Articoli marcati con tag ‘eroina’
Si avvicinano le elezioni amministrative in molte città chiave per il governo, e puntualmente riesplode la follia persecutoria proibizionista contro la Cannabis, facile argomento per acchiappare voti capitalizzando l’ignoranza prodotta ad arte nel bel paese da politici senza scrupoli e istituzioni omertose e compiacenti.
Fortunatamente la denuncia e la contro-informazione restano armi potenti e puntuali se condivise e diffuse, grazie anche a professionisti nel campo medico e della ricerca, che non hanno paura di continuare a cercare e condividere le evidenze scientifiche condivise e accertate a livello internazionale.
Iniziamo dalla più recente madornale castroneria prodotta nella capitale dal fresco candidato sindaco del centro-destra che in tv così di presenta:
Mio figlio si svegliò dal coma perché non fuma le canne, il delirio di Marchini su La7
da un puntuale articolo su Dolcevita online del 4 maggio
«Mio figlio purtroppo ebbe un incidente, rimase in coma e fu miracolato. In quella settimana di angoscia, lo dico a tutti i giovani che stanno qua, mi dissero: se suo figlio ha avuto un recupero è solo perché non si è mai fatto delle canne. Perché anche una sola canna causa danni seri al cervello». Parole di Alfio Marchini, candidato a sindaco di Roma appoggiato da Forza Italia e Nuovo Centro Destra, durante un’intervista al programma Piazza Pulita andato in onda su La7.
Marchini entra così sul dibattito sulla legalizzazione che negli ultimi giorni ha caratterizzato il dibattito tra i candidati romani, dopo l’appello per la legalizzazione della candidata dei 5 stelle Virginia Raggi.
Il candidato di Berlusconi e Alfano si lancia anche in una spericolata spiegazione scientifica: «Io ho fatto uno studio approfondito su cosa succede nella testa di un giovane che ha avuto un incidente, sa cosa succede? Si crea una frattura nel cervello e quindi l’input tra una parte e l’altra della testa riesce a trovare un altro sentiero e quindi a riconnettere le parti del cervello che hanno subito un danno». Per Marchini, quindi, questo processo diventerebbe impossibile nei giovani che hanno fumato anche una sola canna.
Gli “studi approfonditi” di Alfio Marchini vanno però, purtroppo per lui, nella direzione opposta a quella della comunità scientifica. A confermarlo a Dolce Vita è il professor Vidmer Scaioli (neurologo all’Istituto Carlo Besta di Milano): «Marchini racconta delle fantasie – afferma – che non so dove abbia raccolto. Non solo la mia esperienza quotidiana ma anche la ricerca scientifica lo smentisce ed anzi va in direzione opposta, visto che si stanno scoprendo sempre più evidenti facoltà neuroprotettive da parte dei cannabinoidi».
«Uno studio condotto dal Los Angeles Biomedical Research Institute su quasi 500 pazienti colpiti da traumi celebrali – continua Scaioli – ha addirittura mostrato che i pazienti che consumano cannabis hanno recuperi nettamente migliori e una minore probabilità di decesso a seguito di incidenti, appunto grazie alle facoltà neuroprotettiva dei cannabinoidi» (una sintesi dello studio in questione è consultabile in questo articolo, ndr).
Insomma, a quanto pare Alfio Marchini è in possesso di studi talmente approfonditi da essere sconosciuti alla letteratura scientifica. A questo punto siamo in attesa di sapere quando li presenterà in qualche convegno di neurologia.
Ora torniamo invece a Bologna, dove appena 15 giorni fa ha perso la vita un 19enne studente di Rimini probabilmente per un tragico e inconsapevole mix fatale di alcool e traquillanti, ma la stampa e la Procura di Bologna, invece, ha già la sua diagnosi con conseguente anatema, senza attendere i risultati dell’autopsia nè pareri medici più sensati:
“Con nessun tipo di droga si può ormai scherzare, comprese quelle che ancora vengono definite, secondo me non correttamente, droghe leggere”.
Queste dichiarazioni sui media hanno costretto i genitori a fare luce su questa tragedia, nel dolore infinito per la perdita del figlio, trovando la forza per dire la verità, e rifiutare lo stigma e la colpa sulla memoria del figlio:
Morto a 19 anni . “Mio figlio prendeva le medicine per dormire”
«Voglio che la gente non si faccia strane idee in testa: mio figlio non era un drogato – dice Lorenzetti, in lacrime – Piergiorgio non assumeva sostanze, e prendeva regolarmente alcuni medicinali solo perché aveva problemi di sonno».
A questo punto non ci resta che lasciare la parola a un articolo puntuale e documentato del Dottor Salvatore Giancane, professionista accreditato con una lunga storia di interventi sia accademici che sul campo nel nostro territorio:
Sulla presunta overdose da cannabis e farmaci avvenuta a Bologna
da DEDIZIONI – Il Blog della SITD del 30 aprile
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“Considerando le informazioni fornite dalla stampa, gli unici dati di fatto sono l’assunzione di alcol, benzodiazepine e cannabis prima del ricovero e la morte cerebrale prima del decesso. Non sono state fornite informazioni sulla quantità di sostanze assunte, in particolare per quanto riguarda l’alcol ed i farmaci, sulla scansione temporale e sull’eventuale valore dell’alcolemia. Le benzodiazepine, in genere, hanno una scarsa tossicità e provocano raramente overdose, il più delle volte non fatale. E’ comunque noto che l’assunzione contemporanea di alcol o di altre sostanze con effetto depressivo sul sistema nervoso centrale (come i derivati dell’oppio), specie nei soggetti privi di tolleranza, può condurre nei casi più gravi ad una profonda depressione dei centri del respiro, con conseguente insufficienza respiratoria. Per questa ragione il foglietto illustrativo dei farmaci a base di benzodiazepine sconsiglia sempre l’assunzione contemporanea di alcol (o di altri farmaci e droghe con azione depressiva sul sistema nervoso centrale). Secondo il Substance Abuse and Mental Health Services Administration il 25% delle ammissioni al pronto soccorso degli ospedali americani per overdose è stato dovuto all’assunzione contemporanea di benzodiazepine ed alcol.[1] Per quanto riguarda le sostanze illegali, le interazioni note delle benzodiazepine che possono condurre ad un esito letale, oltre l’alcol, riguardano soprattutto i derivati dell’oppio e non la cannabis.[2],[3]
Il farmaco assunto dal ragazzo, in particolare, sarebbe l’alprazolam. Vi sono numerose evidenze scientifiche che documentano come la tossicità di questo farmaco sia superiore rispetto a quella delle altre benzodiazepine così come maggiore sarebbe la sua capacità di provocare overdose in particolari condizioni o in associazione con altre sostanze.[4],[5][6],[7] In altri termini, assumendo alcol assieme all’alprazolam, la tossicità di quest’ultimo aumenta esponenzialmente. Negli USA, dove muoiono circa 45.000 persone l’anno per overdose da farmaci e droghe e sono avvenuti parecchi decessi di questo tipo, questa è una consapevolezza diffusa, al punto che basta fare una semplice ricerca in google sui possibili rischi dell’assunzione combinata di alcol ed alprazolam per trovare decine di pagine di risultati in proposito su siti medici, blog di esperti, siti scientifici specializzati eccetera. Ne riportiamo solo tre a titolo di puro esempio.[8], [9], [10]
Sempre secondo quanto riportato dalla stampa, durante il ricovero in rianimazione è stata constatata la morte cerebrale del ragazzo. L’ipotesi più verosimile (e statisticamente probabile) è che questa sia stata provocata da una condizione di prolungata ipossia cerebrale, come esito dell’insufficienza respiratoria provocata dall’effetto combinato di alprazolam ed alcol. La cannabis non ha azione deprimente sul SNC e sui centri del respiro e quindi non provoca insufficienza respiratoria; semmai essa provoca broncodilatazione, che migliora la ventilazione, al punto che in passato è stata utilizzata per la cura dell’asma bronchiale, anche in Italia.[11] Un’altra eventualità, peraltro assai rara, è la possibilità di insorgenza di leucoencefalopatia, ovvero di una sofferenza grave e selettiva della sostanza bianca del cervello, che comunque riconosce una genesi ipossica e dunque ancora una volta legata all’insufficienza respiratoria.[12]
Anche se l’assunzione contemporanea di cannabis non ha migliorato certamente la situazione, va sottolineato che nelle statistiche americane, malgrado i numeri oltremodo drammatici di quel Paese, non sono riportati casi di overdose da cannabis né casi in cui la cannabis abbia avuto un ruolo determinante nel provocare il decesso quando assunta in associazione con altre sostanze. E’ invece assai comune, data la grande diffusione della sostanza, che le vittime di overdose per altre sostanze risultino positive alla cannabis. In ultimo, consultando il sito informativo sulle droghe che il National Institute of Drug Abuse (NIDA) ha messo a punto per gli adolescenti americani si può chiaramente leggere che non esiste un’overdose da cannabis, mentre esistono le reazioni acute avverse da cannabis e fra queste la più diffusa è l’attacco di panico.[13] ”
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L’abuso di farmaci da prescrizione da parte di giovani e giovanissimi sta diventando, anche nel nostro Paese, una triste realtà, così come lo è quello di alcol. Secondo i dati preliminari della survey ESPAD-CNR, diffusa proprio nei giorni scorsi, il 4% degli adolescenti della Toscana e della Basilicata ha già sperimentato l’uso non medico degli analgesici oppioidi. Negli Stati Uniti l’abuso di farmaci uccide più di quello di droghe illegali ed il loro abuso, purtroppo, è sempre più diffuso fra i giovani americani. I farmaci coinvolti sono soprattutto gli analgesici oppioidi, che periodicamente tornano alla ribalta per un decesso che riguarda un personaggio famoso (l’ultimo in ordine di tempo è quello di Prince), seguono le benzodiazepine quando assunte in associazione con alcol, farmaci o droghe con azione depressiva sul sistema nervoso centrale. Altrettanto frequenti sono le overdose accidentali, ovvero non dovute alla ricerca di un effetto psicoattivo, ma provocate da una maldestra automedicazione o dal non rispetto di alcune precauzioni, come proprio evitare l’assunzione contemporanea di benzodiazepine ed alcol.
Non è dato sapere se nel caso prima analizzato l’alprazolam fosse stato regolarmente prescritto o se il ragazzo se lo fosse procurato autonomamente, così come non sono note le dosi assunte. Quello che invece è certo è che si è persa un’occasione preziosa per informare i giovani in maniera autorevole circa i rischi connessi con l’abuso (o con il non rispetto delle prescrizioni) dei farmaci e quello di alcol. Si è preferito invece porre l’accento sulla cannabis e sulla pericolosità delle cosiddette droghe leggere, quando questa rimane l’ipotesi meno verosimile sul piano delle evidenze scientifiche ed epidemiologiche. ”
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Per finire ci teniamo a diffondere queste informazioni riguardo la diffusione del Fentanyl, per cui nè il Ministero della salute, nè il Dipartimento Antidroga o altre istituzioni si sono preoccupate fino ad ora di dare nessun tipo di informazione, per cui ringraziamo nuovamente il Dott. Salvatore Giancane per le precise valutazioni:
Abuso di fentanyl: la stampa segnala i primi casi in Italia
da DEDIZIONI – Il Blog della SITD del 5 maggio 2016
Oggi è stata diffusa la notizia della denuncia di 6 medici di base della Calabria per prescrizione impropria di preparati a base di fentanyl a tossicodipendenti da eroina. Senza entrare nello specifico degli aspetti attualmente oggetto di indagine (i medici si difendono affermando di essere stati minacciati), la parte importante della notizia è che l’abuso di fentanyl è sbarcato fra i tossicodipendenti da eroina italiani e questo, alla luce delle disastrose conseguenze della sua diffusione negli Stati Uniti, è un fatto molto allarmante. Per questo motivo ritengo opportuno condividere, oltre alla notizia, alcune importanti informazioni per gli addetti ai lavori e per gli stessi eroinomani, anche in un’ottica di riduzione del danno.
Il fentanyl è un potente analgesico oppioide sintetico, appartenente alla classe delle fenilpiperidine. Come antidolorifico oppioide il fentanyl è circa 100 volte più potente della morfina. Per quanto si riferisce in particolare all’attività analgesica, 0.1 milligrammi di Fentanyl equivalgono approssimativamente a 30 mg di morfina pura (o a 15 mg di eroina). Si tratta di un agonista forte del recettore μ, dotato di elevatissima attività oppioide intrinseca. Il farmaco è utilizzato da circa 20 anni soprattutto per le cure palliative oncologiche in forma di cerotti, lecca-lecca, soluzioni oromucosali e spray sublinguali o nasali. Per avere un’idea della potenza del fentanyl, basti pensare che esso ha provocato la morte di due agenti di polizia americani che avevano imprudentemente toccato una grossa partita sequestrata senza utilizzare i guanti: nell’assorbimento transdermico, infatti, la biodisponibilità del fentanyl supera il 95%. Come agonista puro degli oppioidi il fentanyl può provocare molto facilmente overdose ed insufficienza respiratoria nei soggetti privi di tolleranza o con scarsa tolleranza agli oppioidi, anche a dosaggi bassissimi. La potenza e l’emivita del farmaco (7 ore) rendono problematico l’uso del naloxone in caso di overdose e richiedono somministrazioni ripetute dell’antagonista. Il fentanyl è tristemente famoso anche per essere stato diffuso dai russi attraverso l’impianto di condizionamento durante la crisi del Teatro di Dubrovka, provocando la morte di quasi 200 persone: questo, ancora una volta, restituisce l’idea della potenza del farmaco. Tutte queste caratteristiche fanno del fentanyl un farmaco poco maneggevole e molto problematico per il medico stesso. E’ comunque da sottolineare che il fentanyl, come tutti gli altri analgesici oppioidi, utilizzato in pazienti selezionati da parte di medici competenti si dimostra estremamente utile ed efficace nel campo delle cosiddette ‘terapie compassionevoli’ o cure palliative, sempre più rivalutate in quanto in grado di dare sollievo a persone in condizioni di grande sofferenza e che quindi rispondono alla parte più antica e nobile della professione medica. ”
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>>> leggi tutto l’articolo………
Noi aggiungiamo che grazie ad uno strumento ancora poco diffuso in Italia, cioè
il Test rapido delle sostanze
è possibile identificare la presenza di Fentanyl nell’ eroina da strada, come potete osservare nella foto a fianco, ovviamente si tratta di uno strumento colorimetrico qualitativo e non quantitativo, per cui si raccomanda massima cautela e di segnalare subito ad altri consumatori e alle Unità di Strada effetti avversi e dubbi sulla qualità delle sostanze, come sempre.
Il Lab57 sta cercando di diffondere al massimo sul tutto il territorio nazionale la pratica dell’analisi delle sostanze, nell’ ottica di avere presto un database unico coi dati delle intossicazioni gravi di sostanze , delle analisi dei sequestri polizieschi e delle analisi sul campo, in strada o durante eventi:
è da quasi 20 anni che lo ripetiamo, e non ci stancheremo finchè non succederà davvero, come in buona parte di Europa già esiste da decenni.
A distanza di un anno e 2 mesi ci troviamo di nuovo a denunciare la scomparsa di un giovane in seguito a assunzione di sostanze psicoattive a Bologna, un disastro prevedibile e sicuramente evitabile senza i TAGLI TOTALI ai servizi comunali di riduzione dei rischi nel mondo della notte bolognese.
Il ragazzo di 28 anni, marchigiano, è stato trovato accasciato nel parcheggio del Palanord di Via Stalingrado già in arresto cardio-circolatorio dopo una segnalazione pervenuta all’alba del 1 gennaio al medico e ai paramedici in servizio quella notte all’esterno del Palanord.
Dopo 40 minuti di tentativi di rianimazione e l’intervento del 118 si è dovuta constatare la morte del ragazzo per probabile coma etilico, data la quantità di alcool rigurgitata dal giovane, come ci ha raccontato la stessa dottoressa tossicologa, che collabora da tempo col Lab57, che si è trovata a soccorrere per prima il giovane tentando fino all’ultimo di rianimarlo.
Non si esclude l’assunzione di altre sostanze, ma bisogna attendere gli esami tossicologici per notizie più certe, mentre la macchina mediatica si è buttata subito sulla “pista dell’eroina” sulla base delle scarne dichiarazioni di un amico del ragazzo e di segnalazioni per piccoli precedenti per assunzione di stupefacenti, senza ovviamente sottolineare il ruolo determinante dell’ abuso di alcool in questo decesso; guai a toccare il business legale della sostanza di gran lunga più letale della somma di tutte le altre “droghe” illegali, dopo il tabacco ovviamente….
–> Vedi anche articolo su Repubblica 9/1/12
A questo proposito fanno cadere le braccia le dichiarazioni dell’ Estragon, da parte di un locale che tutto l’anno vende tonnellate di alcool forse sarebbe stato più adeguato un rispettoso silenzio:
“In merito alla notizia di un giovane trovato morto questa mattina in zona Parco Nord, si precisa che l’Estragon nulla ha a che fare con l’accaduto. Il giovane non ha trascorso la serata al Party di Capodanno da noi organizzato e il cadavere non è stato trovato all’esterno del nostro locale né nel parcheggio di nostra pertinenza, bensì in una zona pubblica lontana diverse centinaia di metri. Si precisa, peraltro, che sia in via Stalingrado che dentro il Parco Nord erano in svolgimento diverse feste di fine anno, con migliaia di persone presenti”.
Il Lab57 era stato contattato un mese prima dagli organizzatori dell’ evento musicale al Palanord per intervenire con chill-out e operatori esperti, purtroppo la notte del 31 dicembre, noi eravamo già impegnati a prestare servizio ad un grosso free party a Torino, fino al 2 gennaio, quindi già il 12 dicembre abbiamo chiesto durante la riunione mensile del Coordinamento regionale delle Unità di Strada delle Emilia Romagna di predisporre un intervento regionale per un evento così grosso, che quest’anno il Lab57 non poteva coprire, infatti almeno altre 4 volte dal 2006 al 2009 avevamo lavorato a capodanno in questi eventi nel bolognese risolvendo con le nostre professionalità tutte le situazioni critiche senza un centesimo di denaro pubblico.
Quest’ anno in ogni caso, a differenza di tutte le altre istituzioni pubbliche, non ce la siamo sentita di abbandonare a se stesso un evento simile, e abbiamo predisposto l’intervento di un medico esperto, che collabora da tempo col Lab57, in appoggio ai paramedici e volontari in servizio sull’ ambulanza sempre presente durante l’evento, che gli organizzatori dell’evento al Palanord hanno pagato di tasca propria.
La dottoressa ci ha raccontato di molte medicazioni soprattutto per ferite e morsi di cane nel parcheggio e di alcuni interventi per mix e abuso di sostanze eccitanti, ma nessuno grave, tutti interventi eseguiti all’esterno del Palanord, purtroppo però questo lavoro non è bastato a evitare questa tragedia.
Il motivo è evidente, lo ripetiamo inutilmente da anni ormai:
l’assenza di una zona di decompressione, una chill-out, dentro al Palanord come in qualsiasi altro locale, impedisce di fare prevenzione e di offrire uno spazio SICURO dove potersi riposare e riprendere da eventuali esagerazioni nell’ assunzione di sostanze, soprattutto di alcolici, specie la notte di capodanno.
Insomma si poteva evitare anche questo decesso proprio come si poteva evitare la morte del 19enne in un locale in via Mattei a Bologna nell’ottobre del 2010, e altri gravi casi di intossicazione per poco non finiti in tragedia; non ci resta che ribadire quanto denunciato un anno fa.
Vedi –> A Bologna si muore senza Riduzione dei Rischi – presidio Sabato 23 ottobre.
E’ possibile invocare repressione e polizia in borghese dietro ogni angolo o gabinetto dei locali senza fare poi nulla per assistere chi magari ha assunto sostanze in tutta velocità alla cieca per non farsi scoprire?
E’ possibile che chi assume sostanze illegali perda di colpo tutti i suoi diritti, come quello di essere aiutato ed assistito in modo adeguato, prima di essere arrestato?
Vedi anche:
–> Non riapre il drop-in di via P. Fabbri a Bologna: E’ questa la prossimità?
–> Bologna senza vergogna: ragazzo morto di overdose all’ Università
Speriamo davvero che questa amministrazione comunale decida di muoversi finalmente, scegliendo di dare un segno importante di discontinuità con queste dissennate politiche di tagli ai servizi sociali, anche perchè se la costituzione italiana ha ancora qualche valore, resta il sindaco il responsabile istituzionale ultimo della salute dei suoi cittadini.
Lab57
Bologna
7 maggio 2011
morto in via dei toschi – 35enne – probabile overdose di eroina
4 maggio 2011
morto in via carracci – 46enne – probabile overdose di eroina
26 aprile 2011
morto in piazza dei martiri – 21enne – probabile overdose di alcool
1 febbraio 2011
morto via in zamboni, facolta di lettere – 28enne – overdose di eroina
11 gennaio 2011
morto in piazza maggiore – neonato – mancanza di cure
E’ ormai consuetudine morire per le strade di Bologna, nessuno se ne “indigna”, la politica pre-elettorale delle poltrone non ne parla, non una riflessione su cosa si dovrebbe fare per far fronte ai disagi che sul territorio si materializzano, per mancanza di qualsiasi intervento, in cadaveri.
Da tempo denunciamo invano a Bologna la pressoché totale assenza d’interventi di riduzione dei rischi con operatori esperti in grado di riconoscere e soccorrere tempestivamente consumatori in difficoltà per overdose o mix pericolosi, come se chi utilizza sostanze psicoattive non abbia più alcun diritto.
Non e’ un caso se l’unica voce che si sente a riguardo dell’ultima morte nelle strade del centro di Bologna e’ l’ associazione di commercianti che chiede piu’ PULIZIA e POLIZIA.
Infatti ormai da anni la politica del PD alimenta la paura della gente rincorrendo le idee xenofobe e razziste di partiti come la lega nord e pdl che demonizzano gli immigrati, i lavavetri, i tossicodipendenti e i senza fissa dimora, ribadendo con il loro immobilismo che le soluzioni ai problemi sociali sono il carcere e i cie, riservando a chi dice NO, denuncie, arresti e manganelli .
Non solo a Bologna ma in tutta la provincia si taglia pesantemente la spesa sociale, chiudono i dormitori e i servizi a bassa soglia, si taglia l’assistenza domiciliare, gli interventi di strada, l’integrazione degli alunni diversabili, gli spazi d’aggregazione giovanile, non si fanno politiche per la casa, si aumentano rette scolastiche e affitti, tutte scelte che stanno portando ad grosso impoverimento delle persone, scelte che negano la dignita’ delle persone che non hanno denaro per comprarsela.
DENUNCIANDO LE “POLITICHE SOCIALI” CRIMINALI dell’intero territorio metropolitano vogliamo sottolineare come siano in linea con quella nazionalfascista del governo centrale, che con le sue leggi lavora per eliminare fisicamente la gente che ha problemi e non i problemi della gente!
Per chi vive per strada, ai margini della società, per chi ha problemi di dipendenza, per immigrati senza documenti e per chi lotta affinche’ queste politiche non avanzino le uniche porte che si aprono sono CARCERE, C.I.E., T.S.O. e FOGLIO DI VIA
RIBELLARSI A TUTTO QUESTO E’ GIUSTO!
COSTRUIRE PERCORSI AUTORGANIZZATI E DI AUTODIFESA DA QUESTE POLITICHE CRIMINALI
E’ NECESSARIO!
Associazione Culturale Livello57 e Lab57 – Alchemica
verso la Settimana delle Culture Antifasciste 23/6 – 1/7 2011
L’8 febbraio 2011 è stato ritrovato morto presumibilmente per overdose un giovane di 28 anni nei bagni della Facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna, un ragazzo di Budrio già noto ai servizi perchè era stato in comunità.
Pochi mesi fa, l’11 ottobre 2010 a Bologna e’ morto per un probabile abuso di sostanze stupefacenti un’altro ragazzo di 19 anni dopo essersi sentito male in un locale bolognese (vedi il nostro post: A Bologna si muore senza Riduzione dei Rischi)
Due morti entrambe frutto secondo noi di politiche proibizioniste e oscurantiste che invece di investire in PREVENZIONE con progetti di riduzione dei rischi, servizi a bassa soglia , come ormai in tutti i paesi civili si fa’, preferiscono fare scoppiare le carceri punendo i consumatori come criminali.
Da tempo denunciamo invano a Bologna il progressivo smantellamento degli interventi di riduzione dei rischi con operatori esperti in grado di riconoscere e soccorrere tempestivamente consumatori in difficoltà per overdose o mix pericolosi, come se chi utilizza sostanze psicoattive o abbia delle dipendenze non abbia più alcun diritto.
Ormai da anni la politica del Comune di Bologna alimenta la paura della gente: si parla di degrado, si demonizzano gli immigrati lavavetri, i tossicodipendenti in piazza verdi, i senza fissa dimora, si fanno lotte perbeniste contro i writers come fossero il grande problema di questa citta’, insomma le parole d’ordine sono invariabilmente PULIZIA e POLIZIA!
Non solo non si struttura alcuna politica di interventi informativi e culturali all’interno dei luoghi di aggregazione giovanile e nelle scuole, ma addirittura i dormitori chiudono ed i servizi a bassa soglia vengono ‘sospesi’ come il drop-in in via Paolo Fabbri o depotenziati e nascosti come l’Unità Mobile, servizi in cui forse il ragazzo morto in solitudine nella facoltà di lettere avrebbe potuto trovare qualche risposta e aiuto prima di finire in questo modo.
Ci sentiamo in dovere di denunciare LE “POLITICHE SOCIALI” della CITTA’ di BOLOGNA che vediamo perfettamente in linea con quella discriminatoria del governo, che con le sue leggi lavora per eliminare fisicamente la gente che ha problemi e non i problemi della gente!
Per chi vive in strada, ai margini della società, per chi ha problemi di dipendenza, per immigrati senza documenti, le uniche porte che si aprono sono quelle di CARCERE, C.I.E., T.S.O. e FOGLIO DI VIA!!!!!
Nelle carceri oggi Il 27% dei detenuti è composto da tossicodipendenti.
Il 38% da immigrati senza documenti.
E’ necessario INVESTIRE SUI SERVIZI ALLA PERSONA, ABOLIRE la legge Fini-Giovanardi sulle droghe
e la Bossi-Fini sull’immigrazione
QUESTE SONO BATTAGLIE DI CIVILTA’!
www.livello57.org
lab57.indivia.net
>>Vedi anche: Di tagli al welfare si muore by Vag61 – Spazio libero autogestito
Non riapre il drop-in di via Paolo Fabbri a Bologna: E’ questa la prossimità?
Come previsto non riapre il drop-in in via Paolo Fabbri, ma i particolari sono vergognosi… grotteschi se non fosse che da ridere c’è ben poco, e non penso solo agli operatori,che forse dovevano denunciare molto prima questa situazione, ma penso soprattutto agli utenti del Drop-in, che continuano a bussare a porte sempre più chiuse e blindate, anzi no, due porte sono sempre aperte per “chi vive la strada”:
il carcere e TSO a profusione.
E’ questa la PROSSIMITA’ a Bologna? E’ la stessa prossimità e capacità di coordinare i servizi sociali che viene sbandierata in conferenze e convegni da blasonati direttori, coordinatori e cabine di regia?
Che cosa dobbiamo rispondere a tutti i tossicodipendenti che incontriamo tutti i giorni e non riescono a seguire il percorso “vita” dell’ unità mobile?
Magari aiuterebbe far sapere ovunque gli orari e le tappe dell’unità mobile in città dato che il Drop-in è chiuso a tempo indeterminato da luglio.
Ad esempio dietro al nuovo comune in via Fioravanti la situazione è peggiorata pesantemente rispetto alla denuncia fatta da noi 1 anno e mezzo fa con SPECULAZIONE TOSSICA(vedi il video in alto a sinistra), l’area abbandonata è quadruplicata con enormi buchi e anfratti pericolosi dove si vanno a rifugiare i tossicodipendenti senza che l’unità mobile o figuriamoci gli operatori si siano mai avvicinati, a quanto ci risulta.
Per una città piccola come Bologna è uno SCANDALO che ha dei responsabili di servizi comunali e sanitari con nomi e cognomi che devono renderne conto in qualche modo, considerando i rischi enormi per la salute pubblica sia dei tossicodipendenti che dei residenti.
questo è l’articolo di denuncia su ZIC
http://www.zic.it/il-drop-in-non-riapre-qualcuno-dovrebbe-chiedere-scusa/
Il drop-in non riapre, qualcuno dovrebbe chiedere scusa
E’ il primo ottobre: la struttura per tossicodipendenti di via Paolo Fabbri è rimasta chiusa, e sono stati disdetti i contratti con le cooperative. Le rassicurazioni sulla riapertura si sono dimostrate bugie con le gambe cortissime.
01 ottobre 2010 – 12:39
Venerdì primo ottobre, siamo in via Paolo Fabbri, di fronte al numero 127/2. Qui, per circa quattro anni c’è stata la sede di un servizio per tossicodipendenti. Sul cancello sono ancora attaccati due cartoncini, uno in italiano e uno in arabo. Il messaggio è lo stesso che trovammo lo scorso 3 settembre: “Dal giorno 26 luglio 2010 il Drop In è chiuso… fino a data da destinarsi”.
Quando Zeroincondotta fece uscire un articolo in cui si lanciava l’allarme per le conseguenze di questa chiusura, dalle parti del Comune di Bologna risposero che il nostro allarmismo era esagerato e strumentale, assicurando che la chiusura del Drop In era solo temporanea e che il servizio avrebbe riaperto il 1° ottobre. Era in corso una riorganizzazione dei locali. Il Comune e l’Azienda pubblica di Servizi alla Persona (ASP) Poveri Vergognosi avrebbero ripristinato il servizio, trasferendolo dai locali originari negli ex uffici del Servizio sociale per adulti di via Sabatucci, nella sede del Dormitorio Beltrame.Nei giorni scorsi avevamo fatto alcune verifiche e avevamo scoperto che i lavori necessari per il ripristino del Drop In nei nuovi locali non erano stati effettuati.
I locali nei quali avrebbe dovuto trasferirsi il servizio non erano pronti: non era stata ancora realizzata la messa a norma degli impianti elettrici e la sistemazione dei bagni, nonché tutto quello che riguardava la sicurezza dei locali stessi.
Per quanto poi riguardava la programmazione delle attività, previste dopo la riapertura, seppure da parte delle cooperative fossero state presentate da più di un mese delle proposte, da parte di ASP e Comune non era stato definito ancora nulla.
Nel servizio per tossicodipendenti ci lavoravano 4 operatori (3 della Coop. Nuova Sanità e 1 della Rupe), questi lavoratori, dopo la lettura dell’articoli su Zic, preoccupati, avevano chiesto spiegazioni ai loro datori di lavoro circa la possibile chiusura definitiva del Drop in. Da parte dei responsabili delle cooperative erano sempre state date rassicurazioni in senso contrario.
Dal 26 luglio, giorno della sospensione del servizio, gli operatori, in base ad accordi tra ASP, Coop Nuova Sanità e Rupe, erano stati impiegati ad orario dimezzato.
Negli incontri avvenuti tra la committenza e le cooperative era stato richiesto agli operatori di utilizzare le ore lavorative per il trasferimento dei materiali nei nuovi locali (tranne materiali pesanti come armadi o tavoli).
Fino alla scorsa settimana si viveva in uno stato di incertezza: per gli operatori del servizio si navigava a vista (con un piano orario concordato solo sino al 30 settembre), infatti agli stessi non erano state date risposte sul loro impiego futuro. Agli utenti del servizio che chiedevano delucidazioni sulla riapertura nessuno era in grado di fornire informazioni chiare.
Poi, due giorni fa, la situazione si è fatta molto più grave, in una lettera inviata dai committenti a chi aveva il compito di gestire il servizio, si dava comunicazione della cessazione del contratto tra ASP e cooperative sulla gestione del Drop In e si annunciava che la riattivazione delle attività dei servizi di prossimità e di bassa soglia sarà vincolata alla discussione che si terrà ad un nuovo tavolo che Comune ed ASP attiveranno in una data imprecisata.
Quindi Zeroincondotta non sbagliava a lanciare l’allarme. A raccontare balle non siamo stati noi, ma chi voleva coprire questa chiusura.
Forse è il caso di iniziare a preoccuparsi, e non poco, per quanto sta succedendo nei Servizi Sociali del Comune di Bologna, in particolare in quelli cosiddetti “a bassa soglia di accesso”.
Attraverso la formuletta “per mancanza di risorse” sono stati chiusi i laboratori informatici del Centro Diurno di Via Del Porto, si sono ridotte le presenze dell’Unità Mobile (anche su pressione di cittadini residenti) nelle zone più “calde” per spaccio e consumo di sostanze, è stato chiuso il Drop In di via Paolo Fabbri e, poco tempo fa, anche l’Asilo Notturno di via Lombardia aveva fatto la stessa fine.
E’ curioso che tutto questo avvenga a pochi giorni dall’Istruttoria Pubblica sul welfare municipale, voluto dalla Commissaria Cancellieri. E a, tal proposito, sarebbe il caso che tutti coloro che ne hanno tessuto le lodi facessero un esame di coscienza sulle scelte e sui risultati che la “amministrazione commissariata” ha conseguito.
Ci sembra di essere tornati in pieno periodo Cofferatiano, le campagne di propaganda contro i graffitari e i lavavetri, il fastidio contro le persone più deboli e più fragili.
Si enfatizza il “degrado” nelle strade, ma al tempo stesso vengono tagliati quei servizi di contatto, cura e recupero per quelle persone che con il loro disagio sociale sono considerate da una gran parte della opinione pubblica come “feccia” da rimuovere dalla vista.
Ma si sa, sulle paroline magiche “sicurezza” e “lotta al degrado” oggi stanno a galla tutti coloro che fanno finta di amministrare le città. Anche perché la logica dello “spostare dove non si vede” è un comodo paraocchi che trasferisce solo il problema più in là, ma non lo fa scomparire.
Quei ragazzi che al Drop In passavano 4/5 ore al giorno, adesso ritorneranno in Piazza Verdi, o in un parco o in un giardino pubblico.
Una cosa semplice come lo scambio di una siringa nuova con una usata, dava il risultato di una persona e di una siringa in meno sulla strada… E’ così difficile da capire?
Molto presto si vedranno gli effetti della chiusura del Drop In e non saranno certo edificanti.
E neppure socialmente e umanamente accettabili!
Venerdì 17 aprile 2009
Lab57 con XM24 Ex Mercato24 hanno dato vita a questa performance di denuncia pubblica.
Guarda le foto grafie….
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Di seguito il comunicato.
Cari abitanti della Bolognina,
oggi abbiamo deciso di riconsegnare al quartiere questo enorme piazzale dietro all’ ex mercato ortofrutticolo colpevolmente lasciato abbandonato a se stesso da ormai 10 anni.
Nel corso degli anni questo *“non luogo”* è divenuto teatro di spaccio, bivacco a cielo aperto per tossicodipendenti, stupri e morti di overdose di fronte alla più completa indifferenza dell’amministrazione comunale.
Sia chiaro che questa non vuole essere in nessun modo l’ennesima vergognosa campagna mediatica contro il “tossico” o l’immigrato spacciatore portata avanti dalla destra fascista e razzista unicamente per motivi elettorali, questa è un’assunzione di responsabilità da parte di uno spazio sociale come XM24 per ridare vita e socialità ad un luogo sempre più pericoloso e impraticabile divenuto il simbolo della desertificazione ambientale e del degrado della dignità umana che non sono altro che i frutti della speculazione edilizia esasperata di questi ultimi anni.
Dopo aver pulito una parte del piazzale da siringhe, cocci di vetro e rottami inizieremo a costruire campi da gioco, orti e giardini con l’aiuto e la collaborazione dei bambini di tutte le età che non trovano spazi di socialità in questa parte della città.
La nostra vuole anche essere una denuncia pubblica del sindaco come primo responsabile legale della salute pubblica nel territorio comunale per aver colpevolmente lasciato degradare questo spazio impedendo di fatto al camper delle unità di strada ed agli operatori di passare in questa zona,per aver tagliato parte dei fondi destinati alle Unità di strada ed al Drop-in di via Paolo Fabbri che è stato notevolmente ridimensionato e militarizzato spingendo i tossicodipendenti a nascondersi nei parchi pubblici e nelle zone dismesse come queste mettendo a repentaglio la vivibilità e la salute pubblica di tutti i residenti.
Voi abitanti di via Gobetti sapete bene cosa succede tutto il giorno in questo piazzale, vi basta guardare dalle finestre, ma forse non sapete perché vengono proprio qui questi tossicodipendenti quasi tutti non residenti a Bologna, se provate a chiedere loro il motivo, vi risponderanno quasi sempre che non sanno dove altro andare perché le forze dell’ordine li mandano qui.
In tutta Europa sono attive da anni decine e decine di “stanze del consumo sicuro” dove i consumatori possono incontrare personale medico preparato per evitare overdose e infezioni pericolose e magari iniziare percorsi di uscita dalla dipendenza. Ovunque nel mondo siano state aperte queste strutture sono diminuiti enormemente i reati di microcriminalità legati all’uso di sostanze, sono praticamente sparite le siringhe abbandonate in giardini o spazi pubblici e si sono abbassati sensibilmente i livelli di infezione da HIV ed epatite tra gli utenti delle zone circostanti.
Questi dati scientifici inconfutabili sono a disposizione da anni del sindaco e degli altri amministratori di ASL, Sert e ospedali del territorio comunale, ma il Comune preferisce investire in forze dell’ordine e repressione spostando il problema da una zona all’altra della città, mentre scoppiano le carceri della nostra regione che hanno raggiunto il 180% di sovraffollamento rispetto alla capienza “ufficiale”, primi in Italia in questa triste classifica.
Abitanti e frequentatori della Bolognina aiutateci a dire basta a questa SPECULAZIONE TOSSICA che avvelena il nostro quartiere.
Ex Mercato 24
via Fioravanti 24
Bologna
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Articolo su Repubblica Bologna