Il Concetto di SMART DRUG
Le cosiddette “smart-drugs” rappresentano qualcosa di più di una “nuova droga” o nuova classe di droghe. Sono espressione diretta della globalizzazione delle droghe; globalizzazione da intendersi in termini di tipi di droghe, ma anche in termini di conoscenze (o presunte tali) e di comportamenti associati alle droghe.
Grande fratello della globalizzazione delle droghe è Internet, che propone decine se non centinaia di siti di vendita on-line dei più disparati preparati a base di droghe vegetali psicoattive, tutte (o quasi tutte) rigorosamente legali, o comunque viaggianti attraverso quell’impalpabile rete trans-nazionale che è di fatto la Rete. I negozi smart-shop, diffusi anche in Italia, possono essere considerati una delle manifestazioni, forse la più appariscente, del fenomeno della globalizzazione delle droghe.
Anche il concetto ormai vecchio di “nuove droghe” ha subito una modifica radicale con l’affermarsi di questo fenomeno globalizzante.
La definizione di “smart-drug” è soggetta a un continuo cambiamento, non solamente nei tipi di prodotti che di volta in volta rientrano in questa categoria commerciale, ma anche da un punto di vista concettuale. Ciò che si intendeva per smart-drug cinque anni fa era differente da ciò che si intendeva dieci anni fa e da ciò che si intende oggigiorno.
Mantenendo uno sguardo sull’Italia, negli anni 1997-99 per “smart-drug” si intendevano soprattutto alcuni farmaci della classe dei nootropi proamnesici (tipo Piracetam®, Hydergine®, Neuromet®, ecc.), impiegati in medicina come coadiuvanti della cura delle malattie senili. A partire dal 1997 e proveniente dagli Stati Uniti, in Italia si diffonde un uso non terapeutico di questi farmaci da parte di studenti universitari per la preparazione degli esami (“uso universitario”). L’utilizzo continuato di questi prodotti, ad effetto cumulativo, nell’individuo sano produce un miglioramento della concentrazione e della memoria, proprietà ricercate da chi è “sotto esame”.
Sempre negli ultimi anni ’90 e di derivazione statunitense, per “smart-drug” era intesa anche una serie di integratori – per lo più concentrati vitaminici e minerali, da assumere specificatamente in seguito all’uso di droghe chimiche, quali ecstasy, cocaina, ecc., con lo scopo di facilitare il riequilibrio fisico e di rendere più “morbido” l’hangover dei giorni successivi.
Dal 1997 sino ad almeno il 2004 per smart-drug si è intesa soprattutto l’herbal exstasy, la pillola di efedrina vegetale, ricavata da piante del genere Ephedra e Sida.
A partire dal 2003, in Italia per smart-drug è vagamente considerato “ciò che è venduto negli smart-shop”. Il concetto appare oggi piuttosto indefinito ed è associato più all’ambiente di reperimento che al prodotto in se.
Dal 1992 il fenomeno degli smart-shop si è diffuso dall’Olanda verso l’Inghilterra e la Germania, raggiungendo in seguito la Spagna e l’Italia. Recentemente si sono visti aprire i primi smart-shop in Francia e in Austria. In Inghilterra le smart-drugs sono chiamate “legal highs” (si vedano Samorini, 2006a,b).
In Italia il primo smart-shop fu aperto a Torino nel 1999 e attualmente ne esistono alcune decine diffusi su tutto il territorio, isole maggiori comprese. Oltre a prodotti di origine straniera importati e venduti nei negozi italiani, questi ultimi si avvalgono di una discreta scelta di prodotti nazionali.
La parola “smart” in inglese significa “sveglio”, “intelligente”, “furbo”, ma anche “alla moda”. E’ un termine piuttosto in voga nel gergo pubblicistico e della moda, usato per denominare un insieme di status symbol, dall’autovettura ai vestiti, alla profumeria, che intendono caratterizzare un certo tipo di giovane, di classe, un “tipo smart”.
La Regione Emilia-Romagna ha finanziato un progetto, curato dal Ser.T. di Faenza, che, con la consulenza di Giorgio Samorini, ha studiato e archiviato le smart-drug commercializzate in Europa nel 2005. L’archivio qui contenuto è uno dei risultati del progetto. Un altro interessante contributo è stato proposto dalla recente tesi di laurea di Fabio Marchetti (2004-05), dove è stata sviluppata un’indagine conoscitiva su frequentatori di rave e discoteche dell’Italia settentrionale in materia di conoscenze e di utilizzo di “eco-drugs”. Un precedente contributo era stato offerto dalla tesi di laurea di Andrea Zangara (1997/98), che ha eseguito uno studio su frequentatori olandesi di smart-shop.
L’ Archivio Europeo delle SMART DRUGS della regione Emilia Romagna è riservato agli operatori dei servizi di prossimità, come noi, quindi se avete particolari domande, dubbi, curiosità sul tema SMART DRUGS, non esitate a scriverci all’ indirizzo e-mail lab57@indivia.org e riceverete una risposta in tempi brevi!!!
Per altre info vedete il sito EROWID, in ogni caso prima di assumere o acquistare sostanze in smart shops o su internet, VERIFICATE E INFORMATEVI BENE su ciò che assumete, ci sono seri rischi di intossicazione!!
Bibliografia citata
MARCHETTI F., 2004-05, “Eco drugs: ricerca sperimentale su un campione di frequentatori di rave party e discoteche”, Tesi di Laurea, Fac. Psicologia, Università degli Studi di Padova.
SAMORINI G., 2006a, “Smart-drug e smart-shop in Italia”, Medicina delle Tossicodipendenze., 14(50): 47-53.
SAMORINI G., 2006b, “Droghe nuove e nuovissime: un breve excursus”, in: R.M. Pavarin & V. Albertazzi, “Uso e abuso di sostanze”, Carocci, Roma, pp. 87-112.
ZANGARA A., 1997-98, “Smart-drug, eco drug: una prospettiva europea. Ricerca su un campione olandese di frequentatori di smartshop”, Tesi di Laurea, Fac. Psicologia, Università degli Studi di Padova.