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Giovanni Serpelloni, arrestato per tentata concussione l’ex capo del Dipartimento antidroga di Palazzo Chigi
da Il Fatto Quotidiano 13/5/16
E’ finito agli arresti domiciliari per tentata concussione e turbativa d’asta Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dal 2008 al 2014, medico vicino a Carlo Giovanardi e noto per le sue posizione proibizioniste e intransigenti in fatto di stupefacenti. I fatti contestati riguardano il suo successivo incarico di direttore del Sert, il servizio tossicodipendenze, di Verona, per episodi accaduti tra il 2012 e il 2014. La Guardia di Finanza ha notificato il provvedimento a lui e ad altri due dirigenti dell’Ulss 20: Maurizio Gomma e Oliviero Bosco. Altre tre persone sono indagate per gli stessi reati. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica e condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Verona, riguardano l’appalto del software gestionale utilizzato in Sert (i servizi pubblici per le dipendenze) di tutta Italia.
Di Serpelloni e del caso del software contestato si era occupato nei mesi scorsi anche ilfattoquotidiano.it. Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero preteso illegittimamente dalla società assegnataria dell’assistenza e manutenzione del software prima una percentuale sulle somme incassate e successivamente, a nome dell’Ulss 20 ma all’insaputa della direzione generale, 100mila euro a titolo risarcitorio, minacciando la revoca dell’incarico. Nel corso delle indagini è emerso che la successiva gara sarebbe risultata essere stata turbata, e assegnata, con collusione e mezzi fraudolenti, a una società compiacente; i soci-amministratori risultano a loro volta indagati nel procedimento.
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Questa in sintesi la cronaca giudiziaria, che speriamo metta fine alla lunga lista di disastri dello Zar Anti-Droga in Italia, compagno, anzi camerata, del Senatore Carlo Giovanardi nella folle e tragica Caccia alle Streghe Proibizionista che negli ultimi 10 anni ha provocato decine di migliaia di arresti, morti e miliardi di soldi pubblici sprecati o rubati, come nel caso dell’ esimio professore.
Non riusciamo a gioire pensando alle vittime di questa guerra, agli insulti alle loro famiglie nel nome di una guerra falsa, corrotta e senza nessuna base scientifica, come sempre abbiamo sostenuto.
Vale la pena di ricordare l’inchiesta profetica di Alessandro De Pascale su il manifesto dell’aprile 2014, su appalti per 3 milioni di euro, affidati senza gara e senza valutare altre offerte, agli “amici” veronesi al posto del Cnr, anche per ridurre i dati sul consumo di sostanze in Italia, a beneficio della “loro” legge Fini-Giovanardi, poi cancellata della Consulta perché incostituzionale:
Antidroga, il business delle relazioni politiche
Ora però ci restano le macerie del Dipartimento Antidroga, bloccato dopo Serpelloni, incapace di diramare allerte nazionali ai servizi su sostanze pericolose o letali, proprio a causa di quel software gestionale oggetto dell’ inchiesta bloccato indebitamente da Serpelloni, mentre in Italia si continua a morire nell’ ignoranza Proibizionista senza nessun segnale dal governo omertoso di Renzi, troppo attento ai sondaggi e ai tornaconti elettorali per occuparsi di chi è ancora in galera per una legge cancellata, per porre fine alla persecuzione dei consumatori di cannabis, senza nessuna base scientifica, depenalizzando finalmente l’uso e la coltivazione ad uso personale, togliendo così un mercato enorme alle Narcomafie.
Qui sotto trovate una rassegna dei falsi studi scientifici e delle costose campagne mediatiche di Serpelloni, grazie ad un articolo su DolcevitaOnline di Aprile 2014:
In memoria di Serpelloni. Una raccolta dei suoi capolavori
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LA SCIENZA DEL DPA (come divulgare ricerche condotte e approvate da sé stessi e farle passare per verità).
Il metodo sviluppato per i dati sui consumi di droga non è certo un’eccezione per Serpelloni, il quale in questi anni si è fatto notare anche per il suo superattivismo editoriale. In soli quattro anni ha fondato una quantità spropositata di siti internet (nel sito del Dpa ne sono citati 15) con nomi come “Cannabis e danni alla salute” e “La strada per una guida sicura”. Ma non solo perché, come rivelato da una inchesta della Lila, Giovanni Serpelloni è anche colui che firma gli articoli pubblicati dall’Italian Journal of Addiction, diretto da Serpelloni stesso, e pubblicato e finanziato dal Dpa, di cui a capo c’era appunto Giovanni Serpelloni. L’Italian Journal of Addiction è la stessa testata che spesso Serpelloni citava come “autorevole pubblicazione scientifica” quando parlava delle sue teorie più bislacche, tipo quella della cannabis che provoca i buchi nel cervello. Insomma, il Dipartimento Antidroga, fa anche ricerca: se la commissiona, se la finanzia, se la giudica e se la pubblica. Una perfetta garanzia di indipendenza scientifica, non trovate?
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Della Teoria bufala dei buchi nel cervello della cannabis, a noi restano solo i buchi del bilancio dei finanziamenti pubblici, mentre invitiamo a riflettere ed agire di conseguenza a chi in questo buio decennio tra politici, medici, amministratori di servizi pubblici ha avallato e diffuso queste politiche criminali in molti casi usandole per fare carriera.
Noi non dimentichiamo.
Vedi anche:
Serpelloni, i reati e le responsabilità
Proibizionismo. L’arresto dell’ex zar antidroga fa emergere le forzature ideologiche e politiche
di
Il Manifesto delLa censura Proibizionista però non si è certo fermata di fronte a questo arresto eccellente, guardate infatti cosa sono riusciti a inventarsi riguardo alla grande manifestazione antiproibizionista di sabato scorso:
Million Marijuna March @ Manifestazione Nazionale StopTTIP, Sabato 7 Maggio, Roma
Pubblichiamo la smentita dal sito degli organizzatori della manifestazione:
“La Repubblica” delle cazzate: in Piazza dei Cinquecento, la polizia disperde i partecipanti alla Million Marijuana March
Sabato sera, 7 maggio 2016, è apparsa sui siti ADUC Droghe e Roma.Repubblica.it una notizia falsa e priva di fondamento, anche detta “bufala”, che riguarda la Million Marijuana March (Italia).
Sia ADUC che Repubblica affermano, infatti, che «I MILLE» partecipanti al «MARIJUANA DAY» sarebbero stati dispersi dalla polizia, per via di una presunta «MANIFESTAZIONE NON AUTORIZZATA».
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>>> Serpelloni torna a casa???!!! <<<
Giovanni Serpelloni non è più a capo del Dipartimento Antidroga e torna all’ASL di Verona.
Una grande vittoria per tutto il movimento. Ora attendiamo fiduciosi il nome del sostituto.
Il capo del Dipartimento Antidroga del Governo italiano Giovanni Serpelloni ha lasciato oggi l’incarico datogli da Carlo Giovanardi ormai nel 2008 e tornerà alla ASL di appartenenza, a Verona.
Una seconda grande vittoria per il movimento dopo la dichiarazione di incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi a febbraio. Sono inumerevoli le associazioni di settore che ormai da anni chiedono la rimozione di Serpelloni dal ruolo di regia delle politiche antidroga italiane, da troppi anni in controtendenza rispetto alle incrinature ormai evidenti nella war on drugs e alle esperienze di nuovi approci che si stanno susseguendo in tutto il mondo.
Fonte: fuoriluogo.it, di Leonardo Fiorentini 11/04/2014
>>>> Antidroga, il business delle relazioni politiche
Stupefacenti. Il consumo di stupefacenti in Italia continua a crescere. Malgrado dai tempi di Giovanardi il capo Dipartimento Serpelloni affidi ad agenzie fidate e ben pagate l’analisi dei dati. Che sostengono il contrario.
A differenza di quanto afferma il Dipartimento politiche antidroga (Dpa) della Presidenza del consiglio, i consumi di droga nel nostro Paese continuano a crescere. Soprattutto tra i giovanissimi. A dirlo sono le anticipazioni dei risultati dell’indagine Espad-Italia®, una ricerca sui comportamenti d’uso di alcol, tabacco e sostanze illegali da parte degli studenti delle scuole medie superiori, inserita nell’omonimo progetto del Consiglio d’Europa. Lo studio italiano viene condotto fin dal lontano 1995 dall’Istituto di Fisiologia Clinica (Ifc) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), sulla base degli indicatori standard richiesti dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze di Lisbona (Emcdda). Uso di stimolanti 2003-2012 – Fonte IFC-CNR vs fonte privata Governo Italiano
O almeno è stato così fino alla creazione del Dipartimento in questione, il 20 giugno del 2008. A partire da quell’anno, durante il quarto governo Berlusconi nel quale sottosegretario con delega a famiglia, droga e servizio civile era Carlo Giovanardi, coautore assieme a Fini dell’omonima legge repressiva da poco bocciata dalla Consulta che equiparava tutte le sostanze inasprendo le pene detentive, il neo Dipartimento politiche antidroga, guidato allora come oggi da Giovanni Serpelloni, ha deciso infatti di affidare ai privati le statistiche italiane sui consumi. Quelle che l’Italia trasmette poi annualmente all’Unione europea e alle Nazioni Unite. Sarà anche un caso, ma da allora, come si può vedere nelle tabelle che pubblichiamo, si è registrato un crollo dei consumi di tutte le sostanze e in particolare di eroina, allucinogeni e stimolanti.
Consumo Eroina 2000-2013 – Fonte IFC-CNR vs fonte privata Governo Italiano
Tanto che nel 2010, il primo anno in cui il Dipartimento ha diffuso i suoi dati, Giovanardi e Serpelloni annunciano trionfalmente alla stampa che in Italia ci sono un milione di tossicodipendenti in meno. Da allora, lo studio, è stato affidato a diversi soggetti. A realizzare l’ultimo, il Consorzio universitario di economia industriale e manageriale (Cueim), con sede legale a Verona, che, come lascia intendere il nome e il loro stesso sito web, si occupa soprattutto di questioni economiche e manageriali, non sembrando invece avere alcuna pregressa esperienza nel settore delle dipendenze patologiche o peggio ancora delle analisi epidemiologiche, paragonabile ad esempio a quella dell’Ifc-Cnr, un’ente pubblico di ricerca che viceversa opera da decenni in questo ambito. Dalla convenzione tra il Dipartimento e il Cueim, siglata il 10 ottobre 2011 per un importo 237 mila euro, emerge inoltre che l’affidamento è avvenuto in maniera diretta, quindi senza alcuna gara. E si tratta di un’altra scelta opinabile, soprattutto quando si appalta a strutture non pubbliche ma private, poiché il Consorzio in questione risulta composto non solo da università, ma anche da banche, società di assicurazioni e altre società di consulenza. Il contratto per il “Survey Italy” sui consumi di droghe, non è nemmeno l’unico commissionato al Cueim con una negoziazione privata e quindi senza comparazioni con altre possibili offerte.
Sarà anche questo un caso ma il tra i soci sostenitori del Consorzio in questione, figura anche l’Azienda Ulss 20 di Verona nella quale lavorava Serpelloni, prima di approdare a Palazzo Chigi. Fatto sta che soltanto tra il 2010 e il 2012, il Dipartimento da lui guidato ha affidato al Cueim 7 studi e ricerche per quasi 3 milioni di euro. Oltre al “Survey Italy”, sono infatti stati commissionati al Consorzio veronese anche il progetto Communication (360 mila euro), il Sind Support (un milione di euro), il progetto Consorzio di solidarietà per la prevenzione (350 mila), il Prevenire (390 mila), il Promo Eurodrugs 2 Eurotraining (350 mila) e La strada per una guida sicura (220 mila).
Tornando allo studio sui consumi, nella loro prima relazione, quella 2012 ma basata ovviamente su dati dell’anno precedente, l’allora ministro con delega al contrasto alle tossicodipendenze, Andrea Riccardi (governo Monti), visto il basso tasso di risposta ai questionari (pari al 33,4%) che rendeva tale dato «difficilmente rappresentativo», avrebbe imposto di aggiungere per la prima volta un inciso sulla «non validità statistica del dato».
Ma come vengono realizzati questi due studi sui consumi? L’Ifc del Cnr somministra a un campione molto ampio di ragazzi (45mila studenti di 500 scuole, una per provincia) un questionario cartaceo, che gli studenti possono compilare autonomamente nella propria aula, seduti al loro banco. Quando hanno finito, lo inseriscono in una busta che viene poi sigillata e inserita in una scatola. La ricerca duplicato, quella del Dipartimento antidroga, prevede viceversa un questionario web. La compilazione avviene quindi sullo schermo a video, nell’aula informatica della scuola, all’interno della quale vengono accompagnati dagli insegnanti che sicuramente girano poi tra le varie postazioni informatiche. Inutile aggiungere che si tratta di informazioni delicatissime e basta modificare anche solo una domanda all’interno del questionario, per rischiare di attribuire alle politiche di governo, piuttosto che a qualsiasi altra cosa, la variazione di un trend.
Questo per quanto riguarda i ragazzini, perché anche per la popolazione adulta, il Dipartimento ha creato un duplicato dello studio Ipsad condotto dal Cnr. Il questionario del Dpa è bello e patinato nonostante la crisi, e inviato a casa di un campione della popolazione, a firma di Mario Monti (allora era lui il premier). In quest’ultimo caso, il crollo dei consumi registrato è stato ancora maggiore rispetto a quello ottenuto coi ragazzini.
Di Alessandro De Pascale, 11.4.2014
IlManifesto.it
Fonte: http://ilmanifesto.it/antidroga-il-business-delle-relazioni-politiche/
Quando si parla di danni da droghe, sbiadisce il limite tra scienza, fede, pregiudizio o trita propaganda di regime.
Prendiamo, ad esempio, la recente pubblicazione di “Cannabis e danni alla salute” del DPA (Dipartimento Politiche Antidroga) del governo Berlusconi, “un megarapporto di oltre 500 pagine per rilanciare la sua Intifada contro le canne“, come lo ha giustamente definito Giorgio Bignami nell’ articolo – Cannabis, parla il Ministero Scienza e Propaganda – per la rubrica settimanale di Fuoriluogo sul Manifesto del 2 febbraio 2010.
Basta dare un’occhiata all’ Introduzione di Carlo Giovanardi (Sottosegretario di Stato per la Famiglia, Droga e Servizio Civile), per rendersi conto di quanto scientifica e rigorosa possa essere una ricerca aperta da simili enormità: “E’ stato dimostrato che la cannabis è una delle maggiori sostanze responsabili dell’alterazione delle capacità di apprendimento nei giovani(!!??), del calo della motivazione ad affrontare i problemi della vita, del far avvicinare più facilmente a droghe quali eroina e cocaina le persone più vulnerabili, di far scatenare e produrre gravi patologie psichiatriche, quali la schizofrenia, oltre che compromettere il normale sviluppo neurologico nel feto di madri consumatrici di sostanze.”
Evidentemente le ultime figuracce rimediate da Giovanardi lo hanno promosso a luminare della ricerca mondiale, dopo aver vergognosamente infangato e strumentalizzato l’omicidio di Stefano Cucchi, morto perché “anoressico, drogato e sieropositivo” e dopo le penose polemiche col Cnr nei mesi scorsi per aver gonfiato i dati del Rapporto tossicodipendenze 2010.
In ogni caso, come è nostro costume, andiamo sempre oltre questi miseri esempi di propaganda ideologica cercando di dare un contributo di onestà intellettuale e di ricerca metodologica in un campo come questo, in cui è difficile persino trovare strumenti condivisi di valutazione. Per questo motivo consigliamo a tutti, soprattutto ai suddetti “luminari nostrani”, la lettura di un interessantissimo articolo di un sociologo, lui sì di indubbio prestigio internazionale, Peter Cohen, con cui condividiamo da anni percorsi e analisi: I “danni da droga”: quanto è scientifico questo concetto? pubblicato su Fuoriluogo.
Questo saggio ci permette di ampliare ed approfondire meglio in concetto ricerca metodologica in un campo come questo, in cui è difficile persino trovare strumenti condivisi di valutazione dei danni reali delle “droghe”. Nel novembre 2010, il farmacologo David Nutt ha pubblicato una scala del danno delle droghe che vede l’alcol in cima (di cui noi ci siamo recentemente occupati in RICERCA DROGATA:Immigrati e consumatori di cannabis ad alto rischio di schizofrenia.
Ma – si chiede il sociologo Peter Cohen- è valido il metro del “danno” con cui si misurano e si classificano le droghe?
Spiega il sociologo: “il tentativo fatto da parte di Nutt et al. di mettere in discussione le classificazioni attuali, così come sono espresse nella legislazione, è utile e lodevole. Siamo lontani dal dimenticare le ragioni per cui, ad un certo punto, la cannabis e l’oppio sono stati dichiarati illegali. I rischi che si attribuiscono a queste sostanze sono diversi, in paesi diversi, così come è varia la severità delle conseguenze legali derivanti dall’essere colti a farne uso. A complicare le cose ulteriormente, c’è il fatto che le opinioni sui danni e le conseguenze pratiche sono destinati a cambiare nel tempo[2].
Tuttavia sia cannabis che oppio sono proibite a livello globale dalle Convenzioni sulle Droghe delle Nazioni Unite e dalla maggior parte delle legislazioni nazionali, elaborate sulla scia di queste Convenzioni. È legittimo mettere in discussione, come si fa in Nutt et al., i danni ipotizzati e la varietà di conseguenze legali per il consumo di droga, visto che sono basati su una definizione di danni della droga lontana da ogni rigore scientifico e, in effetti, da ogni razionalità. Perciò le mie osservazioni qui non mirano a mettere in discussione le classificazioni esistenti, ma piuttosto a “migliorarle” per mezzo di un sistema di classificazione a questionario, analogo a quello proposto in Nutt et al..
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Che fare allora?
A mio avviso la percezione dei danni legati alle droghe è affetta da così tante limitazioni di affidabilità e validità, che è impossibile al presente avere una stima seria del danno per ogni droga. A parer mio non è nemmeno valido associare i danni alle droghe soltanto. Le droghe sono consumate da essere umani, in condizioni individuali sociali e legali varie, a livelli di purezza e dosaggio vari. Qualsiasi siano gli “effetti” delle droghe, dannosi o meno, essi non possono essere valutati e nemmeno discussi, senza unire la droga ad un particolare consumatore o cultura del consumatore.
Le droghe di per sé non esistono nel loro pieno significato.
Senza un accordo preliminare su un insieme di variabili circa le caratteristiche del consumatore, il contesto culturale e la purezza e il dosaggio della droga, perfino una misura, di “danno della droga” minimamente standardizzato, non può essere stabilita. Senza questo accordo preliminare, una valutazione seria del danno da droga è un’illusione. Analogamente, se così non fosse, perché allora l’OECD avrebbe discusso per anni su come creare una misurazione standardizzata della “disoccupazione” e su come quantificare le sue componenti?. Molto probabilmente la scala del danno elaborata da Nutt et al., che vede la sostanza più largamente diffusa (l’alcol) al primo posto, seguita da quella meno diffusa (l’eroina) al secondo, è il riflesso di percezioni diffuse tra gli esperti. Ma le percezioni diffuse cambiano continuamente nel corso del tempo. Nemmeno l’uso delle più sofisticate tecniche statistiche per elaborare le percezioni combinate degli esperti potrà superare il fatto che queste sono niente di più che percezioni.
>>vedi anche: Test antidroga 2:il neuro-scienziato della domenica e Forum Droghe
e Test antidroga sul lavoro e alla guida:continua l’inquisizione contro la cannabis.
Inoltre vi consigliamo una recente pubblicazione a cui ha collaborato lo stesso Peter Cohen:
Cocaina. Il consumo controllato