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http://osservatorioantipro.org/?page_id=818

STAI TUNED!!!

vedi anche l’articolo di Alessandro de Pascale:
Le fideiussioni proibizioniste del Comune contro il Canapisa
– Pisa. Per autorizzare la street antipro, chiesti 5 mila euro di cauzione

 

CANAPISA STREETPARADE – 16ma edizione

Manifestazione nazionale antiproibizionista, antipsichiatrica, ambientalista ed ecologista

Partenza h 17:00 in Piazza San Antonio a Pisa.

>>>> Il Lab57 – Alchemica sarà presente col suo ormai mitico camper dipinto da Blu, postazione mobile chill-out , info point SOStanze, Primo Soccorso, etc…!!!! <<<<<

Per una maggiore consapevolezza :

Il proibizionismo planetario ha ormai compiuto 51 anni, tanti sono gli anni passati dalla prima Convenzione ONU del 1965 sugli stupefacenti voluta dagli USA con l’obiettivo dichiarato di reprimerne il traffico e la diffusione nel mondo, ma con il risultato evidente di aver contribuito all’espansione del primo, facendo schizzare alle stelle il valore di mercato della merce droga, e aver favorito la seconda, rendendola clandestina e creando dal nulla l’annichilente mito della droga come scelta di ribellione al sistema.

L’azione e la propaganda proibizionista hanno così sortito l’effetto contrario, acuendo e non superando le problematiche che si proponeva di risolvere.

Oggi, proprio dalla patria stessa di questo dispositivo di governo, tutto l’apparato proibizionista viene messo in discussione! Negli USA infatti sono già 17 gli stati che hanno messo mano alle legislazioni sugli stupefacenti e hanno dato vita a diversi gradi e livelli di legalizzazione della cannabis.

Alcuni Paesi sudamericani propongono i loro modelli di legalizzazione contestando e richiedendo apertamente la modifica, o addirittura lo stralcio, delle Convenzioni ONU sulle droghe.

Il rapporto stesso della Commissione ONU preposta alla valutazione delle politiche antidroga mondiali ha messo in discussione il paradigma repressivo sulle droghe e apre le porte ai discorsi sulla legalizzazione, ispirati ai dettami dell’approccio propri della cosiddetta “Riduzione Del Danno”.

In Italia invece il dibattito sulla legalizzazione sembra congelato, è del tutto assente o lo troviamo nei punti secondari delle agende politiche dei partiti e dei movimenti, non se ne parla apertamente e pubblicamente, la questione è quasi tabù. Anche se, in alcune regioni e negli ambienti degli addetti al lavoro degli operatori di strada c’è molta effervescenza sperimentale.

Dopo mezzo secolo di narcotraffico globale, con tutto il suo portato di lacrime e sangue e fiumi di denaro, che come un’alluvione devastante ha provocato e sta provocando disastri umani, sociali e ambientali, i discorsi attorno alla legalizzazione si stanno concretizzando.

Purtroppo in Italia come in Russia, alcune forze politiche, che fanno della retorica della “Guerra alla Droga” un cavallo di battaglia elettorale centrale, e le organizzazioni dedite al narcotraffico, che hanno accumulato enormi profitti con il mercato nero delle sostanze illecite, rappresentano i principali ostacoli alla legalizzazione e all’affermarsi di politiche ragionevoli sull’argomento.

Più di 50 anni di proibizionismo hanno creato molta ignoranza e falsi miti, paure e cattiveria, hanno distrutto relazioni, deflagrato il tessuto sociale scatenando piccole e grandi guerre. Gli effetti più nefasti e sottili di tali politiche sono l’odio e la paura che rendono quasi impossibile la costituzione e alla diffusione di un pensiero critico e consapevole sul fenomeno droghe e della convivenza delle diversità umane, anzi favoriscono un specie di razzismo contro chi è etichettato come drogato e ne favorisce l’apartheid, con tutto il suo portato di discriminazioni e di mostrificazione delle persone incasellate in schemi e categorie predefinite per la loro provenienza etnica, religiosa o che fanno particolari scelte di stile di vita.

Questa naturalmente è una “Visione del Mondo”, una possibilità, non la sola ed inevitabile realtà che bisogna accettare necessariamente. Purtroppo questa visione spesso negata, alla quale non si da alcun credito o possibilità di espressione, viene così paradossalmente rafforzata.

Quindi è fondamentale per un cambiamento dell’attuale paradigma personale e collettivo sugli stupefacenti, che qui si auspica, partire proprio dal l’accettazione e dal riconoscimento anche di questa “Visione del mondo” come presupposto per il suo superamento.

Questa Visione, in maniera clandestina, viene presa in considerazione e viene sperimentata, valutata, socializzata e verificata ogni giorni, da migliaia di persone nel mondo. Lentamente sta prendendo piede un’ altro paradigma sociale che si diffonde tra quei soggetti e in quegli ambienti e movimenti sinceramente interessati e disinteressatamente sensibili a questioni ambientali, economiche e spirituali.

La “Carta dei Diritti delle Persone che Usano Sostanze” del 2014, alla stesura della quale lo stesso Osservatorio Antipro Canapisa ha lavorato, rappresenta un chiaro esempio per comprendere cosa si muove lontano dalle luci della ribalta mediatica mainstrem.

La situazione appare scottante e pericolosa, ma allo stesso temo viva ed entusiasmante, intorno a questa vicenda si definiscono importanti equilibri di potere personale e collettivo che coinvolgono e riguardano tutti, più o meno direttamente.

Viviamo sulla stessa barca ed è vitale che la rotta non sia quella del proibizionismo che con le sue politiche repressive di concreto ha provocato principalmente militarizzazione, disastri e degenerazione di varia natura, in primis quella di aver rafforzato organizzazioni sociali spietate e senza scrupoli che per mezzo del riciclaggio del denaro sporco hanno potuto investire enormi risorse per il controllo dell’intero sistema economico nel quale ci ritroviamo coinvolti.

“Quando l’Ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce catturato, soltanto allora ci accorgeremo che i soldi non si possono mangiare”
Antica profezia Cree degli Indiani Lakota

Iniziamo ad essere protagonisti della nostra vita nel rispetto degli altri e di noi stessi e della nostra e dell’altrui essenza

Per essere liberi da ogni dipendenza imposta e
non essere strumento inconsapevole di nessuno!

Senza una cultura critica e consapevole della storia delle droghe e del loro uso rituale, si prospetta un futuro non chiaro.

Canapisa vuole essere una luce che renda più chiara la strada da percorrere nel presente e nel futuro.

Canapisa 2016
Piazza sant’antonio
Sabato 28 maggio PISA

Manifestazione nazionale antiproibizionista,antipsichiatrica, ambientalista ed ecologista

 

vedi anche
“La Repubblica” delle cazzate: in Piazza dei Cinquecento, la polizia disperde i partecipanti alla Million Marijuana March

Sabato sera, 7 maggio 2016, è apparsa sui siti ADUC Droghe e Roma.Repubblica.it una notizia falsa e priva di fondamento, anche detta “bufala”, che riguarda la Million Marijuana March (Italia).

Sia ADUC che Repubblica affermano, infatti, che «I MILLE» partecipanti al «MARIJUANA DAY» sarebbero stati dispersi dalla polizia, per via di una presunta «MANIFESTAZIONE NON AUTORIZZATA».
>>> leggi tutto l’articolo…

 

 

10 Dicembre: Giornata Mondiale dei DIRITTI UMANI
IL PROIBIZIONISMO è una VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI

>>Canna-bicycle Human Motor 2011: leggi il nostro comunicato…

Verso Vienna 2012: fino alla fine del mondo proibizionista –> Leggi il comunicato…
>>Vedi le mobilitazioni in tutta Italia
— ROMA: presidio prefettura+Pizzica & Reggae
— GENOVA: sotto la prefettura!!
— PISA: No oil Street band parade Antiproibizionista!!
— PERUGIA: Performance pubblica

Il 10 dicembre 2011 è la giornata mondiale per i diritti umani convocata dall’ONU per denunciare e ricordare le sistematiche violazioni dei diritti che si verificano in tutto il pianeta.

La nostra presenza in piazza oggi ha il fine di connettersi a questa giornata internazionale allo scopo di denunciare con forza la persecuzione degli utilizzatori di sostanze proibite causata dalle politiche antidroga vigenti in tutto il mondo.

In Italia le condizioni di invivibilità che caratterizzano le carceri nostrane sono per lo più dovute al sovraffollamento causato dall’attuazione della legge Fini-Giovanardi sugli stupefacenti: in Italia dal 1991 al 2009 oltre 880.000 persone sono state colpite da provvedimenti penali o amministrativi. Solo nell’ultimo anno ci sono stati 8650 arresti con 11295 giorni di reclusione.

La cannabis resta la sostanza maggiormente criminalizzata: 10 anni fa gli arrestati per canapa rappresentavano il 50% degli arresti per droga, oggi la percentuale è salita in maniera drammatica fino a raggiungere il 90% del totale. Sembra paradossale, ma mentre in Italia si intensifica la persecuzione, in altri paesi del mondo si assiste al proliferare di progetti per regolamentazione della cannabis. Non sono solo gli antiproibizionisti ad affermare ciò, ma a confermare la natura persecutoria di tali politiche esistono ormai anche diverse denunce ufficiali di Amnesty International.

A Bologna ormai da anni la politica si alimenta a partire dalle paure della gente: si parla di degrado, si demonizzano gli immigrati, i tossicodipendenti, i consumatori di sostanze illegali, i senza fissa dimora, gli occupanti di spazi abbandonati: insomma le parole d’ordine sono invariabilmente PULIZIA e POLIZIA!

Non solo non si attuano  politiche di interventi informativi e culturali all’interno dei luoghi di aggregazione giovanile e nelle scuole, ma addirittura i servizi sociali chiudono, come il drop in di via Paolo Fabbri ormai chiuso da 1 anno e mezzo, o depotenziati come l’Unità di strada sempre meno Mobile e sempre più nascosta, mentre per le strade si continuano a contare numerosi decessi per overdose.

Diversamente dalla situazione italiana,  quest’anno, per la prima volta la guerra alle droghe planetaria viene inclusa ufficialmente tra le cause di violazione dei diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Per questo la giornata mondiale ONU è un momento importante per far sentire la voce di chi inascoltato ed imbavagliato continua a denunciare come nel mondo ci siano milioni di vittime del proibizionismo, milioni di casi che nessuno denuncia, milioni di persone sacrifcate
sull’altare della crociata antidroga.

Per chi vive in strada, ai margini della società, per chi ha problemi di dipendenza, per immigrati senza documenti, le uniche porte che si aprono sono quelle di CARCERE, C.I.E., T.S.O. e FOGLIO DI VIA!

Ribellarsi da tutto questo è necessario!

E’ ora di piantarla!

Basta persecuzione!

Verso Vienna 2012. Fino alla fine del mondo proibizionista!

Sabato 10 Dicembre 2011

 – ore 15.00 Piazza Nettuno –

partenza  Canna-bicycle Human Motor 2011

– dalle 17.00 Piazza Verdi –
InfoAperitivo Antiproibizionista

LAB57 – Laboratorio Antiproibizionista Bologna

human-motor.noblogs.org


INCONTRO NAZIONALE ANTIPROIBIZIONISTA

PISA 22 OTTOBRE 2011
Polo Didattico Porta Nuova, via Padre Bruno Fedi 1

Il Lab57 partecipera’ a questa importante assemblea antiproibizionista.
LOsservatorio Antiproibizionista di Pisa, che dal 2001 organizza la streetparade Canapisa, indice un’assemblea nazionale delle realtà che affrontano le tematiche antiproibizioniste, con forme e metodi diversi, ma che siano interessate a un confronto costruttivo.
L’assemblea ha come obbiettivo la socializzazione delle attività portate avanti dai singoli gruppi sia a livello nazionale che locale nonchè l’analisi dell’ emergenza italiana con le varie proposte per affrontarla. Crediamo che sia venuto il tempo di riprendere voce collettivamente e riproporre le ragioni dell’antiproibizionismo in un momento storico in cui la repressione contro le sostanze proibite ha assunto le dimensione di una vera e propria persecuzione di massa (dal 1991 al 2008 più di 880mila persone sono state sottoposte a sanzioni penali e/o ammministrative per la semplice detenzione di sostanze). Per questo proponiamo un incontro nazionale delle realtà che si muovono sulle tematiche antiproibizoniste, anche in vista della Conferenza ONU prevista a Vienna nel 2012 ed in seguito alle dichiarazione della Global Commission on Drugs.
E’ arrivato il momento di connettere e condivedere le esperienze contro l’isolamento proibizionista, è venuto il momento di dire basta alla persecuzione!!!!!!!

Programma della giornata:

Ore 10.30 – Presentazione della giornata e delle varie realtà presenti
Ore 13.00 – Pausa pranzo
Ore 15.00 – Assemblea di discussione sulle tematiche emerse
Ore 22.30 – STOP PERSECUTION PARTY
– area dub roots dancehall : CANAPISA REGGAE ALL STAR
– area electro house : OFFLABEL Crew + Guest

NON MANCARE!!!!!!!!!!!
>>per info: Osservatorio Antiproibizionista di Pisa

“Bere una birra in strada non è reato”.  “Birra e Marijuana Za-zà”.

Contro l’ordinanza proibizionista del Comune di Modena.

Appuntamento in Piazza S. Agostino, Modena , ore 21.
Spazio Sociale LIBERA Modena, Spazio occupato SOVERTE Carpi, Fassbinder Sassuolo, Anarcotrafficanti Modena.

Modena come Chicago.
Occhio, stare all’occhio, inventarsi soluzioni creative.
500 euro di multa per girare con una lattina in mano sono tante.
Il Proibizionismo come metodo educativo e per aumentare il controllo sociale, bravo Pighi, bei metodi.
Aumenteranno come prima le code ai negozietti fino alle 20. Ovvio, siamo anche noi contrari a gettare lattine e bicchieri per terra o guidare sotto effetto di sostanze compresi psicofarmaci che elargite copiosamente.
Ma che c’entra questo col bere seduti su di una panchina coi tuoi amici dopo una giornata di lavoro?
Quali invenzioni troveremo per continuare a fare quello che riteniamo giusto e non passare sotto le grinfie del Podestà Pighi?
Intanto facciamo questa camminata in centro, con buona musica e buoni amici, facciamo sentire che non siamo disposti a subire passivamente.
La cassazione ha stabilito che non si può essere repressi e condannati per una piantina di marijuana coltivata sul balcone, e allora regaliamo balconi a chi non li ha.
Facciamoci questo Corteo in allegria e brindiamo alla liberalizzazione contro la mafia che si arricchisce con l’illegalità e contro lo stato che con queste leggi può avere tra le mani altri Cucchi da distruggere.

http://anarchicicarpi.noblogs.org/
http://www.libera-unidea.org/home.htm

Aggiornamenti:

Venerdì 15 luglio
CORTEO notturno Antiproibizionista.“Bere una birra in strada non è reato”.“Birra e Marijuana Za-zà”.
Contro l’ordinanza proibizionista del Comune di Modena. Piazza S. Agostino ore 21.
Spazio Sociale LIBERA Modena, Spazio occupato SOVERTE Carpi, Fassbinder Sassuolo, Anarcotrafficanti Modena.
Si esibirà Dj SambaColbao+Bottigliette Colorate.

Proibire e Ricattare è l’educazionismo degli stupidi.

“Ma vi siete bevuti il cervello? NO al Proibizionismo.

ECCO L’ORDINANZA INCRIMINATA
“Ordinanza in materia di sicurezza urbana per contrastare l’abuso di alcol negli spazi ed aree pubbliche”, “che talvolta si accompagnano a condizioni di potenziale pericolo per i fruitori degli spazi pubblici”, “sono accompagnate a volte da episodi di inciviltà e degrado”, “strategie di prevenzione del fenomeno dell’alcolismo”.

ECCO LA PUNIZIONE
“è fatto altresì divieto su aree pubbliche o soggette a uso pubblico, di consumare o detenere a scopo di consumo ogni genere di bevanda alcolica in contenitori di ogni genere. sono soggette all’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da € 50,00 ad € 300,00”.

300 EURO SE HAI UNA LATTINA IN TASCA E GIRI PER IL CENTRO.

Bisogna opporsi con determinazione contro queste derive fallimentari, bisogna evitare che queste leggi proibizioniste siano sempre più invasive. Il proibizionismo crea marginalità e aumenta a dismisura il potere e gli affari delle varie mafie.
Materiali per la discussione:

PARERI MILANESI SULL’ORDINANZA CHE VIETA LA VENDITA AI MINORI DI 16 ANNI.
“Ridicola. La nuova ordinanza che vieta il consumo e vendita di alcool ai minorenni a Milano è ridicola. Solo un gruppo di matusalemme che non è mai uscito dall’Italia, o peggio dalla propria città, poteva riproporre un concetto così grossolano che è fallito dappertutto quando è stato applicato. Il proibizionismo degli alcolici esiste già in altri paesi come la Svezia ed è aggirato in modo semplicissimo.

Di tutta l’erba, un fascio
“Il cosiddetto processo alle intenzioni è partito e si sta dilagando… togliere la possibilità a una persona di bere ritenendo che questa si ubriacherà di sicuro (fatti suoi poi, se non guida…) è un processo alle intenzioni.”

Risalire alla fonte
“Che qualcuno abbia potuto pensare che vietare non solo la vendita (quella è sanzionata dall’art.689 del codice penale da un bel pezzo) ma anche il consumo di alcol agli adolescenti fosse un’iniziativa intelligente è qualcosa che davvero va al di là della mia comprensione. […] allora, dico io, facciamo un altro piccolo sforzo e vietiamo pure il desiderio. Dice, e come fai a impedirlo il desiderio? Ma perché, la detenzione è più facile?”

Prima sfruttati, poi vietati
“Nella cultura conviviale italiana è intessuto e profondamente radicato, il ricorso ludico all’alcool; […] gli adolescenti respirano questo da sempre ed inoltre il proliferare in tutti i posti di locali e localini dove si punta alla grande sui momenti di “sballo” ha fatto delle città enormi macchine da degustazione e relative pisciate pubbliche. […] Quindi si corre ai ripari, vietando, more solito. Il divieto dopo il businnes. Sola logica possibile?

 

I DANNI DEL PROIBIZIONISMO

1) Il proibizionismo è la prima causa della criminalità. Il profitto annuo mondiale sul commercio illegale delle droghe è di circa 800.000 miliardi di lire. Questo traffico è l’8% dell’economia mondiale ed è l’80% degli introiti totali della malavita. In USA il proibizionismo ha causato, negli ultimi 10 anni, un incremento annuo dei profitti della criminalità del 500%. In molti paesi, la corruzione relativa al commercio delle droghe è diventata quasi una questione di abitudine e la sicurezza pubblica viene messa in pericolo dalle bande armate che si contendono apertamente questo mercato così profiquo. Nelle città principali l’80% della micro crirminalità è relativa al “mondo delle droghe”.

2) Il danno economico e finanziario è enorme. L’economia viene distorta dall’enorme flusso di denaro “sporco” e alcune nazioni sono diventate altamente dipendenti dal commercio illegale. Gran parte dei soldi versati dai contribuenti vengono sprecati per combattere i crimini che il proibizionismo stesso ha creato. Negli States, l’equivalente di 30.000 miliardi di lire vanno ad alimentare il budget annuale federale per il controllo delle droghe e il costo totale per i danni, per il lavoro delle forze pubbliche e i costi delle incarcerazioni ammonta ad un multiplo di questa cifra.

3) Il proibizionismo causa dei danni sociali e personali su scala mondiale. Un numero enorme di persone messe in galera, famiglie divise, fenomeni di vagabondaggio, prostituzione legata all’eroina, paura di uscire soli e/o di notte, case sigillate per la paura, vita cittadina difficile e molto altro.

4) Il proibizionismo non ha raggiunto nessuno degli scopi prefissati. Mentre la criminalità aumenta, il numero dei consumatori di droghe cresce e la situazione sanitaria peggiora.

5) Gli standard morali sono in declino per colpa del proibizionismo. L’uso e il possesso di droghe fa divenire fuorilegge e criminali la gente comune, causando una mancanza di rispetto per le regole e degli standard morali che la società ha imposto. Viviamo in una società dove l’80% dei crimini sono dovuti al proibizionismo. Se il nostro è realmente un discorso moralista, bisogna eliminare prima di tutto la causa di tutti questi problemi: il proibizionismo.

6) Il “mostro della droga” è un inganno. I problemi sanitari che il proibizionismo si era prefissato di risolvere sono di poco conto rispetto ad altri problemi salutari. Il tabacco causa il 6% della mortalità totale nel mondo. In USA, ogni anno, 400.000 persone muoiono a causa del tabacco, 100.000 per l’alcool e 5.000 per le droghe. In Inghilterra le cifre relative sono: 110.000, 30.000, e 1.000. Generalmente le proporzioni sono: 50 e 10 contro 1.


Droga, la svolta dei grandi del mondo
“E’ il momento di legalizzarla”

Clamoroso cambiamento di strategia nel rapporto della Global Commission on Drug Policy dopo gli anni della repressione che hanno rappresentato un fallimento. “Va trattata come una questione sanitaria”. Nell’organismo Kofi Annan, Paul Volcker, Mario Vargas Llosa, Richard Branson

dal nostro inviato ANGELO AQUARO
NEW YORK – Cinquant’anni di guerra alla droga hanno fallito e all’Onu non resta che prenderne atto. Dicendo basta alla criminalizzazione e trattando l’emergenza mondiale per quello che è: una questione sanitaria. Di più: legalizzando il commercio delle sostanze stupefacenti – a partire magari dalla cannabis. Firmato: l’ex presidente dell’Onu che di questa politica fallimentare è stato uno dei responsabili, cioè Kofi Annan. Ma anche Ferdinando Cardoso, George Schultz, George Papandreu, Paul Volcker, Mario Varga Llosa, Branson. I grandi del mondo della politica, dell’economia e della cultura mondiale – che certo nessuno si sognerebbe mai di associare a un battagliero gruppo di fumati antiproibizionisti.

La clamorosa dichiarazione verrà resa nota oggi a New York in una conferenza stampa: il primo atto di una grande campagna mondiale che raccoglie e rilancia tante idee di buon senso che troppi governi (compresi quelli che loro amministravano) continuano a negare. Lo slogan è efficace: “Trattare i tossicodipendenti come pazienti e non criminali”. E l’obiettivo è più che ambizioso: cambiare radicalmente i mezzi che Stati e organismi internazionali hanno fin qui inutilmente seguito per sradicare la tossicodipendenza. Il traguardo è una petizione da milioni di firme che verrà presentata proprio alle Nazioni Unite per adottare le clamorose conclusioni dei “saggi”: su cui certamente si scatenerà adesso un dibattito internazionale.

“La guerra mondiale alla droga ha fallito con devastanti conseguenze per gli individui e le comunità di tutto il mondo” si legge nel rapporto presentato dalla Global Commission on Drug Policy. “Le politiche di criminalizzazione e le misure repressive – rivolte ai produttori, ai trafficanti e ai consumatori – hanno chiaramente fallito nello sradicarla”. Non basta. “Le apparenti vittorie nell’eliminazione di una fonte di traffico organizzato sono annullate quasi istantaneamente dall’emergenza di altre fonti e trafficanti”. Basta dare un’occhiata alle statistiche raccolte dal rapporto. Nel 1998 il consumo di oppiacei riguardava 12.9 milioni di persone: nel 2008 17.35 milioni – per un incremento del 34.5 per cento. Nel 1998 il consumo di cocaina riguardava 13.4
milioni: dieci anni dopo 17 milioni – 27 per cento in più. Nel 1998 la cannabis era consumata da 147.4 milioni di persone: dieci anni dopo da 160 milioni – l’8.5 per cento in più. Sono i numeri di una disfatta.

A cui si accompagna un’altra debacle. “Le politiche repressive rivolte al consumatore impediscono misure di sanità pubblica per ridurre l’Hiv, le vittime dell’overdose e altre pericolose conseguenze dell’uso della droga”. Da un’emergenza sanitaria a un’altra: un disastro che è anche un tragico spreco. “Le spese dei governi in futili strategie di riduzione dei consumi distraggono da investimenti più efficaci e più efficienti”. L’elenco delle personalità coinvolte è impressionate. Il panel è l’organismo che a più alto livello si sia mai pronunciato sul fenomeno: tutti esponenti della società politica e civile internazionali che prima o poi si sono occupati ciascuno nel proprio campo dell’emergenza. Da Kofi Annan all’ex commissario Ue Javier Solana. Dall’ex segretario di Stato Usa George P. Schultz all’imprenditore miliardario e baronetto Richard Branson. Dal Nobel Vargas Llosa all’ex presidente della Fed Paul Volcker. Ci sono quattro ex presidenti: il messicano Ernesto Zedillo, il brasiliano Fernando Cardoso, il colombiano Cesar Gaviria, la svizzera Ruth Dreifuss. C’è l’ex premier greco George Papandreu. C’è lo scrittore messicano Carlos Fuentes. C’è il banchiere e presidente del Memoriale di Ground Zero John Whitehead. La loro voce sarà rilanciata adesso dall’organizzazione no profit Avaaz che conta già nove milioni di iscritti in tutto il mondo.

Non è solo la denuncia del fallimento della politica internazionale. E’ anche la prima sistematica proposta di una risposta globale. Invitando i governi a sperimentare “forme di regolarizzazione che minino il potere delle organizzazione criminali e salvaguardino la salute e la sicurezza dei cittadini”. Ma anche di quelle persone negli ultimi gradi del sistema criminale: “Coltivatori, corrieri e piccoli rivenditori: spesso vittime loro stessi della violenza e dell’intimidazione – oppure essi stessi tossicodipendenti”. Il rapporto presenta e analizza una serie di “casi critici” dall’Inghilterra agli Usa passando per la Svizzera e i Paesi bassi. Evidenziando quattro principi.

Principio numero uno: le politiche antidroga devono essere “improntate a criteri scientificamente dimostrati” e devono avere come obiettivo “la riduzione del danno”. Principio numero due: le politiche antidroga devono essere “basate sul rispetto dei diritti umani” mettendo fine alla “marginalizzazione della gente che usa droghe” o è coinvolta nei livelli più bassi della “coltivazione, produzione e distribuzione”.  Principio numero tre: la lotta alla droga va portata avanti a livello internazionale ma “prendendo in considerazione le diverse realtà politiche, sociali e culturali”. Non sorprende il coinvolgimento di tante personalità dell’America Latina: quell’enorme mercato che finora si è cercato di sradicare soltanto a colpi di criminalizzazione e che è invece – dice proprio l’ex presidente colombiano Gaviria “il risultato di politiche antidroga fallimentari”. Principio numero quattro: la polizia non basta e le politiche antidroga devono coinvolgere dalla famiglia alla scuola. “Le politiche fin qui seguite hanno soltanto riempito le nostre celle – dice Branson, l’inventore del marchio Virgin – costando milioni di dollari ai contribuenti, rafforzando il crimine e facendo migliaia di morti”.

E’ una rivoluzione. Sostanziata dalle raccomandazioni contenute nei principi. Una su tutte: “Sostituire la criminalizzazione e la punizione della gente che usa droga con l’offerta di trattamento sanitario”. Come? “Incoraggiando la sperimentazione di modelli di legalizzazione” a partire dalla cannabis. L’appello è secco. Bisogna “rompere il tabà sul dibattito e sulla riforma” dicono i saggi. Che concludono con uno degli slogan che hanno portato alla Casa Bianca Barack Obama: “The time is now”. Il momento è questo. Non abbiamo già buttato cinquant’anni?

(02 giugno 2011)

http://www.libera-unidea.org/home.htm


>>PROIBIZIONISMO E CONTROLLO SOCIALE: APPELLO CANAPISA 2011

>>Il CANAPISA e’ SOTTO ATTACCO!!!!
Leggi le ultime news…

>>INFO STREET

Il Lab57 sarà presente al Canapisa col suo caratteristico camper ed i suoi operatori per sostenere questa manifestazione di libertà.

>>Vedi tutte le foto e video del Canapisa 2011!!!!

Dopo il pestaggio di due carabinieri nella provincia di Grosseto, associato per fare notizia al Pasquatek di Sorano da quasi tutti i media, abbiamo cercato di fare chiarezza chiedendo al Fatto Quotidiano di pubblicare una rettifica ragionata dei fatti:
Dopo il massacro dei carabinieri il popolo  del rave si ribella: “Non è solo sballo e droga”

Il Lab57 stava intervenendo al contemporeo Pasquatek a Spoleto, che si è svolto senza nessun probelma, sia per la gestione dell’evento, la sicurezza sanitaria e il rapporto con forze dell’ordine che sono arrivati in forze(14 volanti!!!) il 25 mattina, senza che nessuno sapesse nulla dell’ aggressione in toscana.
E’ andato tutto bene per il lavoro degli organizzatori e la piena collaborazione col Lab57, garantendo sia il rispetto che la pulizia del prato montano che ospitava l’evento attraverso rimborsi al bar per chi puliva tutta l’area.

Inoltre pubblichiamo volentieri l’articolo Il «rave» come capro espiatorio , pubblicato per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 4 maggio 2011, di Stefano Bertoletti, del Progetto Extreme, un servizio di riduzione dei rischi che è intervenuto al Pasquatek toscano proprio grazie ad un nostro contatto con alcuni degli organizzatori.

Stefano Bertoletti commenta per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 4 maggio 2011 la vicenda dell’aggressione ai carabinieri a Grosseto.

Fonte: Il Manifesto, di Stefano Bertoletti 04/05/2011

Due carabinieri sono stati massacrati a bastonate per un ritiro di  patente che stavano effettuando dopo l’alcoltest: l’aggressione barbara avvenuta a Manciano, vicino a Grosseto, da parte di quattro ragazzi (tre minorenni) ad un posto di blocco colpisce per il grado di violenza e per la dimensione di rabbia folle che rivela.
E’ però sbagliata  l’associazione fatta dai media (e da politici importanti come il presidente della Regione Toscana) con la presenza di un rave party nella zona, come se questo fosse il vero responsabile dell’episodio.
Ero presente a quel rave come operatore del Progetto Extreme, che, insieme ad altri servizi di riduzione dei rischi sul territorio nazionale, riesce ancora a raggiungere questo tipo di eventi divenuti sempre più rari e nascosti: il “Pasquatek”, un technival storico quest’anno alla sua prima edizione in Toscana, è iniziato sotto la pioggia nella serata del 23 Aprile per durare fino al 25 in un’area privata concessa agli organizzatori, una radura piuttosto ampia circondata da boschi.
Partecipavano 500 persone, progressivamente in aumento: una situazione complessivamente tranquilla e gestibile, con una presenza di forze dell’ordine efficiente ma discreta e non scoraggiante per chi voleva vivere l’evento.
Quanto all’aggressione ai carabinieri, si è scoperto che i ragazzi autori del fatto erano sì diretti al rave provenienti da una discoteca fiorentina, ma non l’hanno mai raggiunto. Un aspetto che non cambia assolutamente la gravità dell’episodio, ma rende insensata la rappresentazione fornita da tutti giornali: il rave è stato messo sul banco degli accusati, indicato come l’origine dell’episodio criminale.
Non vi è invece relazione tra l’aggressione e il rave e, su un piano più generale, ci appare semplicistico e rischioso considerare i rave, insieme ad altri ambienti del divertimento, come un problema da risolvere, banalmente, proibendo. Il che non toglie che si debba riflettere seriamente sulla crescita degli episodi di violenza negli ultimi anni sia negli ambienti del divertimento che in altri ambienti pubblici, piazze, stadi: sembra diffondersi (anche) tra gli adolescenti un sentimento di rabbia che spesso sfocia in violenze a volte dure e imprevedibili, insieme a una incapacità di riconoscere limiti, leggi o di rispettare coloro che li devono tutelare. Senza affrontare questi temi non è possibile garantire seriamente sicurezza ai cittadini e alle forze dell’ordine quotidianamente impegnate in strada.
Anche per i rave e le feste autorganizzate qualcosa si può fare.
La maggioranza sia degli organizzatori di eventi che dei frequentatori è disponibile –penso-  a collaborare per modificare gli aspetti maggiormente rischiosi che possono compromettere l’andamento delle attività e della vita quotidiana. Per questo pare una buona idea quella suggerita dal Presidente della Regione Toscana, di varare leggi regionali che possano regolare in modo più preciso eventi e manifestazioni come i rave party: a patto che questo significhi pensare a come rendere accessibili spazi pubblici o privati per svolgere questo tipo di manifestazioni rispettando regole precise riguardo alla gestione dello spazio con i servizi necessari per la loro sicurezza.
Attualmente questo non accade, perché le leggi vigenti e le attuali politiche di divieto rendono praticamente impossibili i rave: tanto da aver creato la progressiva fuga nel “sommerso”degli eventi, che avvengono ormai in situazioni di totale occultamento e in assenza di ogni criterio di sicurezza. In altri casi, come a Manciano, i rave si tengono in spazi privati presi in affitto, al pari di altri eventi che però non subiscono gli stessi processi di stigmatizzazione.  Seguendo questa strada, le Regioni interessate potrebbero, come si è detto, avere la sorpresa di trovare una disponibilità anche da parte di chi organizza questo tipo di eventi e la comprensione da parte di coloro che li frequentano, non più costretti a nascondersi.
Sarebbero ben disponibili anche gli operatori dei servizi di riduzione dei rischi, che ormai da più di un decennio lavorano concretamente per garantire la salute pubblica. Anche in quei contesti del divertimento dove a qualcuno sembra inutile intervenire, preferendo la (assai pericolosa) scorciatoia della proibizione.

 

Dopo il massacro dei carabinieri il popolo  del rave si ribella: “Non è solo sballo e droga”

Cronaca | di Lorenzo Galeazzi

28 aprile 2011, Il Fatto Quotidiano

Nonostante i protagonisti del pestaggio non stessero tornando da un rave ma da una dscoteca, il caso riporta d’attualità questo tipo di feste che nell’accezione comune richiamano solo all’abuso di droghe. Un fenomeno che, almeno nelle origini, al contrario voleva coniugare musica elettronica e culture giovanili, danza e protesta politica

Il caso di cronaca avvenuto durante il ponte pasquale a Sorano, in provincia di Grosseto, ha riacceso i riflettori sul fenomeno dei rave party. Poco importa la scoperta che i giovani protagonisti del pestaggio non stessero tornando da un rave, ma da una serata brava in discoteca. Ecco i fatti. Due carabinieri sono stati pestati brutalmente da quattro ragazzi poco distante dal luogo di una di quelle feste. La colpa dei due militari? Avere fatto l’alcool test al guidatore della macchina e comunicargli che, visti i risultati, la patente gli sarebbe stata sequestrata. Tanto è bastato per far scattare la violenza contro i due agenti che sono stati pestati con pugni, calci e una spranga di ferro. I due feriti si trovano ricoverati in gravi condizioni: uno è in coma farmacologico per le percosse subite, l’altro rischia di perdere un occhio. Mentre per i quattro ragazzi (fra cui un solo maggiorenne) è stato confermato il fermo di polizia e le accuse nei loro confronti sono gravi, a partire dal duplice tentato omicidio. Al momento non sono ancora disponibili i referti tossicologici in modo da appurare se il branco abbia agito, oltre che sotto l’effetto dell’alcool, anche sotto l’effetto di qualche droga.

Assieme alla condanna per l’episodio, a finire sotto accusa sono state anche questo tipo di feste che, è bene ricordarlo, sono per definizione illegali o, come dice il popolo dei rave, free e cioè libere. A cominciare dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che ha chiesto un intervento del Parlamento per “consentire ai sindaci di esercitare la loro attività di controllo”. Peccato però che i quattro protagonisti del “pestaggio di pasquetta” non stessero tornando dal rave, ma da una discoteca. E che all’origine della violenza bovina non ci fossero i contestatissimi party ma una notte di sballo nei locali fiorentini à la page. Come riportano le cronache, il branco stava andando e non tornando dalla festa illegale nella città toscana.

Anche se il collegamento diretto fra il rave e l’episodio di cronaca è venuto clamorosamente a mancare, quanto accaduto a Sorano ha colpito ed è stato condannato dalla stessa comunità che frequenta e organizza questo genere di eventi. Il loro timore adesso è che la repressione contro i rave da parte delle forze di sicurezza si faccia ancora più massiccia.

“I rave party sono sempre stati nell’occhio del ciclone per le loro caratteristiche di libertà e di divertimento non convenzionale – dice un organizzatore di party che non vuole rivelare il suo nome – ma è scorretto associare ai party gli episodi spiacevoli come quello di Grosseto”. Un’opinione condivisa anche da un operatore del Lab 57, un’organizzazione che si occupa di “riduzione del danno” durante le feste: “Quello che è accaduto a Sorano poteva tranquillamente accadere all’uscita di una discoteca o a qualunque altro luogo di aggregazione giovanile. Il problema della violenza cieca non riguarda i rave, piuttosto ha a che vedere con i modelli culturali della società nel suo complesso”. Non è facile entrare in contatto con i protagonisti di quel mondo, i pochi disponibili a parlare lo fanno solo sotto anonimato. “E’ perché le nostre feste sono illegali e siamo sempre sotto la lente della polizia. Anche se non facciamo niente di male”.

Insomma il popolo dei party non ci sta a essere associato a quanto accaduto durante la nottata di follia di Grosseto. Eppure il connubio rave-droga-violenza per molti è un dato di fatto. “Non mi stupisce affatto questo tipo di atteggiamento – dice un dj molto famoso nel circuito delle feste – E’ perché siamo un movimento underground, che la gente conosce poco e che i giornalisti declinano con stereotipi del tipo ‘raver drogato e violento’”.

Ma che cosa sono esattamente i rave party? “E un movimento che si colloca fra musica e contestazione politica che arriva in Italia dall’Inghilterra nei primi anni novanta”, dice Michele, ex dj della Tekno Mobil Squad, una delle crew più famose in Italia. “Quando organizziamo un rave party, di solito occupiamo uno stabile industriale di una qualche periferia urbana. Creiamo una Taz, una zona temporaneamente autonoma che utilizziamo per il tempo della festa e poi la restituiamo alla città”.

L’origine del fenomeno coniugava la musica tecno, le culture giovanili e la protesta politica. Peccato che negli anni questi aspetti siano andati scemando tutto a vantaggio di una cultura dello sballo che di politico ha ben poco. “E’ vero – continua il dj – Ciò che era nato come un movimento underground, quindi per definizione poco diffuso e limitato ad un numero ridotto di persone, è stato gradualmente trasformato in un movimento di massa. La ‘tempesta’ di articoli che dipingevano il rave come un mercato della droga, un ritrovo di spacciatori, ha fatto sì che fosse sempre più frequentato dalle persone interessate esclusivamente a questi aspetti. Questa pubblicità negativa ha favorito l’accesso di un pubblico sbagliato”. Un circolo vizioso che si è andato autoalimentasi e quando si parla di rave, si pensa allo spaccio, al consumo e alle morti per overdose o mix fatali di sostanze. “E’ fuorviante pensare che i rave siano l’unico posto in cui la gente può sballare – attacca l’operatore di Lab 57 – In discoteca succede molto di peggio dove chi consuma droga lo fa in un ambiente poco sicuro per se stesso e per gli altri”.

Il Lab 57 è un’organizzazione vicina al mondo dei rave party che si occupa di riduzione del danno. “Quando viene organizzata una festa – racconta l’esponente di Lab 57 – noi contattiamo gli organizzatori e allestiamo una zona di decompressione, al riparo dalla musica assordante, in cui distribuiamo bevande analcoliche e materiale informativo sulle varie sostanze. C’è anche un equipe pronta a intervenire in caso di abuso di qualche sostanza. Questa è quella che noi chiamiamo riduzione del danno”.

Anche nel rave di Soriano era presente un’unità come la vostra? “Sì – risponde l’operatore – ma è ovvio che unità di quel tipo, che lavorano con pochissimi fondi, non riesca a intercettare le centinaia di persone che partecipano alle feste”. Dai gabinetti delle sale da ballo milanesi frequentate da veline e calciatori alle atmosfere fumose dei rave party, il binomio festa uguale sballo è sempre più presente. Con buona pace dei pionieri dei rave che pensavano di far passare un messaggio di protesta politica attraverso le casse che sparavano acid house, tecno trance o drum ‘n bass. Il problema è il consumo, non il tipo di festa, commerciale o underground, legale o illegale che sia.

aggiornato alle 16.27 del 28 aprile 2011

Prossimo intervento Lab57 – Alchemica:
MILLION MARIJUANA MARCH XI
ROMA – 7 MAGGIO 2011 –
ore 16.00 – partenza da Piazza dei Partigiani
ore 23.30 – arrivo a Piazza Bocca della Verità
>>Leggi il comunicato
>>Vai al sito:http://www.millionmarijuanamarch.info/

NELLO STESSO GIORNO A ROMA E IN ALTRE 420 CITTA’ NEL MONDO PER ESIGERE:
1) LA FINE DELLE PERSECUZIONI PER I CONSUMATORI.
2) ACCESSO IMMEDIATO ALL’USO TERAPEUTICO PER I PAZIENTI.
3) DIRITTO A COLTIVARE LIBERAMENTE LA CANNABIS, PATRIMONIO DELL’UMANITA’.

SABATO 7 MAGGIO 2011, UNDICESIMA EDIZIONE ITALIANA M.M.M. 100% REGGAE.

DEDICATA A TUTTE LE VITTIME DEL PROIBIZIONISMO, MASSACRATE DI BOTTE IN GALERA O ANCORA PRIMA DI ARRIVARCI.

0RE 16, DA PIAZZA DEI PARTIGIANI A PIAZZA BOCCA DELLA VERITA’ FINO ALLE 23.30.

attenzione: non saranno ammesse bandiere e striscioni di partito, di nessun partito, ne’ saranno ammessi camion non preautorizzati con musica diversa dal REGGAE) per ciclofficine, murghe e bande musicali che apriranno la marcia, l’appuntamento e’ sul viale sotto il palazzo ACEA.

SUL CAMION UFFICIALE M.M.M. SI ALTERNERANNO:

ONE LOVE HP
SOUL ROOTS
MR LATER
VILLA ADA SOUND
DABADUB
BABABOOM TIME
MARIO DREAD
POWAFLOWA (Varese)
MA DE KE (Roma’s Castles)
MR MAD (Frosinone)
LOVE MASSIVE
NOCE – RUDE VIBES – (Arezzo)
BIZZARRI FAMILY – LION D (Modena)
ROOTS REALITY HI-FI (Bari)

 

Europa sud orientale, penisola mediterranea denominata ‘Italia’, secondo anno del secondo decennio nel secondo millennio, 411 anni dopo il rogo con cui l’inquisizione arse vivo Giordano Bruno in Piazza Campo dei fiori a Roma, la barbarie e l’arroganza del potere che si autoassolve e’ preminente sull’evoluzione della specie.
Gli interessi economici di pochi criminali valgono piu’ dei diritti di moltissimi esseri umani che vengono rinchiusi in galera perche inosservanti della tassa sul consumo di sostanze, affidata in regime di monopolio alle narcomafie, decidono di auto produrre il proprio consumo coltivando un pezzo del patrimonio botanico del pianeta che appartiene all’ umanita’: la Cannabis.
Incredibile ma purtroppo drammaticamente vero, si finisce in galera anche per una sola pianta e a volte purtroppo non se ne esce vivi.
Aldo Bianzino, ebanista quarantenne, viveva isolato dal mondo in una casa sui monti vicino Perugia, era la persona piu’ pacifica del mondo, scendeva in citta’ raramente e solo per vendere i suoi mobili, coloro che lo conoscevano raccontano che mai, nemmeno una volta, gli avevano visto alzare la voce.
Aldo, arrestato per la coltivazione di alcune piante di Cannabis nel suo orto, moriva misteriosamente in carcere dopo poco piu’ di un giorno di galera il 14 ottobre 2007, gli amici, i figli e i parenti aspettano ancora giustizia.
Pianeta terra, stesso periodo temporale, assurdo ma vero: e’ possibile costruire legalmente centrali nucleari, mettendo a repentaglio la futura vivibilita’ del pianeta, ponendo una seria ipoteca sull’esistenza di future generazioni. Centrali che se va tutto bene senza incidenti creano comunque un consistente livello di radioattivita’ nelle zone limitrofe, producono come scarto di esercizio scorie altamente radioattive che vanno poi stoccate in depositi radio isolati in attesa che venga inventata una tecnologia, al momento inesistente, in grado di renderle inoffensive.
Centrali che se invece, come e’ gia’ piu’ volte accaduto, vanno in avaria, contaminano irreversibilmente intere aree del pianeta, producendo milioni di morti per leucemia e cancro anche a distanza di anni.
Basti pensare che se alcuni componenti del combustibile usato nei reattori hanno un tempo di dimezzamento breve come lo IODIO 131 che ha un’emivita di soli 138 giorni o relativamente breve come il CESIO 137 che si dimezza dopo trenta anni, altri anno un’emivita molto piu’ lunga del tempo trascorso dalla comparsa del genere umano sul pianeta Terra.
Il PLUTONIO 239 e’ letale per l’umano alla dose di un milionesimo di grammo, ossia un solo grammo puo’ uccidere un milione di persone e ha un tempo di dimezzamento di 24.200 anni, l’URANIO 238 si dimezza dopo 4,51 miliardi di anni e l’URANIO 234 si dimezzera’ dopo 247.000 anni.
Parte delle scorie radioattive vengono smaltite trasformandole in proiettili all’uranio ‘impoverito’ da spargere in territorio ‘nemico’ nell’immancabile guerra di turno.
Attila in confronto era un benefattore altro che barbaro, in fondo spargeva solo del sale nei territori conquistati.
E tutto cio’, ovviamente, senza che mai nessuno paghi per i gravissimi disastri prodotti nonostante questi siano crimini oltre che contro l’Umanita’ anche contro il Pianeta tutto, nessuna specie animale e vegetale esclusa.
Il nucleare è inoltre una tecnologia costosa e sorpassata, come obsoleti sono i combustibili fossili, ma continueranno a estrarli e a trasformarli nonostante tutto perchè sono gli unici monopolizzabili.

>>Guarda come potrebbero essere alimentati i motori e il boicottaggio sistematico delle alternative al petrolio)

Apparentemente dopo il disastro dei quattro reattori Giapponesi sono tutti o quasi contro il nucleare, ma leggetevi, grazie a Wikileaks che li ha divulgati, che genere di accordi sulla cooperazione nucleare tra Italia e Usa firmava assieme al Segretario dell’Energia degli Stati Uniti d’America Bodman nel dicembre del 2007 l’allora Ministro per lo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani, in un cable firmato dall’ex Amabasciatore Usa a Roma Ronald Spogli
>>versione in italiano
>>versione originale in inglese
Bersani era stato eletto nel maggio 2006 nel secondo governo Prodi che restò in carica 722 giorni, nel programma di governo con cui chiesero il voto ai cittadini c’era anche la cancellazione della legge 49/2006, tristemente nota come legge Fini/Giovanardi fatta furbescamente passare negli ultimi mesi del precedente Governo Berlusconi nel decreto per le olimpiadi di Torino.
Ovviamente nulla fecero una volta eletti nonostante molto si spesero nel contrastarne il varo per fini antiberlusconiani e preelettorali, assicurando che l’ avrebbero cancellata appena fossero stati eletti. Cosi’ come Bersani ha fatto un’ inversione di marcia a 180 gradi sul nucleare dopo aver visto i sondaggi successivi a Fukushima, sicuramente farebbero altrettanto se gli capitasse un sondaggio sulle reali proporzioni del fenomeno del consumo di Cannabis, ma noi non ci facciamo ingannare, fumiamo Ganja ma non siamo cojoni autolesionisti, i movimenti ricordano, un esempio? Chiedete all’ex governatrice del Piemonte, Mercedes Bresso se gli e’ convenuto tradire la fiducia del movimento NO TAV.
Chiedetevi perche l’astensionismo e’ in crescita costante e ha raggiunto con il 20% il massimo nelle ultime elezioni del 2008 dal dopoguerra a oggi, e’ la popolazione lontana dalla politica o viceversa?.
Nonostante l’Articolo 11 della Costituzione reciti chiaramente che: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta’ degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, l’ Italia e’ sempre pronta a entrare in guerra se c’e’ da assicurare il passaggio di un gasdotto o se ci sono giacimenti petroliferi da razziare, dai Balcani all’ Irak fino all’ Afganistan, sempre pronti a esportare democrazia con i bombardamenti sulla popolazione civile.
Nei bombardamenti sulla ex Iugoslavia l’ Italia partecipo’ assieme a paesi come la Turchia, che di difesa dei diritti delle minoranze se ne intende, sono decenni che praticano il genocidio dei Curdi, negandogli perfino il diritto a parlare la propria lingua.
Per giustificare i bombardamenti italiani su Belgrado, l’ allora premier Massimo Dalema disse che non erano azioni di guerra ma di ‘difesa integrata’, nonostante mai un solo colpo sia arrivato sul nostro territorio.
I Palestinesi vengono sterminati da decenni in Palestina, solo nei ventitre giorni dell’ operazione ‘piombo fuso’ iniziata il 27 dicembre 2008 furono uccisi circa 1500 palestinesi, nella stragrande maggioranza civili, donne, bambini e anziani, fu bombardata una scuola con le effigi dell’ O.N.U., ma mai abbiamo visto, nonostante le varie risoluzioni inapplicate, nessuna sanzione, neanche blanda, neanche economica nei confronti di Israele.
Il nostro fratello Vittorio Arrigoni, inguaribile sognatore, unico italiano in Palestina in quei giorni bombardata dal cielo e dal mare continuava nell’ orrore totale a urlarci, nonostante tutto, di restare umani.
Ogni guerra porta dietro di se uno strascico di disperazione e tragedie che si protraggono per anni.
Nell’ Afganistan investita da esportazione di democrazia ci dicono i rapporti annuali UNOP che la produzione di oppio e’ in continuo costante aumento da quando e’ iniziata l’ occupazione occidentale.
Pero’ in Italia per reati connessi all’ uso di sostanze, si finisce in galera e piu’ di un terzo della popolazione carceraria deve la propria carcerazione alla Fini/Giovanardi.
Piu’ che una legge e’ un vero mostro giuridico, oltretutto in piu’ punti di dubbia costituzionalita’.
E’ emblematico il caso di Fabrizio Pellegrini, il paziente di Chieti autorizzato ad importare per fini terapeutici la Cannabis ( il BEDROCAM, infiorescenze femminili al 18% di THC) ma arrestato piu’ e piu’ volte per coltivazione, tanto che per la somma delle condanne rischia vent’ anni e questo perchè, non potendosi permettere di pagare gli otto euro giornalieri del costo della sua medicina, ha optato per l’autoproduzione, alla faccia del diritto alla salute previsto dalla costituzione.
Ma possibile che al Berlusconi indagato come usufruitore della prostituzione minorile che si giustifica dicendo che in casa propria ognuno e libero di fare cio’ che vuole, nessuno abbia spiegato che se il principio valesse per tutti, bisognerebbe scarcerare migliaia di coltivatori beccati con le piante d’ erba nell’ armadio sotto lampada?
Ma possibile che nessuno abbia mai spiegato a Berlusconi che nessuna legge entra cosi pesantemente nella sfera del privato, nelle scelte personali dell’ individuo, nessuna criminalizza stili di vita come quella sul consumo di sostanze, la 49/2006 o Fini/Giovanardi varata dal suo governo nel 2006 a legislatura ormai conclusa?
Ma se veramente non ne fosse consapevole? Per favore qualcuno spieghi a Berlusconi che con il suo scudo fiscale, che ha permesso di far rientrare patrimoni esportati illegalmente senza doverne giustificare la provenienza, ha fatto alle narcomafie il regalo piu’ gradito, soprattutto se considerato assieme alla 49/2006 che gli permette oltretutto il rafforzamento del monopolio dell’ importazione, produzione e distribuzione di sostanze illecite gia’ garantito dalla precedente 309/90, varata quella dal suo padrino politico Bettino.
Ma possibile che nessuno abbia mai spiegato al Berlusconi che si autoassolve legalizzando il falso in bilancio, che ha raggiunto piu’ volte la prescrizione evitando il verdetto dei giudici grazie al legittimo impedimento e sta inseguendo la prescrizione breve per salvarsi dagli altri processi che Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi e Aldo Bianzino non sono mai scappati da nessun processo? Non ci sono semplicemente mai arrivati perché uccisi prima.
Federico Aldovrandi addirittura non e’ mai arrivato in nessuna caserma, barbaramente trucidato in una strada di notte solo perchè sospettato di essere “drogato”, in una sorta di appartaid culturale che indica nel consumatore di sostanze il “paria” il senza diritti, il quasi cittadino di serie B, non molto in grado di intendere e volere sul quale si ritiene di poter commettere qualsiasi abuso e anche questo e’ un effetto collaterale della legge.
E’ inoltre un formidabile strumento di controllo e repressione, ancora più pericoloso se consideriamo che il parlamento Italiano ha il più alto tasso mondiale di inquisiti per mafia e camorra, senza contare la folta schiera di ufficialmente “non più fascisti” cresciuti facendo il saluto romano a Predappio alla tomba di Mussolini.
La battaglia antiproibizionista e’ una battaglia culturale di liberta’ e civilta’, la liberalizzazione della Cannabis contrasta con gli interessi delle narcomafie, delle multinazionali farmaceutiche e dell’ industria chimica delle plastiche derivate dal petrolio.
Non possiamo cambiare la legge a meno che non iniziamo a raccogliere firme per una proposta di legge di iniziativa popolare. Ciò che possiamo e dobbiamo fare è lavorare per cambiare il clima culturale, mettendo fuori gioco i parassiti del palazzo e rafforzando i legami tra i movimenti, colpendo negli interessi i nostri nemici, negandogli i nostri spazi, solo cosi’ riusciremo a liberarci di loro.
Il business della privatizzazione dell’acqua da solo vale 9 miliardi di euro e coinvolge in maniera bipartisan tutto il palazzo, basti osservare che la 133/2008 e la 135/2009 sono passate raccogliendo più voti di solo quelli nella disponibilità della PDL, ecco perchè c’è quest’assordante silenzio su i referendum del 12 e 13 giugno.
Nella Million Marijuana March non ci sarà spazio per le bandiere di nessun partito ma sul nostro carro c’è spazio per la campagna per la ripublicizzazione dell’acqua bene pubblico e contro il nucleare perchè le nostre piante vogliamo annaffiarle con acqua pubblica e non radioattiva.
Al referendum andremo a votare quattro si per dire no, due per l’acqua uno per il nucleare e uno per il legittimo impedimento, perche odiamo i monopoli e il nucleare e inoltre l’unico legittimo impedimento che riconosciamo è il nostro diritto come genere umano di impedirgli di continuare a fare disastri.
Coltiviamo liberazione guardando a sud-est verso l’altra sponda del mediterraneo, lo scirocco profuma di gelsomino, e non è il vento del deserto, è il vento della rivoluzione dei gelsomini.
Aveva ragione Monicelli quando diceva che “sto popolo de miserabili ha solo una possibilità de riscatto se ancora c’ha un pò de dignità : la rivoluzione”. Ciao Mario, vedrai che prima o poi la faremo.

Buona MILLION MARIJUANA MARCH a tutti e tutte.

Dal sito italiano è possibile accedere ai tantissimi siti M.M.M. di tutto il pianeta linkati, tra i quali segnaliamo:

* http:/www.cannabisculture.com
* http://www.Millionmarijuanamarch.com
* http://www.pot-tv.net
* http://www.marihemp.com
* http://www.cures-not-wars.org
giornatamondiale@millionmarijuanamarch.info

per info sulla manifestazione:
http://www.millionmarijuanamarch.info/

311 CITTA’ NEL MONDO IN MARCIA PER LA LIBERTA’ DI CURA DI COLTIVAZIONE E DI UTILIZZO Di UN PATRIMONIO BOTANICO DELLA UMANITA’:
LA CANAPA

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA EDIZIONE ROMANA DELLA MILLION MARIJUANA MARCH
Sabato 8 maggio 2110, ore 11,30
c/o Studio Ice Badile,via Basilio Bricci 37,
Roma
Interverranno tra gli altri:

– Mefisto – Million Marijuana March- Roma
– Rudra Bianzino
– Enrico Fletzer – Coordinamento europeo per politiche giuste ed efficaci sulle droghe Encod
– Alberto Sciolari – Collettivo Pazienti ed impazienti cannabis (PIC)

Sono stati invitati
– Luca Cardinalini, autore di “Impiccati” Derive & Approdi e Martina La Penna
– Un rappresentante di Fuoriluogo, http://www.fuoriluogo.it/

La million marijuana march e’ un’iniziativa mondiale lanciata nel 1999 dal movimento Cure non guerre da Dana Beal, presente sul sito http://www.cures-not-wars.org. Sbarcatata in Italia il 5 maggio 2001 con la campagna di autodenuncia di massa “Signor giudice ho piantato un seme” che raccolse circa 1100 autodenunce tra Palermo, Milano e Roma dove il 05-05-01 furono consegnate 645 autodenunce assieme ad alcune piantine di cannabis alla caserma dei carabinieri di piazza Venezia da una delegazione di nove persone al termine di una street antiproibizionista partita da piazza della Repubblica e aperta da una delegazione di indiani Lakota. Il giudice per le indagini preliminari prosciolse i nove in istruttoria preliminare stabilendo che non vi era reato e la vicenda si concluse quindi senza conseguenze penali oltre che per la delegazione anche per tutti gli autodenunciati nei confronti dei quali non fu mai iniziata nessuna azione legale. Da allora ogni anno il primo fine settimana di maggio l’Italia partecipa con Roma all’iniziativa mondiale che, partita dalle poche decine di città del 1999, coinvolge nel 311 città del mondo con la richiesta di liberare:

1) i consumatori
2) la medicina
3) una pianta che fa parte del patrimonio botanico del Pianeta.

Comunicato stampa

L’incontro presenterà la decima edizione della Million Marijuana March che partendo da Piazza dei Partigiani raggiungerà, questa volta non solo metaforicamente, la Bocca della Verità. Sottolineiamo non solo simbolicamente ma anche materialmente anche perché quest’anno la Million sarà terreno di sperimentazione di una inedita alleanza con i familiari e le vittime del proibizionismo.

Tra genitori e figli in caso di guerra sono spesso questi ultimi spesso vengono a mancare. E’ prorpio il caso della guerra alle droghe all’italiana di Fini e Giovanardi con leggi scellerate che hanno inutilmente cercato di abolire il principio secondo cui la matematica non è un opinione oltre che ogni tipo di logica, il primo paese al mondo dove dei ciarlatani eletti osano ribaltare il principio di base della medicina moderna secondo il quale “è la dose che fa il veleno” ( Paracelso).

Noi vorremmo promuovere una alleanza o meglio un percorso che noi fondiamo a differenza dei proibizionisti sul rispetto delle differenze, sul terreno della libertà e della ricerca scientifica con la liberazione del potenziale terapeutico, intellettivo ed industriale di una pianta, la cannabis sativa, che costituisce un acclarato patrimonio culturale ed industriale dell’umanità.

La marcia globale per la libertà di cui Roma è il 311 pezzo in rappresentanza di centinaia di milioni di esseri umani, è dedicata a tutte le vittime del proibizionismo uccise o suicidate in luoghi deputati dalla nostra Costituzione a garantire salute, custodia, cure, cautela e sicurezza per tutti e per tutte.

Tutti questi buoni propositi vengono raramente applicati quando si tratta di fare la guerra agli uomini e alle piante. Addirittura in Italia si sono intentati processi agli organizzatori di raduni reggae, una musica accusata di incitare all’uso di canapa.

Saranno presenti alcuni familiari delle vittime di una ondata senza precedenti di trattamenti disumani e degradanti avvenuti nel nostro paese.

Proprio mentre tutti gli studi dimostrano come il proibizionismo sia fallito come dimostra il recente rapporto di Peter Reuter e Franz Trautmann per conto della Comunità europea che dimostra come sui mercati illegali e i consumi la repressione abbia un impatto risibile.

A parte l’Italia in molti paesi europei ma soprattutto nelle Americhe tutto è in evoluzione. L’ondata verde sta sommergendo la California dove sono alcune migliaia di dispensari della cannabis terapeutica. Solo a Los Angeles ne sono sorti un migliaio con circa 3-400.000 pazienti registrati.

In Europa alcuni paesi hanno intrapreso una strada più pragmatica come il Portogallo che ha preso immediatamente contatto con la realtà decriminalizzando il possesso di ogni tipo di sostanza ed incidendo positivamente sui consumi problematici. In Belgio,Slovenia e Repubblica Ceca si è legalizzata la coltivazione per uso domestico anche grazie al lavoro dei cannabis social club. Sorti soprattutto in Belgio e in Spagna .

In California il governatore Schwarzenegger ha solennemente affermato di voler applicare la decisione del popolo di autogovernarsi in termini federali, un fenomeno che vista la immobilità dell’Onu tende a diffondersi sempre di più tra i paesi democratici.

L’Italia continua a fare pena secondo il diktati di leggi come la Fini Giovanardi o la Bossi Fini secondo le quali sono criminalizzate le piante ed anche gli esseri umani.

Saranno presenti per l’incontro con la stampa gli organizzatori della MMM, i rappresentanti dei collettivi dei pazienti che si curano con la cannabis,i famigliari di alcune vittime e degli esponenti della società civile

MILLION MARIJUANA MARCH 2008
Dal 1999 ogni primo sabato di maggio si celebra la Million Marijuana March.Attualmente sono 239 le città che in tutto il mondo aderiscono a questa iniziativa e l’italia vi partecipa dal 2001.I principali punti rivendicativi che portano per le strade migliaia di persone in tutto il mondo: fine delle persecuzioni per i consumatori, diritto all’uso terapeutico della Cannabis per i Pazienti,diritto a coltivare liberamente una pianta patrimonio botanico del Pianeta.

>> il sito internazionale
>> il sito italiano
>> ascolta l’intervento radiofonico di Mefisto dalla Million Marijuana March 2008
>> guarda la galleria fotografica

by Lab57 feat Reporter_Libertario


STOP ALLA GUERRA ALLE DROGHE: VIENNA 2008
Il 7, 8 e 9 marzo 2008 si riunisce a Vienna il controvertice dei movimenti antiproibizionisti europei in occasione della Conferenza mondiale delle politiche sulle droghe organizzata dall’ONU che affronta la problematica da un punto di vista esclusivamente repressivo.


>> ASCOLTA IL REPORT AUDIO (7 marzo 2008)

>> GUARDA LA GALLERIA FOTOGRAFICA
>> IL SITO del Controvertice

by Lab57 feat Reporter_Libertario

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