decisione con l’appoggio al diritto dei singoli a mantenere la propria identità culturale e a praticare i propri costumi, come riconosciuto dalla Costituzione equadoregna, in una nota diffusa dal Vice Cancelliere Kinto Lucas. Anche la Dichiarazione Onu sui diritti dei Popoli Indigeni (in .pdf), di cui Quito è firmatario, difende il diritto degli indio a “praticare e rivitalizzare la loro cultura e i propri costumi”. Evo Morales, primo presidente indio (Aymara) della Bolivia, ha inserito la coca come “patrimonio culturale” nella Costituzione boliviana del 2009.
Uno studio dell’Oms sulla coca e la cocaina del 1995 ha stabilito “che l’uso delle foglie di coca non mostra alcun effetto negativo sulla salute e riveste funzioni positive – terapeutiche, religiose, sociali – per le popolazioni indigene delle Ande”.
>>Leggi l’articolo completo su Unimondo.org

Pubblichiamo a tal proposito l’ultimo Bollettino di ENCOD con cui collaboriamo da tanti anni alla denuncia delle vergognose politiche proibizioniste planetarie.

L’ IMPERIALISMO OCCIDENTALE SULLE DROGHE

Viviamo in un mondo dove le droghe che vengono prodotte nei paesi occidentali sono permesse mentre droghe che originano da paesi non occidentali sono proibite. L’ alcool è pubblicizzato come una grande droga in tutto il mondo, mentre pubblicità e campagne di marketing per il tabacco fanno dimenticare a tutti che il cancro ai polmoni è una delle più significative cause di morte connessa alla droga.
La salute non ha mai avuto a che fare con le politiche sulle droghe. I paesi occidentali sono riusciti ad architettare la legislazione globale sulle droghe di modo tale che solamente le loro droghe sarebbero dovute essere legali e le droghe di culture diverse vanno proibite. L’alcool come droga occidentale ha causato grandi disastri in America, mentre comunità locali furono completamente distrutte dall’”acqua di fuoco”. Molti sono diventati dipendenti, hanno continuato a bere tutto il giorno, ma mai le autorità hanno deciso di controllare o proibire questa droga. Un secolo e mezzo fa, i Britannici hanno combattuto due guerre dell’oppio per obbligare la Cina a consumare l’oppio delle loro colonie in India.
Ai nostri giorni, le droghe sono proibite secondo un imperativo economico, che è di limitare l’offerta ed aumentare il prezzo. Le organizzazioni criminali conoscono molto bene come avvantaggiarsi di queste politiche.

In questo mese ci siamo confrontati con le notizie che annunciavano come molti paesi occidentali abbiano obiettato alla proposta del governo boliviano di porre fine al divieto del tradizionale consumo della foglia di coca. Questi paesi sono spaventati che se il popolo boliviano sarà autorizzato a masticare le foglie di coca, essi non avranno più ragione di eradicare i campi di coca. Ma perché non perseguitano le industrie che producono sostanze chimiche come il permanganato di potassio o altre sostanze che sono necessarie per produrre la cocaina a partire dalla foglia di coca? Perché le industrie sono collocate nel mondo occidentale e questi governi non vogliono perdere denaro e creare ulteriore disoccupazione.
L’ attacco alla foglia di coca costituisce un atto di razzismo e di mancanza di rispetto per le tradizioni culturali, le credenze e la religione. I paesi occidentali lo potrebbero capire se essi vedessero i loro campi di viti o di tabacco affumicati da dei paesi stranieri.
Quando le droghe furono vietate questa politica sembrava essere un modo di controllare delle menti criminali. Ma finché c’è domanda ci sarà offerta, e al momento in cui compare la proibizione ci saranno dei tipi saggi che analizzeranno la situazione e che troveranno un modo di trarne profitto.
Oggi,i paesi occidentali presentano essi stessi come vittime di paesi che producono le droghe e dei commercianti di droga che sono stati capaci di saltare le solida mura e che vendono le droghe a persone innocenti. Ma la realtà è molto diversa.
I paesi occidentali hanno creato le convenzioni delle Nazioni Unite. Essi sono responsabili del fatto che i paesi produttori di droghe violano i diritti umani dei loro cittadini, dopo aver sofferto le pressioni dai paesi occidentali

Dopo aver sofferto pressioni dai paesi occidentali per non fare qualcosa di più per fermare l’esportazione di droghe. Essi sono responsabili del “genocidio culturale”, i tentativi di distruggere la millenaria cultura della foglia di coca, facendo credere alla gente che è più facile perseguitare una antica cultura in Sudamerica che permettere alle industrie chimiche euro-americane di perdere dei soldi!
Forse è ora per noi attivisti di smetterla di combattere per una sostanza particolare e di lottare per una “Nuova Cultura della Droga”. Noi dovremmo sostenere di appartenere ad una nuova tribù che + una minoranza in questo mondo ma che esiste in tutti i paesi del pianeta, una tribù non collegata da interessi religiosi o economici ,una tribù spinta dalla cultura dell’idealismo e certamente molto diversa dalla maggioranza, ma una tribù che crede nel suo proprio stile di vita e che combatterà per esso!

Di Jorge Roque (con la collaborazione di Peter Webster)

European Coalition for Just and Effective Drug Policies (ENCOD)
>>Vai al sito di Evo Morales, primo presidente indigeno di uno stato nazionale

Non c’è proprio limite al peggio nel bel paese: arriva una nuova crociata di governo e purtroppo anche di apparati dello stato, i NAS, contro la Kdrink, un’innocua bevanda aromatizzata con estratti dalla foglia di coca, che è il caso di ricordarlo, è una pianta tradizionale coltivata da millenni in Sudamerica (vedi il sito di Evo Morales, presidente della Bolivia) con proprietà nutritive e curative universalmente riconosciute , di cui la cocaina è solo uno dei tanti alcaloidi pari a meno dell’ 1% della foglia di coca, il cui uso anche quotidiano non ha mai creato la dipendenza ed gli effetti deleteri della famigerata cocaina.

Eppure proprio i NAS avrebbero ” enormi quantità”, è proprio il caso di dirlo, di lavoro arretrato per cercare almeno di arginare il traffico florido di cocaina orchestrato dalle narco-mafie internazionali e dai loro eserciti spesso spalleggiati dai servizi segreti delle superpotenze civilizzate, tutte ipocritamente schierate contro la DROGA.
Si tratta di una campagna mediatico-politica sostanzialmente inconsistente, che però, come la maggior parte delle politiche ideologighe proibizioniste, hanno pesanti effetti sulle libertà personali.
Ripercorriamo nei dettagli questa grottesca vicenda ringraziando Grazia Zuffa per la rubrica settimanale di Fuoriluogo pubblicata dal Manifesto il 4 agosto 2010: La foglia di coca dell’onorevole La Qualunque:
“A chi giova?”Si chiedeva Giorgio Bignami in questa rubrica (28 luglio) a proposito della campagna politico-mediatica contro la Kdrink, la bevanda con estratti dalla foglia di coca. E’ una bella domanda la cui risposta non è semplice perché gli interessi (di bassa lega) sono più d’uno, parrebbe.
Vale dunque la pena di approfondire questa brutta vicenda.
Cominciamo dal fatto che il linciaggio subito dalla Kdrink ha raggiunto un primo risultato: la distribuzione della bevanda è stata fermata a Roma e in diverse altre città e, com’era da aspettarsi, gli ordini dei clienti sono stati quasi tutti cancellati.
Eppure la bevanda è del tutto legale, perché l’aromatizzazione con estratti di foglia di coca decocainizzata (privata degli alcaloidi della cocaina) è consentita dall’art.27 della Convenzione Unica delle Nazioni Unite e la procedura di analisi per verificare l’assenza di alcaloidi è concordata con lo International Narcotics Control Board (Incb), l’organismo che sovrintende l’applicazione delle convenzioni.
Anche il Consiglio d’Europa riconosce l’estratto di foglia di coca come uno degli aromatizzanti ammessi. Di più, la Kdrink è il frutto di un accordo stipulato nel 2002 fra la ditta produttrice (la spagnola Royal Food &Drink)  e il governo del Perù per creare sbocchi commerciali legali ai contadini peruviani che producono foglia di coca. Dunque, è un (piccolo) progetto nell’ambito della riconversione dell’economia illegale legata alla cocaina, per favorire il decollo economico (legale) dei paesi dell’America Latina.
Un tassello, quello dello sviluppo alternativo, che  fa parte delle politiche globali di contrasto alle narcomafie sostenute, a parole, da tutti gli stati, compresi i più guerrieri dei “guerrieri delle droghe” ( gli Stati Uniti sono il maggiore importatore di foglia di coca, al fine di estrarne aromatizzanti per bevande).
Ciò nonostante, l’armata antidroga casereccia, capitanata da esponenti del Pdl, è partita  lancia in resta contro la bevanda “diseducativa”.Né potevano mancare gli squilli di tromba di Giovanardi (vedi ancora l’articolo di Bignami). Ciò che è più grave, e che vogliamo denunciare, è che gli apparati dello stato sembrano muoversi dietro l’input di questa più che discutibile campagna politica.
Il 12 giugno 2010 la compagnia che imbottiglia la Kdrink riceve una lettera dai carabinieri del Nas di Padova, a firma del comandante Pietro Mercurio: dall’analisi della bevanda, effettuata dall’Istituto Superiore di Sanità, risulterebbero “tracce di cocaina”. Il fatto strano è che il prelievo dei campioni è stato effettuato il 1 dicembre 2008. Da allora nessuno ha avvertito i produttori e i distributori di alcuna irregolarità, tanto che la Kdrink è stata in circolazione per due anni. Perché i Nas informano il distributore diciotto mesi dopo il prelievo? Peraltro, tutti i test di routine effettuati in questi anni attestano che il contenuto della bevanda è perfettamente in regola.
Ancora più strano è che a tutt’oggi il produttore non riesca ad avere dai Nas alcuna informazione circa le analisi dell’Iss (il tipo di analisi effettuata, la quantità di alcaloide trovata etc.). Insomma la Kdrink si trova nell’impossibilità di difendersi dalle accuse, mentre solerti rappresentanti delle forze dell’ordine in diverse città procedono a “sequestri cautelativi”(che ne dicono gli esponenti Pdl così solerti nell’invocare la parità fra accusa e difesa?).
Per tornare al cui prodest di questa vicenda. Se la ride la Coca Cola? Forse sì, anche se la sproporzione fra questo colosso e la piccola Royal Food &Drink è enorme. Di certo non piange la Buton, che da tempo produce, senza alcun problema, il liquore Coca Buton e da poco anche il Coca Lime. Tutti rigorosamente aromatizzati con foglia di coca. Che la Buton abbia le spalle più larghe, tanto da far chiudere un occhio ai moralizzatori nostrani sui “messaggi diseducativi”?

Più di tutto, sgomenta lo squallore della retorica antidroga. Per avere un po’ di visibilità mediatica, se ne fregano che la bevanda sia conforme a legalità (ma c’è legalità e legalità, ingenui che siamo!). Tanto meno si preoccupano (i moralizzatori) di danneggiare un piccolo progetto sorto a sostegno dei contadini peruviani. Né interessa che la Kdrink sia una bevanda analcolica, destinata ad un pubblico di giovani: anche l’allarme alcol è niente più che uno specchietto per il cittadino gonzo.
Avanti così, onorevole La Qualunque, (il MINISTRO DELLA PAURA, n.d.r).”

Si veda poi questo articolo sul famoso Vin Mariani a base di foglie di Coca lodato pubblicamente persino dal Papa Leone XIII, Emile Zola e persino dalla Regina Vittoria: Cocaina, quando era il Papa a farne uso

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