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E’ PRONTA LA NUOVA PUNTATA DEL MANUALE DEL TEKNUSO!!!

PROTAGONISTI, DUE PERSONAGGI POSITIVI, FREQUENTATORI USUALI DI RAVE, SI RITROVANO ALL’INTERNO DI ALCUNE SITUAZIONI TIPICHE DI UN PARTY ILLEGALE. DALL’ALTRO LATO ALTRI FREQUENTATORI CHE INVECE HANNO LA FUNZIONE DI ANTAGONISTI, CIOÈ CHE RAPPRESENTANO LE CATTIVE ABITUDINI (MERCIFICAZIONE, SESSISMO, FASCISMO, ABUSO DI SOSTANZE ECC…).
OGNI SCENA TERMINA IN MANIERA CONSONA AI CONSIGLI CHE IL LAB57 VUOL DARE A CHI VIVE E A CHI SI VUOL AVVICINARE AL MOVIMENTO RAVER.
IL TAGLIO È DEL FILM MUTO, CON CARTELLI COME DIALOGHI.
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In questa puntata NON LASCIAR CADAVERI SOTTOCASSA i nostri protagonisti aiuteranno un povero avventore a riprendersi dopo una raglia troppo lunga.. affrontando le difficoltà del caso e seguendo i pratici consigli del LAB57!!!

–> SCARICA IL VIDEO !!!

Oggi salutiamo Deborah, amica, sorella, compagna di tante lotte libertarie e antiproibizioniste col Livello57 a Bologna e da qualche anno col Forte Prenestino a Roma.

Ciao Deborah, un abbraccio FORTE, fortissimo!!!

La notizia della tragedia della Love parade di Duisburg ci ha raggiunto mentre stavamo lavorando in un grosso free party tekno nei dintorni di Torino, un intervento importante perchè per la prima volta in Italia siamo riusciti ad analizzare le sostanze con la cromatografia qualitatitiva associata al test rapido delle sostanze, grazie alla collaborazione con Medecin du Monde che sono arrivati appositamente con l’equipe  Mission Rave Marsiglia con 2 medici, 2 chimici e 4 infermieri.

La notizia dei venti ragazzi morti nella calca del tunnel dell’incompetenza di amministratori incapaci e di poliziotti irresponsabili, ci ha colpito molto per due principali motivi.

– Il primo riguarda il nostro lavoro quotidiano in eventi musicali autorizzati o autogestiti, in cui al primo posto mettiamo sempre la tutela della salute dei partecipanti, sia per quanto la riguarda la messa in  sicurezza dei luoghi, sia per il lavoro di responsabilizzazione e di costruzione dell’evento con gli organizzatori. Contrariamente ai luoghi comuni che demonizzano i rave party illegali come luoghi molto pericolosi,( le statistiche di incidenti e intossicazioni dimostrano esattamente il contrario) per noi è molto più facile dialogare con chi organizza free party piuttosto che riuscire a collaborare in eventi commerciali, in cui gli sponsor, gli artisti vip e le security paramilitari non hanno ben chiaro cosa implichi il concetto di Salute Pubblica, poichè lo subordinano sempre e comunque al bilancio economico della manifestazione, forse anche questo aspetto ha avuto il suo peso a Duisburg.

– Il secondo motivo di sgomento è scritto nella nostra storia: alcuni di noi hanno pensato, costruito e organizzato pressochè tutte le edizioni della più grande Street Rave Parade  in Italia, la Street Parade Antiproibizionista di Bologna, che tra il 2004 ed il 2005 ha superato le 300.000 persone senza nessun problema di ordine pubblico grazie al lavoro di rete, con 118, Servizi di pulizia urbana, forze dell’ordine e Coordinamento regionale Unità di Strada E.Romagna (nato nel 2003 proprio per far fronte alla Street Parade!).
Possiamo solo immaginare il terrore e il caos di quei momenti, e la rabbia per gli errori incredibli e colpevoli delle forze dell’ordine che anche dopo i primi malori, invece di offrire una via di uscita, hanno chiuso con la forza tutte le vie d’uscita.
Dopo quasi ventanni di Love Parade, SI DOVEVA EVITARE TUTTO QUESTO.
L’organizzazione di eventi del genere non si può improvvisare senza ascotare gli organizzatori che aveva più volte pre-annunciato il disastro.

In Italia purtroppo, invece di fare posto al silenzio per le vittime, sia Bertolaso che Giovanardi sono riusciti a vomitare una montagna di sciocchezze offensive non solo verso la dignità dei parenti dei ragazzi,( erano tutti in preda alla DROGA, secondo Giovananrdi), ma anche dell’intelligenza umana. Paragonare, come fa Bertolaso, il Giubileo alla Love Parade, sembra semplicememte demenziale a chiunque, ma del resto il capo supremo della protezione civile italiana già ci aveva regalato perle di saggezza durante il terribile terremoto di Haiti, paragonandolo all’ Abruzzo!!!??

Non ci rimane che consigliarvi la lettura di un articolo di Paolo Sollecito, un amico che da da decenni ormai, come noi, lavora sulla prevenzione e lo sviluppo di una cultura critica, attiva , responsabile nei più giovani, per combattere la desertificazione consumistica e repressiva della nostra società, che a Bologna ci ha rubato la Street Parade Antirpoibizionista e in Germania ha “ucciso” lentamente la Love parade.
Duisburg: quante parole inopportune di Paolo Sollecito

Come era prevedibile, la tragedia di Duisburg, insieme a venti giovani vite, ha trascinato con sé una scia di accuse, polemiche, analisi fantasiose. C’é chi si è spinto in inopportuni paragoni italo-tedeschi rispetto alla capacità di gestione degli eventi di massa,  chi non ha perso l’occasione di introdurre il termine gay parlando della parata, per discreditare le persone omosessuali, chi ha azzardato perfino complotti della ‘ndrangheta. Parole che sono apparse insensibili e lontane, nella sostanza incuranti della morte e incapaci di leggere un fenomeno, quello dei rave, che non è certo nuovo. E’ dalla fine degli anni 80, infatti, che in tutta Europa milioni di giovani si ritrovano in feste-evento che rompono le barriere del tempo e dello spazio, feste nelle quali la musica, la danza e il consumo di alcol e droghe rimandano a un modo di essere fuori dalle norme e dalle convenzioni della quotidianità. Qualcosa di simile, se non in continuità, con quei riti tribali che un tempo relegavano gli eccessi all’interno di contesti “regolati” e protetti. Modi per incanalare nella dimensione del sacro bisogni intrinseci a ogni essere umano, quei bisogni che spesso la nostra civiltà ha catalogato come espressioni di “disagio mentale”, o respinto come forme di inquietante e ripugnante diversità. Per molti ricercatori attenti, il movimento dei raver è stata la naturale riproposta di quelle dinamiche, e la sua origine occidentale non deve sorprendere, dal momento che proprio l’Occidente “razionale” è stato il primo ad emarginarle. La cecità e il pregiudizio attorno ai rave nasce da lì, una cecità che in questi anni alcuni interventi di servizi sociali pubblici e privati hanno cercato di superare, sviluppando con i partecipanti ai rave progettualità tese a contenere i rischi e aumentare la consapevolezza. Accompagnamenti informali, non invasivi, ma proprio perciò efficaci.
E’ forse questo che è mancato a Duisburg. Non altrimenti si spiega la concessione, da parte dell’amministrazione della città, di un’area che poteva contenere al massimo 250mila persone –  almeno tre volte meno di ciò che ragionevolmente ci si sarebbe potuto aspettare – e la dichiarazione, in conferenza stampa, che ne erano arrivate 300mila: un misto d’incapacità e malafede che ha aperto la  strada alla possibilità della tragedia. Venti anni di esperienza di “Love Parade” a Berlino avrebbe dovuto rendere evidente la crescita esponenziale nella partecipazione all’evento e un minimo di buon senso avrebbe escluso dal percorso della parata il tunnel-trappola a vantaggio itinerari e accessi più idonei. Infine la gestione della piazza, documentata dai filmati, con le forze dell’ordine che anziché lasciar aperta le vie di scorrimento provano a contenere la folla: insomma un pasticcio, una tragica profezia che si autoavvera.
Ciò che però più sconcerta sono, come detto, le reazioni. Molti dichiarano la fine dei rave o invocano legislazioni che vietino le feste su tutto il territorio europeo. E’ l’ennesima polemica ideologica che si gioca su milioni di giovani che cercano, con tutti i limiti e tutti i problemi che ne possono derivare, una strada di socialità e di comunità; ragazzi, non “alieni”, con cui si può parlare e costruire politiche di attenzione e cambiamento se solo si prendesse atto della normalità dei loro desideri e bisogni. La speranza è che ciò che è accaduto a Duisburg possa servire almeno a rompere il muro dell’ostinazione, del moralismo ipocrita, delle parole inopportune. Alla morte, forse, bisogna tornare a concedere il silenzio, lo spazio privato, spegnere le telecamere e essere vicini al dolore delle famiglie. Per tutto il resto ci vuole un po’ di coraggio, di analisi oneste, di apertura mentale: cose di cui si sente oggi fortemente il bisogno.

Paolo Sollecito

Dopo le ultime figuracce riguardo  i dati taroccati sul consumo di sostanze in italia, il Dipartimento Antidroga di Giovanardi e Serpelloni non ha trovato di meglio da fare che lanciare l’ennesima crociata talebana contro i Rave party, cioè i free party auto-organizzati, diventati il nemico numero uno del governo, come al solito ignorando evidenze statistiche e dati epidemiologici che dimostrano da qualsiasi punto di vista che in questi eventi spontanei gli incidenti ed i problemi sanitari siano assolutamente trascurabili rispetto alla “movida” del business di locali, pub, discoteche, feste della birra, notti rosa e festival supersponsorizzati da marche di alcolici.

Forse non è casuale che proprio in estate venga lanciato questo anatema, in tempi di crisi le lobby dei locali e stabilimenti balneari che lottizzano le coste e di notte diventano discoteche di tendenza temono la concorrenza sleale dei free-party, salvo poi scoprire proprio in questi giorni l’evasione di milioni di euro nella riviera romagnola.

Quindi, in nome della solita legalità dei più forti, dal sito Droganews, il Dipartimento Politiche Antidroga presenta il progetto
“Rave Party Prevention”:

“I rave party sono un fenomeno in forte espansione. Molto frequentati dai giovani, sono tuttavia eventi ad alto rischio: per l’ordine pubblico, poiché si svolgono senza permessi e disturbano i residenti; per la salute di chi vi partecipa, a causa dell’alto volume della musica trasmessa e delle elevate quantità di sostanze stupefacenti e alcol che vi circolano e vengono consumate.
Per questo, il Dipartimento Politiche Antidroga ha realizzato il progetto “Rave Party Prevention”, in collaborazione con la Polizia delle Comunicazioni, il Sistema di Nazionale di Allerta Precoce e la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) del Ministero dell’Interno, con l’obiettivo di individuare tempestivamente questi raduni, soprattutto quelli clandestini che si svolgono nel nostro Paese. Particolari controlli saranno svolti sulle comunicazioni relative ai luoghi, agli orari e alle modalità di svolgimento degli eventi che avvengono sui vari territori. La Polizia postale, una volta venuta a conoscenza del rave imminente, ne darà comunicazione alle autorità territoriali e alle Forze dell’Ordine competenti. Queste ultime interverranno presso gli organizzatori che, qualora non siano disposti a rispettare le norme di sicurezza e le legge vigenti, saranno messi in condizioni di non poter realizzare l’evento. Nel caso in cui, invece, non sia possibile impedire lo svolgimento del rave, le autorità si attiveranno per prevenire il rischio di overdose e, al termine, procederanno al sequestro delle attrezzature e all’individuazione dei responsabili, procedendo nei loro confronti secondo quanto previsto dalla legge. Un ulteriore obiettivo che il DPA si propone di raggiungere attraverso questo progetto è quello di studiare proposte per una nuova regolamentazione di tali eventi.”

A questo punto speriamo davvero che il governo, oltre a sprecare risorse per spiare siti internet, blogs e sms sui cellulari, si impegni sul serio ad attivare servizi di riduzione del danno per per prevenire il rischio di overdose”, così come dichiarato in questo surreale comunicato.
A tal proposito condividiamo del tutto le riflessioni di Pietro Yates Moretti pubblicate su ADUC-Droghe:

Rave party, droghe e polizia morale all’italiana
“Contro i rave party clandestini arriva la polizia morale all’italiana. Saranno monitorati siti Internet e messaggini sui cellulari per individuare e scoraggiare i ritrovi “clandestini”. Ovviamente è inutile spiegare ai promotori di questa iniziativa stile Teheran che, se volessero evitare i malori e decessi per overdose, basterebbe mettere a disposizione operatori sanitari per informare i partecipanti sui rischi da consumo di droghe, controllare le sostanze che circolano in quei raduni e assistere immediatamente chi si sente male. Se invece di reprimere, si garantisse la possibiltà di svolgere il rave party in sicurezza senza il timore di finire in carcere, probabilmente nessuno sentirebbe il bisogno di organizzarli e parteciparvi in clandestinità. Sinceramente, se le mie figlie finissero a un rave, preferirei di gran lunga che lo facessero sotto gli occhi vigili di medici, piuttosto che nella clandestinità tipica e inestirpabile del regime proibizionista sulle droghe.”…..

L’ informazione DROGATA.. sempre di più..

Mentre opinionisti improvvisati esperti del fenomeno “DROGA” già si esibivano in acrobatiche analisi socio economiche per compiacere il governo e giustificare il crollo dei consumi di sostanze in Italia, passano due giorni e già arriva l’ennesima figuraccia, la smentita clamorosa dei ricercatori del CNR che denunciano sia i metodi di indagine, poco rispettosi della privacy e quindi poco affidabili per il timore che il campione interpellato ammetta l’uso di sostanze, sia il giro di appalti che ha escluso dalla ricerca in Cnr e la sua indiscussa affidabilità professionale a vantaggio di una società privata, Explora che non segue gli standard di indagine europei.

Mentre quindi dalle lobby delle comunità di tossicodipedndenti già iniziava l’ignobile piagnisteo per i tagli possibili ai fondi statali senza preoccuparsi minimamente dei semplici consumatori, arrestati, incarcerati e ammazzati ogni giorno di più, chi lavora sul campo, chi come noi conosce i consumatori ed i loro problemi reali, non ha creduto un minuto a queste veline di regime uscite per giustificare la crociata repressiva che dura da molti anni ormai.

Gli stili di consumo sono più nascosti, più frenetici e confusi di fronte alla paura di finire in galera ammazzati come Bianzino, Cucchi, Uva, ecc… le narcomafie prosperano ora più che mai con la connivenza dello stato e delle multinazionali farmaceutiche che, come emerge dalla denuncia del Cnr, (gli psicofarmaci: «E’ la vera new entry, in due anni gli adolescenti che hanno ingerito Tavor sono saliti dal 10,4% all’11,8%) guadagnano fette di mercato sempre più grandi tra i giovani con gli psicofarmaci e contemporaneamente sono alleati dell’industria dello spaccio fornendo una varietà enorme di surrogati chimici di cocaina e oppiacei con cui tagliare in infiniti modi le sostanze in strada senza nessun controllo della purezza.

Perchè i Sert e le comunità non dicono queste cose, perchè nessuno denuncia l’assenza in Italia di un sistema reale di monitoraggio delle sostanze che circolano? Certo, sarà la crisi, sarà la paura dei tagli ai fondi sia statali che regionali che comunali ai servizi di “prossimità” e riduzione del danno, ma sinceramente oltre a piangere soldi, c’è tanto troppo silenzio di fronte alla mole di stupidaggini e falsità che circolano intorno al fenomeno DROGA, questa “prossimità” i consumatori non la sentono, o peggio, la temono in molti casi.
Possibile che i servizi pubblici non riescano a mettere in atto strategie comunicative con i consumatori alternative alla tolleranza zero?

Fortunatamente qualche ricercatore tanto onesto quanto precarizzato e qualche giornalista sveglio e non corrotto ci consentono ancora di sapere come si costruisce la propaganda di regime taroccando i dati col gioco delle tre carte.

Si veda ad esempio la ricerca dell’Istituto Inquinamento Atmosferico del CNR sulle concentrazioni di sostanze psicotrope nell’aria di molte città italiane. A guardarli bene, la ricerca e i suoi risultati suscitano non poche perplessità, soprattutto per la notevole sproporzione tra la loro ovvietà e le risorse impegnate.

ITALIA – Droga, calo dei consumi del 25%? Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr): il Governo ha gonfiato i dati

(La Stampa) Sarà pur vero che, come sostiene la Relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze, gli italiani, causa la crisi, si drogano meno, Ma quanto meno? A smentire gli entusiastici dati di Palazzo Chigi arrivano quelli dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr, secondo cui, seppur in calo tendenziale, il consumo di stupefacenti è assai lontano da quel roseo -25% sbandierato trionfalmente dal governo.
«C’è una leggera flessione ma, per esempio, ci risulta che tra gli studenti l’uso di cannabis sia sceso del 2% e non del 9%» spiega Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr e responsabile per l’Italia di Espad, il progetto del Consiglio d’Europa che ogni 4 anni analizza il mercato della droga di 39 paesi. Fino al 2007 svolgeva lo stesso lavoro anche per l’ufficio tossicodipendenze della Presidenza del Consiglio poi, dopo le elezioni, l’incarico è stato revocato: la Relazione al Parlamento è passata nelle mani dell’università Tor Vergata e il gruppo di ricercatori coordinati dalla Molinaro ha continuato a raccogliere dati sullo stesso argomento per l’Espad, giungendo a conclusioni piuttosto diverse da quelle di Palazzo Chigi.
Primo, le droghe pesanti:
«Tra il 2008 e il 2009 eroina, cocaina e stimolanti sono diminuiti ma solo dello 0,6%, dello 0,2% e dello 0,3%». Secondo, il picco del ricorso al bicchiere: «Lungi dall’aumentare, come denuncia il governo, il consumo di alcol si è ridotto dell’1,7% e le ubriacature sono passate dal 43% del 2007 al 40% attuale». Last but not least, gli psicofarmaci: «E’ la vera new entry, in due anni gli adolescenti che hanno ingerito Tavor sono saliti dal 10,4% all’11,8%. Tutti trend lievi comunque, lontanissimi da quelli pubblicizzati martedì».
Palazzo Chigi replica sfidando chi contesta al confronto. «I nostri dati, più aggiornati perché relativi al 2010, sono supportati dalla conferma contemporanea di 7 fonti qualificatissime», afferma il capo del Dipartimento nazionale antidroga Giovanni Serpelloni.
Nessun rimpianto, lascia intendere, per l’antico sodalizio con il Cnr: «La collaborazione si è interrotta perché quel determinato gruppo del Cnr, che aveva creato un monopolio sulla materia, non ci dava le garanzie necessarie né i dati di base».
Sabrina Molinaro sostiene che quella richiesta fosse scorretta:
«Per mesi il dottor Serpelloni mi ha indicato per email di girare il mio database, pagato con soldi pubblici, al dottor Bruno Genetti, consulente del dipartimento antidroga ma anche statistico della società privata . Una cosa folle, alla fine ho messo su un server quello che voleva».
Lui mostra i conti che, a suo giudizio, non tornano: «Ho trovato un contratto con il Cnr da un milione e 800 mila euro di cui la metà ancora da pagare, il budget della relazione di quest’anno è di 115.500 euro». Dopo la rottura, gran parte dei 40 ricercatori che lavoravano con la Molinaro sono rimasti a casa, scienziati per vocazione e per necessità precari.
Chi ha ragione? Bisognerebbe chiederlo agli interessati, consumatori di ogni età più o meno abituali che però non sono stati interpellati nello stesso modo dai due gruppi di studiosi. Gli analisti del CNR si sono rifatti al modello europeo con il questionario cartaceo in buste bianche mentre il dipartimento nazionale antidroga ha optato per quello da compilare sul computer. E se i primi mettono i dubbio la sincerità con cui gli studenti avrebbero risposto sapendo d’essere facilmente individuabili attraverso il web, Serpelloni garantisce «l’assoluto anonimato della metodologia utilizzata per la Relazione annuale».
Il sottosegretario Carlo Giovanardi prova a smorzare la polemica argomentando che «in fondo, anche il Cnr, punto percentuale più o meno, conferma il calo del consumo di stupefacenti».
Ma la distanza tra le due ricerche non è così facile da colmare.
Anche perché, nota il sociologo Guido Blumir, uno dei massimi esperti italiani di tossicodipendenze, l’eventuale contrazione del mercato non ha per niente indebolito chi lo controlla: «La ‘ndrangheta, massimo importatore europeo, si è già adattata alla crisi abbassando tagli e prezzi: se prima un grammo di cocaina costava 200 euro oggi si compra con 80».
Articolo di Francesca Paci, La Stampa del 24.06.2010

Su Fuoriluogo il rapporto 2010 completo

i commenti di Franco Corleone e di Leonardo Fiorentini

LIBERTA’ e SICUREZZA: ma per chi?

Il Comitato Verità e Giustizia per Aldo Bianzino, promuove due giorni di confronto e riflessione,su autoritarismo, proibizionismo, carcere e sicurezza il 25 e il 26 giugno 2010 per essere agenti di memoria collettiva, e praticare forme di solidarietà attiva che disinneschino nuove richieste di archiviazione e mettano in luce tutte le contraddizioni e le distorsioni delle “verità” di Stato, per costruire insieme delle buone pratiche di autodifesa da abusi, repressioni e pestaggi, venduti come atti di legalità.

PROGRAMMA

25 Giugno 2010, ore 17.00
Sala della Vaccara, Piazza 4 Novembre, Perugia

Incontro con i familiari e i comitati delle vittime della violenza di Stato

Partecipano:
i familiari e il Comitato Verità per Aldo Bianzino, i familiari di Stefano Cucchi, Assemblea dei parenti, amici e solidali di Stefano Frapporti, DonAndrea Gallo, Comitato “Amici di Alberto Mercuriali”, Cristina Gambini,
sorella di Luca, morto nel reparto S.P.D.C. di Perugia, Checchino Antonini – Giornalista di Liberazione.

25 Giugno 2010, ore 23.00
Centro Sociale Ex-Mattatoio, Via della Valtiera, Ponte San Giovanni Perugia

Reggae DanceHall con One Love hi Powa & LampaDread

26 Giugno 2010, ore 9.30 alle 17.00
Casa dell’associazionismo Via della Viola n°1, Perugia

Una Giornata di riflessione e approfondimento su carcere, sicurezza, proibizionismo, informazione
ore 9.30 – 11.00
Focus 1: Istituzioni Totali – Carceri – Psichiatria

Partecipano:
Nicola Valentino – editrice Sensibili alle foglie
Stefano Anastasia – Ass. Antigone e Forum Droghe
Operatori del C.A.B.S. (Centro a Bassa Soglia) Perugia
Giuseppe Tarallo – Comitato Verità e Giustizia per Francesco Mastrogiovanni

Coffee Break

ore 11.30 -13.30 Focus 2:
Informazione “dopata” – il ruolo dell’informazione nella creazione dello stigma e dell’insicurezza

Partecipano:
Guido Blumir – Sociologo e presidente Comitato Libertà e Droga
Anna Pizzo – Carta
Comitato “Amici di Alberto”
Alessandro Antonini – Giornalista Corriere dell’Umbria
Luca Cardinalini – Giornalista

Pausa Pranzo

ore 15.00 – 17.00 Focus 3:
Buone pratiche di riduzione dei rischi e di autodifesa da abusi, repressioni e pestaggi
Partecipano:
Max Lorenzani – Livello 57 – Alchemica
Osservatorio Antiproibizionista Pisa
Elia de Caro – Avvocato
Sportello Legale – Roma
Alessandro Mefisto Buccolieri – Million Marijuna March
Alberto Sciolari – Pazienti Impazienti Cannabis

26 Giugno 2010, ore 18 Partenza Piazza Partigiani, Perugia

Manifestazione contro le violenze di Stato

Hanno finora aderito: Familiari e Comitato di Federico Aldrovandi
(Ferrara), Centro Sociale strike spa, sn.info sportello antipro (Roma),
coop.Sensibili alle Foglie, Associazione Antigone, Forum Droghe, Carta,
Comitato Stefano Frapporti (Rovereto), Comitato Mastrogiovanni (Vallo della
Lucania), Osservatorio Antipro (Pisa), Rete delle donne Anti Violenza onlus
(Perugia), Comunita San Benedetto al Porto (Genova), Don Andrea Gallo,
Attac Perugia, Centro di Relazioni Umane (Bologna), Forte Prenestino
(Roma), Maria Grazia Negrini, Daniele Barbieri, Collettivo Femminista
Sommossepg/Associazione Tana Liberetutte (Perugia), Csoa Ex Mattatoio
(Perugia), Onda Perugia, Circolo Arci Island (Perugia), Ass. Cantiere
Sociale (Trestina), InclusoMe o.n.l.u.s. (Perugia) , Ponte Solidale
s.c.s.(Perugia),Associazione di promozione sociale 1 + 1 = 3 (Lisciano
Niccone), Associazione culturale Il Colibrì (Umbertide)

comunicato:

“Ci vuole che la lingua abbia il permesso
La mente a dire
Ciò che il cuore sente”

Libertà: stato di chi è libero, condizione di chi ha la possibilità di
agire senza essere soggetto all’autorità o al dominio altrui.

Sicurezza: condizione di chi o di ciò che è esente da pericoli o protetto
da possibili pericoli.

Il Comitato Verità e Giustizia per Aldo Bianzino, promuove due giorni di confronto e riflessione,su autoritarismo, proibizionismo, carcere e sicurezza il 25 e il 26 giugno 2010 per essere agenti di memoria collettiva, e praticare forme di solidarietà attiva che disinneschino nuove richieste di archiviazione e mettano in luce tutte le contraddizioni e le distorsioni delle “verità” di Stato, per costruire insieme delle buone pratiche di autodifesa da abusi, repressioni e pestaggi, venduti come atti di legalità.

Ma LIBERTÀ e SICUREZZA di chi?
Dell’occhio vitreo, di quarzo che ci scruta, ci segue, cattura i nostri gesti, li memorizza e li reinterpreta in mille modi senza che noi ce ne accorgiamo. Nei parcheggi, nelle piazze, nelle strade, al lavoro, alla stazione, allo stadio, al supermercato. Telecamere…. puntate sull’effervescenza sociale, su comunità di pratiche, di espressione di dissenso dal controllo sociale di massa, pronte a generare paure allarmiste, fobie reazionarie e intolleranze sociali,
concentrate a stigmatizzare ogni pensiero critico, stili di vita non conformi all’omologazione e alla regia repressiva segregante e discriminatoria che giustifica il proibizionismo omicida.

L’arma della disinformazione di massa, la produzione di studi scientifici ambigui e tendenziosi utilizzati come base per sviluppare panico, la paura indotta, il controllo sistematico sulle nostre vite e sui nostri corpi e le logiche di ordine pubblico e di criminalizzazione dei comportamenti soggettivi sta limitando pesantemente le nostre esistenze.

Anno 2008: 142 morti.
Anno 2009: 175 morti.
Maggio 2010: 76 morti.
Dal 2000 1.674 morti.

No, non sono i dati di una guerra di bande, sono i morti in carcere in Italia.
1674 morti in carcere mentre fuori dal carcere in questi 10 anni la Cultura della “tolleranza zero”, l’ossessione della sicurezza sono diventati i nuovi dogmi del regime assoggettato alle logiche del profitto e alla chiesa internazionale del proibizionismo.

Prima si crea insicurezza alimentando precarietà, discriminazioni, ingiustizie sociali ed economiche, controlli polizieschi sui posti di lavoro e nelle scuole poi si invoca sicurezza, ordine e disciplina tolleranza zero contro chi subisce queste politiche, siano essi giovani,migranti, consumatori/trici di sostanze, casuali passanti.
Si riempiono le carceri e i centri di detenzione, che sono, sempre più, mezzi per controllare e gestire la società.

Perugia è un laboratorio avanzato di queste politiche: il centro storico con sempre meno residenti e senza aggregati di quartiere stabili, luogo di promozione di grandi eventi commerciali e territorio sempre più militarizzato. Luogo di criminalità organizzata, sede di holding del narcotraffico, riciclaggio di denaro. Usura, “affitti rapina”,
sfruttamento dell’immigrazione e della prostituzione.
Perugia è una città che pratica sperimentazioni di tecniche di controllo sociale che negano il nostro desiderio di relazioni umane paritarie e non mercificate.
E’ tempo di abbattere i muri del moralismo bigotto del salotto buono cittadino, mobilitare i territori e connettere i diversi movimenti, comitati, assemblee e praticare resistenza attiva a tutte le pratiche di controllo sociale e alle leggi proibizioniste e libertiicide come la Fini Giovanardi, la Bossi Fini e la Cirrielli.
Perché non ci sentiamo molto “safe” in uno stato dove ogni giorno si è vittime di violenze vigliacche e di abusi polizieschi protetti. Vittime di una informazione “dopata,” faziosa e chirurgica.
Perché non ci sentiamo per niente “safe”con uno stato che dialoga con il business della reclusione e con gli imprenditori del controllo e della “salute mentale”, le comunità lager e le carceri private; in cui è legale la terapia elettroconvulsiva, … la somministrazione forzata di psicofarmaci,e il ricorso alla contenzione, la restrizione de diritti del lavoro e la precarizzazione delle condizioni di vita, i centri di
detenzione, le carceri e guerra. “War on drugs”trasformate in persecuzione infinita ai consumatori di sostanze psicoattive, connivenza con un sistema economico senza scrupoli che determina tipologie, prezzi e distribuzione di sostanze (sempre più convenienti alle narcomafie) a esclusivo profitto delle lobbies dei narcos e delle multinazionali del petrolio e delle droghe legali.
E intanto nelle istituzioni totali italiane dalle carceri ai reparti psichiatrici agli ospedali psichiatrici giudiziari ai centri di identificazione e di espulsione per i migranti, si verificano abusi e violenze, torture e uccisioni. Si applicano codici
non scritti e procedure operative per mortificare la vita dei reclusi. Si muore in circostanze sospette. Si precipita nel silenzio dell’impunità e nella arroganza del potere.
Questo è successo ad Aldo Bianzino. Morto in nome della sicurezza e del proibizionismo, nel carcere di Capanne il 14 ottobre 2007.
Questo è successo a Giuseppe Ales, Federico Aldrovandi, Alberto Mercuriali. Marcello Lonzi, Manuel Eliantonio, Stefano Cucchi, Riccardo Rasmann, Giuseppe Uva, Niki Aprile Gatti, Stefano Frapporti, Francesco Mastrogiovanni, Simone La Penna, Bledar Vukaj.
Nomi diversi, posti diversi, persone diverse, tutti morti in circostanze simili.
Il comitato verità e giustizia per Aldo Bianzino propone due giorni di riflessione e mobilitazione in cui decostruire il dogma proibizionista con la messa in movimento di politiche dal basso, la diffusione di strumenti e di percorsi di criticità e consapevolezza, la sperimentazione di buone pratiche di riduzione dei rischi e dei danni,
raccontando le nostre città ed i nostri Territori.

Perugia,03/06/2010
Comitato Verità e Giustizia per Aldo Bianzino
www.veritaperaldo.noblogs.org
veritaperaldo@autistici.org

per info sulla manifestazione:
http://www.millionmarijuanamarch.info/

311 CITTA’ NEL MONDO IN MARCIA PER LA LIBERTA’ DI CURA DI COLTIVAZIONE E DI UTILIZZO Di UN PATRIMONIO BOTANICO DELLA UMANITA’:
LA CANAPA

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA EDIZIONE ROMANA DELLA MILLION MARIJUANA MARCH
Sabato 8 maggio 2110, ore 11,30
c/o Studio Ice Badile,via Basilio Bricci 37,
Roma
Interverranno tra gli altri:

– Mefisto – Million Marijuana March- Roma
– Rudra Bianzino
– Enrico Fletzer – Coordinamento europeo per politiche giuste ed efficaci sulle droghe Encod
– Alberto Sciolari – Collettivo Pazienti ed impazienti cannabis (PIC)

Sono stati invitati
– Luca Cardinalini, autore di “Impiccati” Derive & Approdi e Martina La Penna
– Un rappresentante di Fuoriluogo, http://www.fuoriluogo.it/

La million marijuana march e’ un’iniziativa mondiale lanciata nel 1999 dal movimento Cure non guerre da Dana Beal, presente sul sito http://www.cures-not-wars.org. Sbarcatata in Italia il 5 maggio 2001 con la campagna di autodenuncia di massa “Signor giudice ho piantato un seme” che raccolse circa 1100 autodenunce tra Palermo, Milano e Roma dove il 05-05-01 furono consegnate 645 autodenunce assieme ad alcune piantine di cannabis alla caserma dei carabinieri di piazza Venezia da una delegazione di nove persone al termine di una street antiproibizionista partita da piazza della Repubblica e aperta da una delegazione di indiani Lakota. Il giudice per le indagini preliminari prosciolse i nove in istruttoria preliminare stabilendo che non vi era reato e la vicenda si concluse quindi senza conseguenze penali oltre che per la delegazione anche per tutti gli autodenunciati nei confronti dei quali non fu mai iniziata nessuna azione legale. Da allora ogni anno il primo fine settimana di maggio l’Italia partecipa con Roma all’iniziativa mondiale che, partita dalle poche decine di città del 1999, coinvolge nel 311 città del mondo con la richiesta di liberare:

1) i consumatori
2) la medicina
3) una pianta che fa parte del patrimonio botanico del Pianeta.

Comunicato stampa

L’incontro presenterà la decima edizione della Million Marijuana March che partendo da Piazza dei Partigiani raggiungerà, questa volta non solo metaforicamente, la Bocca della Verità. Sottolineiamo non solo simbolicamente ma anche materialmente anche perché quest’anno la Million sarà terreno di sperimentazione di una inedita alleanza con i familiari e le vittime del proibizionismo.

Tra genitori e figli in caso di guerra sono spesso questi ultimi spesso vengono a mancare. E’ prorpio il caso della guerra alle droghe all’italiana di Fini e Giovanardi con leggi scellerate che hanno inutilmente cercato di abolire il principio secondo cui la matematica non è un opinione oltre che ogni tipo di logica, il primo paese al mondo dove dei ciarlatani eletti osano ribaltare il principio di base della medicina moderna secondo il quale “è la dose che fa il veleno” ( Paracelso).

Noi vorremmo promuovere una alleanza o meglio un percorso che noi fondiamo a differenza dei proibizionisti sul rispetto delle differenze, sul terreno della libertà e della ricerca scientifica con la liberazione del potenziale terapeutico, intellettivo ed industriale di una pianta, la cannabis sativa, che costituisce un acclarato patrimonio culturale ed industriale dell’umanità.

La marcia globale per la libertà di cui Roma è il 311 pezzo in rappresentanza di centinaia di milioni di esseri umani, è dedicata a tutte le vittime del proibizionismo uccise o suicidate in luoghi deputati dalla nostra Costituzione a garantire salute, custodia, cure, cautela e sicurezza per tutti e per tutte.

Tutti questi buoni propositi vengono raramente applicati quando si tratta di fare la guerra agli uomini e alle piante. Addirittura in Italia si sono intentati processi agli organizzatori di raduni reggae, una musica accusata di incitare all’uso di canapa.

Saranno presenti alcuni familiari delle vittime di una ondata senza precedenti di trattamenti disumani e degradanti avvenuti nel nostro paese.

Proprio mentre tutti gli studi dimostrano come il proibizionismo sia fallito come dimostra il recente rapporto di Peter Reuter e Franz Trautmann per conto della Comunità europea che dimostra come sui mercati illegali e i consumi la repressione abbia un impatto risibile.

A parte l’Italia in molti paesi europei ma soprattutto nelle Americhe tutto è in evoluzione. L’ondata verde sta sommergendo la California dove sono alcune migliaia di dispensari della cannabis terapeutica. Solo a Los Angeles ne sono sorti un migliaio con circa 3-400.000 pazienti registrati.

In Europa alcuni paesi hanno intrapreso una strada più pragmatica come il Portogallo che ha preso immediatamente contatto con la realtà decriminalizzando il possesso di ogni tipo di sostanza ed incidendo positivamente sui consumi problematici. In Belgio,Slovenia e Repubblica Ceca si è legalizzata la coltivazione per uso domestico anche grazie al lavoro dei cannabis social club. Sorti soprattutto in Belgio e in Spagna .

In California il governatore Schwarzenegger ha solennemente affermato di voler applicare la decisione del popolo di autogovernarsi in termini federali, un fenomeno che vista la immobilità dell’Onu tende a diffondersi sempre di più tra i paesi democratici.

L’Italia continua a fare pena secondo il diktati di leggi come la Fini Giovanardi o la Bossi Fini secondo le quali sono criminalizzate le piante ed anche gli esseri umani.

Saranno presenti per l’incontro con la stampa gli organizzatori della MMM, i rappresentanti dei collettivi dei pazienti che si curano con la cannabis,i famigliari di alcune vittime e degli esponenti della società civile

In questi giorni i media stanno diffondendo questo nuovo ennesimo ALLARME DROGA senza risparmiarci esagerazioni scandalistiche e clamorose inesattezze tipoiche di un paese come l’Italia che ha la legge più proibizionista d’Euoropa in materia di sostanze.

Si veda ad esempio La Nuova Venezia, dove si parla di DANNI CEREBRALI IRREVERSIBILI senza specificare o documentare alcunchè.
Tutto è nato dall’ Allerta grado 2 diffusa dal Dipartimento Politiche Antidroga e giunta a noi il 3 marzo attraverso il Coordinamento Regionale Unità di strada Emilia Romagna, riguardo 6 intossicazioni da cannabinoide sintetico avventute a inizio febbraio nel nord-Italia.
Si tratta essenzialmente di ricoveri in ospedale di giovani in stato confusionale a volte  incoscienti più un caso di una donna di 55 anni già in cura con psicofarmaci. Tutti avevano fumato questa miscela di erbe chiamata N-Joy e acquistata in smart shop come profumatore d’ambiente alludendo con immagini che si dovesse in realtà fumarla senza nessuna ulteriore informazione.
Nessun danno cerebrale irreversibile, quindi, tutti i soggetti sono stati dimessi il giorno dopo senza apparenti conseguenze, ma ci sembra veramente indecente vendere con pubblicità allusive sostanze sintetiche studiate solamente per eludere i controlli polizieschi fregandosene dei reali effetti sulla salute, lucrando sull’ignoranza proibizionista in cui siamo costretti a vivere in questo paese.
Apprezziamo molto la scientificità documentata del Sitema Nazionale di Allerta Precoce costruito sul modello europeo dell’ EMCDDA, ma il dott. Serpelloni, direttore del Dipartimento Antidroga di questo governo, dovrebbe ben sapere che tutta la responsabilità del proliferare delle narcomafie criminali e di questi irresponsabili venditori di fantomatiche nuove droghe è solo delle politiche repressive e probizioniste del suo governo che mirano solo al controllo sociale attraverso la paura e se ne infischiano della nostra salute.

Di seguito la scheda completa dei casi di intossicazione e delle analisi di laboratorio di questo cannabinoide sintetico JWH-018.
Nell’arco di 5 giorni, a partire dal 12 di febbraio, sono stati registrati 6 casi di intossicazione acuta (1 a Milano, 4 a Venezia, 1 a Portogruaro) che hanno necessitato di ricovero ospedaliero a seguito del consumo della miscela aromatica venduta in Internet e smart shops come profumatore ambientale con il nome “n-Joy”.

I soggetti intossicati riferiscono di aver acquistato la miscela via Internet.I risultati preliminari evidenziano la presenza del cannabinoide sintetico JWH-018 (1-pentyl-3-(1-naphthoyl)indole).

1. Il 12 febbraio u.s. alle ore 21.30 è stata ricoverata a Milano donna di 55 anni, che riferiva di aver assunto per via inalatoria (fumo) una miscela aromatica (“erbe per profumare ambiente”) successivamente identificata con il nome di “n-Joy”.
La donna è stata trovata in casa propria in stato confusionale, dopo una probabile crisi comiziale (convulsiva). Portata in Pronto Soccorso, è stata ricoverata in stato di agitazione ed eccitazione e trattata con benzodiazepine. Il soggetto risulta essere affetto da disturbo bipolare ed è in trattamento con valproato di sodio. La paziente ha riferito di aver fumato una miscela aromatica chiamata “N-joy” nel pomeriggio e di aver acquistato il prodotto dal sito www.alkemico.com.

2. Altri 4 casi analoghi sono stati registrati la sera del 16 febbraio a Venezia. Uno dei soggetti, donna di 35 anni, ha contattato il Centro Antiveleni di Pavia cui ha riferito che i quattro avevano fumato la miscela “N-joy”, acquistata da una persona del gruppo dal sito Internet www.n-joyaroma.com. Secondo quanto riferito dalla donna, visitata presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile di Venezia, tutti e 4 avrebbero fumato il prodotto e lo avrebbero aspirato 1-2 volte ciascuno. Le due persone che lo avrebbero aspirato solo una volta avrebbero manifestato effetti meno importanti, e sono stati in grado di avvertire i soccorsi.
La donna ha riferito di aver provato un forte stato di agitazione, allucinazioni, percezione alterata del proprio corpo, confusione mentale, parestesie, attacchi di panico e tachicardia. Tali sintomi sono perdurati, in misura minore, anche il giorno successivo. L’informazione è stata confermata anche dal medico che ha preso in carico la paziente in Pronto Soccorso. Gli altri soggetti coinvolti hanno mostrato sintomi analoghi ma di minor intensità, l’età dei 4 soggetti intossicati è compresa tra 25 e 35 anni.

3. Il 25 febbraio, il Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda Cà Granda ha segnalato di essere stato contattato la notte del 13 febbraio dal Pronto Soccorso dell’ospedale di Portogruaro per un ragazzo di 19 anni che, dopo aver fumato un poutpourry di fiori secchi ed estratti aromatici, giungeva in stato di “insufficienza cerebrale” in ospedale. Il ragazzo ed i suoi amici riferivano di aver già fumato in passato questa sostanza senza però presentare alcun disturbo. Le altre 3 persone che erano con lui non hanno manifestato sintomi nemmeno in questa circostanza. In questo caso, gli esami tossicologici hanno rivelato una leggera positività per THC. La mattina successiva il ragazzo ha ripreso conoscenza ed è stato affidato ai genitori. Intervistato dal medico, aveva riferito che la miscela fumata si chiamava “n-Joy”.

Il 24 febbraio il Sistema Nazionale di Allerta Precoce è entrato in possesso della miscela “n-Joy” direttamente dalla rete di vendita. Il prodotto è stato analizzato dal laboratorio di Medicina legale dell’Azienda Ospedaliera Integrata di Verona e dal Laboratorio Antidoping di Orbassano (TO).
Le analisi preliminari della miscela effettuate in GC-MS hanno messo in evidenza
cromatogrammi nei quali erano presenti lo ione molecolare (m/z 341) e molteplici frammenti riferibili alla molecola nota come JWH-018 (1-pentyl-3-(1-naphthoyl)indole), come componente principaledell’estratto. Tale analita era presente in tutti gli estratti finora analizzati. Una stima della concentrazione di tale principio attivo si può valutare in circa 10 microgrammi/mg di materiale di origine (ulteriori accertamenti sono in corso).
Da un’indagine condotta dal Sistema Nazionale di Allerta precoce, il prodotto “n-Joy” viene venduto su siti Internet di smart shops italiani. Viene generalmente inserito nella categoria “smart drugs”, sottocategoria “blends”.“N-Joy” viene promozionato come una miscela aromatica con estratti di prodotti vegetali. Viene descritto come articolo non destinato al consumo umano, ma le immagini che lo pubblicizzano riportano giovani nell’atto di fumare. Il suo costo è di 20-25 € per 2 grammi di prodotto.

Scheda tecnica “JWH-018”

Nome
1-Pentyl-3-(1-naphthoyl)indole (JWH-018)

Formula di struttura
C24H23NO

Aspetto
JWH-018 è un composto secco, marrone, leggermente appiccicoso e grumoso. Allo stato grezzo è estremamente denso con colorazione più scura nelle porzioni che appaiono più dense. Dopo semplice triturazione o per cristallizzazione, l’aspetto varia notevolmente. Tagliando con una lama affilata si ottengono dei fiocchi di un colore marrone chiaro. Cristallizzando lo stesso campione, si ottengono dei cristalli fini di colorazione marrone ancora più chiara, forma nella quale spesso viene distribuito il
prodotto.

Farmacologia

L’ aminoalchilindolo JWH018 è un ligando del recettore cannabinoide 1 (CB1) ed inibisce la produzione di cAMP nelle cellule CHO che esprimono il recettore CB1. Sperimentalmente gli autori hanno studiato l’effetto del JWH018 sulla trasmissione neuronale in colture di neuroni dell’ippocampo per verificare la cascata di risposta dei recettori CB1 attivata dal composto.
Il JWH018, principale componente di numerose preparazione vegetali (herbal mix) commercializzate per i loro effetti psicoattivi, si è dimostrato essere un potente ed efficace agonista del recettore CB1 ed è in grado di attivare diversi segnali di risposta. Quindi, presumibilmente, concludono gli autori, gli effetti del prodotto “Spice” sono dovuti all’attivazione
del recettore cannabinoide CB1 da parte del JWH018, addizionato alla miscela di erbe.

Effetti
Gli autori dell’articolo descrivono un caso di astinenza fisica e sindrome da dipendenza sviluppata dopo il consumo di “Spice.” Nello specifico, un paziente di 20 anni ha riportato di aver fumato “Spice Gold” ogni giorno per 8 mesi. Ha sviluppato tolleranza e velocemente aumentato la dose a 3 g al giorno. Provava un continuo desiderio per la sostanza e continuava ad usarla nonostante lo sviluppo di disturbi cognitivi persistenti. L’uso della sostanza lo ha allontanato dalle attività lavorative. Lo screening sulle urine era negativo al momento dell’ingresso in ospedale. Tra il quarto e il settimo giorno in ospedale, ha sviluppato profonda agitazione, craving, incubi notturni, sudorazione, nausea, tremori e cefalea. La sua pressione sanguigna è rimasta elevata per 2 giorni con valori massimi pari a 180/90 mmHg accompagnata da una frequenza cardiaca di 125/min. Il paziente ha dichiarato di aver provato sintomi simili, qualche settimana prima, a causa di indisponibilità del prodotto e che tali sintomi erano scomparsi dopo aver consumato nuovamente il prodotto “Spice”. Gli autori interpretano i sintomi come sindrome di astinenza corrispondente ai criteri dell’ICD-10 e del DSM-IV. La sindrome di astinenza fisica osservata somiglia fortemente a quella che si manifesta nel caso della dipendenza da cannabis. Gli autori ipotizzano che la sindrome descritta dal paziente fosse dovuta all’assunzione di cannabinoidi sintetici come il JWH-018 e il CP 47497 presenti nello “Spice Gold”. Gli autori inoltre evidenziano il fatto che sia il JWH-018 che il CP-47-497 non sono mai stai studiati in termini di tossicità e sicurezza, sull’uomo.

1 FONTE:
• Pub Med
• ISS
• EMCDDA

Atwood BK, Huffman J, Straiker A, Mackie K. JWH018, a common constituent of ‘Spice’ herbal blends, is a potent and efficacious cannabinoid CB(1) receptor agonist. Br J Pharmacol. 2010 Jan 22. [Epub ahead of print]
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20100276

Zimmermann US; Winkelmann PR,Pilhatsch M, Nees JA, Spanagel R, Schulz K. Withdrawal phenomena and dependence
syndrome after the consumption of “spice gold”. Dtsch Arztebl Int. 2009 July; 106(27): 464–467.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2719097/


Roma, 7 Novembre 2009:
Manifestazione di denuncia della vicenda di Stefano Cucchi, barbaramente massacrato e ucciso dalla polizia in carcere.

CHI HA UCCISO STEFANO CUCCHI? LA RISPOSTA UFFICIALE E’ SEMPRE LA STESSA: NESSUN COLPEVOLE, NESSUN RESPONSABILE. LA STORIA DI STEFANO E’ UNA STORIA COME TANTE. PER POCHI GRAMMI DI FUMO VIENE ARRESTATO, PICCHIATO E UCCISO IN UN COMMISSARIATO. UCCISO DALLA LEGGE FINI-GIOVANARDI. UCCISO DAL SISTEMA SANITARIO. UCCISO DALLO STATO.

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Sabato 27/02/2010

Benefit Party di auto-finanziamento per il progetto Lab57-Alchemica
La tribe torinese Revolt 99 protagonista della scena free-party Tekno degli ultimi anni nel nord ovest italiano è graditissima ospite dello spazio autogestito Xm24 per una serata danzante
Break/Elettro/Drum/Tek a sostegno del Laboratorio Antiproibizionista di Bologna che spesso è intervenuto nella scena rave torinese.
I REVOLT99 rappresentano un’esperienza molto particolare e quasi unica in Italia perchè al loro interno sono presenti operatori di strada di un progetto Piemontese, Neutravel, che lavora su base regionale e oltre intervenendo specificamente nei Rave parties auto-organizzati praticando la risuzione dei rischi secondo modalità molto vicine allo spirito del Lab57, che infatti è stato invitato diverse volte a effettuare docenze formative a Torino.

inizio ore 23:00

Ex mercato 24 – via Fioravanti 24 – Bologna

http://isole.ecn.org/xm24/article/1265/0227-sabato–lab57laboratorio-antiproibizionista–

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