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16A Edizione Million Marijuana March Italia
#ROMA, STIAMO ARRIVANDO!!!

Contro ogni forma di monopolio ed oligopolio,per riconsegnare la #coltivazione della #cannabis al genere umano, come sempre in difesa dei diritti di tutte e di tutti e non degli interessi della finanza e della propaganda partitocratica!

***

Million Marijuana March (ITALIA) è parte di un NETWORK MONDIALE che comunica e si confronta attraverso una storica mailing list interna e dove tutte le organizzazioni dei vari Paesi, fermo restando l’importanza di rivendicare i TRE PUNTI GLOBALMENTE CONDIVISI, hanno la propria autonomia locale nel decidere data e modalità della mobilitazione, anche in base ai diversi contesti di contrasto alle normative proibizioniste che cambiano da Paese a Paese.

Tuttavia, così come il #proibizionismo della cannabis è divenuto in brevissimo tempo un fenomeno di portata globale, introdotto nel 1937 in America e subito dopo esportato nel resto del mondo, tutti noi stiamo ora assistendo (chi prima, chi dopo) al tentativo altrettanto globalizzato e sempre spinto da enormi interessi economici di sostituirlo con ricchi regimi di #monopolio ed #oligopolio.

La storica sezione in #California, con il proprio centro a Los Angeles, è stata la prima ad opporsi a questo tentativo, riuscendo, grazie al proprio attivismo consapevole ed al supporto di altre realtà locali, a far bocciare la famosa “PROPOSITION 19”, ovvero il referendum che avrebbe consegnato il controllo della produzione di cannabis nelle mani di pochi concessionari oligopolisti. Poiché furono i primi a prendere posizione, per giunta contro un referendum che la propaganda spacciava come “legalizzazione”, dovettero anche spiegarlo ai comitati degli altri Paesi. Tuttavia, se oggi possono coltivare, è proprio grazie al risultato che riuscirono ad ottenere allora.

Successivamente, si sono verificati anche altri casi simili, come in #Canada, con la resistenza per via legale ai disastri causati dal monopolio sulla cannabis “terapeutica”, oppure in #Ohio, dove pochi mesi fa, grazie alla campagna “No Oligopolio” sostenuta dagli attivisti MMM ed altre realtà locali, i cittadini hanno avuto l’opportunità di partecipare al referendum di fine 2015 con adeguata consapevolezza, scegliendo così di bocciare la “ISSUE 3” (vedi: https://goo.gl/mzsYL5), perché avrebbe consegnato la cannabis nelle mani di 10 oligopolisti ed approvare la “ISSUE 2” che, al contrario, vieta la formazione di monopoli ed oligopoli in tutto lo stato dell’Ohio (vedi: https://goo.gl/FFUCql).

Ebbene, noi stiamo seguendo esattamente lo stesso percorso qui in #Italia e non c’è nemmeno bisogno di spiegarlo, considerati i precedenti. Non a caso, la scorsa edizione di #MMM è stata intitolata #CannabisBeneComune e quella precedente #Umanopolio, inteso come il monopolio all’umanità intera, ossia nessun monopolio.

Del resto, l’intero network mondiale ha oramai capito (e fin troppo bene) come quegli #interessi che finora ci hanno sottratto la pianta con lo strumento del proibizionismo, per garantire enormi #profitti ai soliti noti, siano esattamente gli stessi che oggi – e sempre per salvaguardare il profitto di pochi a discapito dei diritti di tutte e tutti – tentano di spacciare per “LEGALIZZAZIONE” l’ulteriore MONOPOLIZZAZIONE DELLA CANNABIS, al fine di poter continuare a negarci l’accesso alla sua coltivazione e, contemporaneamente, essere finalmente legittimati a venderci legalmente i prodotti derivati da questa pianta.

Per questa ragione, le organizzazioni di M.M.M. dei vari Paesi, pur senza mai smettere di rivendicare i tre punti globalmente condivisi, non possono certamente fare a meno di contestualizzare le proprie iniziative in base agli andamenti della politica interna, rapportandosi innanzitutto con la propria rete di attivisti nazionale. Nel nostro caso, essa è costituita da svariate realtà di base, ben radicate e diffuse territorialmente, che decidono e si coordinano attraverso le proprie Assemblee di Gestione. In questo modo, tutte le #criticità e le #proposte più significative vengono poi riportate nelle Assemblee nazionali, dove le realtà territoriali partecipano con i propri rappresentanti e vengono stabiliti #obiettivi di avanzamento comune, orizzontalmente condivisi.

Nel nostro Paese, non c’è un centro, né una periferia, ma un sistema reticolare, poggiato sugli snodi delle isole liberate che praticano autogestione ed autorganizzazione.

Fin dalla sua nascita, Million Marijuana March (ITALIA) fa parte di quel movimento di base antiproibizionista conosciuto con il nome di #MDMA (Movimento Di Massa Antiproibizionista), la cui naturale continuazione, a partire dal 2012, è oggi rappresentata dalla Rete Italiana #FineDelMondoProibizionista. Insieme alle molte altre realtà che ne fanno parte, abbiamo recentemente partecipato alla stesura di un DOCUMENTO CONDIVISO (vedi:http://goo.gl/Fo5N5b) che ora siamo tutte/i intenzionati a far valere, contro il subdolo tentativo di stabilire in Italia un regime di monopolio sulla cannabis, mascherato da “legalizzazione” e contenuto nella Proposta di Legge depositata alcuni mesi fa in Parlamento dal cosiddetto Intergruppo Cannabis legale.

DOMENICA 10 APRILE è in programma la prossima ASSEMBLEA NAZIONALE ed uno dei principali punti all’ordine del giorno sarà proprio quello di stabilire come e quando lanciare le future mobilitazioni e modalità della campagna informativa contro questa ennesima beffa.

Per questo motivo, poiché noi NON intendiamo la M.M.M. come una sterile ricorrenza, ma, al contrario, continuiamo ad identificarla come un momento molto importante per attirare l’attenzione sul tema antiproibizionista, declinato in base alla nostra visione del fenomeno e caratterizzato da specifiche rivendicazioni, ancora non abbiamo diffuso la data dell’edizione 2016, la sedicesima in Italia. Abbiamo cioè ritenuto più opportuno e giusto attendere l’Assemblea nazionale, in modo da definire insieme al resto del movimento una linea comune di mobilitazioni, finalizzate a raggiungere il loro apice con una grande manifestazione quando la proposta di legge dell’intergruppo cannabis legale entrerà nel vivo dei lavori parlamentari.

Non a caso, negli ultimi paragrafi del documento condiviso da tutto il movimento si legge quanto segue:

«… DISPOSTI COME SEMPRE A SCENDERE IN PIAZZA, ANCHE CONTRO QUESTA PROPOSTA DI LEGGE, QUALORA LE NOSTRE ISTANZE NON DOVESSERO ESSERE ACCOLTE, ESORTIAMO COLORO DAVVERO INTERESSATI AD UNA RIFORMA NORMATIVA DEGNA DI QUESTO NOME A RICONOSCERE INNANZITUTTO LA PIENA LICEITÀ DELLA COLTIVAZIONE INDIVIDUALE DI CANNABIS …».

Pertanto, ringraziando di cuore tutt* coloro che ci stanno scrivendo per chiedere maggiori informazioni sullo svolgimento della prossima MMM, vi comunichiamo che l’attesa sta per concludersi, dato che, A BREVE, non appena avremo deciso modalità, date e luoghi, diffonderemo informazioni più precise attraverso tutti i siti web e le pagine della nostra Rete, tra cui www.millionmarijuanamarch.info e questa, che è la pagina ufficiale d MMM (Italia).

Leggi e Condividi il Comunicato:

Comunicato: Cannabis “legale”? …Ma a quale prezzo?!!

LA PROPOSTA DELL’INTERGRUPPO PARLAMENTARE ” CANNABIS LEGALE “: VERSO IL MONOPOLIO SULLA CANNABIS
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In questi mesi si parla molto di questa proposta di legge, sperando che possa essere  ancora migliorata segnaliamo alcuni gravi problemi e pericoli più o meno evidenti,  per non perdere anche questa OCCASIONE e avere il sostegno di chi lotta da decenni per la COMPLETA DEPENALIZZAZIONE coltivazione per uso PERSONALE di cannabis

Di seguito questo articolo da

Million Marijuana March Italia

che entra nel merito sulla proposta legge parlamentare del senatore Benedetto Della Vedova sostenuta trasversalmente in Parlamento.

 

IL GIOCO DELLE TRE CARTE-
LA PROPOSTA DELL’INTERGRUPPO PER IL MONOPOLIO SULLA CANNABIS

Carta vince, carta perde, ma chi vince è sempre il banco, un altro monopolio che sostituisce il precedente e che produrrà ancora ricchezza per pochi e galera per tanti e tante.

A perderci è quella enorme parte di popolazione che si vedrà ancora rubare il diritto a coltivare una pianta che è parte del patrimonio botanico del pianeta, il diritto naturale di usufruire di un bene comune.

Lo avevamo detto e ripetuto più volte e con largo anticipo che il rischio imminente sarebbe stato quello della spartizione del monopolio del mercato delle sostanze illegali tra le narcomafie (che lo detengono attualmente) e le multinazionali del farmaco e del tabacco, cominciando proprio dalla Cannabis.

Non a caso l’edizione 2014 della M.M.M. (Italia) l’abbiamo intitolata “UMANOPOLIO” e l’edizione 2015 “CANNABIS BENE COMUNE”.

Non ci rassegneremo alla beffa di dover comprare in un regime di monopolio e ai loro prezzi, solo le varietà imposte dalle multinazionali con le loro tecniche di coltivazione, consci che il monopolio è appunto appannaggio degli amici degli amici e solo per loro.

Ossia, chi ne sarà fuori e deciderà per l’autoproduzione, continuerà a finire in galera, com’è sempre accaduto e accade in tutto il mondo laddove le mafie devono difendere i loro interessi.

Le guerre le fanno sempre i governi contro i popoli, tutti i popoli, interni ed esterni, per garantirsi grossi introiti economici: il proibizionismo è il classico esempio di collusione tra governi e mafie.

Se poi questa PL fosse convertita in legge, la collusione sarebbe con le lobby affaristiche che ne gestirebbero il mercato e non ci sorprenderebbe se a giochi fatti, scoprissimo anche alcuni suoi proponenti tra gli investitori.

Del resto ricordiamo gli investimenti economici personali dei ministri del vecchio pentapartito nelle fabbriche di specchietti retrovisori alla vigilia delle leggi che li resero obbligatori, moltiplicando il profitto di quelle aziende.

Siamo allarmati da come la becera propaganda affaristica spacci per prospettiva di legalizzazione la proposta di molti parlamentari di diversi gruppi politici noti come “Intergruppo Parlamentare per la Legalizzazione” e riteniamo sia un grande imbroglio sul quale occorre fare chiarezza.

È dichiarato esplicitamente l’intento del MONOPOLIO di STATO (vedi Art.5 «TITOLO II-BIS MONOPOLIO DELLA CANNABIS “..Art. 63-bis. – (Oggetto del monopolio). – 1. La coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis e dei suoi derivati sono soggette a monopolio di Stato in tutto il territorio della Repubblica..”).

Risulta evidente la finalità del reperire risorse con la cannabis tramite le concessioni ai rivenditori, con il meccanismo delle licenze descritto all’articolo 63, in negozi a questo esclusivamente dedicati (che sarebbero l’evoluzione degli attuali grow shop) “..Art. 63-sexies. – (Licenza di vendita al dettaglio della cannabis e dei prodotti da essa derivati). – 1. L’Agenzia delle dogane e dei monopoli può autorizzare la vendita al dettaglio della cannabis e dei prodotti da essa derivati a persone maggiorenni, in esercizi commerciali destinati esclusivamente a tale attività.)”.

Siamo assolutamente certi, vista l’impostazione della Proposta di Legge tutto monopolio e business, che le 5 piante della sbandierata e apparentemente consentita auto coltivazione casalinga per uso personale e le 5 piante a testa per gli iscritti ai CSC, siano solo uno specchietto per le allodole.

appello-autoproLa possibilità di auto coltivazione infatti è solo lo zuccherino necessario ad addolcire la pillola e a creare quel consenso popolare necessario alla sua approvazione, molto sostenuta dalla parte commerciale del panorama cannabis, come le ditte di settore e quelle catene che attualmente vendono semi, lampade e concimi che in futuro potrebbero diventare i beneficiari delle concessioni del MONOPOLIO.

Alla prima finanziaria, verrebbe individuata la causa del mancato obiettivo di bilancio, ossia entrate minori degli introiti previsti per lo Stato, nella concorrenza delle coltivazioni casalinghe e nei CSC, che tornerebbero illegali come ora ma con l’aggravante che poi l’autocoltivazione, (essendo in contrasto con gli interessi del monopolio…) diverrebbe contrabbando, punito con pene molto severe e la confisca preventiva dei beni, oltre a salate multe calcolate per ogni grammo del materiale illegale com’è già adesso per i tabacchi.

Se così non fosse, non si capirebbe perché comunicarne anche il luogo della coltivazione al’ufficio di competenza regionale dei monopoli di stato come previsto sia per le 5 piante casalinghe che per i CSC ai seguenti articoli 1-bis e 1-ter della proposta di legge:

« 1-bis. “…Chiunque intenda coltivare cannabis ai sensi del periodo precedente invia, allegando la copia di un documento di identità valido, una comunicazione all’ufficio regionale dei monopoli di Stato territorialmente competente, recante l’indicazione dei propri dati anagrafici e del luogo in cui intende effettuare la coltivazione.

E lo stesso vale per i CSC:

« 1-ter. È consentita la coltivazione di cannabis in forma associata, ai sensi del titolo II del libro primo del codice civile, nei limiti quantitativi di cui al comma 1-bis, in misura proporzionata al numero degli associati. A tale fine il responsabile legale invia una comunicazione all’ufficio regionale dei monopoli di Stato territorialmente competente, ai sensi del citato comma 1-bis..”.

Poi ci domandiamo perché ai Monopoli e non alla Prefettura? E sarebbe comunque bizzarro e anomalo, visto che tutte le leggi della Repubblica stabiliscono cos’è legale e cosa non lo è, oppure oltre quale limite una condotta diventa illegale.

Se fino a cinque piante fosse veramente legale non si dovrebbe comunicare nulla a nessuno: in autostrada è lecito guidare fino ad una velocità di 130 KM orari, ma non risulta fino ad ora che prima di imboccarla si debba inviare comunicazione alla motorizzazione civile nella quale si dichiari luogo di partenza e destinazione, che saranno percorsi senza oltrepassare i limiti consentiti e di non avere bevuto alcolici!

Eventualmente se poi si venisse trovati a guidare con un tasso alcolico oltre lo 0,5% consentito oppure ad una velocità superiore al limite, scatterebbero le sanzioni. Allora perché non scrivere più semplicemente che l’autocoltivazione è legale fino ad un numero tot di piante ed è illegale oltre?

Perché in questo modo le sezioni regionali dei Monopoli di Stato avrebbero già il database con gli indirizzi delle porte alle quali andare a bussare nel caso in cui la prima finanziaria successiva alla trasformazione in legge di questa proposta, rendesse nuovamente illegale l’autocoltivazione.

Noi contrasteremo questa PL che vorrebbe monopolizzare la cannabis perché non vogliamo finire dalla padella nella brace!

Se ora sempre più sentenze interpretano la legge riconducendo all’uso personale le piccolissime coltivazioni di due o tre piante, in questo modo non sarebbe più possibile, poiché con la nuova legge, nessuno negherebbe l’accesso alla cannabis, che sarebbe però acquistabile esclusivamente in regime di monopolio, ai loro prezzi e solo per le qualità da loro commercializzate.

Non a caso pare che alcuni imprenditori stiano già pensando a marchi in franchising, vedi l’intervista a dolcevita del proprietario del marchio “NATIVA”, che inizia così: “L’obiettivo è chiaro: conquistare il multimilionario mercato italiano della cannabis ricreativa..”, vedi link: http://www.dolcevitaonline.it/nativa-il-franchising-italiano-per-la-cannabis-che-punta-sulla-legalizzazione/

Ed è chiaro che le aziende di settore, i grow shop e tutto il lato commerciale del fenomeno, comprese le finte associazioni di imbonitori, svolgono il ruolo che nel sindacalismo dello scorso secolo fu dei “sindacati gialli”, pagati ed organizzati dalle stesse classi patronali per difendere i loro stessi interessi.

Tutto quel mondo imprenditorial-cannabico, molto attivo in rete ma non radicato nel sociale, incapace di riempire le piazze ma al massimo le fiere commerciali di settore, ha ovviamente dalla sua parte in questo business i media nazionali espressione di grandi gruppi imprenditoriali e finanziari, ma non può e non dovrebbe avere il consenso di chi rivendica il diritto a coltivare una pianta per liberarla dalle speculazioni del mercato.

Abbiamo sottoscritto e coprodotto la “Carta dei diritti delle persone che usano sostanze- Genova 2014” (vedi link http://www.millionmarijuanamarch.info/approfondimenti/17-carta-dei-diritti-delle-persone-che-usano-sostanze.html ) in cui agli articoli 12, 13 e 14 è rappresentata la nostra posizione, che non esclude neanche il mercato per chi decidesse di non volerla coltivare in proprio o in associazione, garantendo così la libertà di scelta. Per questi motivi appoggiamo la proposta contenuta nel “Sesto Libro Bianco 2015” di Forum Droghe che mette al centro i diritti delle persone invece che gli interessi economici, vedi link: http://ungass2016.fuoriluogo.it/2015/11/18/seconda-edizione-del-6-libro-bianco-sulla-legge-sulle-droghe/

Diffidate degli imbonitori, presenti solo in rete e nei palazzi del potere legislativo e della finanza, contro i quali ci prepariamo a mobilitarci scendendo nelle nostre piazze per smascherarne l’inganno.

L’abbiamo sempre fatto e lo continueremo a fare non rassegnandoci mai a scambiare i nostri diritti con gli interessi economici degli amici dei soliti furbetti che confondono volutamente la politica con gli interessi privati di pochi.

Million Marijuana March Italia
Nè con le mafie, nè con le multinazionali del farmaco e del tabacco, per l’ ‪#‎Umanopolio‬, ‪#‎CannabisBeneComune‬!

vedi anche:
“E SE FOSSERO LE TABACCHERIE A VENDERE LA CANNABIS?”
http://www.assotabaccai.it/…/uploads/2015/09/tmag_4_2015.pdf

 

 

nuovo-tentatitivo-cannabis-tabella-1-droghe-pesanti-fini-giovanardiPubblichiamo integralmente questo allarmante articolo dal sito di  BioCannabis

18/09/2015

Pensavate fossero disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera della canapa ed invece stanno tendando di riportare la canapa nella Tabella 1 – DROGHE PESANTI – come ai tempi della FINI-GIOVANARDI

Proposta di Legge nazionale “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” (Testo unificato C. 1373 Lupo, C. 1797 Zaccagnini, C. 1859 Oliverio e C. 2987 Dorina Bianchi).

Nelle ultime settimane, abbiamo messo in evidenza il grave paradosso insito in questa PL, che professa di voler incentivare la coltivazione della canapa per i diversi utilizzi con essa possibili, ma che in realtà punta a ben altro, a qualcosa di non dichiarato e ben nascosto nei propri articoli. Se questa proposta divenisse legge, essa costituirebbe la possibilità del primo ecodisastro della storia perpetrato con la nostra amata pianta, che Arnao definiva “la mite piantina”. Come già ampiamente illustrato nei precedenti articoli sul tema, infatti, i promotori vorrebbero legittimare la combustione della biomassa di canapa impiegata per la fitodepurazione di siti contaminati da metalli pesanti ed altri agenti inquinanti in impianti per la produzione di energia elettrica. Questa pratica riverserebbe nell’aria i veleni estratti dalla terra (che diverrebbero respirabili dalle popolazioni limitrofe) e rappresenterebbe un utile supporto ai 12 nuovi inceneritori, la cui costruzione e prevista nel decreto “Sblocca Italia” (vedi link: “Non BIOMASSAcriamo l’aria”).

Come se ciò non fosse già abbastanza, oggi, nostro malgrado, siamo costretti a prendere atto che le brutte sorprese non terminano qui e che, a quanto pare, al peggio (a cui mai ci abitueremo) non c’è fine!

Con riferimento all’ultima bozza del testo di legge di cui sopra, approvata in Commissione agricoltura a seguito degli emendamenti dello scorso 28 luglio (vedi Bollettino delle Giunte e delle Commissioni Parlamentari N° 491, da pag. 270 a 281), stiamo parlando dell’articolo «9» in essa contenuto, che così recita:

ART. 9

(MODIFICA DEL DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 9 OTTOBRE 1990, N. 309)

1. All’articolo 14, comma 1, lettera a) del Testo Unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, il numero 6) è sostituito dal seguente:

«6) la canapa sativa, compresi i prodotti da essa ottenuti, proveniente da coltivazioni con una percentuale di tetraidrocannabinoli superiore all’1 per cento, i loro analoghi naturali, le sostanze ottenute per sintesi o per semi sintesi che siano ad essi riconducibili per struttura chimica o per effetto farmaco-tossicologico».

2. Il comma 1 dell’articolo 26 del Testo Unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente: «1. Salvo quanto stabilito nel comma 2, è vietata nel territorio dello Stato la coltivazione delle piante comprese nelle tabelle I e II di cui all’articolo 14, ad eccezione della canapa coltivata esclusivamente per la produzione di fibre o per gli usi consentiti dalla normativa vigente.

L’articolo apporta due modifiche testuali al Testo Unico in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope (decreto del Presidente della Repubblica 309 del 1990). In particolare, la prima modifica incide sull’articolo 14, comma 1, lettera a), recante criteri per la formazione delle tabelle, prevedendo che nella tabella I allegata al predetto Testo Unico, relativa alle cosiddette DROGHE PESANTI, sia inserita la CANAPA SATIVA, compresi i prodotti da essa ottenuti, con una percentuale di tetraidrocannabinoli (THC) superiore all’1%.

In altre parole, proprio come ai tempi della Legge FINI-GIOVANARDI, che equiparava le cosiddette droghe leggere con quelle pesanti, la modifica proposta nell’articolo 9 della suddetta PL produrrebbe l’effetto di riportare nuovamente la canapa nella Tabella I (uno), dalla quale era stata da poco rimossa e ri-posizionata nella Tabella II (due), con l’inevitabile conseguenza di un ennesimo inasprimento delle sanzioni penali ed amministrative, per la coltivazione illecita della cannabis ed il possesso dei prodotti da essa ottenuti, ben superiori a quelle previsti oggi. Tutto questo, vogliamo sottolinearlo, giunge dopo anni di lotte per ottenere la cancellazione della Fini-Giovanardi e nonostante le promesse e la propaganda politica degli ultimi mesi sul fronte della sbandierata legalizzazione.

In conclusione, pensavamo di contrastare i contenuti inaccettabili e pericolosi per l’ambiente di una proposta di legge che, ufficialmente, almeno nelle dichiarazioni, avrebbe dovuto rinnovare gli aspetti della attuale normativa della coltivazione in campo agricolo della Canapa e ci siamo trovati di fronte a ben altro. Siamo partiti sollevando la questione della biomassa inquinata, per arrivare a scoprire una ipotesi di legge che è un ritorno al buio recente passato, con la modifica peggiorativa della attuale 309/90, che mai ci saremmo immaginati potesse essere contenuta in un testo del genere, pur non apprezzando questa PL e la PL della Regione Lazio. Siamo stupefatti dal fatto che, ancora una volta, questo tentativo sia stato messo in atto utilizzando una PL che apparentemente non centra nulla, approfittando della distrazione generale e con il sostegno di quell’”antiproibizionismo” di facciata, molto affascinato dagli affari e accondiscendente con il potere.

Torneremo sull’argomento a breve con approfondimenti, interviste e interventi tecnico/legali, oltre che politici, di vari esponenti dei movimenti, delle reti e dell’associazionismo di base attivo nel sociale solidale.

L’azienda agricola Biocannabis.


RIFERIMENTI:

Bollettino delle Giunte e delle Commissioni Parlamentari N° 413 – 26/03/2015

XIII COMMISSIONE PERMANENTE (AGRICOLTURA) – SEDE REFERENTE: “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”.

Vedi pag. 123, colonna destra: ART. 11 (Modifica del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309) del Testo Unificato elaborato dal Comitato Ristretto e adottato come testo base.

Bollettino delle Giunte e delle Commissioni Parlamentari N° 491 – 28/07/2015

XIII COMMISSIONE PERMANENTE (AGRICOLTURA) – SEDE REFERENTE: “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”.

Vedi pag. 281, colonna sinistra: proposte emendative (approvate) all’ART. 11 (Modifica del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309) del Testo unificato C. 1373 Lupo, C. 1797 Zaccagnini, C. 1859 Oliverio e C. 2987 Dorina Bianchi.

“Canapa, approvato il testo per rilanciare la filiera” – Filippogallinella.it

COMUNICATO STAMPA 29/07/2015 del deputato Filippo GALLINELLA (M5S), VIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA).

Vedi: “Bozza Testo Unificato Approvato dalla Commissione nella seduta del 28 luglio 2015″, con riferimento all’ART. 9 (Modifica del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309), ex articolo 11.

“Canapa: legge approvata commissione, ora passagio al Senato” – Canapaindustriale.it

RASSEGNA STAMPA 31/07/2015 a cura della redazione della rivista Canapa Industriale.

Vedi approfondimenti contenuti nell’articolo, con particolare riferimento alla dichiarazione dell’onorevole Adriano ZACCAGNINI (SEL), vicepresidente uscente VIII COMMISSIONE AGRICOLTURA: “Io credo nella possibilità che anche il Senato l’approvi senza fare modifiche, e in questo caso potrebbe darsi che la legge venga promulgata entro dicembre”.

Bollettino delle Giunte e delle Commissioni Parlamentari N° 502 – 10/09/2015

COMMISSIONE PARLAMENTARE per le questioni regionali – SEDE CONSULTIVA: “Norme  per  il  sostegno  e  la  promozione  della  coltivazione  e  della  filiera  della  canapa. Testo unificato C. 1373 e abb.”. (PARERE FAVOREVOLE)

Vedi pag. 98, colonna destra, con rif. all’accoglimento positivo del provvedimento di cui all’ART. 9 (Modifica del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309).

Nota: ci riserviamo di pubblicare, non appena possibile, l’esito dell’esame in SEDE CONSULTIVA nelle altre Commissioni dove è prevista la discussione, finora rimandata, ma che stiamo costantemente monitorando:

  • Camera I Affari costituzionali
  • Camera II Giustizia
  • Camera V Bilancio e Tesoro
  • Camera VII Cultura
  • Camera VIII Ambiente
  • Camera X Attivita’ produttive
  • Camera XII Affari sociali
  • Camera XIV Politiche Un. Europea

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antiproibizionismo
Ancora una vittima dell’ ignoranza figlia dalla repressione PROIBIZIONISTA.
Ancora una vita giovanissima spazzata via in uno dei locali più famosi, blasonati e CONTROLLATI del “bel paese”.
Ancora uno sciacallaggio mediatico senza vergogna nè rispetto per il dolore di parenti e amici.
Noi ci limitiamo a segnalare qualche articolo più ragionato e puntuale e una nostra intervista rilasciata a DolceVitaonline per avanzare verso interventi più utili a evitare altre tragedie simili.

L’IKEA dell’elettronica e la morte di un ragazzo

Sedicenne morto a Riccione, il medico: “Serve riduzione del danno. Invece si fa solo repressione”

Inoltre vi segnaliamo un’altra intervista dello scorso ottobre sul tema urgente dell’ analisi delle sostanze circolanti nel mercato italiano

 – Le cavie d’Europa – Perché in Italia circolano le droghe più scadenti sul mercato

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coccoricòQuando si commentano eventi tragici come quello accaduto sabato scorso al Coccoricò di Riccione, dove un ragazzo di 16 anni ha perso la vita, è meglio aspettare un attimo e ragionare. La rincorsa alla scrittura della notizia in velocità la lasciamo ad altri giornali, così come gli lasciamo volentieri anche la solita retorica della tragedia. Non perché non sia stata una tragedia la morte di un ragazzo così giovane, ma perché serve altro per cambiare le cose e far sì che questi fatti non accadano più.

Su quasi tutti i media nazionali avrete potuto leggere le stesse cose: la morte accettata come logica conseguenza dello sballo dei giovani, e i pochi spunti polemici indirizzati alla mancanza di controlli, all’esigenza di avere più polizia e cani antidroga all’ingresso, la richiesta di chiudere il locale. Ad infarcire il tutto livelli di ignoranza da ritiro del tesserino dell’ordine dei giornalisti: l’mdma descritta come una nuova droga, l’ipertemia confusa con la febbre, l’amico del ragazzo che gli aveva dato l’mdma additato come pusher e unico colpevole. Chi più ne ha più ne metta.

Non un ragionamento su come si potrebbero evitare in futuro questi tragici avvenimenti, fatta eccezione per un paio di articoli ben fatti (in particolare questo dell’agezia Dire e questo di Manila Ricci del Laboratorio Paz di Rimini). Del resto, non un singolo articolo che citi parole come “riduzione del danno”, “chill-out”, “analisi delle sostanze”. Eppure il nocciolo della questione sarebbe, soprattutto, questo.

Ne abbiamo parlato con Max, del Lab57 di Bologna, associazione di promozione sociale senza scopo di lucro che da anni lavora nelle feste e nei “Free parties” facendo riduzione del danno, informazione, analisi delle sostanze, primo soccorso. Insomma tutte quelle attività che servono a prevenire fatti come quello di sabato scorso.

  • Ciao Max, cosa hai pensato quando hai sentito la notizia del ragazzo morto al Coccoricò?

Che al Coccoricò ci sono 33 telecamere a circuito chiuso e un’ambulanza pagata dai gestori del locale, oltre a decine di buttafuori che perquisiscono i ragazzi all’ingresso e poliziotti in divisa e in borghese. Il risultato è che nonostante questo dispiegamento di forze e risorse, nei locali commerciali come nelle feste organizzate dai Comuni della riviera come la Molo street parade ogni fine settimana si rischia il morto e ogni tanto, come questa volta, ci scappa davvero. Nel frattempo noi di Lab57 sabato scorso eravamo a un rave a Pavullo (Modena), migliaia di persone e non c’è stato nessun problema sanitario rilevante, perché c’erano strategie di riduzione del danno, al posto di inutili controlli repressivi.

  • Cosa intendi per riduzione del danno, come potrebbe servire a evitare queste tragedie?

Innanzitutto significa avere punti dove si faccia analisi chimica delle sostanze. In alcuni paesi europei questa è una prassi, se vai fuori da certi tipi di locali in Spagna, Portogallo, Svizzera, Francia ed Austria, ad esempio, trovi personale sanitario che con dei kit analizza in tempo reale la sostanza che hai acquistato e ti sa dire il grado di purezza che ha, se e quanto è tagliata con farmaci, caffeina o altre schifezze che potrebbero farti del male. Queste analisi si possono fare con piccoli laboratori portatili, bastano da due a venti minuti, a seconda delle tecniche che si usano, i kit colorimetrici che usiamo noi, ad esempio, costano poco o niente. Un’analisi dal costo di un euro e 60 centesimi poteva salvare la vita a quel ragazzo, mettendolo in guardia sulla purezza della sostanza.

  • E perché non viene fatta in Italia?

Perché culturalmente siamo ancora vittime del discorso dei vari Giovanardi e delle comunità di recupero in stile San Patrignano. Loro dicono: se tocchi la droga muori. E il loro discorso finisce lì. L’unica prevenzione che conoscono è quella della polizia e dei buttafuori che perquisiscono gli ingressi. Però poi succede che ovviamente i giovani le sostanze le assumono comunque, e per evitare i controlli l’mdma la prendono in polvere anziché in pastiglie che sono più difficili da nascondere. Il risultato è che poi la polvere la versano di fretta in una bottiglietta d’acqua e buttano giù. Senza avere un’idea di quanta ne prendono. Anche perché nessuno gli spiega che per stare sicuri con l’mdma la dose da non superare è 1/10 di grammo, questo ragazzino che è morto ne aveva assunta dieci volte tanto. E poi la riduzione del danno non viene fatta anche a causa delle politiche dei gestori dei locali.

  • In che senso?

Il problema è sempre lo stesso: siccome fare riduzione del danno è visto dai gestori come un’ammissione implicita del fatto che all’interno dei loro locali c’è gente che assume sostanze, allora preferiscono non farla nascondendo la testa sotto la sabbia. Quelli del Coccoricò poche settimane fa’ erano stati a San Patrignano, a spiegare che grazie ai controlli la droga non era più un problema grave dentro al loro locale. Si è visto.

  • Anche i controlli rappresentano un problema?

Nel modo in cui vengono fatti sì, se un ragazzo sta male dentro a una discoteca non sa cosa fare. I suoi amici temono che accompagnandolo fuori vengano interrogati e perquisiti dalla polizia, che è sempre presente fuori dai locali. Le ambulanze sono poste spesso a pochi metri da buttafuori e poliziotti, e un ragazzo che si sente poco bene non ci andrà mai per paura di essere fermato. Così succede che un ragazzo che sta male pensi “non ci vado fuori, tanto adesso mi passa” e rimane dentro al locale, dove non esistono quasi mai aree “chill-out” dove possa stare tranquillo, senza musica assordante, aiutato da personale esperto in primo soccorso ed effetti delle sostanze che sia in grado di dargli una mano per riprendersi lì in chill-out o di chiamare il 118 se la situazione lo richiede davvero. In tutto questo il gestore del Coccoricò all’indomani della tragedia ha detto che aumenterà la sicurezza pagando di propria tasca per avere più cani antidroga all’ingresso del locale. Una pazzia.

  • A leggere i giornali sembra invece che il colpevole di tutto sia l’amico che gli ha ceduto l’mdma…

Questo è un altro dei modi distorti con cui si ragiona di queste cose. Ci si limita a invocare più controlli ed a cercare un capo espiatorio per lavarsi le coscenze. Sui giornali questo ragazzo è già diventato “il pusher”. Il terribile spacciatore da punire. Ma è un diciannovenne (amico di scuola del ragazzo che non c’è più, ndr), che forse allo stesso modo ha assunto una dose spropositata di mdma con la sola differenza che non ci ha lasciato le penne. La causa di questi decessi, lo ripeto, va cercata nella mancanza di progetti di informazione che spieghino come assumere le sostanze, i dosaggi corretti, i mix pericolosi e cosa fare se un amico non si sente bene, nell’assenza di personale sanitario qualificato. Perché è vero che c’erano gli operatori del 118, ma io che ho a che fare spesso con loro per il mio lavoro so come molti di loro non sappiano assolutamente cosa fare in questi casi, perché non vengono formati adeguatamente per far fronte a queste situazioni in cui serve riconoscere tempestivamente gli effetti di diverse sostanze assunte contemporaneamente, tra le quali l’alcool non manca mai, ovviamente.

  • Come si potrebbe fare nel breve periodo per evitare che queste cose si ripetano?

Accettare che nonostante i controlli, i cani antidroga, le telecamere, i buttafuori e le campagne di San Patrignano l’uso di sostanze è comunque radicato e impossibile da debellare. Basterebbe spendere un decimo di ciò che si spende in repressione per creare dei punti con personale qualificato dentro e fuori i locali, creare sale “chill out” efficenti con postazioni mobili per testare le sostanze prima che vengano assunte e fare campagne informative serie, a cominciare dalle scuole, che spieghino i rischi correlati all’assunzione di ogni sostanza e come evitare di lasciarci le penne se per caso si decide di assumerla comunque. Nei paesi dove si cerca di seguire questo approccio i risultati sono ottimi.

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pubblicato il 23/7/15 su Dolcevitaonline

 

 

locandina 2 definitiva 14 giugno


ASSEMBLEA NAZIONALE della RETE ANTIPSICHIATRICA

DOMENICA 14 GIUGNO dalle ore 11 alle ore 18

c/⁠o Spazio Antagonista Newroz in via garibaldi 72 a Pisa

facciamo il punto della situazione dopo il corteo di Reggio Emilia per
la chiusura degli OPG.
continuiamo a portare avanti un percorso di lotte comune contro gli
abusi della psichiatria.
costruiamo una rete sociale di aiuto alle persone colpite dal potere
psichiatrico.

per info: violazione@autistici.org

 

 

canapisa

PISA, Sabato 23 MAGGIO 2015

CANAPISA STREETPARADE

Manifestazione Nazionale Antiproibizionista

 

SE PARTECIPI A CANAPISA DEVI SAPERE CHE

Canapisa è una manifestazione antiproibizionista che lotta per un consumo critico e consapevole delle sostanze e per la diffusione di politiche e pratiche di riduzione del danno.

In tal senso chiediamo a tutt* di manifestare gioiosamente e festosamente rispettando alcune regole fondamentali:

-Aiutateci a tener pulita la strada utilizzando i cestini della spazzatura!

– No vetro – no business – no pushers

– L‘acqua sarà distribuita gratuitamente da ogni furgone

– Riduci il danno!… non bere alcol e superalcolici!!!!!!!!! NON FARE MIX!!!!!

-SARANNO PRESENTI PER TUTTO IL PERCORSO 2 Camper CON OPERATORI e MEDICI DI RIDUZIONE DEL DANNO ai quali rivolgersi per eventuali malori o info

In caso di malori chiamate qst num 3484987311 !!!!

Se avete dei cani con voi DATEGLI DA BERE e NON FATELI STARE NEL CAOS!
-Chiediamo a tutt* di manifestare pacificamente e gioiosamente senza causare spiacevoli inconvenienti

– L’arrivo è di fianco al Carcere Don Bosco:

SPEGNEREMO LA MUSICA ALLE 24 LANCIANDO UN MESSAGGIO AI/ALLE DETENUT*.….. chiediamo di rispettare l’orario concordato e collaborare nel liberare l’area di arrivo

Saremo lì per far sentire il nostro sostegno ai/alle detenut* ed alle vittime di questa legge infame, ricordando a tutt* che è nostro interesse rispettare le esigenze e i diritti dei reclusi. Per questo vi chiediamo di non creare tensioni che potrebbero avere conseguenze all’interno del carcere!

PORTIAMO SOLIDARIETA’ alle VITTIME DEL PROIBIZIONISMO!!!!!!

Si prega di allontanare dalla manifestazione chi non rispetta le regole comuni stabilite e cerca di approfittare dei nostri sforzi di gestione della giornata

TI CHIEDIAMO DI MANTENERE UN PROFILO PACIFICO E RISPETTOSO DELLE PERSONE E DEL CONTESTO CIRCOSTANTE !!!!

RISPETTA LE PERSONE!
RISPETTA LA MANIFESTAZIONE!
RISPETTA TE STESSO!

 

…………………. APPELLO ……………………

Con la cancellazione per illegittimità costituzionale della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, è rientrata in vigore la precedente normativa del 1990, la Jervolino-Vassali.

Dopo mezzo secolo di escalation proibizionista, la legge Fini-Giovanardi (dal 2006 al 2014) aveva rappresentato un ulteriore inasprimento delle politiche antidroga e la sua cancellazione fa rivivere le politiche architettate per il contesto culturale degli anni 80-90. Ma dagli anni novanta ad oggi la diffusione delle sostanze è aumentata e non riguarda più solo quei soggetti considerati marginali.

Gli unici ad affermare il contrario sono i rappresentanti del Dipartimento Politiche Antidroga (DPA), organismo istituito ad Hoc nel 2006 dalla legge appena dichiarata incostituzionale e che rimane inspiegabilmente ancora in piedi. Quest’apparato politico travestito da istituto scientifico pretende di dettare la verità assoluta sulle droghe e con i suoi poteri straordinari , conferitigli da una delega governativa,  rappresenta il maggior nemico alla liberazione della canapa ed ad un approccio pragmatico, sensato e socialmente condiviso delle politiche sulle droghe. Dai suoi annunci traspare con chiarezza l’intenzione di perseverare con la linea ultra proibizionista contro  i drogati,  fondata  su concetti come la deterrenza, la repressione, le cure forzate.

L’attuale programma del DPA considera quella delle droghe una questione esclusivamente medica e criminale e promuove l’uso delle droghe legali, come gli psicofarmaci, per “curare” con la forza i drogati.

Da anni ormai il movimento antiproibizionista denuncia l’inutilità e i danni delle politiche repressive contro le persone che usano sostanze, arrivando a parlare di una vera e propria “questione proibizionismo”, in quanto molti dei problemi provenienti dal fenomeno dell’uso di droghe sono da ricondurre principalmente alle politiche antidroga stesse.

Lottando contro il proibizionismo si va a toccare una delle più importanti economie del pianeta e vengono a galla molti scheletri nascosti dai quali il fragore della guerra ai drogati vuole distogliere l’attenzione.

Il progetto di una società senza droghe ad ogni costo è un’idea cieca e disumana che cela agli sguardi gli interessi di coloro che ci guadagnano effettivamente.

Le conseguenze nefaste della guerra ai drogati sono sotto gli occhi di tutti e i costi sono di gran lunga superiori ai benefici, che tra l’altro non si capisce nemmeno quali siano. Le uniche conseguenze evidenti sono  il sovraffollamento delle carceri, con tutto il loro portato di trattamenti disumani e morti, imponenti blitz nelle scuole, nelle  stazioni per poi ritrovare qualche spinello, suicidi , perdita del lavoro e della patente, stigmatizzazione. Le leggi sulle droghe  sono la principale causa di carcerazione nel pianeta.

Tanta ferocia  sta rendendo  i consumi sempre più clandestini e nascosti,  ne  incrementa di conseguenza  i rischi, favorisce la diffusione di relazioni false e ipocrite, fa calare il mistero e rafforza l’ignoranza  su di  una pratica presente nelle culture umane di ogni tempo e territorio.

Si tratta di una persecuzione di massa, di  una caccia alle streghe, di una vera e propria crociata che rafforza il mito trasgressivo della droga: le narcomafie e le compagnie farmaceutiche ringraziano , perché sono le sole a guadagnarci.

La lotta per la liberazione della canapa è l’emblema del movimento antiproibizionista che si batte contro questa infame guerra alle persone. Non c’è più tempo da aspettare, è necessario superare queste colossali ed insopportabili ingiustizie perpetrate dal proibizionismo.

Si tollera e si concedono deroghe per l’emissione nell’ambiente di sostanze inquinanti e velenose per gli esseri umani, per gli animali e i vegetali, mentre c’è tolleranza zero e vengono ridotte a malate e criminali le persone che usano sostanze su loro stesse.

Si pratica e si diffonde nuovamente l’elettroshock considerata una terapia di comprovata efficacia nel disagio mentale, mentre l’apparato proibizionista si accanisce con inaudita violenza verso chi usa cannabis per fini ricreativi e ne ostacola la diffusione dell’uso per fini terapeutici.

Le contraddizioni sono sempre più evidenti e pericolose per la libertà e l’incolumità stessa delle persone. Tutto questo è inaccettabile.

Dopo 14 anni di movimento dalla nascita di Canapisa  rimangono pressoché intatti i motivi per lottare contro un tale stato di cose.

Come antiproibizionisti crediamo che le persone siano in grado di autoregolare i propri stili di assunzione quando hanno la possibilità di accedere ad un’informazione libera da pregiudizi, luoghi comuni e discriminazioni. La società deve contribuire alla realizzazione di condizioni ambientali che favoriscano l’autonomia e l’autogestione delle persone invece che contrastarle.

Per un avanzamento culturale, politico e sociale:

-Sosteniamo le pratiche e le esperienze di riduzione dei rischi.

– Sosteniamo i cannabis social club (CSC) a fini medici e ricreativi.

– Contrastiamo la cultura securitaria e la carcerazione di massa. Amnistia subito!

– Contrastiamo la medicalizzazione della società di cui psicofarmaci e elettroshock sono simboli emblematici.

– Consideriamo la canapa come una valida alternativa ecologica nell’ambito medico, alimentare e manifatturiero.

Autorganizzazione e Autoproduzione           Unica Soluzione

COLTIVIAMO IL FUTURO ALLA LUCE DEL SOLE,  NON UN PASSO INDIETRO!!!!

MANIFESTAZIONE NAZIONALE

STREET PARADE ANTIPROIBIZINISTA

APPUNTAMENTO ORE 16 – PIAZZA SANT’ANTONIO – PISA

Per adesioni e maggiori informazioni:
canapisa@inventati.org – www.osservatorioantipro.org

 

 

guida-tso>>>> Leggi e Scarica l’ Opuscolo….
TSO e altre robe da matti. Guida all’autodifesa

 

 

CBD-usomedico Pubblichiamo questo articolo di Stefano Auditore appena uscito sul ENCOD Italia riguardo questa importante decisione della Corte di Appello di Brescia uscita sull’ Espresso:
Marijuana coltivata in casa, depenalizzazione in vista

” Il 10 marzo 2015 potrebbe diventare una delle date fondamentali per i sostenitori della Cannabis Libera: i giudici della Corte di Appello di Brescia hanno sospeso il processo ad un coltivatore ed inviato gli Atti alla Corte Costituzionale in attesa di una decisione finale nazionale.

Davanti ai magistrati lombardi era finito il caso di un commerciante bresciano, trovato con otto piante di canapa indiana in garage e 25 grammi di prodotto finale nel comodino.
Nel processo di primo grado non era emersa alcuna prova su un’eventuale attività di spaccio da parte del coltivatore.
“Quello che mi è stato sequestrato era solo per me, mai pensato di darla ad altri”, ha assicurato il coltivatore.
Ma come accade a tanti altri, da Nord a Sud della penisola, visto che l’attuale legge considera un reato la semplice coltivazione di cannabis, il commerciante era stato condannato, lo scorso anno, dal Tribunale di Brescia a otto mesi di reclusione e mille euro di multa.
Dopo la condanna in primo grado, gli Avvocati Lorenzo Simonetti e Claudio Miglio, a difesa dell’imputato, hanno impugnato la sentenza e rivisitato tutta la giurisprudenza e la casistica degli ultimi 20 anni in Italia.

Gia due anni fa, a Milano, Simonetti e Miglio furono protagonisti dell’assoluzione in appello di un coltivatore che aveva prodotto 27 piante, verificandone ed appurandone l’esclusivo uso personale, ma quella sentenza non fu estendibile ad altre situazioni analoghe.
In questo caso, però, la procedura innescata potrebbe portare a grandi cambiamenti legislativi a livello nazionale.
Gli Avvocati, analizzando la storia giurisprudenziale italiana, sottolineano come con il referendum del 1993 fare uso di droga non debba più essere considerato reato penale e che quanti vengano trovati in possesso di sostanze stupefacenti, per esclusivo uso personale, vengano così soltanto segnalati alla Prefettura; una semplice violazione amministrativa. Inoltre chi coltiva canapa indiana finisce invece sempre e comunque davanti ad un giudice, con tanto di avallo, nel 2008, della Cassazione a Sezioni Unite.
Per gli Avvocati della difesa, Simonetti e Miglio, questa situazione in cui l’Art 75 del D.P.R. 309/90 comprende detenzione, consumo e possesso, ma non la coltivazione di cannabis all’interno dei reati amministrativi, limita un diritto fondamentale della persona, ossia il “Principio di Uguaglianza”.
E’ chiaramente dimostrabile che per effettuare consumo, possesso e detenzione, sia preferibile la condotta di coltivazione rispetto all’acquisto tramite mercato nero, sia per il consumatore sia per lo Stato Italiano.
Questa ordinanza è stata confermata dalla Corte di Appello di Brescia, rimandando dunque la decisione normativa alla Corte Costituzionale.

I giudici lombardi hanno inoltre specificato che i coltivatori per uso personale non vanno ad intaccare il cuore della legge antidroga, che consiste nel “combattere il mercato della droga, che pone in pericolo la salute pubblica la sicurezza e l’ordine pubblico, nonché il normale sviluppo delle giovani generazioni”.

Ora il giudizio finale sulla questione normativa è nelle mani della Corte Costituzionale, come fu nel 2013/2014 per la famosa Legge Fini-Giovanardi.
Entro qualche giorno l’ordinanza della Sentenza verrà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale ed allora sarà ufficialmente aperto il percorso verso la decisione finale della Corte Costituzionale, che verrà presa tra circa un anno (marzo/aprile 2016).
Come avvenne per l’attesa della Sentenza sulla Fini-Giovanardi, sarà possibile, per tutti gli assistiti che verranno denunciati e processati in seguito alla pubblicazione dell’Appello inviato alla Corte Costituzionale, per casi simili o riconducibili a questo, argomentare questa situazione ed ottenere che il processo stesso venga bloccato, fino alla decisione finale della Corte Costituzionale.

La Corte Costituzionale, nel sistema politico italiano, è un organo di garanzia costituzionale cui è demandato il compito di giudicare la legittimità degli atti dello Stato.
Nel caso in cui la Corte Costituzionale si esprimesse positivamente riguardo a questa situazione, sollevata dagli Avvocati Simonetti e Miglio, si andrebbe verso un giudizio di incostituzionalità relativa agli Artt. del D.P.R. 309/90 che classificano come reato penale la coltivazione di cannabis per esclusivo uso personale, con conseguente decadimento della legge.

La Corte Costituzionale inoltre, qualora esprimesse un giudizio di incostituzionalità, avrebbe la possibilità di rivedere direttamente la norma, grazie al potere normativo attribuitole dallo Stato Italiano.
Siamo di fronte dunque ad un possibile momento di svolta nazionale per quanto riguarda la coltivazione di cannabis per uso personale. “
Al di là della decisione dei giudici, noi continueremo a spiangere e promuovere l’unica vera soluzione alla respressione inaccettabile complice delle NARCOMAFIE, il modello di  auto-coltivazione di Cannabis fuori dal profitto:
i CANNABIS SOCIAL CLUBS
>>> Vai al Sito di Encod

 

 

rapaviola

nOpg 28 marzoWEb

Aula C Autogestita Antifascista
Scienze Politiche
St. Maggiore 45, Bologna

>>>> Vai al Blog dell’ Aula C…..

 

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>>>>>> Vai qui X per info e aggiornamenti
>>>> Il Lab57 – Alchemica sarà presente con la postazione chill-out , info point e test rapido sostanze !!!! <<<<<

 

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