RITROVIAMO IL VERO SPIRITO DELLE T.A.Z.
Siamo alcune sound, progetti RDD (primo soccorso e riduzione del danno) e collettivi della Rete Nazionale Antiproibizionista, che hanno partecipato al teknival che celebrava i 20 anni di Shockraver, evento aperto a tutte le realtà che volevano portare il proprio contributo.
Nel bel mezzo dell’iniziativa, e proprio mentre stavano arrivando la maggior parte delle persone, abbiamo saputo della morte di Christian, a quanto pare accidentale, risucchiato dalle correnti del fiume Ticino, mentre si stava rinfrescando con un amico a causa del forte caldo, in una zona isolata della riserva. La voce si è sparsa immediatamente e in pochi minuti tutti hanno spento la musica, per poi riunirsi e capire insieme il da farsi. Eravamo in migliaia presenti in quel momento (e non 500 come riportato da alcuni media) e questo dato escludeva a priori la possibilità di defluire tutti in poco tempo. Inizialmente la sensazione era che ci fosse comunque la volontà da parte di tutti di terminare la festa, lasciando i muri di suono spenti o al massimo solo qualche cassa spia, comunicando l’accaduto attraverso cartelli appesi in ogni sound, per avere tutto il tempo necessario per smontare e accogliere con un messaggio chiaro e forte le altrettante persone ignare che stavano arrivando. Purtroppo, di lì a poco, sono iniziate a emergere posizioni contrastanti, di chi, per ragioni che non ci sentiamo di condividere, credeva e sosteneva che la cosa migliore sarebbe stata quella di proseguire con la musica. Un successivo confronto tra alcune realtà presenti non ci ha permesso di arrivare a una scelta condivisa: da quel momento ognuno ha fatto ciò che ha voluto. Ovviamente siamo rimasti coerenti con la nostra posizione, avvisando tutti i nostri contatti che erano in viaggio, o che ancora dovevano partire, di non venire, in quanto per noi la festa era finita. Ognuno con i propri tempi, alcune sound hanno smontato e sono ripartite tra la nottata e il giorno dopo, mentre i progetti RDD hanno continuato responsabilmente il loro servizio alle persone fino al tardo pomeriggio del giorno dopo.
Non spetta a noi giudicare chi ha deciso di proseguire con il party dopo la notizia della morte di Christian, a questo ci penseranno già le loro coscienze e forse le comunità di cui fanno parte. Vogliamo però dire la nostra, perché ci rifiutiamo di essere assimilati a loro. Se uno di noi muore ad un nostro evento, per qualsiasi ragione, la FESTA E’ FINITA, si smonta e si va via appena possibile. Non ci prendiamo in giro, se qualcuno che viene con noi non torna, non c’è più nulla da festeggiare in quel momento. E non ce ne frega niente dei chilometri, dei soldi spesi, dello sbattimento che abbiamo fatto e di tutto il resto.
Quel modo di agire ha invece chiaramente palesato l’inconsistenza di un movimento che in questa difficile circostanza non è riuscito a prendersi la responsabilità collettiva di fare una scelta opportuna e condivisa, l’unica che ci avrebbe permesso come gruppo di sentirci realmente diversi rispetto a tutto ciò che quotidianamente avversiamo, anche con le pratiche che mettiamo in campo. Già, perché una cosa è occupare illegalmente un luogo in autogestione per sottrarsi alle logiche proibizioniste e speculative di un sistema che vuole farci pagare a caro prezzo la musica che ci piace ballare, e in generale i nostri momenti di svago, ben altro è rimanere insensibili di fronte alla morte di uno di noi, continuando la festa come se nulla fosse, magari anche, come ipocritamente azzardato da qualcuno, per “celebrarlo” e ricordarlo. Come se la sensibilità e il tempo normale della nostra coscienza venissero improvvisamente annientati da un delirio fatto di individualismo sfrenato e di interessi che mai ci hanno rappresentato o hanno motivato il nostro agire.
Il free party per noi nasce primordialmente da una necessità esistenziale, che va ben oltre la pura contestazione politica e sociale e la ludicità fine a se stessa. Una necessità esistenziale, che ci allontana da logiche economiche e di potere, che ci spinge verso la riappropriazione del nostro tempo, del nostro benessere. Una necessità esistenziale, che ci insegna l’Antisessismo, l’Antifascismo, l’Antirazzismo e l’Antiproibizionismo, mettendo il valore della vita di chiunque al di sopra di qualsivoglia gretto interesse, sia esso economico o finalizzato alla notorietà, oppure motivato da qualsiasi questione tecnica. Abbiamo deciso – in quanto sound system e collettivi partecipanti alla manifestazione – di spegnere la musica, lasciando montato, ma spento, il muro di casse. Volevamo creare un momento di riflessione, che avrebbe dovuto coinvolgere organizzatori e partecipanti.
La vita di un essere umano non ha prezzo, e non ci si può accontentare di due ore simboliche di silenzio per poi continuare la festa, completamente desensibilizzati alla morte di chi poteva essere un nostro amico, un nostro compagno, uno qualsiasi di noi…
La T.A.Z. dovrebbe essere un momento di liberazione, di gioia, di coscienza, di autogestione, di benessere, di collettività. L’autogestione di uno spazio è possibile solo se tutelata da ciascuno di noi attraverso la coscienza e la partecipazione attiva!
Troppo spesso in questi vent’anni di teknival, vere o finte T.A.Z. o free party, abbiamo assistito alla crescente svendita commerciale di questi eventi, nati con ben altro spirito di liberazione. E’ evidente che la società umana si è deteriorata sempre di più, le guerre globali e coloniali hanno svenduto e massacrato il pianeta e tutte le sue forme di vita, non solo quella umana, ma questo non può essere un alibi per riprodurre il disastro quotidiano che viviamo ogni giorno. E’ inutile, quindi, piangere una vita che se ne va o un parco naturale lasciato sporco e deturpato, senza fare nulla per darsi strumenti efficaci, per ridurre i danni e minimizzare al massimo i rischi per tutelare le persone e l’ambiente che ci ospita.
In tutti questi anni diversi sound system e tribe hanno guadagnato la notorietà nei free party, per poi farsi un nome da usare per guadagnare suonando nei locali, organizzando eventi senza nessuna responsabilità e attenzione al benessere dei partecipanti, senza zone chill-out di primo soccorso e riduzione del danno, spesso finendo l’acqua molto prima della birra, etc..
E’ ora di dare un segnale forte, soprattutto ai partecipanti, perché una T.A.Z. funziona se tutti contribuiscono alla condivisione: se d’ora in poi evitiamo tutt@ di partecipare a eventi vuoti e insensati, forse qualcosa di nuovo succederà.
Crediamo serva un momento di riflessione collettiva, che possa restituire senso e significato ad un movimento che ha smarrito la propria identità, rischiando fortemente di essere fagocitato dalle modalità di quello stesso sistema che si propone di contrastare e superare.
Free party e rave rimangono parole vuote se si perdono quei valori su cui queste pratiche negli anni si sono fondate, ovvero la condivisione, il rispetto, la solidarietà, l’autogestione, la responsabilità.
Questo appello non vuole essere né una condanna ai “cattivi” di turno, né uno sterile lamento, quanto piuttosto una riflessione (auto)critica aperta.
Scrivete ad appellotaz@tracciabi.li
per aderire e/o dare altri contributi, con la finalità di trovare a breve un momento collettivo per discutere seriamente di cosa è accaduto e di come trovare, insieme, una strada diversa e condivisa per le T.A.Z.
GRAZIE.
un grande supporto!! questo è dialogo,questa è maturità,questo è lo spirito e il pensiero da condividere e da portare avanti come messaggio,spero collettivo del genere umano!!!!
Condivido pienamente!!
Continuare la festa è stato un pessimo messaggio che ha scatenato reazioni di stupore e rammarico per tutti quelli che pensano che queste siano eventi di gioia,incontro e libertà totale a suon di tekno in cui ballare e divertirsi nn possano confondersi con business,droga sballo e…ops morti x MX dichissachecosa..ed è così che in un attimo la festa diventa morte e nn vita..
e poi un evento di queste proporzioni deve sempre avere zone chill-out e servizi di primo soccorso.
Voi del Lab 57 siete davvero da ammirare sia per l impegno e costanza che nelle iniziative di sensibilizzazione dei ragazzi sui temi importanti e fondamentali tra cui
sapersi divertire standoci dentro.
Bella raga
Grazie, condivido tutto. Non ero presente ma presumo che la confusione abbia prevalso in certi momenti. Da ammirare la capacità di riuscire a prendere una posizione ovvia, tanto ovvia non era. Lasciando il malcontento di pochi e spiegandone le ragioni senza creare contrasti.
Autogestione è anche soprattutto questo, non è solo Libertà o posso fare tutto cio’ che voglio.