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giovanni_serpelloniGiovanni Serpelloni, arrestato per tentata concussione l’ex capo del Dipartimento antidroga di Palazzo Chigi

da Il Fatto Quotidiano 13/5/16

E’ finito agli arresti domiciliari per tentata concussione e turbativa d’asta Giovanni Serpelloni,  capo del Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dal 2008 al 2014, medico vicino a Carlo Giovanardi e noto per le sue posizione proibizioniste e intransigenti in fatto di stupefacenti. I fatti contestati riguardano il suo successivo incarico di direttore del Sert, il servizio tossicodipendenze, di Verona, per episodi accaduti tra il 2012 e il 2014. La Guardia di Finanza ha notificato il provvedimento a lui e ad altri due dirigenti dell’Ulss 20: Maurizio Gomma e Oliviero Bosco. Altre tre persone sono indagate per gli stessi reati. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica e condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Verona, riguardano l’appalto del software gestionale utilizzato in Sert (i servizi pubblici per le dipendenze) di tutta Italia.

Di Serpelloni e del caso del software contestato si era occupato nei mesi scorsi anche ilfattoquotidiano.it. Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero preteso illegittimamente dalla società assegnataria dell’assistenza e manutenzione del software prima una percentuale sulle somme incassate e successivamente, a nome dell’Ulss 20 ma all’insaputa della direzione generale, 100mila euro a titolo risarcitorio, minacciando la revoca dell’incarico.  Nel corso delle indagini è emerso che la successiva gara sarebbe risultata essere stata turbata, e assegnata, con collusione e mezzi fraudolenti, a una società compiacente; i soci-amministratori risultano a loro volta indagati nel procedimento.

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Questa in sintesi la cronaca giudiziaria, che speriamo metta fine alla lunga lista di disastri dello Zar Anti-Droga in Italia, compagno, anzi camerata, del Senatore Carlo Giovanardi nella folle e tragica Caccia alle Streghe Proibizionista che negli ultimi 10 anni ha provocato decine di migliaia di arresti, morti e miliardi di soldi pubblici sprecati o rubati, come nel caso dell’ esimio professore.

Non riusciamo a gioire pensando alle vittime di questa guerra, agli insulti alle loro famiglie nel nome di una guerra falsa, corrotta e senza nessuna base scientifica, come sempre abbiamo sostenuto.

Vale la pena di ricordare l’inchiesta profetica di Alessandro De Pascale su il manifesto dell’aprile 2014, su appalti per 3 milioni di euro, affidati senza gara e senza valutare altre offerte, agli “amici” veronesi al posto del Cnr, anche per ridurre i dati sul consumo di sostanze in Italia, a beneficio della “loro” legge Fini-Giovanardi, poi cancellata della Consulta perché incostituzionale:

Antidroga, il business delle relazioni politiche

Ora però ci restano le macerie del Dipartimento Antidroga, bloccato dopo Serpelloni, incapace di diramare allerte nazionali ai servizi su sostanze pericolose o letali, proprio a causa di quel software gestionale oggetto dell’ inchiesta bloccato indebitamente da Serpelloni, mentre in Italia si continua a morire nell’ ignoranza Proibizionista senza nessun segnale dal governo omertoso di Renzi, troppo attento ai sondaggi e ai  tornaconti elettorali per occuparsi di chi è ancora in galera per una legge cancellata, per porre fine alla persecuzione dei consumatori di cannabis, senza nessuna base scientifica, depenalizzando finalmente l’uso e la coltivazione ad uso personale, togliendo così un mercato enorme alle Narcomafie.
Qui sotto trovate una rassegna dei falsi studi scientifici e delle costose campagne mediatiche di Serpelloni, grazie ad un articolo su DolcevitaOnline di Aprile 2014:

In memoria di Serpelloni. Una raccolta dei suoi capolavori

LA SCIENZA DEL DPA (come divulgare ricerche condotte e approvate da sé stessi e farle passare per verità). 
Il metodo sviluppato per i dati sui consumi di droga non è certo un’eccezione per Serpelloni, il quale in questi anni si è fatto notare anche per il suo superattivismo editoriale. In soli quattro anni ha fondato una quantità spropositata di siti internet (nel sito del Dpa ne sono citati 15) con nomi come “Cannabis e danni alla salute” e “La strada per una guida sicura”. Ma non solo perché, come rivelato da una inchesta della Lila, Giovanni Serpelloni è anche colui che firma gli articoli pubblicati dall’Italian Journal of Addiction, diretto da Serpelloni stesso, e pubblicato e finanziato dal Dpa, di cui a capo c’era appunto Giovanni Serpelloni. L’Italian Journal of Addiction è la stessa testata che spesso Serpelloni citava come “autorevole pubblicazione scientifica” quando parlava delle sue teorie più bislacche, tipo quella della cannabis che provoca i buchi nel cervello. Insomma, il Dipartimento Antidroga, fa anche ricerca: se la commissiona, se la finanzia, se la giudica e se la pubblica. Una perfetta garanzia di indipendenza scientifica, non trovate?
….

Della Teoria bufala dei buchi nel cervello della cannabis, a noi restano solo i buchi del bilancio dei finanziamenti pubblici, mentre invitiamo a riflettere ed agire di conseguenza a chi in questo buio decennio tra politici, medici, amministratori di servizi pubblici ha avallato e diffuso queste politiche criminali in molti casi usandole per fare carriera.

Noi non dimentichiamo.

Vedi anche:
Serpelloni, i reati e le responsabilità
Proibizionismo. L’arresto dell’ex zar antidroga fa emergere le forzature ideologiche e politiche

di Il Manifesto del

million-marijuana-march-2016-ciaone-la-repubblicaLa censura Proibizionista però non si è  certo fermata di fronte a questo arresto eccellente, guardate infatti cosa sono riusciti a inventarsi riguardo alla grande manifestazione  antiproibizionista di sabato scorso:
Million Marijuna March @ Manifestazione Nazionale StopTTIP, Sabato 7 Maggio, Roma

Pubblichiamo la smentita dal sito degli organizzatori della manifestazione:

 “La Repubblica” delle cazzate: in Piazza dei Cinquecento, la polizia disperde i partecipanti alla Million Marijuana March

Sabato sera, 7 maggio 2016, è apparsa sui siti ADUC Droghe e Roma.Repubblica.it una notizia falsa e priva di fondamento, anche detta “bufala”, che riguarda la Million Marijuana March (Italia).

Sia ADUC che Repubblica affermano, infatti, che «I MILLE» partecipanti al «MARIJUANA DAY» sarebbero stati dispersi dalla polizia, per via di una presunta «MANIFESTAZIONE NON AUTORIZZATA».
>>> leggi tutto l’articolo…

 

 

>>> Serpelloni torna a casa???!!! <<<

Giovanni Serpelloni non è più a capo del Dipartimento Antidroga e torna all’ASL di Verona.
Una grande vittoria per tutto il movimento. Ora attendiamo fiduciosi il nome del sostituto.

serpelloni.jpgIl capo del Dipartimento Antidroga del Governo italiano Giovanni Serpelloni ha lasciato oggi l’incarico datogli da Carlo Giovanardi ormai nel 2008 e tornerà alla ASL di appartenenza, a Verona.
Una seconda grande vittoria per il movimento dopo la dichiarazione di incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi a febbraio. Sono inumerevoli le associazioni di settore che ormai da anni chiedono la rimozione di Serpelloni dal ruolo di regia delle politiche antidroga italiane, da troppi anni in controtendenza rispetto alle incrinature ormai evidenti nella war on drugs e alle esperienze di nuovi approci che si stanno susseguendo in tutto il mondo.

Fonte: fuoriluogo.it, di Leonardo Fiorentini 11/04/2014

>>>> Antidroga, il business delle relazioni politiche
consumo-stupefacenti-italia-IFC-CNRStupefacenti. Il consumo di stupefacenti in Italia continua a crescere. Malgrado dai tempi di Giovanardi il capo Dipartimento Serpelloni affidi ad agenzie fidate e ben pagate l’analisi dei dati. Che sostengono il contrario.
A dif­fe­renza di quanto afferma il Dipar­ti­mento poli­ti­che anti­droga (Dpa) della Pre­si­denza del con­si­glio, i con­sumi di droga nel nostro Paese con­ti­nuano a cre­scere. Soprat­tutto tra i gio­va­nis­simi. A dirlo sono le anti­ci­pa­zioni dei risul­tati dell’indagine Espad-Italia®, una ricerca sui com­por­ta­menti d’uso di alcol, tabacco e sostanze ille­gali da parte degli stu­denti delle scuole medie supe­riori, inse­rita nell’omonimo pro­getto del Con­si­glio d’Europa. Lo stu­dio ita­liano viene con­dotto fin dal lon­tano 1995 dall’Istituto di Fisio­lo­gia Cli­nica (Ifc) del Con­si­glio Nazio­nale delle Ricer­che (Cnr), sulla base degli indi­ca­tori stan­dard richie­sti dall’Osservatorio euro­peo delle dro­ghe e delle tos­si­co­di­pen­denze di Lisbona (Emcdda).                        Uso di stimolanti 2003-2012 – Fonte IFC-CNR vs fonte privata Governo Italiano

O almeno è stato così fino alla crea­zione del Dipar­ti­mento in que­stione, il 20 giu­gno del 2008. A par­tire da quell’anno, durante il quarto governo Ber­lu­sconi nel quale sot­to­se­gre­ta­rio con delega a fami­glia, droga e ser­vi­zio civile era Carlo Gio­va­nardi, coau­tore assieme a Fini dell’omonima legge repres­siva da poco boc­ciata dalla Con­sulta che equi­pa­rava tutte le sostanze ina­sprendo le pene deten­tive, il neo Dipar­ti­mento poli­ti­che anti­droga, gui­dato allora come oggi da Gio­vanni Ser­pel­loni, ha deciso infatti di affi­dare ai pri­vati le sta­ti­sti­che ita­liane sui con­sumi. Quelle che l’Italia tra­smette poi annual­mente all’Unione euro­pea e alle Nazioni Unite. Sarà anche un caso, ma da allora, come si può vedere nelle tabelle che pub­bli­chiamo, si è regi­strato un crollo dei con­sumi di tutte le sostanze e in par­ti­co­lare di eroina, allu­ci­no­geni e stimolanti.

Uso di Cannabis 2000-2013 - Fonte IFC-CNR vs fonte privata Governo Italiano
Uso di Cannabis 2000-2013 – Fonte IFC-CNR vs fonte privata Governo Italiano

Consumo Eroina 2000-2013 - Fonte IFC-CNR vs fonte privata Governo Italiano

Consumo Eroina 2000-2013 – Fonte IFC-CNR vs fonte privata Governo Italiano

Tanto che nel 2010, il primo anno in cui il Dipar­ti­mento ha dif­fuso i suoi dati, Gio­va­nardi e Ser­pel­loni annun­ciano trion­fal­mente alla stampa che in Ita­lia ci sono un milione di tos­si­co­di­pen­denti in meno. Da allora, lo stu­dio, è stato affi­dato a diversi sog­getti. A rea­liz­zare l’ultimo, il Con­sor­zio uni­ver­si­ta­rio di eco­no­mia indu­striale e mana­ge­riale (Cueim), con sede legale a Verona, che, come lascia inten­dere il nome e il loro stesso sito web, si occupa soprat­tutto di que­stioni eco­no­mi­che e mana­ge­riali, non sem­brando invece avere alcuna pre­gressa espe­rienza nel set­tore delle dipen­denze pato­lo­gi­che o peg­gio ancora delle ana­lisi epi­de­mio­lo­gi­che, para­go­na­bile ad esem­pio a quella dell’Ifc-Cnr, un’ente pub­blico di ricerca che vice­versa opera da decenni in que­sto ambito. Dalla con­ven­zione tra il Dipar­ti­mento e il Cueim, siglata il 10 otto­bre 2011 per un importo 237 mila euro, emerge inol­tre che l’affidamento è avve­nuto in maniera diretta, quindi senza alcuna gara. E si tratta di un’altra scelta opi­na­bile, soprat­tutto quando si appalta a strut­ture non pub­bli­che ma pri­vate, poi­ché il Con­sor­zio in que­stione risulta com­po­sto non solo da uni­ver­sità, ma anche da ban­che, società di assi­cu­ra­zioni e altre società di con­su­lenza. Il con­tratto per il “Sur­vey Italy” sui con­sumi di dro­ghe, non è nem­meno l’unico com­mis­sio­nato al Cueim con una nego­zia­zione pri­vata e quindi senza com­pa­ra­zioni con altre pos­si­bili offerte.

Sarà anche que­sto un caso ma il tra i soci soste­ni­tori del Con­sor­zio in que­stione, figura anche l’Azienda Ulss 20 di Verona nella quale lavo­rava Ser­pel­loni, prima di appro­dare a Palazzo Chigi. Fatto sta che sol­tanto tra il 2010 e il 2012, il Dipar­ti­mento da lui gui­dato ha affi­dato al Cueim 7 studi e ricer­che per quasi 3 milioni di euro. Oltre al “Sur­vey Italy”, sono infatti stati com­mis­sio­nati al Con­sor­zio vero­nese anche il pro­getto Com­mu­ni­ca­tion (360 mila euro), il Sind Sup­port (un milione di euro), il pro­getto Con­sor­zio di soli­da­rietà per la pre­ven­zione (350 mila), il Pre­ve­nire (390 mila), il Promo Euro­drugs 2 Euro­trai­ning (350 mila) e La strada per una guida sicura (220 mila).

Tor­nando allo stu­dio sui con­sumi, nella loro prima rela­zione, quella 2012 ma basata ovvia­mente su dati dell’anno pre­ce­dente, l’allora mini­stro con delega al con­tra­sto alle tos­si­co­di­pen­denze, Andrea Ric­cardi (governo Monti), visto il basso tasso di rispo­sta ai que­stio­nari (pari al 33,4%) che ren­deva tale dato «dif­fi­cil­mente rap­pre­sen­ta­tivo», avrebbe impo­sto di aggiun­gere per la prima volta un inciso sulla «non vali­dità sta­ti­stica del dato».

Ma come ven­gono rea­liz­zati que­sti due studi sui con­sumi? L’Ifc del Cnr som­mi­ni­stra a un cam­pione molto ampio di ragazzi (45mila stu­denti di 500 scuole, una per pro­vin­cia) un que­stio­na­rio car­ta­ceo, che gli stu­denti pos­sono com­pi­lare auto­no­ma­mente nella pro­pria aula, seduti al loro banco. Quando hanno finito, lo inse­ri­scono in una busta che viene poi sigil­lata e inse­rita in una sca­tola. La ricerca dupli­cato, quella del Dipar­ti­mento anti­droga, pre­vede vice­versa un que­stio­na­rio web. La com­pi­la­zione avviene quindi sullo schermo a video, nell’aula infor­ma­tica della scuola, all’interno della quale ven­gono accom­pa­gnati dagli inse­gnanti che sicu­ra­mente girano poi tra le varie posta­zioni infor­ma­ti­che. Inu­tile aggiun­gere che si tratta di infor­ma­zioni deli­ca­tis­sime e basta modi­fi­care anche solo una domanda all’interno del que­stio­na­rio, per rischiare di attri­buire alle poli­ti­che di governo, piut­to­sto che a qual­siasi altra cosa, la varia­zione di un trend.

Que­sto per quanto riguarda i ragaz­zini, per­ché anche per la popo­la­zione adulta, il Dipar­ti­mento ha creato un dupli­cato dello stu­dio Ipsad con­dotto dal Cnr. Il que­stio­na­rio del Dpa è bello e pati­nato nono­stante la crisi, e inviato a casa di un cam­pione della popo­la­zione, a firma di Mario Monti (allora era lui il pre­mier). In quest’ultimo caso, il crollo dei con­sumi regi­strato è stato ancora mag­giore rispetto a quello otte­nuto coi ragazzini.

Di Alessandro De Pascale, 11.4.2014
IlManifesto.it
Fonte: http://ilmanifesto.it/antidroga-il-business-delle-relazioni-politiche/

Quando si parla di danni da droghe, sbiadisce il limite tra scienza, fede, pregiudizio o trita propaganda di regime.
Prendiamo, ad esempio, la recente pubblicazione di “Cannabis e danni alla salute” del DPA (Dipartimento Politiche Antidroga) del governo Berlusconi, “un megarapporto di oltre 500 pagine per rilanciare la sua Intifada contro le canne“, come lo ha giustamente definito Giorgio Bignami nell’ articolo – Cannabis, parla il Ministero Scienza e Propaganda – per la rubrica settimanale di Fuoriluogo sul Manifesto del 2 febbraio 2010.

Basta dare un’occhiata all’ Introduzione di Carlo Giovanardi (Sottosegretario di Stato per la Famiglia, Droga e Servizio Civile), per rendersi conto di quanto scientifica e rigorosa possa essere una ricerca aperta da simili enormità: “E’ stato dimostrato che la cannabis è una delle maggiori sostanze responsabili dell’alterazione delle capacità di apprendimento nei giovani(!!??), del calo della motivazione ad affrontare i problemi della vita, del far avvicinare più facilmente a droghe quali eroina e cocaina le persone più vulnerabili, di far scatenare e produrre gravi patologie psichiatriche, quali la schizofrenia, oltre che compromettere il normale sviluppo neurologico nel feto di madri consumatrici di sostanze.
Evidentemente le ultime figuracce rimediate da Giovanardi lo hanno promosso a luminare della ricerca mondiale, dopo aver vergognosamente infangato e strumentalizzato l’omicidio di Stefano Cucchi, morto perché “anoressico, drogato e sieropositivo” e dopo le penose polemiche col Cnr nei mesi scorsi per aver gonfiato i dati del Rapporto tossicodipendenze 2010.
In ogni caso, come è nostro costume, andiamo sempre oltre questi miseri esempi di propaganda ideologica cercando di dare un contributo di onestà intellettuale e di ricerca metodologica in un campo come questo, in cui è difficile persino trovare strumenti condivisi di valutazione. Per questo motivo consigliamo a tutti, soprattutto ai suddetti “luminari nostrani”, la lettura di un interessantissimo articolo di un sociologo, lui sì di indubbio prestigio internazionale, Peter Cohen, con cui condividiamo da anni percorsi e  analisi: I “danni da droga”: quanto è scientifico questo concetto? pubblicato su Fuoriluogo.

Questo saggio ci permette di ampliare ed approfondire meglio in concetto ricerca metodologica in un campo come questo, in cui è difficile persino trovare strumenti condivisi di valutazione dei danni reali delle “droghe”. Nel novembre 2010, il farmacologo David Nutt ha pubblicato una scala del danno delle droghe che vede l’alcol in cima (di cui noi ci siamo recentemente occupati in RICERCA DROGATA:Immigrati e consumatori di cannabis ad alto rischio di schizofrenia.
Ma – si chiede il sociologo Peter Cohen- è valido il metro del “danno” con cui si misurano e si classificano le droghe?
Spiega il sociologo: “il tentativo fatto da parte di Nutt et al. di mettere in discussione le classificazioni attuali, così come sono espresse nella legislazione, è utile e lodevole. Siamo lontani dal dimenticare le ragioni per cui, ad un certo punto, la cannabis e l’oppio sono stati dichiarati illegali. I rischi che si attribuiscono a queste sostanze sono diversi, in paesi diversi, così come è varia la severità delle conseguenze legali derivanti dall’essere colti a farne uso. A complicare le cose ulteriormente, c’è il fatto che le opinioni sui danni e le conseguenze pratiche sono destinati a cambiare nel tempo[2].

Tuttavia sia cannabis che oppio sono proibite a livello globale dalle Convenzioni sulle Droghe delle Nazioni Unite e dalla maggior parte delle legislazioni nazionali, elaborate sulla scia di queste Convenzioni. È legittimo mettere in discussione, come si fa in Nutt et al., i danni ipotizzati e la varietà di conseguenze legali per il consumo di droga, visto che sono basati su una definizione di danni della droga lontana da ogni rigore scientifico e, in effetti, da ogni razionalità. Perciò le mie osservazioni qui non mirano a mettere in discussione le classificazioni esistenti, ma piuttosto a “migliorarle” per mezzo di un sistema di classificazione a questionario, analogo a quello proposto in Nutt et al..

….
Che fare allora?

A mio avviso la percezione dei danni legati alle droghe è affetta da così tante limitazioni di affidabilità e validità, che è impossibile al presente avere una stima seria del danno per ogni droga. A parer mio non è nemmeno valido associare i danni alle droghe soltanto. Le droghe sono consumate da essere umani, in condizioni individuali sociali e legali varie, a livelli di purezza e dosaggio vari. Qualsiasi siano gli “effetti” delle droghe, dannosi o meno, essi non possono essere valutati e nemmeno discussi, senza unire la droga ad un particolare consumatore o cultura del consumatore.
Le droghe di per sé non esistono nel loro pieno significato.

Senza un accordo preliminare su un insieme di variabili circa le caratteristiche del consumatore, il contesto culturale e la purezza e il dosaggio della droga, perfino una  misura, di “danno della droga” minimamente standardizzato, non può essere stabilita. Senza questo accordo preliminare, una valutazione seria del danno da droga è un’illusione. Analogamente, se così non fosse, perché allora l’OECD avrebbe discusso per anni su come creare una misurazione standardizzata della “disoccupazione” e su come quantificare le sue componenti?. Molto probabilmente la scala del danno elaborata da Nutt et al., che vede la sostanza più largamente diffusa (l’alcol) al primo posto, seguita da quella meno diffusa (l’eroina) al secondo, è il riflesso di percezioni diffuse tra gli esperti. Ma le percezioni diffuse cambiano continuamente nel corso del tempo. Nemmeno l’uso delle più sofisticate tecniche statistiche per elaborare le percezioni combinate degli esperti potrà superare il fatto che queste sono niente di più che percezioni.

>>vedi anche: Test antidroga 2:il neuro-scienziato della domenica e Forum Droghe
e Test antidroga sul lavoro e alla guida:continua l’inquisizione contro la cannabis.
Inoltre vi consigliamo una recente pubblicazione a cui ha collaborato lo stesso Peter Cohen:
Cocaina. Il consumo controllato

Vi aggiorniamo sulla singolare polemica estiva che ha continuato a vedere come protagonisti il Dipartimento Antidroga del governo italiano e Forum Droghe sul tema trattato nel post precedente: Test antidroga sul lavoro e alla guida:continua l’inquisizione contro la cannabis.

Forum Droghe risponde dunque a Serpelloni, lo Zar Antidroga nostrano, demolendo in poche righe le fragili e “sballate” certezze del professore che sembra sempre più un neuroscienziato della domenica, appunto….

Il neuroscienziato della domenica
Fonte: Fuoriluogo.it, di Olimpia de Gouges 19/08/2010

Il capodipartimento antidroga interviene di nuovo sul Manifesto, stavolta in polemica con gli scritti di Giuseppe Bortone e Susanna Ronconi in merito ai test antidroga per i lavoratori.
Bortone e Ronconi sostengono che le attuali metodiche di accertamento per le droghe illegali sono fuorvianti perché non distinguono fra l’uso, perfino remoto, di una sostanza e lo stato di alterazione legato al consumo recente, capace di compromettere le capacità lavorative. Ma – controbatte il dipartimento – tale distinzione non ha senso perché “la ricerca nel campo delle neuroscienze ha dimostrato la compromissione delle funzioni cognitive superiori..anche dopo mesi dalla sospensione dell’uso di sostanze”, nonché “l’alterazione del normale metabolismo del lobo prefrontale..sede..di tutto ciò che ci distingue fondamentalmente dagli animali”(sic!) e “proprio per questo esiste una legislazione che afferma che l’uso di sostanze è illegale”.
Le certezze del Dipartimento sono strabilianti, tanto quanto l’assoluta  genericità delle sue affermazioni.

Le “alterazioni” del cervello sono uguali per tutte le droghe? Senza differenze nei modelli di consumo? E si può sapere se, ad eventuali “alterazioni” del cervello corrispondano sintomi di un qualche rilievo in ambito clinico (tali da giustificare l’allontanamento da alcune mansioni lavorative)? Quanto è sviluppata la ricerca in questo senso?
Ancora: poiché si parla genericamente di “sostanze”, dobbiamo pensare che anche l’uso di consumare vino ai pasti, seppure in quantità moderata, “alteri il normale metabolismo del lobo prefontale” impedendoci “di stimare correttamente il pericolo”? Oppure per l’alcol questo non vale, non perché sia meno rischioso dal punto di vista della salute pubblica, ma semplicemente perché è legale? Dobbiamo forse pensare che il nostro neuroscienziato della domenica ignori le più recenti classificazioni di rischio delle sostanze, a cominciare da quella di Bernard Roques che pone l’alcol (insieme a eroina e cocaina al primo posto) e la cannabis all’ultimo?
E poiché soprattutto di cannabis si tratta (il 64% dei lavoratori risultati positivi), raccomando caldamente al nostro la lettura del Global Cannabis Commission Report, appena uscito presso la Oxford University Press, frutto del lavoro dei maggiori esperti a livello mondiale; soprattutto del capitolo dove si analizza l’impatto dell’uso di cannabis sulla struttura e le funzioni cerebrali, scritto col contributo di Les Iversen (neuroscienziato di tutti i giorni): si vedrà che le certezze domenicali devono fare i conti coi dubbi della restante settimana.
Ultima osservazione. Nel primo intervento di Carlo Giovanardi (Manifesto, 27 luglio), veniamo definiti come “una frangia, esigua ed isolata” che porta avanti “una battaglia ideologica”. Poiché ogni nostro scritto è regolarmente chiosato dal Dipartimento, ci viene il sospetto di essere meno minoritari di quanto si vorrebbe. E che i nostri argomenti tocchino, ahimè, nervi scoperti.

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Quasi in contemporanea esce sul Manifesto questo articolo di Beatrice Bassini, Vice presidente di Forum Droghe, che cita proprio i tre studi sugli effetti della Cannabis da noi indicati nel nostro post precedente:

Cannabis. Studiosi costretti a sfatare stereotipi su ipotetici effetti negativi: alterano risultati

Cannabis e lavori pericolosi. Esami delle urine non servono a niente. Studio

Cannabis non influisce su funzioni cognitive dei fumatori abituali

Il mestiere che il Goveno non conosce

La risposta a Giovanni Serpelloni di Beatrice Bassini, Vice presidente di Forum Droghe.
22/08/2010

Trovo molto pericoloso il clima che si sta creando in questi ultimi anni rispetto al dibattito scientifico e politico sul tema delle droghe e dei consumatori (cfr. Giovanni Serpelloni «Perché vietare sempre l’uso di stupefacenti» il manifesto 15/8). Lavoro nelle tossicodipendenze da almeno 16 anni e ritengo che molto sia stato fatto in passato soprattutto ad opera degli operatori del pubblico e del privato sociale che, come me, fanno tutti i giorni front office con l’utenza, per favorire la demolizione degli stereotipi sul consumatore di sostanze, per invitare i consumatori ad essere attivi protagonisti della propria crescita personale, per l’integrazione lavorativa e sociale. Nell’ultimo periodo, ritengo che ci sia stato un passaggio che è più politico e ideologico che «scientifico», dalle prassi di «riduzione del danno» a quelle di «produzione del danno».
Mi riferisco a sanzioni amministrative che dal 2006 grazie alla legge Fini-Giovanardi non prevedono più il ricorso all’art.75 della legge 309/90 come alternativa e come spazio terapeutico per i consumatori di sostanze e ai test ai lavoratori che compromettono di fatto la vita lavorativa di chi ha usato anche sporadicamente sostanze psicoattive. Ma potrei citare altre prassi terapeutiche che, ad oggi, non vengono più prese in considerazione ed escluse persino dal dibattito politico. I danni a lungo termine causati da un abuso di sostanze sono di certo documentati, come sostiene Serpelloni, ma non tanto per la cannabis quanto per la cocaina e l’alcool di cui, di fatto, viene punito solo l’abuso legato al momento del controllo. Per l’alcool, sostanza tra le più pericolose dal punto di vista comportamentale e di danno alla salute, si tollera l’uso e si punisce giustamente l’abuso per chi viene trovato alla guida di un mezzo di trasporto.
Questa visione non viene mantenuta per quanto riguarda la cannabis poiché si sostiene che rechi danni neurologici irreversibili a lungo termine, ipotesi per cui viene menzionata una letteratura scientifica ad hoc di cui però non vengono fornite le coordinate. Di questo passo i consumatori di questo tipo potrebbero affluire più ad un servizio sociale per l’handicap che a un Ser.T e la cosa oltre ad apparirmi metodologicamente ridicola mi lascia perplessa dato che gli studi che vedono un lineare rapporto causa-effetto tra cannabis e compromissione cognitiva vengono fatti soprattutto su persone che hanno avuto nella loro vita vari poliabusi. Vorrei porre all’attenzione di Serpelloni altri recenti studi: Gender moderates the impact of stereotipe threat on cognitive function in cannabis users-Addict Behav (Settembre 2010); Testing for cannabis in the work place: a review of the evidence Addiction (Marzo 2010); Neurophisiological and cognitive effects of smoked marijuana in frequent users- Pharmacol Biochem Behav (Settembre 2010). Ne ho citati solo alcuni, solo per dimostrare che sia io che l’Associazione Forum Droghe non ignoriamo di certo la letteratura scientifica sull’argomento e non siamo contro «a priori».
Un ultimo punto riguarda proprio l’Associazione Forum Droghe. Caro Serpelloni, se avrà avuto l’umiltà, e il buon senso a cui lei ci invita, di vedere di quali professionalità è composta, constaterà che siamo un gruppo molto eterogeneo di operatori dei Servizi di tutta Italia sia del pubblico che del privato sociale, attivisti, garanti dei detenuti e anche sociologi e sindacalisti che vedono da varie prospettive i problemi dei consumatori di sostanze. Non siamo né «tuttologi», né «opinionisti estivi» e respingiamo al mittente le accuse di incompetenza. Il suo tipo di comunicazione intenzionalmente offensiva assomiglia molto, e ne è sicuramente parente, al «vizio» di questo governo di tentare di screditare l’interlocutore per non confrontarsi sui contenuti. La invitiamo perciò noi all’umiltà e al rispetto delle opinioni altrui, perché il nostro concetto di salute e la preoccupazione per la salvaguardia dei diritti umani non ci permette di trattare certi argomenti come chiacchiere da ombrellone.
Per finire, siamo pienamente d’accordo con lei nel distinguere ruoli e competenze. Uno dei suoi compiti istituzionali sarebbe stato quello, ad esempio, di partecipare alla recente conferenza mondiale sull’Aids a Vienna, in cui il governo italiano era assente. Spero comunque che abbia letto la Dichiarazione uscita dal summit; si sarà potuto rendere conto che le politiche sulle droghe in Italia sono arretrate e di certo non sempre condivise a livello internazionale.

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Prosegue la Serpelloneide in questo modo:

Olimpia al patibolo

27/08/2010

Il lettore che abbia la pazienza di leggere sotto l’ennesima controdeduzione del Capodipartimento antidroga a quanto da noi recentemente pubblicato e alle osservazioni a firma di Olimpia de Gouges, non avrà difficoltà a capire perché Olimpia si sia inserita nel botta e risposta. Chi se non Olimpia avrebbe potuto affrontare il patibolo degli insulti serpelloniani? Chi se non Olimpia avrebbe potuto richiamare le ragioni del dubbio e la passione per il vero dialogo contro la lama arrogante e affilata delle certezze del nostro interlocutore?
Su ispirazione di Olimpia, anche noi invitiamo il Capodipartimento alla moderazione e alla cautela. Cautela nell’interpretare i dati della ricerca neuroscientifica e nel leggere i suoi risvolti sul piano clinico. Soprattutto cautela nel tradurre meccanicamente i risultati di un filone di ricerca, comunque parziale, nella scelta politica della proibizione.
Da questo confronto agostano vogliamo però ricavare un risvolto positivo. Da tempo pensavamo di organizzare un seminario fra esperti di ambiti disciplinari diversi proprio sulla ricerca neuroscientifica, sul rilievo che ha di recente assunto, ma anche sui suoi limiti. Più in generale, sul suo significato nell’ambito del dibattito politico sulle droghe.
E’ ora di affrettarsi a mettere in atto questo proposito. Non mancheremo di invitare anche il dottor Serpelloni.

A proposito: Olimpia de Gouges presiederà l’incontro.

Giovanni Serpelloni ha scritto:

Olimpia de Gouges, morta ghigliottinata a Parigi il 3 novembre del 1793 da Robespierre per essersi opposta alla decapitazione di re Luigi XVI, risponde il 19.08.2010 dall’aldilà  al mio articolo del 15 agosto sui danni cerebrali derivanti dall’uso di sostanze stupefacenti. Si fanno resuscitare i morti per poter nascondere la vera identità di chi, con insolenza e maleducazione, entra in un dibattito screditando le competenze altrui senza far comprendere le proprie e celandosi vigliaccamente dietro ad un nobile quanto encomiabile pseudonimo. Si sveli cara, madame de Guoges,  affinché tutti noi possiamo apprezzare le basi di competenza e conoscenza su cui lei fissa nella sua raffinatezza di eloquio e di pensiero, le sue controdeduzioni.
Detto questo, credo che alcune delle ingenue domande possano trovare facilmente risposta nelle due monografie sulle neuroscienze dell’addiction da me curate e che invito i veri curiosi a sfogliare e se gradito a scaricare gratuitamente (http://www.dronet.org/monografia.php?monografie=70).
Certamente ed ovviamente esistono delle differenze nei danni cerebrali in base all’esposizione al consumo (dipendenti da condizioni neuropsichiche individuali, quantità, durata, tipo di sostanza  e mixing), come altrettanto chiaramente esistono una serie di correlati clinici e sintomatologici relativi ai danni neuropsichici sottostanti, conosciuti da anni e tali da giustificare la sospensione cautelativa dalle mansioni a rischio. Ma bisogna avere la pazienza di leggerli e studiarli approfonditamente (di solito proprio durante il sabato e la domenica!) e smetterla di rovistare tra la letteratura scientifica accreditando e prendendo in considerazione solo quegli articoli che avvalorano la tesi che le varie sostanze stupefacenti facciano bene alla salute e perlomeno non si sappia ancora precisamente quanto male facciano.  E poi di quale “male” stiamo parlando? Quello che solo i nostri occhi inesperti vedono o quello che raffinate tecniche diagnostiche possono mostrare? In quanto alla tossicità dell’alcol e alla pericolosità dell’abuso alcolico, il Dipartimento per le Politiche Antidroga non ha mai sottovalutato la questione né sminuito la portata sociosanitaria di tale problematica.
Relativamente  alla citata classificazione di rischio delle sostanze di Bernard Roques, credo sia opportuno che madame de Gouges rilegga bene e più approfonditamente tale articolo che  prende molto poco in considerazione, nei criteri di classificazione relativi alla tossicità, proprio i più moderni studi di neuroscienze ed in particolare di neuroimmaging funzionale ad alta risoluzione. Esattamente quello che invece si è ora in grado di dimostrare come, per esempio,  le significative alterazioni nei consumatori di cannabis dello spessore della corteccia cerebrale  (aree temporo-mesiali e nella corteccia cingolata anteriore e cioè in associazione con  deficit neuropsicologici  di attenzione e memoria). Altri studi sulla maturazione e  sullo sviluppo cerebrale degli adolescenti mediante il tensore di diffusione – DTI, soprattutto sulla sostanza bianca del cervello, hanno dimostrato recentemente come queste strutture vengano modificate sotto l’effetto delle sostanze stupefacenti compresa la Cannabis, inducendo deviazioni del normale sviluppo.  Vogliamo continuare a tenere gli occhi chiusi? Vogliamo continuare a trovare giustificazioni per poter utilizzare senza preoccupazione le varie sostanze? Vogliamo continuare a leggere solo le pubblicazioni che ci danno ragione e scotomizzare ciò che demolisce le ormai  traballanti ipotesi, insultando anche pubblicamente chi si permette di dire cose contrarie a certi principi e assunti? Io credo che i veri problemi, da affrontare per la tutela della salute pubblica in relazione all’uso di sostanze stupefacenti e alcol, stiano da un’altra parte cara madame de Gouses. In quanto al rapporto della Global Cannabis Commission, invito i lettori ma soprattutto lei, madame, a rileggerlo approfonditamente perché non sostiene affatto le tesi dell’innocuità della cannabis sui sistemi cerebrali ma anzi ne sottolinea le problematiche e i dubbi che solleva sono anche conseguenti al fatto che non sono stati prese in considerazione pubblicazione uscite dopo la stesura del rapporto, come ho avuto modo di discutere personalmente con i colleghi inglesi. Oltre, a quel rapporto consiglio madame, di cui a questo punto chiediamo esplicitamente di conoscere identità e competenze in ambito di neuroscienze, di aggiornare le sue letture con articoli scientifici nel campo del neuroimmaging  usciti per l’appunto dopo quel rapporto, che non lasciano dubbi su come dovremmo atteggiarci all’interno di un approccio cautelativo e preventivo di sanità pubblica, verso sostanze come il THC, che sono in grado, per esempio, di alterare inequivocabilmente (rilevato con spettroscopia) il metabolismo del glutammato nel cervello (neurotrasmettitore fondamentale per il regolare funzionamento cognitivo) o di creare una frammentazione del DNA dei neuroni dell’ippocampo (sindrome conosciuta fin dal 1999 se per caso le fosse sfuggito). Ci spieghi, madame, perché contemporaneamente ci si batterebbe, affinché, alcune sostanze alimentari (non considerate “droghe”) che inducano solo il minimo sospetto (non la certezza)di poter danneggiare la salute o il DNA dei neuroni del nostro cervello (con caratteristiche di pericolosità quindi anche molto meno rilevanti rispetto per esempio a quanto rilevato per la cannabis), vengano vietate in via cautelativa, proibite ed  escluse dalla produzione e dal commercio, mentre invece si tollera o addirittura si auspica che la cannabis (che presenta sicuramente tali effetti) venga messa a disposizione di tutti e glorificata come innocua se non addirittura salutare.Concetti e parole forse troppo difficili ma che le saranno di stimolo per studiare ed approfondire l’argomento, magari la domenica, come molti medici e studiosi fanno, compreso il sottoscritto. Sempre a disposizione.

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Per finire questo magistrale saggio di Stefano Vecchio che fortunatamente riporta il dibattito scientifico sugli effetti delle sostanze a un livello insperato di lucidità metodologica e ricchezza culturale.

Neuroscienze, oltre un pensiero unico sulle droghe

L’articolo di Stefano Vecchio, comitato scientifico di Forum Droghe, sul dibattito droghe-neuroscienze per la rubrica di Fuoriluogo pubblicata sul Manifesto dell’8 settembre 2010.

Fonte: Il Manifesto, di Stefano Vecchio 08/09/2010

Una delle questioni più controverse, oggetto del dibattito attuale, riguarda la legittimità della relazione tra le ricerche neuro scientifiche, la realtà della clinica delle dipendenze e l’orientamento stesso delle scelte delle politiche sulle droghe.

L’uso continuo delle spiegazioni neurobiologiche per stabilire pressoché tutte le questioni collegate ai consumi di sostanze stupefacenti sollecita una domanda sui rischi di un pensiero unico sulle droghe a cui si attribuisce il potere di dare una spiegazione ultima su qualunque aspetto a queste collegate.

Tale domanda è legittimata dal fatto che noi tutti condividiamo il riconoscimento della complessità del fenomeno, caratterizzato dall’intreccio delle diverse componenti fisiologiche, psicologiche, sociali e culturali, esemplificata dal celebre paradigma di interpretazione dei consumi di Norman Zinberg: drug, set, setting (la droga, la psicologia del consumatore, il contesto di consumo).

Tale complessità, esclude, almeno per ora, affermazioni semplificate quali quelle secondo cui le neuroscienze avrebbero dimostrato la compromissione delle funzioni cognitive superiori nei consumatori (tesi per la verità non nuova,giornalisticamente nota come “droga bruciacervello”).

Certo una spiegazione ultima presenta l’indubbio vantaggio di rassicurare operatori e cittadini proponendo certezze riduttive e semplificate ma sostanzialmente fa un torto all’esperienza clinica nei servizi territoriali in quanto nega di fatto a questi la capacità autonoma di produrre conoscenza; crea, inoltre, una gerarchia tra i diversi modelli di conoscenza stabilendo, arbitrariamente, che ve ne sia una più attendibile delle altre; tende infine a determinare un conflitto tra diversi saperi.

Di fatto, un malinteso del genere ostacola una discussione a più voci, attribuisce alla comunità neuro scientifica una mission che, a quanto mi risulta, non è nemmeno ricercata dai suoi rappresentanti.

La provvisorietà dei modelli attestata dagli stessi neuroscienziati, testimoniata anche dalla continua evoluzione delle teorie sull’addiction, la varietà di ricerche non comparabili metodologicamente tra loro, ci dicono che le neuroscienze ci offrono un panorama molto interessante e affascinante di conoscenze ma che queste hanno, per ora, un’importanza molto limitata per le pratiche cliniche dei servizi, per il lavoro di strada, per il lavoro nei contesti del divertimento, per le diagnosi di dipendenza, per la valutazione dei rischi etc.

Sono convinto, comunque, che quando una ricerca neurobiologica rileva che una qualche modificazione indotta nel cervello dall’effetto di una sostanza si possa configurare come un danno, questa acquisizione deve interessarci e indurci a valutare, anche se non meccanicisticamente, le implicazioni sul piano clinico e delle azioni di prevenzione selettiva. Ma allo stesso modo sono convinto che se una ricerca ben documentata dice che una strategia di riduzione del danno ha evitato un certo numero di overdose, o ha ridotto la microcriminalità e la carcerizzazione, ha limitato fortemente le malattie infettive, ha migliorato alcuni processi di socializzazione, deve farci seriamente prendere in considerazione queste prospettive e valutarne il possibile impatto nelle politiche dei servizi e i possibili vantaggi per gli utenti e la popolazione.

Per me, una tale impostazione pragmatica può contribuire a promuovere una prospettiva laica e pluralistica delle conoscenze, consente di rispettare punti di vista anche distanti e contrapposti, permette un allargamento delle competenze e forse riduce alcune differenze, rilevando più punti in comune di quanto si possa pensare.

Tornando al dibattito aperto in questa rubrica sui test per i lavoratori, e in specifico per i lavoratori dei trasporti, è importante chiarire che però la norma prevede la sanzione solo ed esclusivamente nel caso in cui il SerT accerti uno stato di tossicodipendenza.

Il discorso a questo punto si complica e richiede altri spazi e altri tempi. Sempre nel riconoscimento della ricchezza delle diversità, quale prospettiva culturale utile a costruire un “paradigma ospitale e cooperativo” sul fenomeno dei consumi di droghe.

Infine vi consigliamo vivamente di consultare il
Manuale di Autodifesa” per accertamenti sull’uso di sostanze

che informa sulle procedure di controllo in merito a sostanze e alcool e ci illustra i reali processi innescati dalle leggi a tutela della sicurezza sulla strada e sul lavoro, a cura di
Coordinamento Operatori Bassa Soglia del PiemonteCollettivo Infoshock del Csoa Gabrio di Torino.

Mentre in Italia decine di lavoratori da diversi mesi sono stati sospesi dal lavoro o direttamente licenziati per uno spinello fumato giorni o settimane prima, divampa la polemica estiva sui test antidroga sui lavoratori che riguarda poi direttamente altre migliaia di patenti ritirate ingiustamente.

Dopo l’articolo Test antidroga ai lavoratori, l’inutile persecuzione (che condividiamo in pieno) di Giuseppe Bortone, Responsabile tossico-dipendenze Cgil nazionale, scritto per la rubrica settimanale di Fuoriluogo pubblicata da il Manifesto il 21 luglio 2010, è arrivata (purtroppo) la risposta tutta ideologica di Giovanardi, campione nostrano di ineguagliabile inquisizione bigotta:

Test antidroga, irresponsabile chi è contrario.

Sempre sulla rubrica del Manifesto l’11 agosto risponde alle accuse arroganti di Giovanardi la nostra amica Susanna Ronconi, con  questo articolo: Narcotest, l’arroganza della tolleranza zero che ci permettiamo di citare per riassumere i punti essenziali della questione:

“Conviene non far passare sotto silenzio la polemica aperta dal sottosegretario Giovanardi…. Perché è questione di civiltà, perché tocca  molti  lavoratori, molti di noi e perché riguarda la sicurezza di tutti.

…i test, per essere  utili a prevenire danni correlati allo stato di alterazione dei lavoratori durante lo svolgimento delle loro mansioni, devono verificare a) che davvero il lavoratore abbia assunto  la sostanza subito prima o durante il lavoro, e  pertanto b) che sia  in uno stato di alterazione  tale da compromettere  funzionalità, capacità e attenzione ed esporre  al rischio la sicurezza altrui e propria.  In assenza di questa doppia verifica – alterazione  al momento e disfunzionalità correlata – i test non solo non tutelano pragmaticamente nessuno, ma finiscono con il punire  non un comportamento irresponsabile bensì uno stile di vita del lavoratore. E i dati governativi danno ragione in modo inequivocabile a questa osservazione critica, quando dicono che il 64% di chi è risultato positivo (l’1,2% dei testati) lo è alla cannabis, una sostanza  i cui metaboliti sono rintracciabili nell’organismo anche 30 giorni e più dopo l’assunzione.

Dunque, con le attuali metodiche di accertamento,  si impone un cambiamento di mansione – con possibile perdita di reddito e ruolo, e stigma sociale annessi – a lavoratori che possono aver assunto cannabis il sabato sera, averla “smaltita” dopo poche ore, ed essere al lavoro il lunedì mattina in piena  responsabilità. Facendo il parallelo con una droga legale,  è come se un lavoratore brindasse a prosecco per il battesimo del figlio il sabato e andasse al lavoro il lunedì.  Per capirci, stando sull’esempio: l’attuale normativa non richiede lucidità sul lavoro, impone di essere astemi. E non è la stessa cosa.”

Facciamo poi notare che oltre a noi “irresponsabili”, secondo Giovanardi, è anche la Magistratura a negare più volte negli ultimi anni la validità dei test sulle urine per rilevare l’uso di cannabis nelle ore immediatamente successive all’assunzione, cioè quando effettivamente risultano alterate le prestazioni psico-fisiche del soggetto. Ecco alcune delle ultime sentenze:

Cannabis, alla guida e positivo al test, giovane assolto: “Il fatto non sussiste”

Test positivo dopo incidente, assolto: impossibile stabilire quando aveva assunto droga(cannabis)

Assoluzione per chi guida sotto effetto di stupefacenti(cannabis)

Tribunale: esame urine non basta per condannare conducente

Tribunale: esame delle urine non sufficiente a dimostrare guida sotto effetto di stupefacenti

Queste sentenze di assoluzione relative a procedimenti riguardanti il ritiro di patenti, sono ovviamente parte dello stesso problema e della stessa battaglia di tutela dei diritti di lavoratori e cittadini ingiustamente privati di patente, auto e molto molto denaro. D’altra parte questo governo sta facendo di tutto per eliminare qualsiasi forma di dissenso o tutela istituzionale proveniente dalla Magistratura, con leggi , leggine e decreti su misura per assicurare l’impunità alla solita “cricca”, quindi nessuna sorpresa se il sottosegretario Giovanardi non si cura minimamente di queste sentenze, che invece sono importantissime per le vittime di questa insensata campagna inquisitoria, che invitiamo a fare SUBITO RICORSO rivolgendosi a legali esperti in materia, come il nostro sportello legale di consulenza gratuita: L.S.D.c (Legal Service Drug-consulting).

Per finire offriamo, come nostra abitudine una serie di studi scientifici che dimostrano dov’è la realtà e dove abita l’ideologia, la menzogna e l’ipocrisia di questi governanti senza vergogna, che preferiscono accanirsi contro chi usa cannabis per motivi

terapeutici ( Pazienti Cannabis ), dietetici ( Semi di Canapa: Concentrato di Salute e Benessere dalla Natura) o semplicemente per libera scelta personale, per rilassarsi dai ritmi forsennati di questo sistema consumi stico ormai al collasso.

Le ricerche seguenti dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, che utilizzare cannabis alla sera, dopo il lavoro, non pregiudica in alcun modo le funzioni cognitive alla ripresa del lavoro il mattino seguente, neppure nei fumatori abituali.

Cannabis. Studiosi costretti a sfatare stereotipi su ipotetici effetti negativi: alterano risultati

Cannabis e lavori pericolosi. Esami delle urine non servono a niente. Studio

Cannabis non influisce su funzioni cognitive dei fumatori abituali

Criminalizzare in questo modo la cannabis significa spingere migliaia di persone ad utilizzare psicofarmaci, il cui consumo in Italia è aumentato in modo preoccupante negli ultimi anni. Secondo l’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei medicinali (Osmed) dal 2000 al 2003 si è registrato un aumento del 75%. Nel rapporto ESPAD 2007 dell’Osservatorio Europeo sulle droghe e Tossicodipendenze, uno studio svolto in 35 Paesi europei su 100 mila studenti tra i 15 e i 16 anni, per stimare l’andamento del consumo di tabacco, alcol, cannabis, inalanti e psicofarmaci tra i giovani, quelli italiani sono al quinto posto per tranquillanti e sedativi.

Immaginate ora se tutti  i consumatori di cannabis per rilassarsi dopo il lavoro (autisti, dottori, mulettisti, ecc..) fossero costretti a utilizzare psicofarmaci per dormire la notte o per fronteggiare lo stress, chi ha provato a svegliarsi la mattina dopo aver preso un sedativo, anche leggero, per dormire la notte precedente, sa bene in quale stato di intorpidimento fisico e mentale si ritrovi per buona parte della mattinata.

Ebbene, questo sta già succedendo in tutta Italia, con buona pace della sicurezza sui luoghi di lavoro, con il plauso e la connivenza delle multinazionali degli psicofarmaci che aumentano i profitti, e con la garanzia che con questo sistema di monitoraggio “taroccato” sarà sempre impossibile valutare la reale idoneità dei soggetti ad attività psicofisiche che richiedono prontezza e lucidità, poichè nelle urine vengono rilevati sia tutti gli psicofarmaci (sino a 7 giorni dopo l’uso) che i cannabinoidi (sino oltre 1 mese dopo l’uso) , ma gli psicofarmaci sono legali, sebbene provochino tossicodipendenza e uno stato di alterazione psicofisica che va ben oltre le poche ore descritte nelle avvertenze che trovate nei bugiardini, mentre la cannabis è proibita e va perseguitata come il demonio anche se i suoi effetti non sono un pericolo per nessuno appena terminate le 2-3 ore di azione.

Vedi anche Tracce delle sostanze (sangue-urina-capello)

Giudicate voi stessi ora il livello di arroganza, ipocrisia e totale malafede di Giovanni Serpelloni, Capo del Dipartimento Antidroga, che il 15 agosto sul Manistesto ha risposto a Susanna Ronconi, senza citare nemmeno una straccio di studio scientifico per confermare le sue farneticazioni, e senza rispondere nel merito, poichè fino a prova contraria l’alcool è uno stupefacente, una “droga“, (quello che crea più morti e più tossicodipendenti tra l’altro!!!!) e la sua assunzione saltuaria è tollerata dalla legge, anzi incoraggiata da imponenti campagne pubblicitarie.

Caro esimio inquisitore azzeccagarbugli dottor (anche se non si direbbe per nulla) Serpelloni, di tutti i danni a breve e lungo termine dell’alcool sappiamo tutto, eppure sua maestà ci concede persino di crepare di coma etilico a norma di legge, a patto che lo facciamo alle ore da vossignoria ritenute adeguate, invece sui danni, le overdose e le tossicodipendenze da cannabis non sa proprio niente nessuna società scientifica o rivista specializzata, sappiamo invece che la Cannabis è uno dei più potenti antiepilettici e antitumorali esistenti in natura, giusto per citare solo alcune delle malattie curabili:
Lo sa persino uno dei Ministeri del suo Governo, uno a caso, il Ministero della Salute:
Applicazione dei Medicinali cannabinoidi dal sito del Ministero della salute italiano!!!

Cannabinoidi inibiscono la crescita del cancro mammario

Vedi anche la nostra scheda sulla Cannabis
Vedi tutte le ultime applicazioni terapeutiche, studi e ricerche sulla cannabis
dal sito P.I.C. Pazienti Impazienti Cannabis

Se non fosse tutto penosamente vero, sembra di rivedere un famoso film di Fantozzi, dove la Contessa Serbelloni Mazzanti Vien Dal mare abbatte una ad una le autorità disponibili nel tentativo di varare una nave….!!
poveri noi…

  • COMMENTO   |   di Giovanni Serpelloni
    POLEMICHE
    PERCHÈ VIETARE SEMPRE L’USO DI STUPEFACENTI
    In relazione all’articolo a firma di Susanna Ronconi, ancora una volta si leggono cose che impostano scorrettamente il problema dell’uso di droghe per chi svolge mansioni a rischio, ma soprattutto non tengono conto di quanto la ricerca nel campo delle neuroscienze ha dimostrato in relazione alla compromissione delle funzioni cognitive superiori, quelle che utilizziamo anche per svolgere le mansioni a rischio, anche dopo mesi dalla sospensione dell’uso di sostanze. Il fatto quindi di voler rilevare, come riportato nell’articolo, solo l’immediata assunzione di droghe (e cioè durante o subito prima dello svolgimento delle mansioni) e addirittura se questa assunzione abbia dato alterazioni, risulta totalmente errato al fine di assicurare, con criterio prudenziale e veramente preventivo basato sulle evidenze scientifiche e non sulle opinioni estive, che quella persona non svolga azioni potenzialmente lesive della salute ed incolumità altrui e propria, in conseguenza all’uso di sostanze.
    Bisogna ricordare, anche ai non addetti ai lavori, che le sostanze stupefacenti non alterano il metabolismo del nostro cervello e, quindi le sue funzioni solo per il tempo in cui che esse restano nel nostro organismo (come erroneamente ritenuto da molti) ma operano e fissano disfunzioni neuropsichiche che persistono anche dopo il loro catabolismo ed espulsione. Le alterazioni neuropsichiche e metaboliche cerebrali non sono strettamente legate solo alla farmacocinetica della sostanza. Basterebbe avere l’umiltà e il buon senso di leggere un po’ di letteratura scientifica sull’argomento. Che siano poi sindacalisti e sociologi a portare avanti tesi che contestano anche le basilari scoperte delle neuroscienze in materia, ci sorprende ancora di più. Ad ognuno il proprio mestiere quindi e tentiamo di non trasformarci in tuttologi. Il concetto ruspante che lo “smaltimento” delle sostanze dal nostro sangue voglia significare che con i loro metaboliti se ne vanno anche gli effetti neuropsichici e le compromissioni cognitive correlate è profondamente errato e frutto di incompetenza in materia, che auspicabile venga rivisto. L’uso di sostanze può portare ad alterazione del normale metabolismo del lobo prefrontale, sede del controllo volontario dei comportamenti, delle funzioni cognitive superiori, della personalità, in altre parole di tutto ciò che ci distingue fondamentalmente dagli animali e che ci permette di stimare correttamente il pericolo.
    Non è accettabile le teoria sostenuta implicitamente che una persona tutti i fine settimana nella sua vita “privata” assuma sostanze e durante gli altri giorni (nella sua vita “pubblica”) guidi allegramente un autobus o un treno o manovri gas tossici o sostanze radioattive, perché comunque le sue funzioni cognitive superiori, prima di tutto l’attenzione, la concentrazione e i riflessi, saranno compromessi e non permetteranno lo svolgimento di tali compiti in totale sicurezza. Detto questo, credo sia venuto il momento anche di chiarire che né la costituzione né la legislazione italiane sanciscono come diritto individuale e inviolabile quello di drogarsi. La libertà di determinare i propri comportamenti esiste, compresa quella di assumere sostanze, ma contemporaneamente esiste anche la necessità prioritaria di non far pagare agli altri le proprie scelte personali. Proprio per questo esiste anche una legislazione che afferma che l’uso di sostanze è illegale e sanzionabile amministrativamente (non penalmente), proprio per i danni sociali ed individuali che questo comporta, anche per la salute. Vale solo la pena di ricordare i recenti decessi della strada vittime di persone sotto l’effetto di sostanze e di alcol. Vietare l’uso di sostanze stupefacenti, anche fuori dall’ambiente di lavoro a chi svolge mansioni a rischio per terzi, è atto dovuto e di profonda civiltà che in ogni paese europeo trova applicazione da anni, senza che nessuno si erga a paladino di un diritto inesistente e a svantaggio di terze persone. Quanto alla distinzione tra uso sporadico e dipendenza, ancora una volta siamo di fronte ad un approccio non condivisibile perché privilegia la possibilità che qualcuno possa usare saltuariamente sostanze stupefacenti per il suo divertimento, a scapito della sicurezza di terzi. Chi si occupa di salute pubblica veramente e tutti i giorni, non solo come opinionista, ma da medico responsabile, lo sa molto bene. Non è un caso infatti che tutte le società scientifiche in materia abbiano condiviso l’impostazione assunta nel nostro Paese.
    * Capo Dipartimento politiche antidroga

Infine vi consigliamo vivamente di consultare il
Manuale di Autodifesa” per accertamenti sull’uso di sostanze

che informa sulle procedure di controllo in merito a sostanze e alcool e ci illustra i reali processi innescati dalle leggi a tutela della sicurezza sulla strada e sul lavoro, a cura di
Coordinamento Operatori Bassa Soglia del PiemonteCollettivo Infoshock del Csoa Gabrio di Torino.

CONVEGNO ALTRA TRIESTE: L’INGANNO DROGA CONTINUA

Dal 12 al 14 marzo 2009 si è svolta a Trieste la 5 conferenza governativa sulle tossicodipendenze, un luogo blindato dall’ideologia proibizionista, dove preti e psichiatri pretendevano di “guarire dalla droga” con la “cristoterapia” e tonnellate di psicofarmaci.

Il Lab57 ha invece contribuito alle mobilitazione antagonista ALTRA TRIESTE:
>>GUARDA la dimostrazione del Test rapido delle sostanze(vedi info) ripreso con un cellulare e proiettato poco dopo sullo schermo del Teatro Miela di Trieste davanti a centinaia di giornalisti, medici e operatori esterreFATTI!!!
>>ASCOLTA il primoil secondo intervento di Max Lorenzani, coordinatore del Lab57, al convegno Altra Trieste al Teatro Miela di Trieste.

>>Vai al programma del convegno Altra Trieste
>>Vai a tutti gli Audio e le Fotografie del convegno Altra Trieste

Il 12 e 13 marzo, al contrario, al Teatro Miela sarà possibile discutere e confrontarsi apertamente sulle culture e le pratiche di riduzione dei rischi che in tutti questi anni hanno dimostrato la loro efficacia sia tra i consumatori che tra gli stessi operatori pubblici che presenti alla conferenza governativa. Il tutto si concluderà Sabato 14 marzo alle ore 15 con un corteo antiproibizionista che attraverserà la città di Trieste organizzato dagli Spazi sociali Venezia-Giulia.

La conferenza nazionale sulle tossicodipendenze organizzata dal sottosegretario Giovanardi, padre della omonima legge, è stata definita dal percorso territoriale fvg di operatori e cittadini sensibili, un “non luogo”. La conferenza nazionale è uno strumento che in primis servirebbe agli operatori per poter effettuare delle verifiche sulla legge in atto, scambiare pratiche e sperimentazioni, utilizzare gli strumenti scientifici per migliorare efficacia e obiettivi nel rispetto della salute e dei diritti di sovranità del proprio corpo che tutte le persone hanno.

E’ stata definita un “non luogo” perché la convinzione risiede nel fatto che in quelle giornate non verranno prese alcune decisioni. La linea politica della Fini-Giovanardi è ben chiara a tutti. Sempre più utenti oramai composti da una maggioranza di persone che assolutamente non possono essere definite tossicodipendenti e sempre meno finanziamenti per invii in comunità, inserimenti lavorativi, progettazioni di percorsi individuali.

Potremmo paradossalmente già presentare le conclusioni della conferenza governativa. Giovanardi ha già stabilito anche in sede Onu la linea dell’Italia che tra l’altro è in controtendenza rispetto all’Europa. Non vogliamo essere complici di una criminalizzazione di un settore della società che di per se registra nel frattempo aumenti di consumi indifferenziati, grosse ricchezze per le mafie e migliaia e migliaia di denunciati, arrestati, ricattati.

La costruzione quindi delle due giornate al Teatro Miela di Trieste è uno spazio attraversabile da tutti, compresi per gli operatori che parteciperanno alla conferenza governativa. Le discussione strutturate avranno sempre seguito ad un dibattito con le persone partecipanti. Vogliamo avere la reale possibilità di fare ciò che nella conferenza governativa non è permesso.

Invitiamo quindi tutti e tutte a partecipare perché la questione non è una cosa relegabile esclusivamente al mondo dei servizi, ma anzi crediamo che la società tutta, compresa chi con droghe non ha mai avuto a che fare, capire e comprendere quali siano le politiche adatte ad affrontare un fenomeno non di nicchia. Non esistono ricette precostituite, cosa che l’ideologia attuale si arroga il diritto di affermare, esistono possibilità e la ricerca non solo medica come strumento che aiuta a dare interpretazioni. Esistono i diritti che appartengono a tutti/e e che non possono essere calpestati.

PROGRAMMA:

MERCOLEDI’ 11/03/2009

dalle ore 15:00
presso l’Aula Magna di Scienze della Formazione (Via Tigor 22)
DIBATTITO: “Dipendenze: dicotomia tra politica e realtà… e le sue conseguenze
con Lidia Devetak, Luciano Capaldo, Roberto Pagliara, Moreno Castagna

GIOVEDÌ 12/03/2009

ore 14:30
APERTURA DEI LAVORI
Rete Operatori FVG

ore 15:30
I SERVIZI ALLA PERSONA NELLA SOCIETA’ DEL CONTROLLO
Laura Tartarini, avvocato Genova
Gianni Cavallini, medico Gorizia: “La sanità pubblica verso la sua militarizzazione
Stefano Vecchio, Ser.T. Napoli
Antonina Contino Ser.T. Trieste
Riccardo Zerbetto, docente università di Siena: “Il diritto alla cura è dovere di curarsi? Quanti italiani dovremo mettere in galera?
Legacoop Sociale Friuli Venezia Giulia

a seguire:
Hand Made Labe videoproiezioni

Ore 19:00
CONFERENZA di Roberto Pagliara
Dall’oppio dei poeti alla Beat Generation. Microstoria delle sostanze nella cultura occidentale

VENERDÌ 13/03/2009

ore 9:30
TAVOLA ROTONDA APERTA
Nuove tendenze e nuove pratiche
intervengono:
Stefano Bertoletti C.A.T. Firenze; Moreno Castagna Duemilauno Agenzia Sociale Trieste; Drog Art Lubljiana;
Massimo Lorenzani Lab 57 Alchemica Bologna; Progetto Nautilus Lazio; CSO Gabrio Torino; Infoshock Roma; Luca Mori Univesità di Verona; Marco Battini Papa Giovanni XXIII Reggio Emilia; Pino di Pino progetto TIPS&TRICKS-Venezia; Progetto Neutravel Piemonte

a seguire:
Hand made labe videoproiezioni

ore 14:30
WORKSHOPS E DIMOSTRAZIONI
Pill testing: Check-it Vienna, presentazione progetto laboratorio portatile analisi sostanze
Test rapido sostanze: Dimostrazione a cura di Lab57 Alchemica Bologna e CSO Gabrio Torino

SIMULAZIONE DI UNA STANZA DEL CONSUMO
a cura del CSO Gabrio di Torino e del Coordinamento Operatori Bassa Soglia del Piemonte

ore 16:00
G. Zuffa, Franco Corleone, Susanna Ronconi
La conferenza ONU di Vienna e la Conferenza Governativa di Trieste

ore 17:00
ASSEMBLEA PLENARIA
APERTURA DI DON ANDREA GALLO: L’INGANNO DROGA CONTINUA
ore 19:00
dj set nel bar del Miela

SABATO 14/03/2009

ore 15:00
MANIFESTAZIONE
Il programma potrebbe subire modifiche in itinere in quanto è aperto anche a proposte che potrebbero arrivare in seguito alla sua pubblicazione.

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