Archivi per la categoria ‘Sostanze’

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Droga: come quando e perché

L’importanza dell’ informazione per evitare le conseguenze dannose provocate dall’abuso di sostanze psicoattive legali ed illegali.
L’Altra Babele  e Lab 57- Alchemica presentano
Droga: come quando e perché
Un occasione di confronto con i ragazzi del LAB57-Alchemica, associazione di promozione sociale molto sensibile e attiva su tematiche legate al mondo degli stupefacenti. Durante l’incontro si discuterà sulla necessità di un facile reperimento d’informazioni su queste sostanze, al di fuori di ogni pregiudizio, reperibilità fondamentale per la costruzione di una nuova consapevolezza collettiva sugli effetti e i rischi di questo mondo sconosciuto ai più ma che coinvolge un gran numero di persone nella nostra società.Sala Studio di Via Petroni 13 B, 16 Dicembre 2014 ore 18,30 – 20,00Lab57-Alchemica è un progetto che si propone di fornire supporto informativo ascolto psicologico e punto di primo soccorso per evitare le conseguenze dannose provocate dall’abuso di sostanze psicoattive legali ed illegali o più in generale causate da comportamenti e stili vita a rischio.

“Lab57-Alchemica non condanna né incoraggia in nessun modo l’uso di sostanze psicoattive, ma si impegna da sempre nella libera ricerca di informazioni affidabili e non pregiudiziali in quanto ritiene che solo un uso consapevole possa prevenire i rischi, ridurre i danni e contenere gli abusi stimolando lo sviluppo di una coscienza critica rispetto alle scelte di vita e di gestione del proprio tempo.”

Per informazioni:

3661114513 (Lorenzo) + info@laltrababele.it

Pagina Facebook dell’evento

Nell’ invitarvi tutt@ al dibattito sui CANNABIS SOCIAL CLUBS vi segnaliamo un’ inchiesta approdondita di Repubblica uscita appena due giorni fa:
>>> Parla italiano l’erba della Catalogna
in cui prendono parola Franco D’Agata (INFOSHOCK GABRIO (TO) e Rete ENCOD Italia) e l’ Avv. Elia De Caro (ANTIGONE – Osservatorio diritti dei detenuti) che interverrano nel nostro dibattito a Xm24
>>> qui il video

Per ogni dubbio e chiarimento sui CANNABIS SOCIAL CLUBS vi rimandiamo al sito di ENCOD
Cos’è un Cannabis Social Club?
Manuale per creare i Cannabis Social Clubs

CSC FROTE CORRETTO 10748713_651165531670509_985017282_n

1gbe7z1H01qap9uuo1_500_zpsfec3e250Buone notizie sul fronte cannabis terapeutica,
no, non e’ uno scherzo di fine estate:

“Marijuana per uso terapeutico. Via libera alla produzione di Stato, a coltivare la cannabis sarà l’esercito italiano
L’Huffington Post
05/09/2014

A prima vista potrà sembrare un paradosso: lo Stato italiano produrrà marijuana. Di più: a produrla sarà l’esercito italiano, nello stabilimento chimico militare di Firenze. A dare la notizia del via libera, questa mattina, è il quotidiano di Torino La Stampa.

Il via libera è stato dato dai ministri della Difesa e della Salute Roberta Pinotti e Beatrice Lorenzin, dopo varie polemiche e rallentamenti. Come spiega La Stampa:

Pinotti (Pd) aveva dato da tempo il suo ok. Lorenzin (Ncd) è stata più prudente, non solo per un approccio culturale diverso: soprattutto perchè le questioni che il suo ministero deve affrontare sono diverse e molto delicate dal punto di vista tecnico. Era stato istituito un tavolo di lavoro dove la questione è stata esaminata anche con l’istituto farmaceutico militare. Adesso, spiegano al dicastero della Salute, sono in via di stesura i protocolli attuativi. A questo punto, non è escluso che entro il 2015 i farmaci cannabinoidi saranno già disponibili nelle farmacie italiane. ……

>>> Leggi tutto l’articolo…..

A questo proposito condividiamo in pieno la dichiarazione di Maria Stagnitta, Presidente di Forum Droghe:
“L’affidamento all’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze della produzione italiana di marijuana terapeutica è un’ottima notizia. Era ora che si colmasse un ritardo imbarazzante che ha generato disagi e sofferenze per i malati che sinora hanno dovuto affrontare trafile burocratiche indegne di un paese civile, e costi esorbitanti, per garantirsi il diritto alla cura. Del resto questa era già una richiesta del Parlamento italiano: ora è necessario facilitare l’accesso alle cure a base di canapa naturale attraverso la prescrizione del medico di base evitando inutili e costose visite specialistiche e ricoveri ospedalieri. Rimane aperta, nonostante la Ministra Lorenzin, il tema della legalizzazione della canapa a fini ricreativi, sulla scia delle riforme di Uruguay e Colorado.”

 

– Altra buona notizia arriva dalla recente sentenza di assoluzione della Cassazione sulla coltivazione di canapa per autoconsumo (29 luglio 20141), commentata da Franco Corleone per la rubrica di Fuoriluogo su Il Manifesto del 3 settembre 2014:

Una pianta di canapa non è reato

ovviamente è solo una sentenza non vincolante per il nostro sistema giuridico, ora serve  SUBITO la depenalizzazione completa della coltivazione per uso personale:

Una recente sentenza della Cassazione, la numero 33835 del 29 luglio 2014, ha affermato con nettezza che la coltivazione di poche piante di marijuana in un vaso, destinate ad uso esclusivamente personale non costituisce reato secondo quanto previsto dall’art. 73 della legge sulla droga 309/90.

La VI Sezione Penale (presidente Milo, relatore Di Stefano) ha accolto il ricorso del Procuratore generale della Corte d’Appello di Sassari avverso la condanna confermata dalla stessa Corte d’Appello il 7 febbraio 2013 contro P.A. per aver coltivato due piante di canapa indiana.

 

La decisione assume un particolare rilievo perché viene dopo la sentenza della Corte Costituzionale, la 32/2014 che ha annullato l’unificazione del trattamento sanzionatorio per le diverse droghe previsto dalla Fini-Giovanardi e in qualche modo sollecita il Parlamento ad affrontare finalmente un punto controverso che provoca assurde persecuzioni, soprattutto di giovani che amano prodursi la sostanza senza ricorrere al mercato illegale.
…..
>>>Leggi tutto l’articolo……


Inoltre dalla ricerca medica è arrivata una stupenda notizia per la cura dell’ EPATITE C:

“L’epatite C si cura con la cannabis”, parola dei ricercatori del WIT
01/06/2014

L’epatite C è una patologia che ha colpito milioni di persone e per la quale i ricercatori hanno provato per anni a sviluppare un vaccino ed una cura efficace. Oggi sembra che l’attesa sia finita e i pazienti devono ringraziare le virtù curative della cannabis oltre al lavoro dei ricercatori.

La notizia arriva direttamente da un comunicato stampa scritto dal dottor Matt Stone che è a capo del gruppo di ricerca del Wyoming Institute of Technology che si è occupato dello studio: “Il nostro team è lieto di annunciare che, con l’aiuto dei nostri partner farmaceutici, saremo in grado fornire un vaccino efficace per curare l’epatite C entro i prossimi 14-18 mesi e lo dobbiamo tutti alla cannabis“.

>>> Leggi l’articolo su Infoshock Torino…..

 

Carta dei diritti delle persone che usano sostanze

NIENTE SU DI NOI SENZA DI NOI – Genova 2014

Carta-dei-Diritti>>> Scarica il Pdf della CARTA-DEI-DIRITTI-DELLE-PERSONE-CHE-USANO-SOSTANZE

Siamo persone che usano o hanno usato sostanze; persone prima di tutto, dotate di dignità e del diritto a condurre un’esistenza libera nelle comunità cui apparteniamo e nel mondo intero.

Siamo persone, che usano sostanze perché riteniamo ciò una scelta, possibile e insindacabile nel rispetto del valore della persona umana.

Noi conduciamo un’esistenza fatta di relazioni e affetti, impegnata sotto il profilo professionale e civico, ma minacciata da norme che tendono a punirci come criminali.

Siamo persone che hanno visto e rischiano di vedere calpestata la propria dignità a causa dello stigma e del pregiudizio.

Siamo persone che hanno subito crimini in nome di una “guerra alla droga” il cui fallimento è palese a livello mondiale. Guerra alla droga che in realtà è una guerra alle persone che ne fanno uso.

Vogliamo che nelle università, nelle scuole, nella società tutta siano prese in considerazione ricerche sociali e scientifiche che trattino il fenomeno dell’uso di sostanze in modo diverso da quelle di chiara impronta proibizionista che ostacolano la convivenza civile, alimentano atteggiamenti d’intolleranza per le diversità, distanze reciproche e disuguaglianze.

Vogliamo impegnarci per favorire un percorso di uscita dall’epoca buia del proibizionismo, le cui conseguenze hanno prodotto e producono alienazione, malattia, stigma e violazione dei diritti umani.

Pensiamo che questo cambiamento culturale possa portare a eliminare o ridurre gli aspetti problematici legati all’assunzione di sostanze, come si è constatato laddove si è adottato un approccio meno repressivo e punitivo come ad esempio quello olandese; in ogni caso riconosciamo il valore e l’importanza dei servizi di riduzione del danno e di prevenzione dei rischi, e ne sosteniamo l’implementazione e la diffusione capillare.

Considerati lo stigma, la discriminazione, la sistematica violazione e privazione della libertà personale che siamo costretti a subire nel nome del proibizionismo; e poiché crimine e violenza sono generati proprio dal paradigma proibizionista, che dietro i precetti morali tutela, di fatto, i profitti delle narcomafie e i molteplici interessi apparentemente legittimi e notoriamente intrecciati con quelli criminali.

Riteniamo non più derogabile il pieno riconoscimento della non punibilità e del non sanzionamento delle persone per l’uso di sostanze e per tutte le condotte che non violino o ledano la libertà altrui e che siano riconducibili all’uso personale o di gruppo.

Riteniamo che nuove e comuni politiche sulle droghe, basate sull’evidenza del fallimento del proibizionismo e ispirate ai diritti, siano ormai una necessità globale.

Per tali motivi, nel novembre 2013, a Napoli, nell’ambito del Seminario nazionale dedicato al ruolo delle persone che usano sostanze e degli operatori pari nella strategia e negli interventi di rdd, promosso dalla Rete Italiana per la Riduzione del Danno ITARDD, con il contributo di alcuni rappresentanti delle drug users union europee abbiamo iniziato a ragionare in merito all’esigenza di percorsi diretti a sviluppare l’attività di advocacy.
In seguito abbiamo rilanciato e reso concreto questo concetto al Convegno nazionale “Sulle orme di Don Gallo”, svoltosi a Genova nel febbraio di quest’anno, con l’inizio della stesura di una Carta dei diritti delle persone che usano sostanze. Questi due importanti appuntamenti hanno dato impulso a un lavoro collettivo che ha coinvolto una rete sempre più ampia costituita da persone impegnate a vari livelli nelle istituzioni e nella società civile, e da differenti realtà, gruppi e associazioni, per affermare la libertà di scelta e l’uguaglianza fra tutti gli esseri umani indipendentemente dall’assunzione di qualunque sostanza.

La presentiamo, invitando tutte e tutti a riconoscersi nei suoi punti e diffonderla.

Sostengono e condividono i principi della Carta:
Comitato Spontaneo Utenti Ser.T. Viale Suzzani, 239 – Milano, Associazione I Ragazzi Della Panchina Onlus – Pordenone, Associazione Isola di Arran – Torino, Indifference Busters – Torino, Indifference Busters – Torino, COBS Piemonte – Torino, Associazione Tipsina – Venezia, PIC – Pazienti Impazienti Cannabis.
Csoa Forte Prenestino – Roma, LAB57 Laboratorio Antiproibizionista – Bologna, ENCOD – European Coalition for Just and Effective Drug Policies, Osservatorio Antipro Canapisa – Pisa, Million Marijuana March Italia, Csoa Terra di Nessuno – Genova, Collettivo Infoshock Csoa Gabrio – Torino, Centro sociale Strike – Roma, Sn.info sportello antiproibizionista – Roma.
ITARDD – Rete Italiana di Riduzione del Danno, Forum Droghe, Associazione Antigone – Roma, Lila Onlus – Lega Italiana per la lotta contro l’Aids, Comunità San Benedetto al Porto – Genova, Associazione Insieme Onlus – Firenze, Associazione Psicologi Senza Frontiere ONLUS, Associazione Culturale Le Oasi – Torino, ITACA Società Cooperativa Sociale – Bergamo, Gesco Consorzio Cooperative Sociali – Napoli, Associazione Mastropietro & C. – Cuorgnè (TO), Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione – Sesto San Giovanni (MI), Cooperativa Il Cammino, NPS Italia Onlus, Donneinrete Onlus.

Per contatti e adesioni scrivere a: carta.assuntori@gmail.com.

Carta dei diritti delle persone che usano sostanze

 1 – La ricerca di stati modificati di coscienza è una pratica transculturale che caratterizza le società umane di ogni luogo e tempo attraverso una molteplicità di strumenti e tecniche (deprivazione sensoriale, meditazione, musica, danza, trance, assunzione di sostanze psicoattive, ecc…) che esprimono nella loro ricchezza la profonda interazione tra individuo, società e ambiente circostante. L’assunzione volontaria di sostanze psicoattive per modificare e modulare i propri stati di coscienza appartiene alla sfera delle libertà individuali e come tale esige rispetto, pertanto non è perseguibile, sanzionabile, criminalizzabile né può essere motivo di discriminazione e stigmatizzazione sociale e culturale.

2 – La dignità delle persone e i diritti umani fondamentali sono ineliminabili e inviolabili, indipendentemente dai comportamenti e dalle condizioni di vita dei singoli individui. Nessuna norma o trattamento in contrasto con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani può essere applicato nei confronti di una persona a causa dell’uso di sostanze.

3 – Sancito il fallimento della war on drugs, la riduzione del danno si propone come chiave d’interpretazione degli usi di sostanze psicotrope e quale approccio ottimale a quelli problematici tanto nella gestione quanto nella prevenzione degli stessi.

4 – In generale le persone sono in grado di autoregolare i propri stili di assunzione quando hanno la possibilità di accedere a una informazione libera da pregiudizi, stereotipi e discriminazioni. La società deve contribuire alla realizzazione di condizioni ambientali che favoriscano l’autonomia e l’autogestione delle persone, invece di contrastarle come avviene nel contesto punitivo e proibizionista.

5 – La cessione senza scopo di lucro, così come l’acquisto condiviso e l’uso in comune di sostanze tra maggiorenni, non possono in ogni caso configurare ipotesi di reato penale o illecito amministrativo.

6 – I servizi pubblici rivolti alle persone che ritengono di fare un uso problematico delle sostanze devono garantire la libertà terapeutica e la bassa soglia di accesso, la trasparenza delle informazioni sulle prestazioni disponibili, il coinvolgimento attivo e il protagonismo delle stesse persone nelle scelte e negli obiettivi delle azioni, che non potranno avere, in alcun caso, carattere coercitivo, prevedendo l’astensione dall’uso di sostanze solo come uno degli obiettivi possibili.
Si rivendica il rispetto dei due diritti sanciti dalla “Carta Europea dei diritti del malato” ai punti due e cinque, in altre parole il diritto di accesso ai servizi senza discriminazioni di risorse finanziarie, luogo di residenza, possesso di documenti, tipo di malattia e libertà di scelta della cura, ovvero, ogni trattamento sanitario inclusa l’astensione dallo stesso. Nel rivendicare il diritto e la libertà di scelta della cura, rifiutiamo con fermezza il prevalente paradigma biomedico e le conseguenti risposte medicalizzanti spesso conniventi con le lobby del farmaco, in quanto tendenti a riprodurre meccanismi di etichettamento diagnostico, di cronicizzazione istituzionale e a rinforzare i processi di stigmatizzazione sociale.

7 – L’uso di sostanze non deve costituire un limite al diritto alla salute. La distribuzione gratuita di strumenti per l’uso sicuro (programmi distribuzione/scambio siringhe, distribuzione di naloxone) e il sesso sicuro (preservativi maschili e femminili) sono una misura di salute pubblica che va garantita su tutto il territorio nazionale ed estesa anche all’interno delle carceri. Va facilitato e implementato un sistema di accesso ai trattamenti sostitutivi conforme al principio di sussidiarietà, anche attraverso l’azione dei medici di base e nel completo rispetto della privacy.
Le “stanze per l’uso sicuro” e la distribuzione controllata di eroina, date le sperimentazioni avviate da diverso tempo negli altri paesi europei e delle quali sono stati verificati gli esiti positivi, vanno considerate azioni da implementare anche nel nostro Paese senza l’inutile ostacolo di precetti morali.

8 – Il diritto all’abitare è un diritto fondamentale che non può essere negato a nessuna persona per nessuna ragione e l’assunzione o meno di sostanze non può costituire motivo di discriminazione.

9 – Il diritto a un lavoro regolarmente retribuito deve essere garantito anche quando le persone, che in seguito all’uso di sostanze sperimentano delle problematiche, scelgono volontariamente di intraprendere un percorso di cura che preveda lo svolgimento di una mansione lavorativa o di apprendistato.

10 – Le ASL e i servizi di tutela della salute pubblica devono organizzare servizi di analisi delle sostanze accessibili; va inoltre implementata la diffusione di pratiche e strumenti per il controllo della qualità economicamente alla portata di tutti come i kit cromatografici.
Le persone che usano sostanze hanno in ogni caso il diritto di autorganizzarsi riguardo alla limitazione dei rischi, basandosi sulle proprie esperienze e competenze, seguendo una logica e un approccio di peer support e il diritto di intraprendere azioni finalizzate a reperire le sostanze secondo etiche e criteri condivisi.

11 – I controlli atti a rilevare uno stato alterato, in particolari situazioni in cui potrebbe svilupparsi pericolo per sé o per gli altri, devono essere finalizzati a valutare con metodologie convalidate l’effettiva capacità di svolgere un’azione socialmente rilevante e non a individuare una condotta pregressa o criminalizzare stili di vita. Le modalità di accertamento sull’uso di sostanze alla guida o nei luoghi di lavoro devono pertanto essere adeguate e attendibili: la presenza di metaboliti inattivi nel sangue o nei tessuti riscontrata mediante analisi non può in ogni caso essere motivo di sanzione o limitazione di diritti e libertà, di messa in discussione del posto di lavoro o di discriminazione riguardo all’assunzione.

12 – Non dovrebbe essere vietata la coltivazione di nessuna pianta, cactus o fungo contenente principi attivi dotati di azione psicotropa (effetti psichedelici, stimolanti, sedativi o altri). La coltivazione finalizzata all’uso personale, così come la raccolta di quanto cresce spontaneamente in natura, evita il ricorso al mercato illegale clandestino, che non offre alcuna garanzia dal punto di vista della qualità.

13 – La distribuzione della Cannabis e dei suoi derivati e la coltivazione della stessa devono essere regolamentate partendo dal presupposto che la persona che utilizza sostanze deve essere libera di scegliere il metodo di approvvigionamento che ritiene più idoneo. Va riconosciuto come inalienabile il diritto di ognuna/o a coltivare la cannabis per il proprio uso tanto per fini ricreativi quanto terapeutici.
Va prevista la possibilità di creare associazioni (Cannabis Social Club) e un sistema di deleghe in favore di persona/e di fiducia, qualora l’interessato sia impossibilitato alla coltivazione per vari motivi, o preferisca comunque svolgerla altrove, al fine di garantire in ogni caso il diritto di ottenerla secondo la propria preferenza e applicando la tecnica colturale più idonea. Inoltre per tutte le associazioni o aziende che la producono per conto terzi, vanno previsti standard qualitativi nel rispetto dei dettati dell’agricoltura biologica, da verificare con analisi periodiche certificate.

14 – La Cannabis e i suoi derivati sono già riconosciuti un valido costituente per numerose terapie, tanto in merito ai principi attivi quanto alle varie forme vegetali per l’uso terapeutico (infiorescenze, tinture, estratti oleosi ecc.). Per i pazienti, non solo va garantito l’accesso al farmaco nel pieno rispetto della libertà di cura e a un’eventuale produzione statale o regionale, ma anche la scelta del metodo di approvvigionamento, prevedendo la possibilità dell’auto-coltivazione, dell’appartenenza a un’associazione o della delega a persona di fiducia (vedi punto 12). Vanno inoltre condotte campagne d’informazione per il personale medico.

15 – Gli stili di assunzione e gli effetti di tutte le sostanze sono espressione della complessa interazione tra individuo, ambiente, cultura sociale di appartenenza e sostanza. Per una comprensione più ampia e per affrontare le problematicità connesse agli usi, è indispensabile una pluralità di strumenti e forme d’intervento che rispettino la totalità dell’individuo e la sua volontà.
La psichiatrizzazione dell’uso, che considera l’assunzione di sostanze come una patologia, è riduzionistica e fuorviante; spesso si limita a sostituire le sostanze illegali con altre legali, e può essere pericolosa per l’incolumità e la libertà delle persone, quando si concretizza nell’internamento coatto e nella somministrazione forzata di psicofarmaci.

16 – Nel caso esistano condizioni cliniche tali da non rendere compatibile il diritto alla salute della persona con il regime detentivo, deve essere garantita, come previsto dalla normativa vigente, la possibilità di usufruire di misure alternative. Inoltre, deve essere garantita la continuità delle cure in entrata e in uscita dal carcere e nei trasferimenti verso altri Istituti. Tale diritto va garantito anche nei confronti delle persone che si trovano in stato di fermo o di arresto.

17 – La discriminazione, all’interno di strutture sanitarie, di persone affette da svariate patologie e in particolare da malattie assimilabili a patologie correlate all’uso (HIV, epatite, TBC) costituisce una realtà che è testimoniata ogni giorno dalle persone che la subiscono attraverso le Help line delle Associazioni. Si rende pertanto necessaria e urgente la realizzazione di moduli formativi relativi agli aspetti culturali e deontologici rivolti alle differenti professioni sanitarie coinvolte.

18 – In assenza di fatti che comprovino una palese incapacità genitoriale di persone che usano sostanze, non è possibile revocarne la potestà.

19 – Lo status di straniero presente nel territorio nazionale, in regola o meno con le norme di soggiorno non può essere motivo di discriminazione rispetto all’applicazione della legge in materia di droghe, né costituire un limite all’accesso a servizi e trattamenti come previsto dalla Circolare n. 5 del 2000.

20 – Qualunque sia il luogo in cui la persona che usa sostanze si trova, o qualunque sia il suo stato, di fermo, arresto o detenzione, e qualunque ne sia il motivo e la durata, devono essere adottate misure atte a garantire il rispetto del diritto a non essere sottoposta a tortura, né a trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti. Nessuna violazione di tale diritto può essere ammessa.

21 – I saperi e le esperienze delle persone che usano sostanze, o le hanno usate in passato, costituiscono risorse collettive che i Policy Makers e i Servizi devono riconoscere e valorizzare. Le persone che usano sostanze, come già avviene in molti paesi europei, vogliono e devono essere interpellate e coinvolte nella costruzione delle politiche sulle droghe.

Niente su di noi senza di noi

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La fiaccolata di sabato 9 novembre ’13 organizzata dal Quartiere Navile, cosi’ tristemente vuota di contenuti, assomiglia purtroppo sinistramente ad un’altra caccia alle streghe senza cappucci contro il tossico e il migrante.
Noi crediamo che in realtà si stia celebrando il funerale dei servizi sociali a ‘bassa soglia’ in questa città, dove da oltre 3 anni non esiste più un Drop-in fisso e dove le Unita’ mobili, mai viste in un quartiere critico come questo, hanno sempre meno risorse per aiutare in strada chi ha problemi di dipendenza.
Quando parliamo di DROGHE , DIPENDENZA e SPACCIO una manifestazione in quartiere dovrebbe fermarsi davanti a tutti i tabaccai, supermercati, venditori di alcool e Bar con macchinette da gioco, le sostanze più letali e dannose per la collettività sono ALCOOL e TABACCO (ogni 1000 morti 4 sono per ‘DROGA’ 80 per ALCOOL) mentre dai dati dei sequestri delle brillanti operazioni poliziesche in questo quartiere risulta che le sostanze più sequestrate sono cannabis e hashish che nessuna persona raziocinante elencherebbe tra le sostanze che creano morti né una REALE tossicodipendenza: Le ‘forze dell’ordine’, con queste operazione spettacolari, costosissime quanto inefficaci, mettono in fuga i veri narcotrafficanti, per poche ore, mentre colpiscono spesso solo i consumatori, che si nascondono sempre di più e muoiono in desolante solitudine come dimostra il triste primato di decessi per overdose della nostra città in questi ultimi 2 anni.
Invece di organizzare una ennesima inutile sfilate propagandistica il Comune di Bologna DOVREBBE pensare alla tutela della salute pubblica della città, di tutta la città, di tutti i suoi abitanti da qualsiasi latitudine provengano, investendo in servizi invece di inseguire o addirittura proporre iniziative qualunquistiche come questa dando agibilità politica a improbabili Comitati anti-degrado dietro a cui si nascondono fin troppo male razzisti, xenofobi e partiti di chiara ispirazione fascista.
Il narcotraffico e’ un problema sociale enorme, grande quanto il volume di denaro e di potere che lo sostiene, con collusioni e corruzione estesa ad ogni livello istituzionale, le cifre dicono che oltre la meta’ delle sovraffollatissime galere italiane sono riempite da leggi vergognose come la Bossi-Fini (permesso di soggiorno) e Fini-Giovanardi( droghe) per reati legati quasi esclusivamente al consumo e piccolo spaccio, mentre le Narcomafie ingrassano e ringraziano.
Come da anni è già stato sperimentato in diversi paesi europei e oltre, solo la depenalizzazione dell’ uso di sostanze e l’ autoproduzione per uso personale possono eliminare alla base questo sporco e vergognoso commercio di vite.
Partendo da queste certezze auspichiamo si apra nel quartiere e nella città un dibattito serio su queste problematiche che porti ad un percorso costruttivo in particolare nella Bolognina. Il problema non sono gli spazi occupati ma quelli vuoti e abbandonati che marciscono con dentro le persone che non hanno che come alternativa la strada.
Il recupero degli spazi vuoti a fini sociali non può che essere uno dei percorsi, insieme ai servizi di riduzione del danno, che meglio possono modificare alla radice la vita di questo quartiere.
>>> Audio su Radio Citta’ del Capo

LAB57 – Laboratorio Antiproibizionista Bologna –  via Luigi Serra 2h
XM24  – via Fioravanti 24, Bologna

Ci è stata ripetutamente segnalata negli ultimi 15 giorni in area Bologna e provincia, una significativa quantità di 
Methoxetamina che viene venduta come Ketamina(vedi la nostra scheda info).

I consumatori riportano una durata molto maggiore degli effetti rispetto alla ketamina, a seconda della quantità consumata, si va dalle 4 ore alle 7-8 ore con malesseri prolungati, nausea, cadute rovinose, amnesie totali, scatti nervosi violenti con un tempo di recupero totale anche di 12-24 ore.

Abbiamo spedito un campione di questa sostanza in Francia presso un laboratorio universitario di nostra fiducia, che ha confermato il nostro sospetto si tratta  infatti di Methoxetamina, questa è l‘analisi spettrografica.

Sul sito di Energycontrol di Barcellona si trovano le informazioni più dettagliate su dosaggi ed effetti della Methoxetamina che combaciano con i report dei consumatori che ci hanno contattato
–> Vai al link tradotto

Lo status legale di questa sostanza ne permette una alta diffusione a costi irrisori, solo il passaparola informato dei consumatori può impedire la sua diffusione, inoltre l’uso di test a reagenti colorimetrici,il  Test rapido,  rileva la particolalare anomalia di questa sostanza, in caso di dubbi quindi SI SCONSIGLIA VIVAMENTE di usare questa sostanza che ha già provocato diverse intossicazioni in Europa.
In caso di dubbi  non esitate a contattarci subito scrivendo una mail a lab57@indivia.net e in caso di malesseri chiamate subito il 118.

Assemblea nazionale Antiproibizionista

Sabato 3 novembre 2012
un incontro organizzato da Osservatorioantipro/Canapisacrew
per discutere di antiproibizionismo con varie realta’ esistenti in Italia, un’ occasione di analisi  e confronto su nuove idee e proposte.
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programma :
ORE 11 ACCOGLIENZA, saluti, presentazioni, valutazioni sull’anno appena trascorso
ORE 13 PRANZO
ORE 15 ASSEMBLEA generale di analisi e progettazione (proposte&idee) per il futuro
ORE 20 CENA
ORE 22 REBEL DUB CLUB djset rootsculture by
Ranking Teo,VibraOne,Brother F,Dziga
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La giornata si svolgerà presso :
EX-COLORIFICIO OCCUPATO “REBELDIA”
via Montelungo, 7 – PISA
I consumatori di sostanze, di fatto, vengono sottoposti a leggi speciali che li rende delle persone di serie B, sono una categoria di persone discriminata la cui vita può valere meno di un cittadino normale, come in un sistema di haparteid.
Di conseguenza gli antiproibizionisti ereditano un grande stigma sociale che discende dalle normative sugli stupefacenti.
Di fatto la questione proibizionismo è totalmente esclusa dallo scenario politico nazionale, lavorare a questo livello è molto difficile, pur ritrovando numerosi politici in parlamento che fanno segretamente uso di droghe.
All’interno degli stessi movimenti sociali al cui interno si consuma più o meno palesemente, spesso non viene presa in considerazione la voce degli antiproibizionisti.
Questa,dove è riuscita ad organizzarsi, ha fatto e fa fatiche enormi nell’abbattimento di pregiudizi sui consumatori di droghe.
Per non parlare di quei pezzi di movimento che, senza ragionare sui mastodontici interessi economici e di potere che ruotano intorno alla vicenda, considera gli antiproibizionisti buoni solo a divertirsi e a fare feste.
Gli attivisti antipro si ritrovano a dover fare di più di altri soggetti al fine di essere considerati credibili politicamente. Come gli ultimi degli ultimi della società, insieme a immigrati e pazzi, si ritrovano a dover lottare più di altri, anche negli ambiti di vita famigliare. È accaduto anche che la questione proibizionista abbia spaccato collettivi, centri sociali e movimenti.
È necessario fare chiarezza.
Gli antiproibizionisti affermano che le responsabilità fondamentali della degenerazione dei contesti dove si usano droghe è dovuto oggi alle politiche proibizioniste con il loro portato di ignoranza, oscurantismo e violenza insensata e sproporzionata, e che l’utilizzo di droghe è un fenomeno storicamente e geograficamente universale, mentre le leggi contro gli stupefacenti sono un’esperienza relativamente recente.
L’avvento della cultura del consumismo, abbinata al proibizionismo planetario made  in USA, ha prodotto pesanti effetti umani, economici e sociali in questo utimo mezzo secolo, favorendo la nascita di modelli di consumo e di stili di vita tendenti all’abuso ed alla dipendenza, in altre parole ad un consumo sfrenato, con il beneplacito ed il profitto delle narcomafie.
Con la censura della libera circolazione delle conoscenze e la repressione del traffico di droghe i governi, d’altro canto, hanno la possibilità di accrescere il loro potere di controllo potendo entrare violentemente nella vita privata di chiunque senza che se ne sappia molto in giro.
In questo quadro non viene lasciato spazio allo sviluppo di una cultura critica e consapevole tra le persone, anzi, con la persecuzione si costringe alla clandestinità o alla marginalità il consumatore di sostanze illegali.
La rete nazionale antiproibizionista deve essere espressione e motore di tale cultura così scomoda e l’assemblea nazionale antiproibizionista un momento di socializzazione e diffusione della cultura antiproibizionista consapevole che dovrà lottare più duramente di altri per vedere affermate nella storia le sue istanze.

 http://osservatorioantipro.org/?page_id=598


A distanza di un anno e 2 mesi ci  troviamo di nuovo a denunciare la scomparsa di un giovane in seguito a assunzione di sostanze psicoattive a Bologna, un disastro prevedibile e sicuramente evitabile senza i TAGLI TOTALI ai servizi comunali di riduzione dei rischi nel mondo della notte bolognese.

Il ragazzo di 28 anni, marchigiano, è stato trovato accasciato nel parcheggio del Palanord di Via Stalingrado già in arresto cardio-circolatorio dopo una segnalazione pervenuta all’alba del 1 gennaio al medico e ai  paramedici in servizio quella notte all’esterno del Palanord.
Dopo 40 minuti di tentativi di rianimazione e l’intervento del 118 si è dovuta constatare la morte del ragazzo per probabile coma etilico, data la quantità di  alcool rigurgitata dal giovane, come ci ha raccontato la stessa dottoressa tossicologa, che collabora da tempo col Lab57, che si è trovata a soccorrere per prima il giovane tentando fino all’ultimo di rianimarlo.

Non si esclude l’assunzione di altre sostanze, ma bisogna attendere gli esami tossicologici per notizie più certe, mentre la macchina mediatica si è buttata subito sulla “pista dell’eroina” sulla base delle scarne dichiarazioni di un amico del ragazzo e di segnalazioni per piccoli precedenti per assunzione di stupefacenti, senza ovviamente sottolineare il ruolo determinante dell’ abuso di alcool in questo decesso; guai a toccare il business legale della sostanza di gran lunga più letale della somma di tutte le altre “droghe” illegali, dopo il tabacco ovviamente….
–> Vedi anche articolo su Repubblica 9/1/12

A questo proposito fanno cadere le braccia le dichiarazioni dell’ Estragon, da parte di un locale che tutto l’anno vende tonnellate di alcool forse sarebbe stato più adeguato un rispettoso silenzio:
“In merito alla notizia di un giovane trovato morto questa mattina in zona Parco Nord, si precisa che l’Estragon nulla ha a che fare con l’accaduto. Il giovane non ha trascorso la serata al Party di Capodanno da noi organizzato e il cadavere non è stato trovato all’esterno del nostro locale né nel parcheggio di nostra pertinenza, bensì in una zona pubblica lontana diverse centinaia di metri.  Si precisa, peraltro, che sia in via Stalingrado che dentro il Parco Nord erano in svolgimento diverse feste di fine anno, con migliaia di persone presenti”.

Il Lab57 era stato contattato un mese prima dagli organizzatori dell’ evento musicale al Palanord per intervenire con chill-out e operatori esperti, purtroppo la notte del 31 dicembre, noi eravamo già impegnati a prestare servizio ad un grosso free party a Torino, fino al 2  gennaio, quindi già il 12 dicembre abbiamo chiesto durante la riunione mensile del Coordinamento regionale delle Unità di Strada delle Emilia Romagna di predisporre un intervento regionale per un evento così grosso, che quest’anno il Lab57 non poteva coprire, infatti  almeno altre 4 volte dal 2006 al 2009 avevamo lavorato a capodanno in questi eventi  nel bolognese risolvendo con le nostre professionalità tutte le situazioni critiche senza un centesimo di denaro pubblico.

Quest’ anno in ogni caso, a differenza di tutte le altre istituzioni pubbliche, non ce la siamo sentita di abbandonare a se stesso un evento simile, e abbiamo predisposto l’intervento di un medico esperto, che collabora da tempo col Lab57, in appoggio ai paramedici e volontari in servizio sull’ ambulanza sempre presente durante l’evento, che gli organizzatori dell’evento al Palanord hanno pagato di tasca propria.
La dottoressa ci ha raccontato di molte medicazioni soprattutto per ferite e morsi di cane nel parcheggio e di alcuni interventi per mix e abuso di sostanze eccitanti, ma nessuno grave, tutti interventi eseguiti all’esterno del Palanord, purtroppo però questo lavoro non è bastato a evitare questa tragedia.
Il motivo è evidente, lo ripetiamo inutilmente da anni ormai:
l’assenza di una zona di decompressione, una chill-out, dentro al Palanord come in qualsiasi altro locale, impedisce di fare prevenzione e di offrire uno spazio SICURO dove potersi riposare e riprendere da eventuali esagerazioni nell’ assunzione di sostanze, soprattutto di alcolici, specie la notte di capodanno.
Insomma si poteva evitare anche questo decesso proprio come si poteva evitare la morte del 19enne in un locale in via Mattei a Bologna nell’ottobre del 2010, e altri gravi casi di intossicazione per poco non finiti in tragedia; non ci resta che ribadire quanto denunciato un anno fa.
Vedi –> A Bologna si muore senza Riduzione dei Rischi – presidio Sabato 23 ottobre.

Le responsabilità istituzionali sono innegabili: il Comune di Bologna in particolare ha ridotto progressivamente gli interventi di riduzione dei rischi nei locali bolognesi, fino a sospenderli definitivamente negli ultimi mesi, coi risultati tragici che tutti vediamo, delegando irresponsabilmente ogni problema di abuso di sostanze alle forze dell’ordine, alla security privata dei locali e in ultima istanza al 118, che a volte arriva però troppo tardi,  come in quest’ultimo caso.

 

E’ possibile continuare a LAVARSENE LE MANI così?
E’ possibile invocare repressione e polizia in borghese dietro ogni angolo o gabinetto dei locali senza fare poi nulla per assistere chi magari ha assunto sostanze in tutta velocità alla cieca per non farsi scoprire?
E’ possibile che chi assume sostanze illegali perda di colpo tutti i suoi diritti, come quello di essere aiutato ed assistito in modo adeguato, prima di essere arrestato?
Poi non ci si deve sorprendere se i consumatori piuttosto che rivolgersi al 118 si lasciano morire in angoli nascosti per paura di essere multati o arrestati!
E’ possibile poi che il Comune di Bologna abbia chiuso da un anno e mezzo il DROP-IN  di via Paolo Fabbri abbandonando in strada a stessi i tossicodipendenti con immediate gravi ricadute sulla vivibilità e la salute pubblica di tutta la cittadinanza?
Vedi anche:
–> Non riapre il drop-in di via P. Fabbri a Bologna: E’ questa la prossimità?
–> Bologna senza vergogna: ragazzo morto di overdose all’ Università
Il Lab57 lavora incessantemente sul campo da anni senza un centesimo di denaro pubblico (si vedano  gli interventi del 2008 , del 2009 , del 2010 e del 2011), sia a Bologna che in tutto il Nord-centro Italia, ma è evidente che non possiamo essere sempre ovunque, soprattutto lavorando quasi esclusivamente su base volontaria!!

Speriamo davvero che questa amministrazione comunale decida di muoversi finalmente, scegliendo di dare un segno importante di discontinuità con queste dissennate politiche di tagli ai servizi sociali, anche perchè se la costituzione italiana ha ancora qualche valore, resta il sindaco il responsabile istituzionale ultimo della salute dei suoi cittadini.

Lab57
Bologna

VALORI NUTRIZIONALI DEI SEMI DI CANAPA SATIVA
Nessun alimento vegetale può essere paragonato ai semi di canapa per quanto riguarda il valore nutritivo”. “Le proteine contenute nei semi di canapa forniscono al corpo tutti gli amminoacidi essenziali necessari per una buona salute e la loro composizione corrisponde esattamente a quello di cui il corpo umano ha bisogno per produrre il plasma sanguigno, l’albumina e la globulina, elementi essenziali che rivestono un ruolo importante nel sistema immunitario.
Da Udo Erasmus – Fats that Heal, Fats that Kill – Alive Books, 1993.

Un solo seme quindi racchiude, in buona proporzione e in forma altamente digeribile, tutti e otto gli aminoacidi principali che sostengono la sintesi proteica e l’azione del sistema immunitario, una combinazione assolutamente unica nel mondo vegetale in grado di soddisfare le necessità nutrizionali dell’essere umano. Questa combinazione è in grado di fornire al nostro corpo la base su cui creare altre proteine come le immunoglobuline: anticorpi che respingono le infezioni prima ancora che arrivino i primi sintomi percepibili.
I semi di canapa sativa contengono naturalmente Omega-6 ed Omega-3 in rapporto 3/1, che in natura è quello più vicino al rapporto ideale per l’uomo. Analogo rapporto si trova soltanto nell’olio di pesce, che però, al di la di considerazioni etiche, deve essere chimicamente trattato per essere estratto.

Queste caratteristiche rendono i semi di canapa sativa un “vaccino nutrizionale”, persino il Ministero della Salute (circolare del 22 maggio 2009) ha riconosciuto il contributo eccezionale dei semi di canapa  sativa e derivati quali olio e farina. Sono infatti altamente indicati per l’organismo umano, in qualsiasi stato di salute esso si trovi, in particolare per:

–  prevenire malattie cardiovascolari,
–  ridurre i livelli di colesterolo LDL,
–  rafforzare il sistema immunitario
e coadiuvare le terapie in diverse patologie.

I SEMI DI CANAPA SATIVA A TAVOLA
Sono ottimi tostati, da soli o insieme ad altri semi, e da utilizzare per insaporire insalate, verdure, primi piatti, interi o schiacciati come si fa col pepe in grani, oppure si possono frullare, sempre da soli o con altri semi, in modo da ottenere un composto pastoso dal sapore delicato, che ricorda il burro, da spalmare o da utilizzare come condimento su bruschette o per insaporire i vostri piatti. Dal seme di canapa si estrae a freddo l’ olio che conserva le straordinarie caratteristiche del seme e si presta insieme all’extravergine di oliva come eccellente integratore in una sana ed equilibrata dieta quotidiana.

A scanso di equivoci e in risposta alla disinformazione ‘volutamente’ diffusa in materia (la canapa fa concorrenza a troppi settori, costa poco e funziona tanto): i semi di canapa sativa non contengono THC, il principio psico-attivo alla base dell’uso della canapa come sostanza stupefacente ricreativa.

CANAPA E AMBIENTE
Coltivata da almeno 3000 anni, non necessita di pesticidi o diserbanti per crescere rigogliosamente. Con le sue radici profonde rigenera il terreno e lo depura da sostanze tossiche e inquinanti, è uno dei migliori foto-convertitori di anidride carbonica in ossigeno.

Trova impiego per circa 50000 utilizzi, tra cui:
– prodotti alimentari ed integratori
– cosmesi ed igiene
personale e detersivi per uso domestico bio-degradabili al 100%
biodiesel naturale (negli anni 30  Henry Ford costruì un prototipo di automobile in cui sia la carrozzeria che gli interni e persino i vetri dei finestrini erano fatti di canapa. Quest’auto pesava 1/3 di meno e il carburante era olio di canapa. Fu la prima auto ecologica, mai più riprodotta per interesse dello stesso Ford, costruttore di auto e petroliere.
carta, cartoni, tele, vele, corde, tessuto (è uno dei tessuti più resistenti, completamente naturale e biodegradabile al 100%), plastica ecologica
medicine (cura la depressione, gli stati d’ansia e l’epilessia, l’artrite reumatoide, il glaucoma, allevia i dolori mestruali, etc…

>>fonte:
Semi di Canapa: Concentrato di Salute e Benessere dalla Natura

>> Vedi il nostro flyer informativo sulla CANNABIS
>> Vedi
tutte le ultime applicazioni terapeutiche, studi e ricerche sulla cannabis

dal sito P.I.C. Pazienti Impazienti Cannabis

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