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>>> Serpelloni torna a casa???!!! <<<

Giovanni Serpelloni non è più a capo del Dipartimento Antidroga e torna all’ASL di Verona.
Una grande vittoria per tutto il movimento. Ora attendiamo fiduciosi il nome del sostituto.

serpelloni.jpgIl capo del Dipartimento Antidroga del Governo italiano Giovanni Serpelloni ha lasciato oggi l’incarico datogli da Carlo Giovanardi ormai nel 2008 e tornerà alla ASL di appartenenza, a Verona.
Una seconda grande vittoria per il movimento dopo la dichiarazione di incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi a febbraio. Sono inumerevoli le associazioni di settore che ormai da anni chiedono la rimozione di Serpelloni dal ruolo di regia delle politiche antidroga italiane, da troppi anni in controtendenza rispetto alle incrinature ormai evidenti nella war on drugs e alle esperienze di nuovi approci che si stanno susseguendo in tutto il mondo.

Fonte: fuoriluogo.it, di Leonardo Fiorentini 11/04/2014

>>>> Antidroga, il business delle relazioni politiche
consumo-stupefacenti-italia-IFC-CNRStupefacenti. Il consumo di stupefacenti in Italia continua a crescere. Malgrado dai tempi di Giovanardi il capo Dipartimento Serpelloni affidi ad agenzie fidate e ben pagate l’analisi dei dati. Che sostengono il contrario.
A dif­fe­renza di quanto afferma il Dipar­ti­mento poli­ti­che anti­droga (Dpa) della Pre­si­denza del con­si­glio, i con­sumi di droga nel nostro Paese con­ti­nuano a cre­scere. Soprat­tutto tra i gio­va­nis­simi. A dirlo sono le anti­ci­pa­zioni dei risul­tati dell’indagine Espad-Italia®, una ricerca sui com­por­ta­menti d’uso di alcol, tabacco e sostanze ille­gali da parte degli stu­denti delle scuole medie supe­riori, inse­rita nell’omonimo pro­getto del Con­si­glio d’Europa. Lo stu­dio ita­liano viene con­dotto fin dal lon­tano 1995 dall’Istituto di Fisio­lo­gia Cli­nica (Ifc) del Con­si­glio Nazio­nale delle Ricer­che (Cnr), sulla base degli indi­ca­tori stan­dard richie­sti dall’Osservatorio euro­peo delle dro­ghe e delle tos­si­co­di­pen­denze di Lisbona (Emcdda).                        Uso di stimolanti 2003-2012 – Fonte IFC-CNR vs fonte privata Governo Italiano

O almeno è stato così fino alla crea­zione del Dipar­ti­mento in que­stione, il 20 giu­gno del 2008. A par­tire da quell’anno, durante il quarto governo Ber­lu­sconi nel quale sot­to­se­gre­ta­rio con delega a fami­glia, droga e ser­vi­zio civile era Carlo Gio­va­nardi, coau­tore assieme a Fini dell’omonima legge repres­siva da poco boc­ciata dalla Con­sulta che equi­pa­rava tutte le sostanze ina­sprendo le pene deten­tive, il neo Dipar­ti­mento poli­ti­che anti­droga, gui­dato allora come oggi da Gio­vanni Ser­pel­loni, ha deciso infatti di affi­dare ai pri­vati le sta­ti­sti­che ita­liane sui con­sumi. Quelle che l’Italia tra­smette poi annual­mente all’Unione euro­pea e alle Nazioni Unite. Sarà anche un caso, ma da allora, come si può vedere nelle tabelle che pub­bli­chiamo, si è regi­strato un crollo dei con­sumi di tutte le sostanze e in par­ti­co­lare di eroina, allu­ci­no­geni e stimolanti.

Uso di Cannabis 2000-2013 - Fonte IFC-CNR vs fonte privata Governo Italiano
Uso di Cannabis 2000-2013 – Fonte IFC-CNR vs fonte privata Governo Italiano

Consumo Eroina 2000-2013 - Fonte IFC-CNR vs fonte privata Governo Italiano

Consumo Eroina 2000-2013 – Fonte IFC-CNR vs fonte privata Governo Italiano

Tanto che nel 2010, il primo anno in cui il Dipar­ti­mento ha dif­fuso i suoi dati, Gio­va­nardi e Ser­pel­loni annun­ciano trion­fal­mente alla stampa che in Ita­lia ci sono un milione di tos­si­co­di­pen­denti in meno. Da allora, lo stu­dio, è stato affi­dato a diversi sog­getti. A rea­liz­zare l’ultimo, il Con­sor­zio uni­ver­si­ta­rio di eco­no­mia indu­striale e mana­ge­riale (Cueim), con sede legale a Verona, che, come lascia inten­dere il nome e il loro stesso sito web, si occupa soprat­tutto di que­stioni eco­no­mi­che e mana­ge­riali, non sem­brando invece avere alcuna pre­gressa espe­rienza nel set­tore delle dipen­denze pato­lo­gi­che o peg­gio ancora delle ana­lisi epi­de­mio­lo­gi­che, para­go­na­bile ad esem­pio a quella dell’Ifc-Cnr, un’ente pub­blico di ricerca che vice­versa opera da decenni in que­sto ambito. Dalla con­ven­zione tra il Dipar­ti­mento e il Cueim, siglata il 10 otto­bre 2011 per un importo 237 mila euro, emerge inol­tre che l’affidamento è avve­nuto in maniera diretta, quindi senza alcuna gara. E si tratta di un’altra scelta opi­na­bile, soprat­tutto quando si appalta a strut­ture non pub­bli­che ma pri­vate, poi­ché il Con­sor­zio in que­stione risulta com­po­sto non solo da uni­ver­sità, ma anche da ban­che, società di assi­cu­ra­zioni e altre società di con­su­lenza. Il con­tratto per il “Sur­vey Italy” sui con­sumi di dro­ghe, non è nem­meno l’unico com­mis­sio­nato al Cueim con una nego­zia­zione pri­vata e quindi senza com­pa­ra­zioni con altre pos­si­bili offerte.

Sarà anche que­sto un caso ma il tra i soci soste­ni­tori del Con­sor­zio in que­stione, figura anche l’Azienda Ulss 20 di Verona nella quale lavo­rava Ser­pel­loni, prima di appro­dare a Palazzo Chigi. Fatto sta che sol­tanto tra il 2010 e il 2012, il Dipar­ti­mento da lui gui­dato ha affi­dato al Cueim 7 studi e ricer­che per quasi 3 milioni di euro. Oltre al “Sur­vey Italy”, sono infatti stati com­mis­sio­nati al Con­sor­zio vero­nese anche il pro­getto Com­mu­ni­ca­tion (360 mila euro), il Sind Sup­port (un milione di euro), il pro­getto Con­sor­zio di soli­da­rietà per la pre­ven­zione (350 mila), il Pre­ve­nire (390 mila), il Promo Euro­drugs 2 Euro­trai­ning (350 mila) e La strada per una guida sicura (220 mila).

Tor­nando allo stu­dio sui con­sumi, nella loro prima rela­zione, quella 2012 ma basata ovvia­mente su dati dell’anno pre­ce­dente, l’allora mini­stro con delega al con­tra­sto alle tos­si­co­di­pen­denze, Andrea Ric­cardi (governo Monti), visto il basso tasso di rispo­sta ai que­stio­nari (pari al 33,4%) che ren­deva tale dato «dif­fi­cil­mente rap­pre­sen­ta­tivo», avrebbe impo­sto di aggiun­gere per la prima volta un inciso sulla «non vali­dità sta­ti­stica del dato».

Ma come ven­gono rea­liz­zati que­sti due studi sui con­sumi? L’Ifc del Cnr som­mi­ni­stra a un cam­pione molto ampio di ragazzi (45mila stu­denti di 500 scuole, una per pro­vin­cia) un que­stio­na­rio car­ta­ceo, che gli stu­denti pos­sono com­pi­lare auto­no­ma­mente nella pro­pria aula, seduti al loro banco. Quando hanno finito, lo inse­ri­scono in una busta che viene poi sigil­lata e inse­rita in una sca­tola. La ricerca dupli­cato, quella del Dipar­ti­mento anti­droga, pre­vede vice­versa un que­stio­na­rio web. La com­pi­la­zione avviene quindi sullo schermo a video, nell’aula infor­ma­tica della scuola, all’interno della quale ven­gono accom­pa­gnati dagli inse­gnanti che sicu­ra­mente girano poi tra le varie posta­zioni infor­ma­ti­che. Inu­tile aggiun­gere che si tratta di infor­ma­zioni deli­ca­tis­sime e basta modi­fi­care anche solo una domanda all’interno del que­stio­na­rio, per rischiare di attri­buire alle poli­ti­che di governo, piut­to­sto che a qual­siasi altra cosa, la varia­zione di un trend.

Que­sto per quanto riguarda i ragaz­zini, per­ché anche per la popo­la­zione adulta, il Dipar­ti­mento ha creato un dupli­cato dello stu­dio Ipsad con­dotto dal Cnr. Il que­stio­na­rio del Dpa è bello e pati­nato nono­stante la crisi, e inviato a casa di un cam­pione della popo­la­zione, a firma di Mario Monti (allora era lui il pre­mier). In quest’ultimo caso, il crollo dei con­sumi regi­strato è stato ancora mag­giore rispetto a quello otte­nuto coi ragazzini.

Di Alessandro De Pascale, 11.4.2014
IlManifesto.it
Fonte: http://ilmanifesto.it/antidroga-il-business-delle-relazioni-politiche/

Quando si parla di danni da droghe, sbiadisce il limite tra scienza, fede, pregiudizio o trita propaganda di regime.
Prendiamo, ad esempio, la recente pubblicazione di “Cannabis e danni alla salute” del DPA (Dipartimento Politiche Antidroga) del governo Berlusconi, “un megarapporto di oltre 500 pagine per rilanciare la sua Intifada contro le canne“, come lo ha giustamente definito Giorgio Bignami nell’ articolo – Cannabis, parla il Ministero Scienza e Propaganda – per la rubrica settimanale di Fuoriluogo sul Manifesto del 2 febbraio 2010.

Basta dare un’occhiata all’ Introduzione di Carlo Giovanardi (Sottosegretario di Stato per la Famiglia, Droga e Servizio Civile), per rendersi conto di quanto scientifica e rigorosa possa essere una ricerca aperta da simili enormità: “E’ stato dimostrato che la cannabis è una delle maggiori sostanze responsabili dell’alterazione delle capacità di apprendimento nei giovani(!!??), del calo della motivazione ad affrontare i problemi della vita, del far avvicinare più facilmente a droghe quali eroina e cocaina le persone più vulnerabili, di far scatenare e produrre gravi patologie psichiatriche, quali la schizofrenia, oltre che compromettere il normale sviluppo neurologico nel feto di madri consumatrici di sostanze.
Evidentemente le ultime figuracce rimediate da Giovanardi lo hanno promosso a luminare della ricerca mondiale, dopo aver vergognosamente infangato e strumentalizzato l’omicidio di Stefano Cucchi, morto perché “anoressico, drogato e sieropositivo” e dopo le penose polemiche col Cnr nei mesi scorsi per aver gonfiato i dati del Rapporto tossicodipendenze 2010.
In ogni caso, come è nostro costume, andiamo sempre oltre questi miseri esempi di propaganda ideologica cercando di dare un contributo di onestà intellettuale e di ricerca metodologica in un campo come questo, in cui è difficile persino trovare strumenti condivisi di valutazione. Per questo motivo consigliamo a tutti, soprattutto ai suddetti “luminari nostrani”, la lettura di un interessantissimo articolo di un sociologo, lui sì di indubbio prestigio internazionale, Peter Cohen, con cui condividiamo da anni percorsi e  analisi: I “danni da droga”: quanto è scientifico questo concetto? pubblicato su Fuoriluogo.

Questo saggio ci permette di ampliare ed approfondire meglio in concetto ricerca metodologica in un campo come questo, in cui è difficile persino trovare strumenti condivisi di valutazione dei danni reali delle “droghe”. Nel novembre 2010, il farmacologo David Nutt ha pubblicato una scala del danno delle droghe che vede l’alcol in cima (di cui noi ci siamo recentemente occupati in RICERCA DROGATA:Immigrati e consumatori di cannabis ad alto rischio di schizofrenia.
Ma – si chiede il sociologo Peter Cohen- è valido il metro del “danno” con cui si misurano e si classificano le droghe?
Spiega il sociologo: “il tentativo fatto da parte di Nutt et al. di mettere in discussione le classificazioni attuali, così come sono espresse nella legislazione, è utile e lodevole. Siamo lontani dal dimenticare le ragioni per cui, ad un certo punto, la cannabis e l’oppio sono stati dichiarati illegali. I rischi che si attribuiscono a queste sostanze sono diversi, in paesi diversi, così come è varia la severità delle conseguenze legali derivanti dall’essere colti a farne uso. A complicare le cose ulteriormente, c’è il fatto che le opinioni sui danni e le conseguenze pratiche sono destinati a cambiare nel tempo[2].

Tuttavia sia cannabis che oppio sono proibite a livello globale dalle Convenzioni sulle Droghe delle Nazioni Unite e dalla maggior parte delle legislazioni nazionali, elaborate sulla scia di queste Convenzioni. È legittimo mettere in discussione, come si fa in Nutt et al., i danni ipotizzati e la varietà di conseguenze legali per il consumo di droga, visto che sono basati su una definizione di danni della droga lontana da ogni rigore scientifico e, in effetti, da ogni razionalità. Perciò le mie osservazioni qui non mirano a mettere in discussione le classificazioni esistenti, ma piuttosto a “migliorarle” per mezzo di un sistema di classificazione a questionario, analogo a quello proposto in Nutt et al..

….
Che fare allora?

A mio avviso la percezione dei danni legati alle droghe è affetta da così tante limitazioni di affidabilità e validità, che è impossibile al presente avere una stima seria del danno per ogni droga. A parer mio non è nemmeno valido associare i danni alle droghe soltanto. Le droghe sono consumate da essere umani, in condizioni individuali sociali e legali varie, a livelli di purezza e dosaggio vari. Qualsiasi siano gli “effetti” delle droghe, dannosi o meno, essi non possono essere valutati e nemmeno discussi, senza unire la droga ad un particolare consumatore o cultura del consumatore.
Le droghe di per sé non esistono nel loro pieno significato.

Senza un accordo preliminare su un insieme di variabili circa le caratteristiche del consumatore, il contesto culturale e la purezza e il dosaggio della droga, perfino una  misura, di “danno della droga” minimamente standardizzato, non può essere stabilita. Senza questo accordo preliminare, una valutazione seria del danno da droga è un’illusione. Analogamente, se così non fosse, perché allora l’OECD avrebbe discusso per anni su come creare una misurazione standardizzata della “disoccupazione” e su come quantificare le sue componenti?. Molto probabilmente la scala del danno elaborata da Nutt et al., che vede la sostanza più largamente diffusa (l’alcol) al primo posto, seguita da quella meno diffusa (l’eroina) al secondo, è il riflesso di percezioni diffuse tra gli esperti. Ma le percezioni diffuse cambiano continuamente nel corso del tempo. Nemmeno l’uso delle più sofisticate tecniche statistiche per elaborare le percezioni combinate degli esperti potrà superare il fatto che queste sono niente di più che percezioni.

>>vedi anche: Test antidroga 2:il neuro-scienziato della domenica e Forum Droghe
e Test antidroga sul lavoro e alla guida:continua l’inquisizione contro la cannabis.
Inoltre vi consigliamo una recente pubblicazione a cui ha collaborato lo stesso Peter Cohen:
Cocaina. Il consumo controllato

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