Archivi per la categoria ‘Manifestazioni’

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ASSEMBLEA NAZIONALE ANTIPROIBIZIONISTA

Sabato 5 novembre 2016 @ CSOA Gabrio – Torino
Ore 15 – Via Millio 42 – Zona San Paolo Antirazzista

– Per fare sentire la voce di chi non vuole più subire il ricatto dell’inganno proibizionista
– Contro lo strapotere delle mafie che esistono proprio grazie al narcotraffico
– Per riaffermare il diritto di autodeterminare i nostri corpi e le nostre vite
– Contro leggi liberticide che quotidianamente uccidono, arrestano e controllano
– Per politiche sulle droghe serie e pragmatiche e non più ideologiche
– Contro lo sperpero inutile di denaro pubblico non in grado di ridurre domanda ed offerta di sostanze
– Per riappropriarci della coltivazione della cannabis, storica pianta nostrana
– Contro politicanti e speculatori che vorrebbero farci un business
– Per un cambiamento radicale di un modello che non funziona e la ricerca di valide alternative
– Contro la medicalizzazione dei trattamenti, affare per servizi e comunità di recupero
– Per una spinta radicale dal basso contro l’indifferenza della politica istituzionale ormai orientata unicamente ai profitti

RI-ORGANIZZIAMOCI ED ALZIAMO LA TESTA!
PARTECIPA, NON DELEGARE CHI NON TI RAPPRESENTA!

#quellerbaèanchemia
Info su https://gabrio.noblogs.org/quellerba-e-anche-mia/

Per aderire manda una mail a quellerbaeanchemia@autoproduzioni.net

 

Diffondiamo e sosteniamo in pieno le posizioni dello spazio autogestito C.S.O.A. Gabrio dopo il vergognoso sequestro poliziesco di metà agosto della cannabis auto-prodotta

Sul blitz del 18 Agosto al Gabrio…

Dopo il blitz del 18 Agosto al Gabrio, che ha portato al sequestro di alcune piante di cannabis e alla denuncia di due compagni al momento presenti all’interno del centro, sono necessarie alcune riflessioni.

L’autoproduzione è un percorso politico che pratichiamo e rivendichiamo da più di 16 anni allo scopo di superare l’ipocrisia del modello proibizionista vigente che da un lato criminalizza le sostanze non facendo educazione e prevenzione, e dall’altro permette a organizzazioni criminali di venderle, contribuendo a far crescere il mostro del narcotraffico. Se oggi siamo uno dei Paesi del mondo dove la percezione di corruzione è tra le più alte, lo dobbiamo anche alla presenza nel nostro territorio di solidi cartelli che dallo spaccio di droghe ricavano quella liquidità a loro necessaria per comprare amministratori e dipendenti pubblici compiacenti.. Quelle stesse mafie che infiltrandosi poi tra appalti e progetti lucrano su disgrazie ed emergenze dirottando nelle proprie casse ingenti quantità di denaro pubblico. Nonostante i cospicui investimenti fatti per contrastare il fenomeno, si parla di circa 1,5 miliardi di euro ogni anno, il mercato nero delle sostanze sembra più florido che mai con sempre più droghe sconosciute e pericolose che inondano le piazze di vendita: i dati esposti nell’ultimo libro bianco sulle droghe  confermano anche quest’anno la tendenza che con l’attuale legislazione ad andare in galera siano di fatto assuntori e piccoli spacciatori, principalmente di cannabis in quanto sostanza il cui uso è prevalente. Ed effettivamente ogni anno appena arriva l’estate scatta l’assurda caccia alle streghe nei confronti di chi si cimenta nella per altro non difficile e ormai diffusa pratica della coltivazione di cannabis. E visto che tale pratica, nei secoli appannaggio dell’umanità, è oggi considerata reato penale in quanto, a detta del legislatore, in grado di aumentare le scorte di sostanze stupefacenti presenti sul territorio, si finisce nella rete proibizionista e senza una valida difesa si rischia una condanna fino a 6 anni di carcere indipendentemente dal fatto che la condotta possa essere finalizzata al lucro piuttosto che all’uso personale. In questo panorama, ed anche in peggiori nel passato in cui la Fini/Giovanardi prevedeva fino a 20 anni di carcere, decidere di coltivare cannabis in condivisione e no profit è stata per noi una provocazione che rappresentava un tentativo di sottrarsi a questo ricatto proibizionista: le feste del raccolto e della semina sono in quartiere momenti liberati, dove al mercato e alle piazze di spaccio si sostituisce la condivisione e l’autoproduzione, modelli che negli anni abbiamo sempre rivendicato come possibili alternative nonostante l’indifferenza di buona parte della politica.

coltiva-no-mafiaOggi siamo noi ad essere accusati dalla Procura di Torino di qualcosa che abbiamo nei nostri ragionamenti e nelle nostre pratiche sempre avversato, e tale assurda contraddizione ci obbliga e ci anima a rispondere con forza e con tutti i mezzi a nostra disposizione a questa irruzione poliziesca di metà Agosto. Non siete venuti a prendere mafiosi o spacciatori, ma avete attaccato un’esperienza reale di condivisione che come tale difenderemo in tutte le sedi opportune, dove tutto il prodotto della coltivazione veniva usato insieme e senza profitto per il narcotraffico; per altro in un momento in città dove l’esordio della nuova sindaca penta stellata in tema di contrasto allo spaccio non sembra certo promettente… la possibilità di denunciare con una App infame il proprio vicino che spaccia o coltiva sembra infatti una di quelle proposte non solo inutili rispetto al contrasto del fenomeno, ma anche potenzialmente dannose!
La politica istituzionale d’altronde, non riesce a partorire di meglio che una proposta di legge sulla cannabis tutta incentrata sul monopolio di stato, ultra tassato e quindi non in grado di essere competitivo rispetto al mercato nero e al contrabbando: il meccanismo della vendita di alcool e tabacco, sostanze decisamente più dannose della cannabis, descrivono molto bene questa dinamica. Lo specchio per allodole della coltivazione personale o associata si sta inoltre sciogliendo alla luce degli emendamenti presentati da membri stessi dell’Intergruppo parlamentare promotore, che hanno fiutato bene il business che rapidamente si sta diffondendo anche da noi. Senza una riforma radicale della 309/90, l’attuale legislazione sulle droghe, e con l’avvento del monopolio sulla cannabis, potremmo trovarci messi peggio di prima, in quanto le coltivazioni ad uso personale non sarebbero solamente illegali, ma anche concorrenti.

Crediamo pertanto che oggi più che mai serva difendere quelle esperienze spesso nascoste di condivisione che tradizionalmente fanno parte della cultura della cannabis e che, lontane dalle logiche del mercato nero, rappresentano l’unico strumento che possediamo per superare il dogma proibizionista con tutti i danni che provoca ed i costi inutili che porta con sé. Ideologie fallimentari e leggi liberticide non potranno impedire a lungo di determinare le nostre vite, dalle sostanze che ci piace usare in modo consapevole alle piante che coltiviamo, e riappropriarci della canapa non è che un primo passo verso la costruzione dal basso di politiche sulle droghe differenti e sensate, in grado di mettere in campo la relazione e non la repressione come strumento privilegiato d’intervento.
Per chi pensa che basti una segnalazione anonima fatta da chi è convinto che una realtà come il Gabrio possa dare fastidio in una città che assurde logiche speculative vorrebbero trasformare in un centro commerciale a cielo aperto e senza spazi di socialità, se qualcuno crede che una perquisizione della Polizia avallata dalla Procura oggi su una pratica che in 20 anni non abbiamo mai nascosto possa farci desistere e abbandonare le lotte che quotidianamente mandiamo avanti si sbaglia alla grande. Siamo motivati più che mai, l’autunno è appena alle porte!

CSOA GABRIO
https://gabrio.noblogs.org/post/2016/09/17/sul-blitz-del-18-agosto-al-gabrio/

 

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Comunicato con preghiera di diffusione:

Torino Mad Pride
11 giugno 2016
– ore 14,00 – Piazza Carlo Felice, Torino

Sabato 11 giugno, per il quinto anno consecutivo, tornerà a sfilare per le strade di Torino il Mad Pride, la manifestazione che dal 2012 – caso unico in Italia – porta gli utenti psichiatrici a rivendicare il diritto “di vivere il proprio disagio psichico senza per questo essere emarginati, sedati o rinchiusi”.

Oltre a commemorare il fondatore del movimento, Simone Sandretti (scomparso nel febbraio scorso), quest’anno il Torino Mad Pride sarà occasione per chiedere alle istituzioni italiane il riconoscimento della figura dell’Utente esperto all’interno dei servizi di psichiatria.
Nelle parole degli stessi promotori del movimento, “si tratta di un’idea rivoluzionaria e controversa: ovvero che gli utenti della salute mentale possano, al pari di quanto accaduto nell’ambito delle tossicopendenze, diventare operatori nel loro settore e quindi farsi mediatori tra la psichiatria e i matti. L’esperienza del dolore che i matti conoscono li rende portatori di un bagaglio emotivo irriproducibile, che andrebbe finalmente riconosciuto”.
Con l’emergere del problema sempre più pressante delle “morti da T.S.O.”, la figura dell’“Utente esperto” è divenuta oggetto di sperimentazioni in ambito socio-sanitario, la più recente delle quali avviata nei distretti Asl delle province di Milano, Como, Varese e Pavia. Nel marzo del 2014, inoltre, una proposta di legge presentata in parlamento ne propose l’introduzione all’interno dei servizi di psichiatria.
Già allora in realtà, in via informale e clandestina, i promotori del Torino Mad Pride avevano da tempo iniziato a fare qualcosa di molto simile, come raccontato in un articolo pubblicato lo scorso marzo su Vice News. “Quando cominciammo a riunirci,” ha raccontato Simone Sandretti, “ci trovammo di fronte a persone che riferivano problemi molto concreti. C’era chi rischiava un nuovo T.S.O., o magari doveva ridiscutere la terapia con lo psichiatra competente, sentendo di non avere
alcun potere contrattuale. Così, iniziammo a intervenire in alcune di quelle situazioni. E ci accorgemmo che la cosa poteva funzionare”. Negli anni seguenti, a volte con l’aiuto di psicologi e
operatori, partecipanti al Torino Mad Pride sono intervenuti in situazioni critiche, come ricoveri, crisi psicotiche e tentativi di suicidio, non di rado evitando che queste degenerassero come, invece, accaduto nel caso di Andrea Soldi.

L’11 giugno, quegli stessi promotori scenderanno in piazza per chiedere – per sé stessi e per chiunque voglia prendersene l’onere e l’onore – di poter essere formati per iniziare ufficialmente a fare ciò che per anni hanno fatto in via ufficiosa.

L’organizzazione offre assistenza per l’ospitalità notturna per chi arriva da fuori Piemonte. Per informazioni scrivere a: torinomadpride@gmail.com RICHIESTA OSPITALITA’

Per maggiori informazioni sulle attività del Torino Mad Pride, potete visualizzare MATTI A COTTIMO – Strategie di sopravvivenza ( https://vimeo.com/121438731 ) il documentario girato da Simone Sandretti e Mauro de Fazio, menzione speciale al festival della salute mentale “Lo Spiraglio” di Roma.

con noi sfileranno:
Laboratorio Urbano Mente Locale
Segn/Ali
Il Tiglio Onlus
Caffè Basaglia
Pro Loco – RadioOhm
Radio Banda Larga
Arealab Il Margine
extraliberi
DRUM & FLOW
Scuola Circo Teatrazione CircUsAbility
Coordinamento Psicologi Psicoterapeuti
Comitato per la Salute Mentale in Piemonte
Caleido.Scoppio
Stop Opg. Abolire gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari
San Donato Cooperativa Sociale
Associazione radicale Adelaide Aglietta
Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti
e tanti altri ospiti!
SPARGETE LA VOCE

 

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vignetta-fideiussione-canapisahttps://www.facebook.com/events/1024506987630418
http://osservatorioantipro.org/?page_id=818

STAI TUNED!!!

vedi anche l’articolo di Alessandro de Pascale:
Le fideiussioni proibizioniste del Comune contro il Canapisa
– Pisa. Per autorizzare la street antipro, chiesti 5 mila euro di cauzione

 

CANAPISA STREETPARADE – 16ma edizione

Manifestazione nazionale antiproibizionista, antipsichiatrica, ambientalista ed ecologista

Partenza h 17:00 in Piazza San Antonio a Pisa.

>>>> Il Lab57 – Alchemica sarà presente col suo ormai mitico camper dipinto da Blu, postazione mobile chill-out , info point SOStanze, Primo Soccorso, etc…!!!! <<<<<

Per una maggiore consapevolezza :

Il proibizionismo planetario ha ormai compiuto 51 anni, tanti sono gli anni passati dalla prima Convenzione ONU del 1965 sugli stupefacenti voluta dagli USA con l’obiettivo dichiarato di reprimerne il traffico e la diffusione nel mondo, ma con il risultato evidente di aver contribuito all’espansione del primo, facendo schizzare alle stelle il valore di mercato della merce droga, e aver favorito la seconda, rendendola clandestina e creando dal nulla l’annichilente mito della droga come scelta di ribellione al sistema.

L’azione e la propaganda proibizionista hanno così sortito l’effetto contrario, acuendo e non superando le problematiche che si proponeva di risolvere.

Oggi, proprio dalla patria stessa di questo dispositivo di governo, tutto l’apparato proibizionista viene messo in discussione! Negli USA infatti sono già 17 gli stati che hanno messo mano alle legislazioni sugli stupefacenti e hanno dato vita a diversi gradi e livelli di legalizzazione della cannabis.

Alcuni Paesi sudamericani propongono i loro modelli di legalizzazione contestando e richiedendo apertamente la modifica, o addirittura lo stralcio, delle Convenzioni ONU sulle droghe.

Il rapporto stesso della Commissione ONU preposta alla valutazione delle politiche antidroga mondiali ha messo in discussione il paradigma repressivo sulle droghe e apre le porte ai discorsi sulla legalizzazione, ispirati ai dettami dell’approccio propri della cosiddetta “Riduzione Del Danno”.

In Italia invece il dibattito sulla legalizzazione sembra congelato, è del tutto assente o lo troviamo nei punti secondari delle agende politiche dei partiti e dei movimenti, non se ne parla apertamente e pubblicamente, la questione è quasi tabù. Anche se, in alcune regioni e negli ambienti degli addetti al lavoro degli operatori di strada c’è molta effervescenza sperimentale.

Dopo mezzo secolo di narcotraffico globale, con tutto il suo portato di lacrime e sangue e fiumi di denaro, che come un’alluvione devastante ha provocato e sta provocando disastri umani, sociali e ambientali, i discorsi attorno alla legalizzazione si stanno concretizzando.

Purtroppo in Italia come in Russia, alcune forze politiche, che fanno della retorica della “Guerra alla Droga” un cavallo di battaglia elettorale centrale, e le organizzazioni dedite al narcotraffico, che hanno accumulato enormi profitti con il mercato nero delle sostanze illecite, rappresentano i principali ostacoli alla legalizzazione e all’affermarsi di politiche ragionevoli sull’argomento.

Più di 50 anni di proibizionismo hanno creato molta ignoranza e falsi miti, paure e cattiveria, hanno distrutto relazioni, deflagrato il tessuto sociale scatenando piccole e grandi guerre. Gli effetti più nefasti e sottili di tali politiche sono l’odio e la paura che rendono quasi impossibile la costituzione e alla diffusione di un pensiero critico e consapevole sul fenomeno droghe e della convivenza delle diversità umane, anzi favoriscono un specie di razzismo contro chi è etichettato come drogato e ne favorisce l’apartheid, con tutto il suo portato di discriminazioni e di mostrificazione delle persone incasellate in schemi e categorie predefinite per la loro provenienza etnica, religiosa o che fanno particolari scelte di stile di vita.

Questa naturalmente è una “Visione del Mondo”, una possibilità, non la sola ed inevitabile realtà che bisogna accettare necessariamente. Purtroppo questa visione spesso negata, alla quale non si da alcun credito o possibilità di espressione, viene così paradossalmente rafforzata.

Quindi è fondamentale per un cambiamento dell’attuale paradigma personale e collettivo sugli stupefacenti, che qui si auspica, partire proprio dal l’accettazione e dal riconoscimento anche di questa “Visione del mondo” come presupposto per il suo superamento.

Questa Visione, in maniera clandestina, viene presa in considerazione e viene sperimentata, valutata, socializzata e verificata ogni giorni, da migliaia di persone nel mondo. Lentamente sta prendendo piede un’ altro paradigma sociale che si diffonde tra quei soggetti e in quegli ambienti e movimenti sinceramente interessati e disinteressatamente sensibili a questioni ambientali, economiche e spirituali.

La “Carta dei Diritti delle Persone che Usano Sostanze” del 2014, alla stesura della quale lo stesso Osservatorio Antipro Canapisa ha lavorato, rappresenta un chiaro esempio per comprendere cosa si muove lontano dalle luci della ribalta mediatica mainstrem.

La situazione appare scottante e pericolosa, ma allo stesso temo viva ed entusiasmante, intorno a questa vicenda si definiscono importanti equilibri di potere personale e collettivo che coinvolgono e riguardano tutti, più o meno direttamente.

Viviamo sulla stessa barca ed è vitale che la rotta non sia quella del proibizionismo che con le sue politiche repressive di concreto ha provocato principalmente militarizzazione, disastri e degenerazione di varia natura, in primis quella di aver rafforzato organizzazioni sociali spietate e senza scrupoli che per mezzo del riciclaggio del denaro sporco hanno potuto investire enormi risorse per il controllo dell’intero sistema economico nel quale ci ritroviamo coinvolti.

“Quando l’Ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce catturato, soltanto allora ci accorgeremo che i soldi non si possono mangiare”
Antica profezia Cree degli Indiani Lakota

Iniziamo ad essere protagonisti della nostra vita nel rispetto degli altri e di noi stessi e della nostra e dell’altrui essenza

Per essere liberi da ogni dipendenza imposta e
non essere strumento inconsapevole di nessuno!

Senza una cultura critica e consapevole della storia delle droghe e del loro uso rituale, si prospetta un futuro non chiaro.

Canapisa vuole essere una luce che renda più chiara la strada da percorrere nel presente e nel futuro.

Canapisa 2016
Piazza sant’antonio
Sabato 28 maggio PISA

Manifestazione nazionale antiproibizionista,antipsichiatrica, ambientalista ed ecologista

 

vedi anche
“La Repubblica” delle cazzate: in Piazza dei Cinquecento, la polizia disperde i partecipanti alla Million Marijuana March

Sabato sera, 7 maggio 2016, è apparsa sui siti ADUC Droghe e Roma.Repubblica.it una notizia falsa e priva di fondamento, anche detta “bufala”, che riguarda la Million Marijuana March (Italia).

Sia ADUC che Repubblica affermano, infatti, che «I MILLE» partecipanti al «MARIJUANA DAY» sarebbero stati dispersi dalla polizia, per via di una presunta «MANIFESTAZIONE NON AUTORIZZATA».
>>> leggi tutto l’articolo…

 

 

giovanni_serpelloniGiovanni Serpelloni, arrestato per tentata concussione l’ex capo del Dipartimento antidroga di Palazzo Chigi

da Il Fatto Quotidiano 13/5/16

E’ finito agli arresti domiciliari per tentata concussione e turbativa d’asta Giovanni Serpelloni,  capo del Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dal 2008 al 2014, medico vicino a Carlo Giovanardi e noto per le sue posizione proibizioniste e intransigenti in fatto di stupefacenti. I fatti contestati riguardano il suo successivo incarico di direttore del Sert, il servizio tossicodipendenze, di Verona, per episodi accaduti tra il 2012 e il 2014. La Guardia di Finanza ha notificato il provvedimento a lui e ad altri due dirigenti dell’Ulss 20: Maurizio Gomma e Oliviero Bosco. Altre tre persone sono indagate per gli stessi reati. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica e condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Verona, riguardano l’appalto del software gestionale utilizzato in Sert (i servizi pubblici per le dipendenze) di tutta Italia.

Di Serpelloni e del caso del software contestato si era occupato nei mesi scorsi anche ilfattoquotidiano.it. Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero preteso illegittimamente dalla società assegnataria dell’assistenza e manutenzione del software prima una percentuale sulle somme incassate e successivamente, a nome dell’Ulss 20 ma all’insaputa della direzione generale, 100mila euro a titolo risarcitorio, minacciando la revoca dell’incarico.  Nel corso delle indagini è emerso che la successiva gara sarebbe risultata essere stata turbata, e assegnata, con collusione e mezzi fraudolenti, a una società compiacente; i soci-amministratori risultano a loro volta indagati nel procedimento.

>>> continua a leggere l’articolo
images.duckduckgo.com
Questa in sintesi la cronaca giudiziaria, che speriamo metta fine alla lunga lista di disastri dello Zar Anti-Droga in Italia, compagno, anzi camerata, del Senatore Carlo Giovanardi nella folle e tragica Caccia alle Streghe Proibizionista che negli ultimi 10 anni ha provocato decine di migliaia di arresti, morti e miliardi di soldi pubblici sprecati o rubati, come nel caso dell’ esimio professore.

Non riusciamo a gioire pensando alle vittime di questa guerra, agli insulti alle loro famiglie nel nome di una guerra falsa, corrotta e senza nessuna base scientifica, come sempre abbiamo sostenuto.

Vale la pena di ricordare l’inchiesta profetica di Alessandro De Pascale su il manifesto dell’aprile 2014, su appalti per 3 milioni di euro, affidati senza gara e senza valutare altre offerte, agli “amici” veronesi al posto del Cnr, anche per ridurre i dati sul consumo di sostanze in Italia, a beneficio della “loro” legge Fini-Giovanardi, poi cancellata della Consulta perché incostituzionale:

Antidroga, il business delle relazioni politiche

Ora però ci restano le macerie del Dipartimento Antidroga, bloccato dopo Serpelloni, incapace di diramare allerte nazionali ai servizi su sostanze pericolose o letali, proprio a causa di quel software gestionale oggetto dell’ inchiesta bloccato indebitamente da Serpelloni, mentre in Italia si continua a morire nell’ ignoranza Proibizionista senza nessun segnale dal governo omertoso di Renzi, troppo attento ai sondaggi e ai  tornaconti elettorali per occuparsi di chi è ancora in galera per una legge cancellata, per porre fine alla persecuzione dei consumatori di cannabis, senza nessuna base scientifica, depenalizzando finalmente l’uso e la coltivazione ad uso personale, togliendo così un mercato enorme alle Narcomafie.
Qui sotto trovate una rassegna dei falsi studi scientifici e delle costose campagne mediatiche di Serpelloni, grazie ad un articolo su DolcevitaOnline di Aprile 2014:

In memoria di Serpelloni. Una raccolta dei suoi capolavori

LA SCIENZA DEL DPA (come divulgare ricerche condotte e approvate da sé stessi e farle passare per verità). 
Il metodo sviluppato per i dati sui consumi di droga non è certo un’eccezione per Serpelloni, il quale in questi anni si è fatto notare anche per il suo superattivismo editoriale. In soli quattro anni ha fondato una quantità spropositata di siti internet (nel sito del Dpa ne sono citati 15) con nomi come “Cannabis e danni alla salute” e “La strada per una guida sicura”. Ma non solo perché, come rivelato da una inchesta della Lila, Giovanni Serpelloni è anche colui che firma gli articoli pubblicati dall’Italian Journal of Addiction, diretto da Serpelloni stesso, e pubblicato e finanziato dal Dpa, di cui a capo c’era appunto Giovanni Serpelloni. L’Italian Journal of Addiction è la stessa testata che spesso Serpelloni citava come “autorevole pubblicazione scientifica” quando parlava delle sue teorie più bislacche, tipo quella della cannabis che provoca i buchi nel cervello. Insomma, il Dipartimento Antidroga, fa anche ricerca: se la commissiona, se la finanzia, se la giudica e se la pubblica. Una perfetta garanzia di indipendenza scientifica, non trovate?
….

Della Teoria bufala dei buchi nel cervello della cannabis, a noi restano solo i buchi del bilancio dei finanziamenti pubblici, mentre invitiamo a riflettere ed agire di conseguenza a chi in questo buio decennio tra politici, medici, amministratori di servizi pubblici ha avallato e diffuso queste politiche criminali in molti casi usandole per fare carriera.

Noi non dimentichiamo.

Vedi anche:
Serpelloni, i reati e le responsabilità
Proibizionismo. L’arresto dell’ex zar antidroga fa emergere le forzature ideologiche e politiche

di Il Manifesto del

million-marijuana-march-2016-ciaone-la-repubblicaLa censura Proibizionista però non si è  certo fermata di fronte a questo arresto eccellente, guardate infatti cosa sono riusciti a inventarsi riguardo alla grande manifestazione  antiproibizionista di sabato scorso:
Million Marijuna March @ Manifestazione Nazionale StopTTIP, Sabato 7 Maggio, Roma

Pubblichiamo la smentita dal sito degli organizzatori della manifestazione:

 “La Repubblica” delle cazzate: in Piazza dei Cinquecento, la polizia disperde i partecipanti alla Million Marijuana March

Sabato sera, 7 maggio 2016, è apparsa sui siti ADUC Droghe e Roma.Repubblica.it una notizia falsa e priva di fondamento, anche detta “bufala”, che riguarda la Million Marijuana March (Italia).

Sia ADUC che Repubblica affermano, infatti, che «I MILLE» partecipanti al «MARIJUANA DAY» sarebbero stati dispersi dalla polizia, per via di una presunta «MANIFESTAZIONE NON AUTORIZZATA».
>>> leggi tutto l’articolo…

 

 

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ROMA, SABATO 7 MAGGIO 2016
Ore 14:00 > Piazza della Repubblica

AGRORESISTENZA CANNABICA
per difendere oggi i futuri raccolti, a partire dal seme!

Million Marijuana March Italia aderisce, partecipa ed invita a partecipare alla Manifestazione Nazionale Stop TTIP del 7 Maggio 2016 a Roma, dove saremo presenti con un nostro spezzone, come sempre danzante, colorato e creativo (a breve, la lista delle crew che suoneranno sui carri, consultabile anche su www.reggae.it).

Appuntamento alle ORE 14:00 in PIAZZA DELLA REPUBBLICA

***

“CONTRO OGNI FORMA DI MONOPOLIO ED OLIGOPOLIO, PER RIAPPROPRIARCI DELLA COLTIVAZIONE DI CANNABIS E TUTELARE I BENI COMUNI PATRIMONIO DELL’UMANITÀ. COME SEMPRE IN DIFESA DEI DIRITTI DI TUTTE E DI TUTTI E MAI DEGLI INTERESSI ECONOMICO-FINANZIARI DI POCHI”

Partecipare e dare il nostro contributo a questa importantissima iniziativa nell’ambito della Campagna Stop TTIP – Italia è per noi il normale prosieguo di un percorso che, da sempre, ci oppone alle prepotenze delle multinazionali, in difesa dei BeniComuni sottratti all’umanità intera, per favorire gli enormi interessi economico-finanziari di pochi.

Uno di questi beni comuni è proprio la #cannabis, che in Italia rischiamo di vederci nuovamente sottratta (prima ancora di essere stata liberata) per mezzo della proposta di legge Intergruppo Cannabis legale, finalizzata al #monopolio benché mascherata da #legalizzazione.
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Nella guerra tra BANDE DI SPECULATORI per la ricomposizione dei propri equilibri, l’iniziativa parlamentare del cosiddetto “INTERGRUPPO” costituisce il tentativo di sostituire il controllo esclusivo oggi affidato alle mafie, con un MONOPOLIO SULLA CANNABIS, questa volta legale, da poter legittimamente cedere agli amici degli amici, tramite il meccanismo delle (redditizie) concessioni governative e certamente NON per restituire la pianta al genere umano, unico legittimo proprietario.

Intenzionati a batterci anche contro questa ennesima tentata rapina – E GIÀ ALL’OPERA PER CONCRETIZZARE LE NOSTRE FUTURE MOBILITAZIONI – manifesteremo il 7 maggio insieme alle realtà che da sempre si battono per l’acqua pubblica, per la difesa dei territori e della futura vivibilità del pianeta, opponendosi al saccheggio dei beni comuni in quelle battaglie che rappresentano, di fatto, la #Resistenza del terzo millennio allo strapotere della finanza.

Il #proibizionismo della cannabis, introdotto del 1937 negli USA e subito dopo esportato in tutto il resto del mondo, è stato il primo esempio (e lampante) della globalizzazione finalizzata al CONTROLLO DELLE RISORSE, la cui privatizzazione e monopolizzazione avviene imprigionando – e purtroppo, a volte, anche torturando ed uccidendo – chiunque osi violare il DIVIETO DI COLTIVAZIONE PERSONALE della pianta proibita.

Del resto, la cannabis è il laboratorio dove si sono potute sempre sperimentare, grazie allo strumento del proibizionismo, le tecniche più estreme di privatizzazione, alcune delle quali sono state successivamente applicate anche a altre coltivazioni.

Per queste e molte altre terribili ragioni, il 7 maggio manifesteremo PER BLOCCARE IL #TTIP, un pericolosissimo accordo internazionale di natura economica tra STATI UNITI e UNIONE EUROPEA, che, ancora una volta, per il profitto di pochissimi, attacca quel Diritto delle popolazioni definito da La Via CampesinaSovranità alimentare“.

Tenteranno di distruggere le #biodiversità e le piccole produzioni tipiche locali, alla base delle radicate culture popolari, per sostituire ciò che fino ad ora ci ha permesso di alimentarci, con i prodotti della grande industria agroalimentare, controllata dalle corporation multinazionali.

Tra le numerose aberrazioni, il TTIP vorrebbe imporre agli agricoltori il divieto ad usare le sementi delle proprie biodiversità, per sostituirle con SEMI CERTIFICATI, anche #OGM, autorizzati e venduti dalle multinazionali tramite le società da loro controllate.

Per la cannabis, oltre a questo trattato internazionale – che ci auguriamo non venga mai ratificato – il controllo delle sementi rischia di essere blindato a partire dall’Italia e su due fronti ben distinti.

Alla #Camera, attraverso il tentativo contenuto nella proposta legge #CannabisLegale di imporre un regime di monopolio anche sui semi e non solo sulla produzione e sulla vendita di infiorescenze e derivati (vedi: bit.ly/comunicato-3-marzo-2016).

Al #Senato, attraverso la proposta del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) di rendere già illegale la compravendita di semi NON certificati, inserendo un nuovo illecito amministrativo nel DDL contenente le nuove “DISPOSIZIONI PER LA PROMOZIONE DELLA COLTIVAZIONE E DELLA FILIERA AGROINDUSTRIALE DELLA CANAPA”, approvato la scorsa estate alla Camera ed ora in fase di discussione finale per l’approvazione definitiva (vedi: bit.ly/indipendenza-semi).

***

L’appello, i materiali, le informazioni sulla manifestazione #StopTTIP 7 Maggio 2016:
https://stop-ttip-italia.net/7-maggio

Il crowdfunding per sostenere la campagna #StopTTIP Italia:
https://stop-ttip-italia.net/2016/04/19/nottip-7m-parte-la-raccolta-fondi

 

 

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16A Edizione Million Marijuana March Italia
#ROMA, STIAMO ARRIVANDO!!!

Contro ogni forma di monopolio ed oligopolio,per riconsegnare la #coltivazione della #cannabis al genere umano, come sempre in difesa dei diritti di tutte e di tutti e non degli interessi della finanza e della propaganda partitocratica!

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Million Marijuana March (ITALIA) è parte di un NETWORK MONDIALE che comunica e si confronta attraverso una storica mailing list interna e dove tutte le organizzazioni dei vari Paesi, fermo restando l’importanza di rivendicare i TRE PUNTI GLOBALMENTE CONDIVISI, hanno la propria autonomia locale nel decidere data e modalità della mobilitazione, anche in base ai diversi contesti di contrasto alle normative proibizioniste che cambiano da Paese a Paese.

Tuttavia, così come il #proibizionismo della cannabis è divenuto in brevissimo tempo un fenomeno di portata globale, introdotto nel 1937 in America e subito dopo esportato nel resto del mondo, tutti noi stiamo ora assistendo (chi prima, chi dopo) al tentativo altrettanto globalizzato e sempre spinto da enormi interessi economici di sostituirlo con ricchi regimi di #monopolio ed #oligopolio.

La storica sezione in #California, con il proprio centro a Los Angeles, è stata la prima ad opporsi a questo tentativo, riuscendo, grazie al proprio attivismo consapevole ed al supporto di altre realtà locali, a far bocciare la famosa “PROPOSITION 19”, ovvero il referendum che avrebbe consegnato il controllo della produzione di cannabis nelle mani di pochi concessionari oligopolisti. Poiché furono i primi a prendere posizione, per giunta contro un referendum che la propaganda spacciava come “legalizzazione”, dovettero anche spiegarlo ai comitati degli altri Paesi. Tuttavia, se oggi possono coltivare, è proprio grazie al risultato che riuscirono ad ottenere allora.

Successivamente, si sono verificati anche altri casi simili, come in #Canada, con la resistenza per via legale ai disastri causati dal monopolio sulla cannabis “terapeutica”, oppure in #Ohio, dove pochi mesi fa, grazie alla campagna “No Oligopolio” sostenuta dagli attivisti MMM ed altre realtà locali, i cittadini hanno avuto l’opportunità di partecipare al referendum di fine 2015 con adeguata consapevolezza, scegliendo così di bocciare la “ISSUE 3” (vedi: https://goo.gl/mzsYL5), perché avrebbe consegnato la cannabis nelle mani di 10 oligopolisti ed approvare la “ISSUE 2” che, al contrario, vieta la formazione di monopoli ed oligopoli in tutto lo stato dell’Ohio (vedi: https://goo.gl/FFUCql).

Ebbene, noi stiamo seguendo esattamente lo stesso percorso qui in #Italia e non c’è nemmeno bisogno di spiegarlo, considerati i precedenti. Non a caso, la scorsa edizione di #MMM è stata intitolata #CannabisBeneComune e quella precedente #Umanopolio, inteso come il monopolio all’umanità intera, ossia nessun monopolio.

Del resto, l’intero network mondiale ha oramai capito (e fin troppo bene) come quegli #interessi che finora ci hanno sottratto la pianta con lo strumento del proibizionismo, per garantire enormi #profitti ai soliti noti, siano esattamente gli stessi che oggi – e sempre per salvaguardare il profitto di pochi a discapito dei diritti di tutte e tutti – tentano di spacciare per “LEGALIZZAZIONE” l’ulteriore MONOPOLIZZAZIONE DELLA CANNABIS, al fine di poter continuare a negarci l’accesso alla sua coltivazione e, contemporaneamente, essere finalmente legittimati a venderci legalmente i prodotti derivati da questa pianta.

Per questa ragione, le organizzazioni di M.M.M. dei vari Paesi, pur senza mai smettere di rivendicare i tre punti globalmente condivisi, non possono certamente fare a meno di contestualizzare le proprie iniziative in base agli andamenti della politica interna, rapportandosi innanzitutto con la propria rete di attivisti nazionale. Nel nostro caso, essa è costituita da svariate realtà di base, ben radicate e diffuse territorialmente, che decidono e si coordinano attraverso le proprie Assemblee di Gestione. In questo modo, tutte le #criticità e le #proposte più significative vengono poi riportate nelle Assemblee nazionali, dove le realtà territoriali partecipano con i propri rappresentanti e vengono stabiliti #obiettivi di avanzamento comune, orizzontalmente condivisi.

Nel nostro Paese, non c’è un centro, né una periferia, ma un sistema reticolare, poggiato sugli snodi delle isole liberate che praticano autogestione ed autorganizzazione.

Fin dalla sua nascita, Million Marijuana March (ITALIA) fa parte di quel movimento di base antiproibizionista conosciuto con il nome di #MDMA (Movimento Di Massa Antiproibizionista), la cui naturale continuazione, a partire dal 2012, è oggi rappresentata dalla Rete Italiana #FineDelMondoProibizionista. Insieme alle molte altre realtà che ne fanno parte, abbiamo recentemente partecipato alla stesura di un DOCUMENTO CONDIVISO (vedi:http://goo.gl/Fo5N5b) che ora siamo tutte/i intenzionati a far valere, contro il subdolo tentativo di stabilire in Italia un regime di monopolio sulla cannabis, mascherato da “legalizzazione” e contenuto nella Proposta di Legge depositata alcuni mesi fa in Parlamento dal cosiddetto Intergruppo Cannabis legale.

DOMENICA 10 APRILE è in programma la prossima ASSEMBLEA NAZIONALE ed uno dei principali punti all’ordine del giorno sarà proprio quello di stabilire come e quando lanciare le future mobilitazioni e modalità della campagna informativa contro questa ennesima beffa.

Per questo motivo, poiché noi NON intendiamo la M.M.M. come una sterile ricorrenza, ma, al contrario, continuiamo ad identificarla come un momento molto importante per attirare l’attenzione sul tema antiproibizionista, declinato in base alla nostra visione del fenomeno e caratterizzato da specifiche rivendicazioni, ancora non abbiamo diffuso la data dell’edizione 2016, la sedicesima in Italia. Abbiamo cioè ritenuto più opportuno e giusto attendere l’Assemblea nazionale, in modo da definire insieme al resto del movimento una linea comune di mobilitazioni, finalizzate a raggiungere il loro apice con una grande manifestazione quando la proposta di legge dell’intergruppo cannabis legale entrerà nel vivo dei lavori parlamentari.

Non a caso, negli ultimi paragrafi del documento condiviso da tutto il movimento si legge quanto segue:

«… DISPOSTI COME SEMPRE A SCENDERE IN PIAZZA, ANCHE CONTRO QUESTA PROPOSTA DI LEGGE, QUALORA LE NOSTRE ISTANZE NON DOVESSERO ESSERE ACCOLTE, ESORTIAMO COLORO DAVVERO INTERESSATI AD UNA RIFORMA NORMATIVA DEGNA DI QUESTO NOME A RICONOSCERE INNANZITUTTO LA PIENA LICEITÀ DELLA COLTIVAZIONE INDIVIDUALE DI CANNABIS …».

Pertanto, ringraziando di cuore tutt* coloro che ci stanno scrivendo per chiedere maggiori informazioni sullo svolgimento della prossima MMM, vi comunichiamo che l’attesa sta per concludersi, dato che, A BREVE, non appena avremo deciso modalità, date e luoghi, diffonderemo informazioni più precise attraverso tutti i siti web e le pagine della nostra Rete, tra cui www.millionmarijuanamarch.info e questa, che è la pagina ufficiale d MMM (Italia).

Leggi e Condividi il Comunicato:

Comunicato: Cannabis “legale”? …Ma a quale prezzo?!!

Cannabis “legale”? …Ma a quale prezzo?!!

Cannabis “legale”? ...Ma a quale prezzo?!!

La Fini-Giovanardi, la legge sulle droghe più repressiva d’Europa, è stata cancellata da due anni. A differenza delle politiche in materia, per nulla cambiate: la repressione funziona a pieno ritmo, sperperando inutilmente denaro pubblico, i drug users continuano a subire vessazioni di ogni tipo, mentre gli obsoleti servizi sanitari faticano sempre più nell’intercettare gli ormai sfuggenti e diversificati trend dei consumi di sostanze.

È necessario vagliare ipotesi differenti: regolamentare produzione, distribuzione e uso di sostanze oggi illegali, sembra una valida alternativa al regime di proibizione, la cui dannosità è più che un dato di fatto. Diversi paesi nel mondo l’hanno capito e stanno muovendo in questa direzione: nel mese di Aprile, infatti, la sessione speciale dell’Assemblea Generale ONU sulle droghe, UNGASS 2016, potrebbe segnare l’inizio di un lento, ma radicale cambiamento di rotta.

In Italia, ragioni di natura ideologica sommate alla dilagante corruzione, voluta e sostenuta a beneficio delle mafie, la cui benzina sono proprio le droghe, rallentano di fatto questa spinta al cambiamento. Un processo di miglioramento e promozione della salute che riguarda tutti e tutte. La cannabis, il cui uso oggi è prevalente e normalizzato, non rappresenta che il primo step di questo percorso diventato oramai necessario.

Basta guardare i numeri dei sequestri, per rendersi conto che la coltivazione di questa pianta, nonché la sua vendita nel mercato nero, rappresentano un fenomeno talmente diffuso da essere state esplicitamente incluse, insieme ad altre attività illegali, negli schemi di contabilità nazionale per il calcolo del PIL.

Leggi e sanzioni amministrative continuano tuttora ad impedire una benché minima rivendicazione della coltivazione ad uso personale, che, se fatta in ottica no-profit e con la possibilità di associarsi, potrebbe rappresentare un avanzamento in termini di accessibilità e di conseguente contrasto al mercato nero.

La politica istituzionale, insensibile ai reali bisogni della popolazione e mossa unicamente dal mercato, per ora, continua a fare orecchie da mercante, nell’attesa dei grossi investitori che sicuramente riusciranno ad essere più convincenti dei pazienti, degli assuntori e dei movimenti antiproibizionisti.

La paralisi totale del governo su questa tematica è per altro testimoniata dall’aver rimandato per l’ennesima volta, a data nuovamente da stabilirsi, la Conferenza Governativa sulle Droghe, che non viene più convocata dal 2009, nonostante le indicazioni di legge (DRP309/90) ne impongano lo svolgimento ogni 3 anni. Una situazione, la nostra, a dir poco imbarazzante se consideriamo l’urgenza che gli altri Paesi hanno attribuito alla necessità di ridiscutere completamente le attuali politiche sulle droghe, tanto da aver anticipato al prossimo Aprile l’Assemblea Generale ONU inizialmente prevista nel 2019.

In questo panorama surreale, da circa un anno, il folto e trasversale intergruppo parlamentare “Cannabis legale”, si è detto intenzionato a cambiare la situazione anche in Italia, tramite una proposta di legge sulla cannabis a nostro avviso ambigua e mediocre, ma che a breve dovrebbe essere discussa in Parlamento.

Tale proposta, sostanzialmente formulata per introdurre il Monopolio di Stato sulla Cannabis, sottoporrebbe a regime di autorizzazione non solo le attività commerciali finalizzate alla realizzazione di un vantaggio economico, ma anche la coltivazione individuale e/o in forma associata senza alcuno scopo di lucro.

Infatti, sebbene l’articolo 5 della suddetta proposta sembrerebbe escludere dal regime di monopolio le attività finalizzate all’esclusivo consumo personale, in realtà, chiunque volesse coltivare qualche pianta di cannabis, in casa oppure concorrere alla costituzione di una Associazione secondo il modello dei Cannabis Social Club (CSC), sarebbe obbligato a comunicare all’ufficio regionale dei Monopoli di Stato le proprie generalità e l’indirizzo esatto del luogo di coltivazione, al fine di poter beneficiare di una sorta di implicita autorizzazione a procedere.

Pertanto, in questa fase che precede la discussione della proposta in Parlamento, da parte nostra è doveroso evidenziare le gravi conseguenze che potrebbero scaturire dalla creazione di un elenco contenente le generalità di tutti i coltivatori/consumatori di cannabis.

Poiché non è in discussione alcuna modifica delle altre leggi ed atti amministrativi che comunque riguardano il controllo di assunzione di stupefacenti, non ci sarebbe da meravigliarsi più di tanto se, subito dopo aver provveduto all’autodenuncia, si venisse convocati dalle Motorizzazioni civili per verificare la sussistenza dei requisiti di guida oppure sottoposti a drug-test periodici sui luoghi di lavoro e licenziati, laddove previsto.

Tutto ciò, senza nemmeno considerare la possibilità concreta, a partire dalla prima legge di Stabilità utile (la ex finanziaria), di utilizzare tale elenco per imporre una tassa su ogni pianta o, peggio ancora, per esercitare un’azione coercitiva sui coltivatori, qualora si decidesse di revocare l’autorizzazione per concorrenza sleale al monopolio di stato, proprio come è già accaduto altrove.

In altre parole, senza le opportune modifiche, questa proposta di legge potrebbe trasformarsi in un boomerang, in una schedatura di massa per chi coltiva la cannabis e non intende comprare in un regime di monopolio, a prezzi prestabiliti dall’alto e solo le varietà imposte dalle multinazionali, peraltro con le proprie tecniche di coltivazione.

Siamo consapevoli che il cavallo di battaglia del Sen. Benedetto Della Vedova & Co. è la grossa aspettativa economica legata alla “legalizzazione” della cannabis, tuttavia, per far sì che essa non si riveli una mera speculazione commerciale, crediamo nella necessità di una proposta di legge che rappresenti realmente le istanze della moltitudine di consumatori e NON SOLO gli interessi dei grossi investitori finanziari, già pronti ad accaparrarsi la coltivazione, la trasformazione, la distribuzione e la vendita, non appena la legge lo consentirà.

Non abbiamo nulla in contrario allo sviluppo del mercato legale, ma ciò non potrà che avvenire di pari passo con l’affermazione dei CSC e della libera coltivazione personale di cannabis. Non ci illudiamo che ciò possa avvenire in tempi brevi e, pertanto, continueremo il nostro lavoro di costruzione dal basso di alternative valide, organizzandoci per praticarle e diffonderle sul territorio.

Soprattutto per evitare che, ancora una volta, qualcuno decida il nostro futuro per noi. Per liberarci dal ricatto sociale promosso dall’attuale legislazione sulle droghe, dobbiamo muoverci subito.

Invitiamo pertanto il mondo dell’associazionismo solidale, che da sempre si occupa di ridurre i danni del proibizionismo, a rivendicare e far valere gli articoli condivisi e sottoscritti da tutte e tutti noi ne La Carta dei Diritti delle Persone che usano sostanze, promossa e firmata dal Cartello di Genova nel 2014. Quel documento per noi continua a rappresentare i principi base di una nuova, differente e seria legislazione in materia di sostanze.

La “Carta” fu redatta proprio come comune e condivisa base rivendicativa, da far valere con chi, in futuro, avesse voluto legiferare in materia. Non possiamo che sostenere un reale processo di liberazione della cannabis dal mercato nero, ma anche da qualsiasi altra forma di monopolio, come chiaramente illustrato negli articoli 12, 13 e 14 di tale documento.

Pertanto, disposti come sempre a scendere in piazza, anche contro questa proposta di legge, qualora le nostre istanze non dovessero essere accolte, esortiamo coloro davvero interessati ad una riforma normativa degna di questo nome a riconoscere innanzitutto la PIENA LICEITÀ della coltivazione individuale di cannabis, nel numero di piante ritenuto da loro più idoneo, ma senza trascendere da 3 richieste fondamentali:

  1. Per la coltivazione individuale entro i limiti di legge, escludere qualsiasi obbligo di comunicare generalità e luoghi di coltivazione, affinché non venga limitato oppure compromesso il Diritto soggettivo di costruire liberamente e difendere la propria sfera privata, nonché per evitare che tale obbligo possa divenire uno strumento coercitivo in caso di successivi mutamenti normativi.
  1. Per i Cannabis Social Club, escludere la promulgazione di qualsiasi normativa supplementare e/o alternativa rispetto a quanto già previsto ai sensi del Codice Civile sulla disciplina delle Associazioni, affinché non venga limitato oppure compromesso il Diritto dei consumatori di cannabis di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.
  1. Adeguare subito il Codice del Lavoro e il Codice Stradale a una nuova concezione del consumo di cannabis, introducendo test più precisi, in grado di attestare l’effettiva capacità di lavorare/guidare all’atto della verifica, senza più punire l’uso pregresso in assenza di effetti psicoattivi, così come enunciato nell’articolo 11 della suddetta “Carta di Genova”.

Giovedì 3 Marzo 2016

CANNABIS: NO MONOPOLIO, NO SCHEDATURA!

Per aderire e sottoscrivere il comunicato invia una email a: finedelmondoproibizionista@gmail.com

Man mano che arriveranno, le adesioni saranno costantemente aggiornate ed aggiunte alle firme delle sigle che hanno già sottoscritto questo documento e che potete consultare sul sito
https://lafinedelmondoproibizionista.wordpress.com/

 

 

 

canapisa

PISA, Sabato 23 MAGGIO 2015

CANAPISA STREETPARADE

Manifestazione Nazionale Antiproibizionista

 

SE PARTECIPI A CANAPISA DEVI SAPERE CHE

Canapisa è una manifestazione antiproibizionista che lotta per un consumo critico e consapevole delle sostanze e per la diffusione di politiche e pratiche di riduzione del danno.

In tal senso chiediamo a tutt* di manifestare gioiosamente e festosamente rispettando alcune regole fondamentali:

-Aiutateci a tener pulita la strada utilizzando i cestini della spazzatura!

– No vetro – no business – no pushers

– L‘acqua sarà distribuita gratuitamente da ogni furgone

– Riduci il danno!… non bere alcol e superalcolici!!!!!!!!! NON FARE MIX!!!!!

-SARANNO PRESENTI PER TUTTO IL PERCORSO 2 Camper CON OPERATORI e MEDICI DI RIDUZIONE DEL DANNO ai quali rivolgersi per eventuali malori o info

In caso di malori chiamate qst num 3484987311 !!!!

Se avete dei cani con voi DATEGLI DA BERE e NON FATELI STARE NEL CAOS!
-Chiediamo a tutt* di manifestare pacificamente e gioiosamente senza causare spiacevoli inconvenienti

– L’arrivo è di fianco al Carcere Don Bosco:

SPEGNEREMO LA MUSICA ALLE 24 LANCIANDO UN MESSAGGIO AI/ALLE DETENUT*.….. chiediamo di rispettare l’orario concordato e collaborare nel liberare l’area di arrivo

Saremo lì per far sentire il nostro sostegno ai/alle detenut* ed alle vittime di questa legge infame, ricordando a tutt* che è nostro interesse rispettare le esigenze e i diritti dei reclusi. Per questo vi chiediamo di non creare tensioni che potrebbero avere conseguenze all’interno del carcere!

PORTIAMO SOLIDARIETA’ alle VITTIME DEL PROIBIZIONISMO!!!!!!

Si prega di allontanare dalla manifestazione chi non rispetta le regole comuni stabilite e cerca di approfittare dei nostri sforzi di gestione della giornata

TI CHIEDIAMO DI MANTENERE UN PROFILO PACIFICO E RISPETTOSO DELLE PERSONE E DEL CONTESTO CIRCOSTANTE !!!!

RISPETTA LE PERSONE!
RISPETTA LA MANIFESTAZIONE!
RISPETTA TE STESSO!

 

…………………. APPELLO ……………………

Con la cancellazione per illegittimità costituzionale della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, è rientrata in vigore la precedente normativa del 1990, la Jervolino-Vassali.

Dopo mezzo secolo di escalation proibizionista, la legge Fini-Giovanardi (dal 2006 al 2014) aveva rappresentato un ulteriore inasprimento delle politiche antidroga e la sua cancellazione fa rivivere le politiche architettate per il contesto culturale degli anni 80-90. Ma dagli anni novanta ad oggi la diffusione delle sostanze è aumentata e non riguarda più solo quei soggetti considerati marginali.

Gli unici ad affermare il contrario sono i rappresentanti del Dipartimento Politiche Antidroga (DPA), organismo istituito ad Hoc nel 2006 dalla legge appena dichiarata incostituzionale e che rimane inspiegabilmente ancora in piedi. Quest’apparato politico travestito da istituto scientifico pretende di dettare la verità assoluta sulle droghe e con i suoi poteri straordinari , conferitigli da una delega governativa,  rappresenta il maggior nemico alla liberazione della canapa ed ad un approccio pragmatico, sensato e socialmente condiviso delle politiche sulle droghe. Dai suoi annunci traspare con chiarezza l’intenzione di perseverare con la linea ultra proibizionista contro  i drogati,  fondata  su concetti come la deterrenza, la repressione, le cure forzate.

L’attuale programma del DPA considera quella delle droghe una questione esclusivamente medica e criminale e promuove l’uso delle droghe legali, come gli psicofarmaci, per “curare” con la forza i drogati.

Da anni ormai il movimento antiproibizionista denuncia l’inutilità e i danni delle politiche repressive contro le persone che usano sostanze, arrivando a parlare di una vera e propria “questione proibizionismo”, in quanto molti dei problemi provenienti dal fenomeno dell’uso di droghe sono da ricondurre principalmente alle politiche antidroga stesse.

Lottando contro il proibizionismo si va a toccare una delle più importanti economie del pianeta e vengono a galla molti scheletri nascosti dai quali il fragore della guerra ai drogati vuole distogliere l’attenzione.

Il progetto di una società senza droghe ad ogni costo è un’idea cieca e disumana che cela agli sguardi gli interessi di coloro che ci guadagnano effettivamente.

Le conseguenze nefaste della guerra ai drogati sono sotto gli occhi di tutti e i costi sono di gran lunga superiori ai benefici, che tra l’altro non si capisce nemmeno quali siano. Le uniche conseguenze evidenti sono  il sovraffollamento delle carceri, con tutto il loro portato di trattamenti disumani e morti, imponenti blitz nelle scuole, nelle  stazioni per poi ritrovare qualche spinello, suicidi , perdita del lavoro e della patente, stigmatizzazione. Le leggi sulle droghe  sono la principale causa di carcerazione nel pianeta.

Tanta ferocia  sta rendendo  i consumi sempre più clandestini e nascosti,  ne  incrementa di conseguenza  i rischi, favorisce la diffusione di relazioni false e ipocrite, fa calare il mistero e rafforza l’ignoranza  su di  una pratica presente nelle culture umane di ogni tempo e territorio.

Si tratta di una persecuzione di massa, di  una caccia alle streghe, di una vera e propria crociata che rafforza il mito trasgressivo della droga: le narcomafie e le compagnie farmaceutiche ringraziano , perché sono le sole a guadagnarci.

La lotta per la liberazione della canapa è l’emblema del movimento antiproibizionista che si batte contro questa infame guerra alle persone. Non c’è più tempo da aspettare, è necessario superare queste colossali ed insopportabili ingiustizie perpetrate dal proibizionismo.

Si tollera e si concedono deroghe per l’emissione nell’ambiente di sostanze inquinanti e velenose per gli esseri umani, per gli animali e i vegetali, mentre c’è tolleranza zero e vengono ridotte a malate e criminali le persone che usano sostanze su loro stesse.

Si pratica e si diffonde nuovamente l’elettroshock considerata una terapia di comprovata efficacia nel disagio mentale, mentre l’apparato proibizionista si accanisce con inaudita violenza verso chi usa cannabis per fini ricreativi e ne ostacola la diffusione dell’uso per fini terapeutici.

Le contraddizioni sono sempre più evidenti e pericolose per la libertà e l’incolumità stessa delle persone. Tutto questo è inaccettabile.

Dopo 14 anni di movimento dalla nascita di Canapisa  rimangono pressoché intatti i motivi per lottare contro un tale stato di cose.

Come antiproibizionisti crediamo che le persone siano in grado di autoregolare i propri stili di assunzione quando hanno la possibilità di accedere ad un’informazione libera da pregiudizi, luoghi comuni e discriminazioni. La società deve contribuire alla realizzazione di condizioni ambientali che favoriscano l’autonomia e l’autogestione delle persone invece che contrastarle.

Per un avanzamento culturale, politico e sociale:

-Sosteniamo le pratiche e le esperienze di riduzione dei rischi.

– Sosteniamo i cannabis social club (CSC) a fini medici e ricreativi.

– Contrastiamo la cultura securitaria e la carcerazione di massa. Amnistia subito!

– Contrastiamo la medicalizzazione della società di cui psicofarmaci e elettroshock sono simboli emblematici.

– Consideriamo la canapa come una valida alternativa ecologica nell’ambito medico, alimentare e manifatturiero.

Autorganizzazione e Autoproduzione           Unica Soluzione

COLTIVIAMO IL FUTURO ALLA LUCE DEL SOLE,  NON UN PASSO INDIETRO!!!!

MANIFESTAZIONE NAZIONALE

STREET PARADE ANTIPROIBIZINISTA

APPUNTAMENTO ORE 16 – PIAZZA SANT’ANTONIO – PISA

Per adesioni e maggiori informazioni:
canapisa@inventati.org – www.osservatorioantipro.org

 

 

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Anche quest’anno Canapisacrew fà nuovamente tappa dai fratelli e le sorelle di XM24 a Bologna .
La serata servira’ per finanziare la streetparade antiproibizionista del 23 maggio a Pisa.

Alle ore 21:30 proiezione del corto “Corto shock” di Andrea Maiorana e Daniele Filippetto.

A seguire presentazione dell’appello di Canapisa 2015 e dibattito.

La serata continua con:

In consolle :
CANAPISA REGGAE ALL STARS
-TuShungPengCrew
-RootsMilitantHiFi

Una selezione a colpi di dub-reggae-digital & jungle per farvi ballare tutta la notte !

All’interno sara’ presente anche un info point sulla street.

www.osservatorioantipro.org
info-street: canapisa@inventati.org
www.ecn.org/xm24

XM24 Via fioravanti 24
Bologna

PISA, sabato 23 MAGGIO 2015

CANAPISA STREETPARADE

Manifestazione Nazionale Antiproibizionista

…………………. APPELLO ……………………

Con la cancellazione per illegittimità costituzionale della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, è rientrata in vigore la precedente normativa del 1990, la Jervolino-Vassali.

Dopo mezzo secolo di escalation proibizionista, la legge Fini-Giovanardi (dal 2006 al 2014) aveva rappresentato un ulteriore inasprimento delle politiche antidroga e la sua cancellazione fa rivivere le politiche architettate per il contesto culturale degli anni 80-90. Ma dagli anni novanta ad oggi la diffusione delle sostanze è aumentata e non riguarda più solo quei soggetti considerati marginali.

Gli unici ad affermare il contrario sono i rappresentanti del Dipartimento Politiche Antidroga (DPA), organismo istituito ad Hoc nel 2006 dalla legge appena dichiarata incostituzionale e che rimane inspiegabilmente ancora in piedi. Quest’apparato politico travestito da istituto scientifico pretende di dettare la verità assoluta sulle droghe e con i suoi poteri straordinari , conferitigli da una delega governativa,  rappresenta il maggior nemico alla liberazione della canapa ed ad un approccio pragmatico, sensato e socialmente condiviso delle politiche sulle droghe. Dai suoi annunci traspare con chiarezza l’intenzione di perseverare con la linea ultra proibizionista contro  i drogati,  fondata  su concetti come la deterrenza, la repressione, le cure forzate.

L’attuale programma del DPA considera quella delle droghe una questione esclusivamente medica e criminale e promuove l’uso delle droghe legali, come gli psicofarmaci, per “curare” con la forza i drogati.

Da anni ormai il movimento antiproibizionista denuncia l’inutilità e i danni delle politiche repressive contro le persone che usano sostanze, arrivando a parlare di una vera e propria “questione proibizionismo”, in quanto molti dei problemi provenienti dal fenomeno dell’uso di droghe sono da ricondurre principalmente alle politiche antidroga stesse.

Lottando contro il proibizionismo si va a toccare una delle più importanti economie del pianeta e vengono a galla molti scheletri nascosti dai quali il fragore della guerra ai drogati vuole distogliere l’attenzione.

Il progetto di una società senza droghe ad ogni costo è un’idea cieca e disumana che cela agli sguardi gli interessi di coloro che ci guadagnano effettivamente.

Le conseguenze nefaste della guerra ai drogati sono sotto gli occhi di tutti e i costi sono di gran lunga superiori ai benefici, che tra l’altro non si capisce nemmeno quali siano. Le uniche conseguenze evidenti sono  il sovraffollamento delle carceri, con tutto il loro portato di trattamenti disumani e morti, imponenti blitz nelle scuole, nelle  stazioni per poi ritrovare qualche spinello, suicidi , perdita del lavoro e della patente, stigmatizzazione. Le leggi sulle droghe  sono la principale causa di carcerazione nel pianeta.

Tanta ferocia  sta rendendo  i consumi sempre più clandestini e nascosti,  ne  incrementa di conseguenza  i rischi, favorisce la diffusione di relazioni false e ipocrite, fa calare il mistero e rafforza l’ignoranza  su di  una pratica presente nelle culture umane di ogni tempo e territorio.

Si tratta di una persecuzione di massa, di  una caccia alle streghe, di una vera e propria crociata che rafforza il mito trasgressivo della droga: le narcomafie e le compagnie farmaceutiche ringraziano , perché sono le sole a guadagnarci.

La lotta per la liberazione della canapa è l’emblema del movimento antiproibizionista che si batte contro questa infame guerra alle persone. Non c’è più tempo da aspettare, è necessario superare queste colossali ed insopportabili ingiustizie perpetrate dal proibizionismo.

Si tollera e si concedono deroghe per l’emissione nell’ambiente di sostanze inquinanti e velenose per gli esseri umani, per gli animali e i vegetali, mentre c’è tolleranza zero e vengono ridotte a malate e criminali le persone che usano sostanze su loro stesse.

Si pratica e si diffonde nuovamente l’elettroshock considerata una terapia di comprovata efficacia nel disagio mentale, mentre l’apparato proibizionista si accanisce con inaudita violenza verso chi usa cannabis per fini ricreativi e ne ostacola la diffusione dell’uso per fini terapeutici.

Le contraddizioni sono sempre più evidenti e pericolose per la libertà e l’incolumità stessa delle persone. Tutto questo è inaccettabile.

Dopo 14 anni di movimento dalla nascita di Canapisa  rimangono pressoché intatti i motivi per lottare contro un tale stato di cose.

Come antiproibizionisti crediamo che le persone siano in grado di autoregolare i propri stili di assunzione quando hanno la possibilità di accedere ad un’informazione libera da pregiudizi, luoghi comuni e discriminazioni. La società deve contribuire alla realizzazione di condizioni ambientali che favoriscano l’autonomia e l’autogestione delle persone invece che contrastarle.

Per un avanzamento culturale, politico e sociale:

-Sosteniamo le pratiche e le esperienze di riduzione dei rischi.

– Sosteniamo i cannabis social club (CSC) a fini medici e ricreativi.

– Contrastiamo la cultura securitaria e la carcerazione di massa. Amnistia subito!

– Contrastiamo la medicalizzazione della società di cui psicofarmaci e elettroshock sono simboli emblematici.

– Consideriamo la canapa come una valida alternativa ecologica nell’ambito medico, alimentare e manifatturiero.

Autorganizzazione e Autoproduzione           Unica Soluzione

COLTIVIAMO IL FUTURO ALLA LUCE DEL SOLE,  NON UN PASSO INDIETRO!!!!

MANIFESTAZIONE NAZIONALE

STREET PARADE ANTIPROIBIZINISTA

APPUNTAMENTO ORE 16
– PIAZZA SANT’ANTONIO – PISA

Per adesioni e maggiori informazioni: canapisa@inventati.org – www.osservatorioantipro.org

 

 

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