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Mentre in Italia decine di lavoratori da diversi mesi sono stati sospesi dal lavoro o direttamente licenziati per uno spinello fumato giorni o settimane prima, divampa la polemica estiva sui test antidroga sui lavoratori che riguarda poi direttamente altre migliaia di patenti ritirate ingiustamente.

Dopo l’articolo Test antidroga ai lavoratori, l’inutile persecuzione (che condividiamo in pieno) di Giuseppe Bortone, Responsabile tossico-dipendenze Cgil nazionale, scritto per la rubrica settimanale di Fuoriluogo pubblicata da il Manifesto il 21 luglio 2010, è arrivata (purtroppo) la risposta tutta ideologica di Giovanardi, campione nostrano di ineguagliabile inquisizione bigotta:

Test antidroga, irresponsabile chi è contrario.

Sempre sulla rubrica del Manifesto l’11 agosto risponde alle accuse arroganti di Giovanardi la nostra amica Susanna Ronconi, con  questo articolo: Narcotest, l’arroganza della tolleranza zero che ci permettiamo di citare per riassumere i punti essenziali della questione:

“Conviene non far passare sotto silenzio la polemica aperta dal sottosegretario Giovanardi…. Perché è questione di civiltà, perché tocca  molti  lavoratori, molti di noi e perché riguarda la sicurezza di tutti.

…i test, per essere  utili a prevenire danni correlati allo stato di alterazione dei lavoratori durante lo svolgimento delle loro mansioni, devono verificare a) che davvero il lavoratore abbia assunto  la sostanza subito prima o durante il lavoro, e  pertanto b) che sia  in uno stato di alterazione  tale da compromettere  funzionalità, capacità e attenzione ed esporre  al rischio la sicurezza altrui e propria.  In assenza di questa doppia verifica – alterazione  al momento e disfunzionalità correlata – i test non solo non tutelano pragmaticamente nessuno, ma finiscono con il punire  non un comportamento irresponsabile bensì uno stile di vita del lavoratore. E i dati governativi danno ragione in modo inequivocabile a questa osservazione critica, quando dicono che il 64% di chi è risultato positivo (l’1,2% dei testati) lo è alla cannabis, una sostanza  i cui metaboliti sono rintracciabili nell’organismo anche 30 giorni e più dopo l’assunzione.

Dunque, con le attuali metodiche di accertamento,  si impone un cambiamento di mansione – con possibile perdita di reddito e ruolo, e stigma sociale annessi – a lavoratori che possono aver assunto cannabis il sabato sera, averla “smaltita” dopo poche ore, ed essere al lavoro il lunedì mattina in piena  responsabilità. Facendo il parallelo con una droga legale,  è come se un lavoratore brindasse a prosecco per il battesimo del figlio il sabato e andasse al lavoro il lunedì.  Per capirci, stando sull’esempio: l’attuale normativa non richiede lucidità sul lavoro, impone di essere astemi. E non è la stessa cosa.”

Facciamo poi notare che oltre a noi “irresponsabili”, secondo Giovanardi, è anche la Magistratura a negare più volte negli ultimi anni la validità dei test sulle urine per rilevare l’uso di cannabis nelle ore immediatamente successive all’assunzione, cioè quando effettivamente risultano alterate le prestazioni psico-fisiche del soggetto. Ecco alcune delle ultime sentenze:

Cannabis, alla guida e positivo al test, giovane assolto: “Il fatto non sussiste”

Test positivo dopo incidente, assolto: impossibile stabilire quando aveva assunto droga(cannabis)

Assoluzione per chi guida sotto effetto di stupefacenti(cannabis)

Tribunale: esame urine non basta per condannare conducente

Tribunale: esame delle urine non sufficiente a dimostrare guida sotto effetto di stupefacenti

Queste sentenze di assoluzione relative a procedimenti riguardanti il ritiro di patenti, sono ovviamente parte dello stesso problema e della stessa battaglia di tutela dei diritti di lavoratori e cittadini ingiustamente privati di patente, auto e molto molto denaro. D’altra parte questo governo sta facendo di tutto per eliminare qualsiasi forma di dissenso o tutela istituzionale proveniente dalla Magistratura, con leggi , leggine e decreti su misura per assicurare l’impunità alla solita “cricca”, quindi nessuna sorpresa se il sottosegretario Giovanardi non si cura minimamente di queste sentenze, che invece sono importantissime per le vittime di questa insensata campagna inquisitoria, che invitiamo a fare SUBITO RICORSO rivolgendosi a legali esperti in materia, come il nostro sportello legale di consulenza gratuita: L.S.D.c (Legal Service Drug-consulting).

Per finire offriamo, come nostra abitudine una serie di studi scientifici che dimostrano dov’è la realtà e dove abita l’ideologia, la menzogna e l’ipocrisia di questi governanti senza vergogna, che preferiscono accanirsi contro chi usa cannabis per motivi

terapeutici ( Pazienti Cannabis ), dietetici ( Semi di Canapa: Concentrato di Salute e Benessere dalla Natura) o semplicemente per libera scelta personale, per rilassarsi dai ritmi forsennati di questo sistema consumi stico ormai al collasso.

Le ricerche seguenti dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, che utilizzare cannabis alla sera, dopo il lavoro, non pregiudica in alcun modo le funzioni cognitive alla ripresa del lavoro il mattino seguente, neppure nei fumatori abituali.

Cannabis. Studiosi costretti a sfatare stereotipi su ipotetici effetti negativi: alterano risultati

Cannabis e lavori pericolosi. Esami delle urine non servono a niente. Studio

Cannabis non influisce su funzioni cognitive dei fumatori abituali

Criminalizzare in questo modo la cannabis significa spingere migliaia di persone ad utilizzare psicofarmaci, il cui consumo in Italia è aumentato in modo preoccupante negli ultimi anni. Secondo l’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei medicinali (Osmed) dal 2000 al 2003 si è registrato un aumento del 75%. Nel rapporto ESPAD 2007 dell’Osservatorio Europeo sulle droghe e Tossicodipendenze, uno studio svolto in 35 Paesi europei su 100 mila studenti tra i 15 e i 16 anni, per stimare l’andamento del consumo di tabacco, alcol, cannabis, inalanti e psicofarmaci tra i giovani, quelli italiani sono al quinto posto per tranquillanti e sedativi.

Immaginate ora se tutti  i consumatori di cannabis per rilassarsi dopo il lavoro (autisti, dottori, mulettisti, ecc..) fossero costretti a utilizzare psicofarmaci per dormire la notte o per fronteggiare lo stress, chi ha provato a svegliarsi la mattina dopo aver preso un sedativo, anche leggero, per dormire la notte precedente, sa bene in quale stato di intorpidimento fisico e mentale si ritrovi per buona parte della mattinata.

Ebbene, questo sta già succedendo in tutta Italia, con buona pace della sicurezza sui luoghi di lavoro, con il plauso e la connivenza delle multinazionali degli psicofarmaci che aumentano i profitti, e con la garanzia che con questo sistema di monitoraggio “taroccato” sarà sempre impossibile valutare la reale idoneità dei soggetti ad attività psicofisiche che richiedono prontezza e lucidità, poichè nelle urine vengono rilevati sia tutti gli psicofarmaci (sino a 7 giorni dopo l’uso) che i cannabinoidi (sino oltre 1 mese dopo l’uso) , ma gli psicofarmaci sono legali, sebbene provochino tossicodipendenza e uno stato di alterazione psicofisica che va ben oltre le poche ore descritte nelle avvertenze che trovate nei bugiardini, mentre la cannabis è proibita e va perseguitata come il demonio anche se i suoi effetti non sono un pericolo per nessuno appena terminate le 2-3 ore di azione.

Vedi anche Tracce delle sostanze (sangue-urina-capello)

Giudicate voi stessi ora il livello di arroganza, ipocrisia e totale malafede di Giovanni Serpelloni, Capo del Dipartimento Antidroga, che il 15 agosto sul Manistesto ha risposto a Susanna Ronconi, senza citare nemmeno una straccio di studio scientifico per confermare le sue farneticazioni, e senza rispondere nel merito, poichè fino a prova contraria l’alcool è uno stupefacente, una “droga“, (quello che crea più morti e più tossicodipendenti tra l’altro!!!!) e la sua assunzione saltuaria è tollerata dalla legge, anzi incoraggiata da imponenti campagne pubblicitarie.

Caro esimio inquisitore azzeccagarbugli dottor (anche se non si direbbe per nulla) Serpelloni, di tutti i danni a breve e lungo termine dell’alcool sappiamo tutto, eppure sua maestà ci concede persino di crepare di coma etilico a norma di legge, a patto che lo facciamo alle ore da vossignoria ritenute adeguate, invece sui danni, le overdose e le tossicodipendenze da cannabis non sa proprio niente nessuna società scientifica o rivista specializzata, sappiamo invece che la Cannabis è uno dei più potenti antiepilettici e antitumorali esistenti in natura, giusto per citare solo alcune delle malattie curabili:
Lo sa persino uno dei Ministeri del suo Governo, uno a caso, il Ministero della Salute:
Applicazione dei Medicinali cannabinoidi dal sito del Ministero della salute italiano!!!

Cannabinoidi inibiscono la crescita del cancro mammario

Vedi anche la nostra scheda sulla Cannabis
Vedi tutte le ultime applicazioni terapeutiche, studi e ricerche sulla cannabis
dal sito P.I.C. Pazienti Impazienti Cannabis

Se non fosse tutto penosamente vero, sembra di rivedere un famoso film di Fantozzi, dove la Contessa Serbelloni Mazzanti Vien Dal mare abbatte una ad una le autorità disponibili nel tentativo di varare una nave….!!
poveri noi…

  • COMMENTO   |   di Giovanni Serpelloni
    POLEMICHE
    PERCHÈ VIETARE SEMPRE L’USO DI STUPEFACENTI
    In relazione all’articolo a firma di Susanna Ronconi, ancora una volta si leggono cose che impostano scorrettamente il problema dell’uso di droghe per chi svolge mansioni a rischio, ma soprattutto non tengono conto di quanto la ricerca nel campo delle neuroscienze ha dimostrato in relazione alla compromissione delle funzioni cognitive superiori, quelle che utilizziamo anche per svolgere le mansioni a rischio, anche dopo mesi dalla sospensione dell’uso di sostanze. Il fatto quindi di voler rilevare, come riportato nell’articolo, solo l’immediata assunzione di droghe (e cioè durante o subito prima dello svolgimento delle mansioni) e addirittura se questa assunzione abbia dato alterazioni, risulta totalmente errato al fine di assicurare, con criterio prudenziale e veramente preventivo basato sulle evidenze scientifiche e non sulle opinioni estive, che quella persona non svolga azioni potenzialmente lesive della salute ed incolumità altrui e propria, in conseguenza all’uso di sostanze.
    Bisogna ricordare, anche ai non addetti ai lavori, che le sostanze stupefacenti non alterano il metabolismo del nostro cervello e, quindi le sue funzioni solo per il tempo in cui che esse restano nel nostro organismo (come erroneamente ritenuto da molti) ma operano e fissano disfunzioni neuropsichiche che persistono anche dopo il loro catabolismo ed espulsione. Le alterazioni neuropsichiche e metaboliche cerebrali non sono strettamente legate solo alla farmacocinetica della sostanza. Basterebbe avere l’umiltà e il buon senso di leggere un po’ di letteratura scientifica sull’argomento. Che siano poi sindacalisti e sociologi a portare avanti tesi che contestano anche le basilari scoperte delle neuroscienze in materia, ci sorprende ancora di più. Ad ognuno il proprio mestiere quindi e tentiamo di non trasformarci in tuttologi. Il concetto ruspante che lo “smaltimento” delle sostanze dal nostro sangue voglia significare che con i loro metaboliti se ne vanno anche gli effetti neuropsichici e le compromissioni cognitive correlate è profondamente errato e frutto di incompetenza in materia, che auspicabile venga rivisto. L’uso di sostanze può portare ad alterazione del normale metabolismo del lobo prefrontale, sede del controllo volontario dei comportamenti, delle funzioni cognitive superiori, della personalità, in altre parole di tutto ciò che ci distingue fondamentalmente dagli animali e che ci permette di stimare correttamente il pericolo.
    Non è accettabile le teoria sostenuta implicitamente che una persona tutti i fine settimana nella sua vita “privata” assuma sostanze e durante gli altri giorni (nella sua vita “pubblica”) guidi allegramente un autobus o un treno o manovri gas tossici o sostanze radioattive, perché comunque le sue funzioni cognitive superiori, prima di tutto l’attenzione, la concentrazione e i riflessi, saranno compromessi e non permetteranno lo svolgimento di tali compiti in totale sicurezza. Detto questo, credo sia venuto il momento anche di chiarire che né la costituzione né la legislazione italiane sanciscono come diritto individuale e inviolabile quello di drogarsi. La libertà di determinare i propri comportamenti esiste, compresa quella di assumere sostanze, ma contemporaneamente esiste anche la necessità prioritaria di non far pagare agli altri le proprie scelte personali. Proprio per questo esiste anche una legislazione che afferma che l’uso di sostanze è illegale e sanzionabile amministrativamente (non penalmente), proprio per i danni sociali ed individuali che questo comporta, anche per la salute. Vale solo la pena di ricordare i recenti decessi della strada vittime di persone sotto l’effetto di sostanze e di alcol. Vietare l’uso di sostanze stupefacenti, anche fuori dall’ambiente di lavoro a chi svolge mansioni a rischio per terzi, è atto dovuto e di profonda civiltà che in ogni paese europeo trova applicazione da anni, senza che nessuno si erga a paladino di un diritto inesistente e a svantaggio di terze persone. Quanto alla distinzione tra uso sporadico e dipendenza, ancora una volta siamo di fronte ad un approccio non condivisibile perché privilegia la possibilità che qualcuno possa usare saltuariamente sostanze stupefacenti per il suo divertimento, a scapito della sicurezza di terzi. Chi si occupa di salute pubblica veramente e tutti i giorni, non solo come opinionista, ma da medico responsabile, lo sa molto bene. Non è un caso infatti che tutte le società scientifiche in materia abbiano condiviso l’impostazione assunta nel nostro Paese.
    * Capo Dipartimento politiche antidroga

Infine vi consigliamo vivamente di consultare il
Manuale di Autodifesa” per accertamenti sull’uso di sostanze

che informa sulle procedure di controllo in merito a sostanze e alcool e ci illustra i reali processi innescati dalle leggi a tutela della sicurezza sulla strada e sul lavoro, a cura di
Coordinamento Operatori Bassa Soglia del PiemonteCollettivo Infoshock del Csoa Gabrio di Torino.

– Intervento di Leonardo Fiorentini
del 1/06/2010 Festival delle Culture antifasciste a Bologna
(Ascolta l’audio),
riveduto e corretto per il blog di fuoriluogo.it

Una premessa. Di droga di parla male. Malissimo.
Anche perché si usa la parola droga – nella sua accezione più becero-moralista – per coprire qualunque cosa.

Chi scrive vive in una città, Ferrara, nella quale qualche anno fa un ragazzo è morto durante un fermo di polizia. E’ importante ricordare come solo grazie alla forza di volontà dei genitori Federico Aldrovandi non è stato vittima due volte, prima dei poliziotti che ne hanno causato la morte poi dell’informazione che, presa per buona la velina della questura, aveva già archiviato il caso come quello del solito drogato a cui è venuto uno scioppone.
Leggi tutto……

Droga, basta citarla – possibilmente senza sottilizzare troppo su quale droga sia – per giustificare qualunque cosa. Un altro esempio? Era un drogato anoressico, l’ha ucciso la droga, più o meno così si si sarebbe risolto il caso Cucchi secondo un illustre esponente del Governo.

E’ forse questo l’effetto più perverso della politica proibizionista, esemplificato dalla legislazione voluta da quello stesso illustre esponente governativo, Carlo Giovanardi. Un metodo studiato a tavolino che semplifica, assimila le sostanze e fornisce all’opinione pubblica un pregiudizio etico, moralista e benpensante a sufficienza per essere prontamente condiviso da chi informa e da chi si fa informare.

Ho provato a fare un’analisi un po’ più accurata, prendendo spunto sui dati che ci fornisce una ricerca promossa dalla Regione Emilia Romagna sulla droga nell’informazione locale curata dal prof. Piero Ignazi per Forum Droghe nel 2004 e poi nel 2007. Prima e dopo la nuova legge sulle droghe approvata dal Governo Berlusconi nel 2006.

Nella ricerca sono state prese a campione 18 testate locali, scelte secondo la diffusione nel territorio regionale. In tutto sono stati esaminati 2422 articoli nel 2004 e 2217 nel 2007, nel corso di 9 mesi di indagine.

Un dato scontato
Vince facilmente la gara del numero di articoli, e dell’importanza loro data ovviamente il Resto del Carlino, che surclassa con le sue edizioni locali distribuite su tutto il territorio regionale ogni altro quotidiano.

Il follow up
Meno del 10% delle notizie è seguita da altri articoli (7,8% nel 2004 – 8,9% nel 2007) il che non significa solo che c’è poco interesse nel seguire una determinata vicenda – del resto la tendenza alla superficialità dell’informazione non si limita alle droghe – ma significa soprattutto che più del 90% degli articoli riportano un nuovo singolo evento. In parole povere il fenomeno è talmente diffuso e sono tanti i fatti legati alle droghe che più o meno ogni giorno i giornali ne trovano uno nuovo di cui occuparsi.

Di quali sostanze si parla
Si parla di tutto, anche di sostanze sconosciute ai più fedeli cultori della materia. Del resto più il nome è esotico più attira curiosità. Si parla comunque soprattutto di cocaina, poi di cannabis e derivati quindi di eroina.

Un caso per tutti, Alberto Mercuriali
Nel 2007, proprio nel periodo esaminato dalla ricerca, vicino a Forlì accade un fatto tragico. Alberto Mercuriali, un giovane agronomo, viene pescato dai carabinieri con una canna, viene accompagnato a casa dove consegna spontaneamente qualche decina di grammi di hashish in suo possesso dietro la promessa di riservatezza da parte dei Carabinieri. Alcuni giorni dopo, a seguito di una delle solite conferenze stampa in cui le forze dell’ordine danno conto di quanto sono efficienti nel perseguire i consumatori, su tutti i giornali locali esce la notizia di un giovane agronomo pescato con la droga nascosta dentro ad un libro. Gli agronomi giovani nel paese di Alberto sono pochi, è come mettere la sua foto in prima pagina. Lo stesso giorno vengono pescati anche due coniugi indaffarati in un traffico internazionale di chili di cocaina. Ma il giornale dedica l’intera pagina alla storia romanzata di Alberto e dei suoi 60 grammi di fumo, lasciando in un trafiletto la storia dei due coniugi. Alberto la notte stessa si è ucciso.

Ma vi sono altri dati, forse altrettanto scontati ma più interessanti perché ci forniscono alcune conferme.

Cura del tossicodipendente
Si è detto spesso, da parte dei promotori dell’attuale legislazione, che l’obiettivo era curare i tossicodipendenti e non metterli in carcere. Ora, mentre il numero dei detenuti sta per raggiungere le 80.000 unità e quasi la metà lo è per violazione delle norme sule droghe, mentre calano gli accessi alle pene alternative e alle cure, anche per colpa della normativa sulla recidiva, anche l’informazione, post Fini-Giovanardi, ha parlato meno di recupero, delle strutture pubbliche o private che si occupano di assistenza ai tossicodipendenti.
Non che prima se ne parlasse molto prima, ma la percentuali di articoli che citano le attività di recupero passano dal 4,7% (116) del 2004 all’1,12% del 2007. Insomma, per dirla con una battuta, dopo la Fini-Giovanardi non basta neanche la presenza di san Patrignano a dopare l’informazione emiliano romagnola e costringerla a parlare un po’ della cura dei tossici.
Giusto per ribadire il concetto, e comprende la qualità ed il livello generale di approfondimento dell’informazione, nel 2007 solo in 3 articoli su oltre 2200 si parlava (molto superficialmente) di riduzione del danno. Evitiamo per decenza di calcolare la percentuale sul totale.

Il dibattito sulle droghe e la debolezza del movimento antiproibizionista italiano
Un segno preoccupante della grave difficoltà del movimento antiproibizionista italiano in questi anni è la bassissima presenza di articoli di dibattito sulla legislazione sulle sostanze: 5 su 2217 nel 2007 contro i 38 della precedente rilevazione. Qui la percentuale la calcoliamo: siamo allo 0,22% contro  un “dignitoso” 1,56% del 2004. Per intenderci se questo articolo oggi fosse ripreso da 5 giornalisti  avremmo già realizzato un piccolo record.

Insomma forse non è un caso che fuoriluogo abbia sospeso le pubblicazioni, che antiproibizionisti.it abbia chiuso. La forza della proposta antiproibizionista è andata scemando pian piano che il proibizionismo “normalizzava” le coscienze e la morale. Non è un caso che la magistratura si senta in diritto di utilizzi sempre più spesso e sempre più strumentalmente gli articoli che prefigurano reati d’opinione (istigazione e agevolazione dell’uso) come nel caso del Rototom Sunsplash festival, di mariuana.it o più recentemente di Semitalia.

Insomma di droga si parla tanto, spesso male, ma soprattutto quasi esclusivamente legandola a fenomeni criminali. Questo il dato sull’informazione emiliano romagnolo dopo 50 anni di proibizionismo (e di quasi 10 di Giovanardi). Nonostante siano migliaia i giovani coinvolti in processi penali, centinaia di migliaia coloro passati per le Prefetture in questi anni ancora non si riesce a imporre il dibattito su una politica sulle sostanze sensata. Non solo nelle aule parlamentari, ma soprattutto nei media che in Italia paiono meno ricettivi al cambio di rotta che all’estero.

Insomma abbiamo il paradosso di un fenomeno diffusissimo, di cui tutti – anche la politica – hanno spesso conoscenza diretta, ma sul quale non si riesce a fare informazione se non parlandone in termini criminogeni.
E’ in fondo questo il punto di svolta, riuscire finalmente a scardinare il legame fra droga e criminalità. Non è nulla di nuovo. Ma perché non ci siamo ancora riusciti?

Leonardo Fiorentini

L’ informazione DROGATA.. sempre di più..

Mentre opinionisti improvvisati esperti del fenomeno “DROGA” già si esibivano in acrobatiche analisi socio economiche per compiacere il governo e giustificare il crollo dei consumi di sostanze in Italia, passano due giorni e già arriva l’ennesima figuraccia, la smentita clamorosa dei ricercatori del CNR che denunciano sia i metodi di indagine, poco rispettosi della privacy e quindi poco affidabili per il timore che il campione interpellato ammetta l’uso di sostanze, sia il giro di appalti che ha escluso dalla ricerca in Cnr e la sua indiscussa affidabilità professionale a vantaggio di una società privata, Explora che non segue gli standard di indagine europei.

Mentre quindi dalle lobby delle comunità di tossicodipedndenti già iniziava l’ignobile piagnisteo per i tagli possibili ai fondi statali senza preoccuparsi minimamente dei semplici consumatori, arrestati, incarcerati e ammazzati ogni giorno di più, chi lavora sul campo, chi come noi conosce i consumatori ed i loro problemi reali, non ha creduto un minuto a queste veline di regime uscite per giustificare la crociata repressiva che dura da molti anni ormai.

Gli stili di consumo sono più nascosti, più frenetici e confusi di fronte alla paura di finire in galera ammazzati come Bianzino, Cucchi, Uva, ecc… le narcomafie prosperano ora più che mai con la connivenza dello stato e delle multinazionali farmaceutiche che, come emerge dalla denuncia del Cnr, (gli psicofarmaci: «E’ la vera new entry, in due anni gli adolescenti che hanno ingerito Tavor sono saliti dal 10,4% all’11,8%) guadagnano fette di mercato sempre più grandi tra i giovani con gli psicofarmaci e contemporaneamente sono alleati dell’industria dello spaccio fornendo una varietà enorme di surrogati chimici di cocaina e oppiacei con cui tagliare in infiniti modi le sostanze in strada senza nessun controllo della purezza.

Perchè i Sert e le comunità non dicono queste cose, perchè nessuno denuncia l’assenza in Italia di un sistema reale di monitoraggio delle sostanze che circolano? Certo, sarà la crisi, sarà la paura dei tagli ai fondi sia statali che regionali che comunali ai servizi di “prossimità” e riduzione del danno, ma sinceramente oltre a piangere soldi, c’è tanto troppo silenzio di fronte alla mole di stupidaggini e falsità che circolano intorno al fenomeno DROGA, questa “prossimità” i consumatori non la sentono, o peggio, la temono in molti casi.
Possibile che i servizi pubblici non riescano a mettere in atto strategie comunicative con i consumatori alternative alla tolleranza zero?

Fortunatamente qualche ricercatore tanto onesto quanto precarizzato e qualche giornalista sveglio e non corrotto ci consentono ancora di sapere come si costruisce la propaganda di regime taroccando i dati col gioco delle tre carte.

Si veda ad esempio la ricerca dell’Istituto Inquinamento Atmosferico del CNR sulle concentrazioni di sostanze psicotrope nell’aria di molte città italiane. A guardarli bene, la ricerca e i suoi risultati suscitano non poche perplessità, soprattutto per la notevole sproporzione tra la loro ovvietà e le risorse impegnate.

ITALIA – Droga, calo dei consumi del 25%? Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr): il Governo ha gonfiato i dati

(La Stampa) Sarà pur vero che, come sostiene la Relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze, gli italiani, causa la crisi, si drogano meno, Ma quanto meno? A smentire gli entusiastici dati di Palazzo Chigi arrivano quelli dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr, secondo cui, seppur in calo tendenziale, il consumo di stupefacenti è assai lontano da quel roseo -25% sbandierato trionfalmente dal governo.
«C’è una leggera flessione ma, per esempio, ci risulta che tra gli studenti l’uso di cannabis sia sceso del 2% e non del 9%» spiega Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr e responsabile per l’Italia di Espad, il progetto del Consiglio d’Europa che ogni 4 anni analizza il mercato della droga di 39 paesi. Fino al 2007 svolgeva lo stesso lavoro anche per l’ufficio tossicodipendenze della Presidenza del Consiglio poi, dopo le elezioni, l’incarico è stato revocato: la Relazione al Parlamento è passata nelle mani dell’università Tor Vergata e il gruppo di ricercatori coordinati dalla Molinaro ha continuato a raccogliere dati sullo stesso argomento per l’Espad, giungendo a conclusioni piuttosto diverse da quelle di Palazzo Chigi.
Primo, le droghe pesanti:
«Tra il 2008 e il 2009 eroina, cocaina e stimolanti sono diminuiti ma solo dello 0,6%, dello 0,2% e dello 0,3%». Secondo, il picco del ricorso al bicchiere: «Lungi dall’aumentare, come denuncia il governo, il consumo di alcol si è ridotto dell’1,7% e le ubriacature sono passate dal 43% del 2007 al 40% attuale». Last but not least, gli psicofarmaci: «E’ la vera new entry, in due anni gli adolescenti che hanno ingerito Tavor sono saliti dal 10,4% all’11,8%. Tutti trend lievi comunque, lontanissimi da quelli pubblicizzati martedì».
Palazzo Chigi replica sfidando chi contesta al confronto. «I nostri dati, più aggiornati perché relativi al 2010, sono supportati dalla conferma contemporanea di 7 fonti qualificatissime», afferma il capo del Dipartimento nazionale antidroga Giovanni Serpelloni.
Nessun rimpianto, lascia intendere, per l’antico sodalizio con il Cnr: «La collaborazione si è interrotta perché quel determinato gruppo del Cnr, che aveva creato un monopolio sulla materia, non ci dava le garanzie necessarie né i dati di base».
Sabrina Molinaro sostiene che quella richiesta fosse scorretta:
«Per mesi il dottor Serpelloni mi ha indicato per email di girare il mio database, pagato con soldi pubblici, al dottor Bruno Genetti, consulente del dipartimento antidroga ma anche statistico della società privata . Una cosa folle, alla fine ho messo su un server quello che voleva».
Lui mostra i conti che, a suo giudizio, non tornano: «Ho trovato un contratto con il Cnr da un milione e 800 mila euro di cui la metà ancora da pagare, il budget della relazione di quest’anno è di 115.500 euro». Dopo la rottura, gran parte dei 40 ricercatori che lavoravano con la Molinaro sono rimasti a casa, scienziati per vocazione e per necessità precari.
Chi ha ragione? Bisognerebbe chiederlo agli interessati, consumatori di ogni età più o meno abituali che però non sono stati interpellati nello stesso modo dai due gruppi di studiosi. Gli analisti del CNR si sono rifatti al modello europeo con il questionario cartaceo in buste bianche mentre il dipartimento nazionale antidroga ha optato per quello da compilare sul computer. E se i primi mettono i dubbio la sincerità con cui gli studenti avrebbero risposto sapendo d’essere facilmente individuabili attraverso il web, Serpelloni garantisce «l’assoluto anonimato della metodologia utilizzata per la Relazione annuale».
Il sottosegretario Carlo Giovanardi prova a smorzare la polemica argomentando che «in fondo, anche il Cnr, punto percentuale più o meno, conferma il calo del consumo di stupefacenti».
Ma la distanza tra le due ricerche non è così facile da colmare.
Anche perché, nota il sociologo Guido Blumir, uno dei massimi esperti italiani di tossicodipendenze, l’eventuale contrazione del mercato non ha per niente indebolito chi lo controlla: «La ‘ndrangheta, massimo importatore europeo, si è già adattata alla crisi abbassando tagli e prezzi: se prima un grammo di cocaina costava 200 euro oggi si compra con 80».
Articolo di Francesca Paci, La Stampa del 24.06.2010

Su Fuoriluogo il rapporto 2010 completo

i commenti di Franco Corleone e di Leonardo Fiorentini

CONVEGNO ALTRA TRIESTE: L’INGANNO DROGA CONTINUA

Dal 12 al 14 marzo 2009 si è svolta a Trieste la 5 conferenza governativa sulle tossicodipendenze, un luogo blindato dall’ideologia proibizionista, dove preti e psichiatri pretendevano di “guarire dalla droga” con la “cristoterapia” e tonnellate di psicofarmaci.

Il Lab57 ha invece contribuito alle mobilitazione antagonista ALTRA TRIESTE:
>>GUARDA la dimostrazione del Test rapido delle sostanze(vedi info) ripreso con un cellulare e proiettato poco dopo sullo schermo del Teatro Miela di Trieste davanti a centinaia di giornalisti, medici e operatori esterreFATTI!!!
>>ASCOLTA il primoil secondo intervento di Max Lorenzani, coordinatore del Lab57, al convegno Altra Trieste al Teatro Miela di Trieste.

>>Vai al programma del convegno Altra Trieste
>>Vai a tutti gli Audio e le Fotografie del convegno Altra Trieste

Il 12 e 13 marzo, al contrario, al Teatro Miela sarà possibile discutere e confrontarsi apertamente sulle culture e le pratiche di riduzione dei rischi che in tutti questi anni hanno dimostrato la loro efficacia sia tra i consumatori che tra gli stessi operatori pubblici che presenti alla conferenza governativa. Il tutto si concluderà Sabato 14 marzo alle ore 15 con un corteo antiproibizionista che attraverserà la città di Trieste organizzato dagli Spazi sociali Venezia-Giulia.

La conferenza nazionale sulle tossicodipendenze organizzata dal sottosegretario Giovanardi, padre della omonima legge, è stata definita dal percorso territoriale fvg di operatori e cittadini sensibili, un “non luogo”. La conferenza nazionale è uno strumento che in primis servirebbe agli operatori per poter effettuare delle verifiche sulla legge in atto, scambiare pratiche e sperimentazioni, utilizzare gli strumenti scientifici per migliorare efficacia e obiettivi nel rispetto della salute e dei diritti di sovranità del proprio corpo che tutte le persone hanno.

E’ stata definita un “non luogo” perché la convinzione risiede nel fatto che in quelle giornate non verranno prese alcune decisioni. La linea politica della Fini-Giovanardi è ben chiara a tutti. Sempre più utenti oramai composti da una maggioranza di persone che assolutamente non possono essere definite tossicodipendenti e sempre meno finanziamenti per invii in comunità, inserimenti lavorativi, progettazioni di percorsi individuali.

Potremmo paradossalmente già presentare le conclusioni della conferenza governativa. Giovanardi ha già stabilito anche in sede Onu la linea dell’Italia che tra l’altro è in controtendenza rispetto all’Europa. Non vogliamo essere complici di una criminalizzazione di un settore della società che di per se registra nel frattempo aumenti di consumi indifferenziati, grosse ricchezze per le mafie e migliaia e migliaia di denunciati, arrestati, ricattati.

La costruzione quindi delle due giornate al Teatro Miela di Trieste è uno spazio attraversabile da tutti, compresi per gli operatori che parteciperanno alla conferenza governativa. Le discussione strutturate avranno sempre seguito ad un dibattito con le persone partecipanti. Vogliamo avere la reale possibilità di fare ciò che nella conferenza governativa non è permesso.

Invitiamo quindi tutti e tutte a partecipare perché la questione non è una cosa relegabile esclusivamente al mondo dei servizi, ma anzi crediamo che la società tutta, compresa chi con droghe non ha mai avuto a che fare, capire e comprendere quali siano le politiche adatte ad affrontare un fenomeno non di nicchia. Non esistono ricette precostituite, cosa che l’ideologia attuale si arroga il diritto di affermare, esistono possibilità e la ricerca non solo medica come strumento che aiuta a dare interpretazioni. Esistono i diritti che appartengono a tutti/e e che non possono essere calpestati.

PROGRAMMA:

MERCOLEDI’ 11/03/2009

dalle ore 15:00
presso l’Aula Magna di Scienze della Formazione (Via Tigor 22)
DIBATTITO: “Dipendenze: dicotomia tra politica e realtà… e le sue conseguenze
con Lidia Devetak, Luciano Capaldo, Roberto Pagliara, Moreno Castagna

GIOVEDÌ 12/03/2009

ore 14:30
APERTURA DEI LAVORI
Rete Operatori FVG

ore 15:30
I SERVIZI ALLA PERSONA NELLA SOCIETA’ DEL CONTROLLO
Laura Tartarini, avvocato Genova
Gianni Cavallini, medico Gorizia: “La sanità pubblica verso la sua militarizzazione
Stefano Vecchio, Ser.T. Napoli
Antonina Contino Ser.T. Trieste
Riccardo Zerbetto, docente università di Siena: “Il diritto alla cura è dovere di curarsi? Quanti italiani dovremo mettere in galera?
Legacoop Sociale Friuli Venezia Giulia

a seguire:
Hand Made Labe videoproiezioni

Ore 19:00
CONFERENZA di Roberto Pagliara
Dall’oppio dei poeti alla Beat Generation. Microstoria delle sostanze nella cultura occidentale

VENERDÌ 13/03/2009

ore 9:30
TAVOLA ROTONDA APERTA
Nuove tendenze e nuove pratiche
intervengono:
Stefano Bertoletti C.A.T. Firenze; Moreno Castagna Duemilauno Agenzia Sociale Trieste; Drog Art Lubljiana;
Massimo Lorenzani Lab 57 Alchemica Bologna; Progetto Nautilus Lazio; CSO Gabrio Torino; Infoshock Roma; Luca Mori Univesità di Verona; Marco Battini Papa Giovanni XXIII Reggio Emilia; Pino di Pino progetto TIPS&TRICKS-Venezia; Progetto Neutravel Piemonte

a seguire:
Hand made labe videoproiezioni

ore 14:30
WORKSHOPS E DIMOSTRAZIONI
Pill testing: Check-it Vienna, presentazione progetto laboratorio portatile analisi sostanze
Test rapido sostanze: Dimostrazione a cura di Lab57 Alchemica Bologna e CSO Gabrio Torino

SIMULAZIONE DI UNA STANZA DEL CONSUMO
a cura del CSO Gabrio di Torino e del Coordinamento Operatori Bassa Soglia del Piemonte

ore 16:00
G. Zuffa, Franco Corleone, Susanna Ronconi
La conferenza ONU di Vienna e la Conferenza Governativa di Trieste

ore 17:00
ASSEMBLEA PLENARIA
APERTURA DI DON ANDREA GALLO: L’INGANNO DROGA CONTINUA
ore 19:00
dj set nel bar del Miela

SABATO 14/03/2009

ore 15:00
MANIFESTAZIONE
Il programma potrebbe subire modifiche in itinere in quanto è aperto anche a proposte che potrebbero arrivare in seguito alla sua pubblicazione.

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