Si avvicinano le elezioni amministrative in molte città chiave per il governo, e puntualmente riesplode la follia persecutoria proibizionista contro la Cannabis, facile argomento per acchiappare voti capitalizzando l’ignoranza prodotta ad arte nel bel paese da politici senza scrupoli e istituzioni omertose e compiacenti.
Fortunatamente la denuncia e la contro-informazione restano armi potenti e puntuali se condivise e diffuse, grazie anche a professionisti nel campo medico e della ricerca, che non hanno paura di continuare a cercare e condividere le evidenze scientifiche condivise e accertate a livello internazionale.
Iniziamo dalla più recente madornale castroneria prodotta nella capitale dal fresco candidato sindaco del centro-destra che in tv così di presenta:
da un puntuale articolo su Dolcevita online del 4 maggio
«Mio figlio purtroppo ebbe un incidente, rimase in coma e fu miracolato. In quella settimana di angoscia, lo dico a tutti i giovani che stanno qua, mi dissero: se suo figlio ha avuto un recupero è solo perché non si è mai fatto delle canne. Perché anche una sola canna causa danni seri al cervello». Parole di Alfio Marchini, candidato a sindaco di Roma appoggiato da Forza Italia e Nuovo Centro Destra, durante un’intervista al programma Piazza Pulita andato in onda su La7.
Marchini entra così sul dibattito sulla legalizzazione che negli ultimi giorni ha caratterizzato il dibattito tra i candidati romani, dopo l’appello per la legalizzazione della candidata dei 5 stelle Virginia Raggi.
Il candidato di Berlusconi e Alfano si lancia anche in una spericolata spiegazione scientifica: «Io ho fatto uno studio approfondito su cosa succede nella testa di un giovane che ha avuto un incidente, sa cosa succede? Si crea una frattura nel cervello e quindi l’input tra una parte e l’altra della testa riesce a trovare un altro sentiero e quindi a riconnettere le parti del cervello che hanno subito un danno». Per Marchini, quindi, questo processo diventerebbe impossibile nei giovani che hanno fumato anche una sola canna.
Gli “studi approfonditi” di Alfio Marchini vanno però, purtroppo per lui, nella direzione opposta a quella della comunità scientifica. A confermarlo a Dolce Vita è il professor Vidmer Scaioli (neurologo all’Istituto Carlo Besta di Milano): «Marchini racconta delle fantasie – afferma – che non so dove abbia raccolto. Non solo la mia esperienza quotidiana ma anche la ricerca scientifica lo smentisce ed anzi va in direzione opposta, visto che si stanno scoprendo sempre più evidenti facoltà neuroprotettive da parte dei cannabinoidi».
«Uno studio condotto dal Los Angeles Biomedical Research Institute su quasi 500 pazienti colpiti da traumi celebrali – continua Scaioli – ha addirittura mostrato che i pazienti che consumano cannabis hanno recuperi nettamente migliori e una minore probabilità di decesso a seguito di incidenti, appunto grazie alle facoltà neuroprotettiva dei cannabinoidi» (una sintesi dello studio in questione è consultabile in questo articolo, ndr).
Insomma, a quanto pare Alfio Marchini è in possesso di studi talmente approfonditi da essere sconosciuti alla letteratura scientifica. A questo punto siamo in attesa di sapere quando li presenterà in qualche convegno di neurologia.
Ora torniamo invece a Bologna, dove appena 15 giorni fa ha perso la vita un 19enne studente di Rimini probabilmente per un tragico e inconsapevole mix fatale di alcool e traquillanti, ma la stampa e la Procura di Bologna, invece, ha già la sua diagnosi con conseguente anatema, senza attendere i risultati dell’autopsia nè pareri medici più sensati:
“Con nessun tipo di droga si può ormai scherzare, comprese quelle che ancora vengono definite, secondo me non correttamente, droghe leggere”.
Queste dichiarazioni sui media hanno costretto i genitori a fare luce su questa tragedia, nel dolore infinito per la perdita del figlio, trovando la forza per dire la verità, e rifiutare lo stigma e la colpa sulla memoria del figlio:
«Voglio che la gente non si faccia strane idee in testa: mio figlio non era un drogato – dice Lorenzetti, in lacrime – Piergiorgio non assumeva sostanze, e prendeva regolarmente alcuni medicinali solo perché aveva problemi di sonno».
A questo punto non ci resta che lasciare la parola a un articolo puntuale e documentato del Dottor Salvatore Giancane, professionista accreditato con una lunga storia di interventi sia accademici che sul campo nel nostro territorio:
da DEDIZIONI – Il Blog della SITD del 30 aprile
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“Considerando le informazioni fornite dalla stampa, gli unici dati di fatto sono l’assunzione di alcol, benzodiazepine e cannabis prima del ricovero e la morte cerebrale prima del decesso. Non sono state fornite informazioni sulla quantità di sostanze assunte, in particolare per quanto riguarda l’alcol ed i farmaci, sulla scansione temporale e sull’eventuale valore dell’alcolemia. Le benzodiazepine, in genere, hanno una scarsa tossicità e provocano raramente overdose, il più delle volte non fatale. E’ comunque noto che l’assunzione contemporanea di alcol o di altre sostanze con effetto depressivo sul sistema nervoso centrale (come i derivati dell’oppio), specie nei soggetti privi di tolleranza, può condurre nei casi più gravi ad una profonda depressione dei centri del respiro, con conseguente insufficienza respiratoria. Per questa ragione il foglietto illustrativo dei farmaci a base di benzodiazepine sconsiglia sempre l’assunzione contemporanea di alcol (o di altri farmaci e droghe con azione depressiva sul sistema nervoso centrale). Secondo il Substance Abuse and Mental Health Services Administration il 25% delle ammissioni al pronto soccorso degli ospedali americani per overdose è stato dovuto all’assunzione contemporanea di benzodiazepine ed alcol.[1] Per quanto riguarda le sostanze illegali, le interazioni note delle benzodiazepine che possono condurre ad un esito letale, oltre l’alcol, riguardano soprattutto i derivati dell’oppio e non la cannabis.[2],[3]
Il farmaco assunto dal ragazzo, in particolare, sarebbe l’alprazolam. Vi sono numerose evidenze scientifiche che documentano come la tossicità di questo farmaco sia superiore rispetto a quella delle altre benzodiazepine così come maggiore sarebbe la sua capacità di provocare overdose in particolari condizioni o in associazione con altre sostanze.[4],[5][6],[7] In altri termini, assumendo alcol assieme all’alprazolam, la tossicità di quest’ultimo aumenta esponenzialmente. Negli USA, dove muoiono circa 45.000 persone l’anno per overdose da farmaci e droghe e sono avvenuti parecchi decessi di questo tipo, questa è una consapevolezza diffusa, al punto che basta fare una semplice ricerca in google sui possibili rischi dell’assunzione combinata di alcol ed alprazolam per trovare decine di pagine di risultati in proposito su siti medici, blog di esperti, siti scientifici specializzati eccetera. Ne riportiamo solo tre a titolo di puro esempio.[8], [9], [10]
Sempre secondo quanto riportato dalla stampa, durante il ricovero in rianimazione è stata constatata la morte cerebrale del ragazzo. L’ipotesi più verosimile (e statisticamente probabile) è che questa sia stata provocata da una condizione di prolungata ipossia cerebrale, come esito dell’insufficienza respiratoria provocata dall’effetto combinato di alprazolam ed alcol. La cannabis non ha azione deprimente sul SNC e sui centri del respiro e quindi non provoca insufficienza respiratoria; semmai essa provoca broncodilatazione, che migliora la ventilazione, al punto che in passato è stata utilizzata per la cura dell’asma bronchiale, anche in Italia.[11] Un’altra eventualità, peraltro assai rara, è la possibilità di insorgenza di leucoencefalopatia, ovvero di una sofferenza grave e selettiva della sostanza bianca del cervello, che comunque riconosce una genesi ipossica e dunque ancora una volta legata all’insufficienza respiratoria.[12]
Anche se l’assunzione contemporanea di cannabis non ha migliorato certamente la situazione, va sottolineato che nelle statistiche americane, malgrado i numeri oltremodo drammatici di quel Paese, non sono riportati casi di overdose da cannabis né casi in cui la cannabis abbia avuto un ruolo determinante nel provocare il decesso quando assunta in associazione con altre sostanze. E’ invece assai comune, data la grande diffusione della sostanza, che le vittime di overdose per altre sostanze risultino positive alla cannabis. In ultimo, consultando il sito informativo sulle droghe che il National Institute of Drug Abuse (NIDA) ha messo a punto per gli adolescenti americani si può chiaramente leggere che non esiste un’overdose da cannabis, mentre esistono le reazioni acute avverse da cannabis e fra queste la più diffusa è l’attacco di panico.[13] ”
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L’abuso di farmaci da prescrizione da parte di giovani e giovanissimi sta diventando, anche nel nostro Paese, una triste realtà, così come lo è quello di alcol. Secondo i dati preliminari della survey ESPAD-CNR, diffusa proprio nei giorni scorsi, il 4% degli adolescenti della Toscana e della Basilicata ha già sperimentato l’uso non medico degli analgesici oppioidi. Negli Stati Uniti l’abuso di farmaci uccide più di quello di droghe illegali ed il loro abuso, purtroppo, è sempre più diffuso fra i giovani americani. I farmaci coinvolti sono soprattutto gli analgesici oppioidi, che periodicamente tornano alla ribalta per un decesso che riguarda un personaggio famoso (l’ultimo in ordine di tempo è quello di Prince), seguono le benzodiazepine quando assunte in associazione con alcol, farmaci o droghe con azione depressiva sul sistema nervoso centrale. Altrettanto frequenti sono le overdose accidentali, ovvero non dovute alla ricerca di un effetto psicoattivo, ma provocate da una maldestra automedicazione o dal non rispetto di alcune precauzioni, come proprio evitare l’assunzione contemporanea di benzodiazepine ed alcol.
Non è dato sapere se nel caso prima analizzato l’alprazolam fosse stato regolarmente prescritto o se il ragazzo se lo fosse procurato autonomamente, così come non sono note le dosi assunte. Quello che invece è certo è che si è persa un’occasione preziosa per informare i giovani in maniera autorevole circa i rischi connessi con l’abuso (o con il non rispetto delle prescrizioni) dei farmaci e quello di alcol. Si è preferito invece porre l’accento sulla cannabis e sulla pericolosità delle cosiddette droghe leggere, quando questa rimane l’ipotesi meno verosimile sul piano delle evidenze scientifiche ed epidemiologiche. ”
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Per finire ci teniamo a diffondere queste informazioni riguardo la diffusione del Fentanyl, per cui nè il Ministero della salute, nè il Dipartimento Antidroga o altre istituzioni si sono preoccupate fino ad ora di dare nessun tipo di informazione, per cui ringraziamo nuovamente il Dott. Salvatore Giancane per le precise valutazioni:
da DEDIZIONI – Il Blog della SITD del 5 maggio 2016
Oggi è stata diffusa la notizia della denuncia di 6 medici di base della Calabria per prescrizione impropria di preparati a base di fentanyl a tossicodipendenti da eroina. Senza entrare nello specifico degli aspetti attualmente oggetto di indagine (i medici si difendono affermando di essere stati minacciati), la parte importante della notizia è che l’abuso di fentanyl è sbarcato fra i tossicodipendenti da eroina italiani e questo, alla luce delle disastrose conseguenze della sua diffusione negli Stati Uniti, è un fatto molto allarmante. Per questo motivo ritengo opportuno condividere, oltre alla notizia, alcune importanti informazioni per gli addetti ai lavori e per gli stessi eroinomani, anche in un’ottica di riduzione del danno.
Il fentanyl è un potente analgesico oppioide sintetico, appartenente alla classe delle fenilpiperidine. Come antidolorifico oppioide il fentanyl è circa 100 volte più potente della morfina. Per quanto si riferisce in particolare all’attività analgesica, 0.1 milligrammi di Fentanyl equivalgono approssimativamente a 30 mg di morfina pura (o a 15 mg di eroina). Si tratta di un agonista forte del recettore μ, dotato di elevatissima attività oppioide intrinseca. Il farmaco è utilizzato da circa 20 anni soprattutto per le cure palliative oncologiche in forma di cerotti, lecca-lecca, soluzioni oromucosali e spray sublinguali o nasali. Per avere un’idea della potenza del fentanyl, basti pensare che esso ha provocato la morte di due agenti di polizia americani che avevano imprudentemente toccato una grossa partita sequestrata senza utilizzare i guanti: nell’assorbimento transdermico, infatti, la biodisponibilità del fentanyl supera il 95%. Come agonista puro degli oppioidi il fentanyl può provocare molto facilmente overdose ed insufficienza respiratoria nei soggetti privi di tolleranza o con scarsa tolleranza agli oppioidi, anche a dosaggi bassissimi. La potenza e l’emivita del farmaco (7 ore) rendono problematico l’uso del naloxone in caso di overdose e richiedono somministrazioni ripetute dell’antagonista. Il fentanyl è tristemente famoso anche per essere stato diffuso dai russi attraverso l’impianto di condizionamento durante la crisi del Teatro di Dubrovka, provocando la morte di quasi 200 persone: questo, ancora una volta, restituisce l’idea della potenza del farmaco. Tutte queste caratteristiche fanno del fentanyl un farmaco poco maneggevole e molto problematico per il medico stesso. E’ comunque da sottolineare che il fentanyl, come tutti gli altri analgesici oppioidi, utilizzato in pazienti selezionati da parte di medici competenti si dimostra estremamente utile ed efficace nel campo delle cosiddette ‘terapie compassionevoli’ o cure palliative, sempre più rivalutate in quanto in grado di dare sollievo a persone in condizioni di grande sofferenza e che quindi rispondono alla parte più antica e nobile della professione medica. ”
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Noi aggiungiamo che grazie ad uno strumento ancora poco diffuso in Italia, cioè
è possibile identificare la presenza di Fentanyl nell’ eroina da strada, come potete osservare nella foto a fianco, ovviamente si tratta di uno strumento colorimetrico qualitativo e non quantitativo, per cui si raccomanda massima cautela e di segnalare subito ad altri consumatori e alle Unità di Strada effetti avversi e dubbi sulla qualità delle sostanze, come sempre.
Il Lab57 sta cercando di diffondere al massimo sul tutto il territorio nazionale la pratica dell’analisi delle sostanze, nell’ ottica di avere presto un database unico coi dati delle intossicazioni gravi di sostanze , delle analisi dei sequestri polizieschi e delle analisi sul campo, in strada o durante eventi:
è da quasi 20 anni che lo ripetiamo, e non ci stancheremo finchè non succederà davvero, come in buona parte di Europa già esiste da decenni.