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Pubblichiamo integralmente questo allarmante articolo dal sito di BioCannabis
18/09/2015
Pensavate fossero disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera della canapa ed invece stanno tendando di riportare la canapa nella Tabella 1 – DROGHE PESANTI – come ai tempi della FINI-GIOVANARDI
Proposta di Legge nazionale “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” (Testo unificato C. 1373 Lupo, C. 1797 Zaccagnini, C. 1859 Oliverio e C. 2987 Dorina Bianchi).
Nelle ultime settimane, abbiamo messo in evidenza il grave paradosso insito in questa PL, che professa di voler incentivare la coltivazione della canapa per i diversi utilizzi con essa possibili, ma che in realtà punta a ben altro, a qualcosa di non dichiarato e ben nascosto nei propri articoli. Se questa proposta divenisse legge, essa costituirebbe la possibilità del primo ecodisastro della storia perpetrato con la nostra amata pianta, che Arnao definiva “la mite piantina”. Come già ampiamente illustrato nei precedenti articoli sul tema, infatti, i promotori vorrebbero legittimare la combustione della biomassa di canapa impiegata per la fitodepurazione di siti contaminati da metalli pesanti ed altri agenti inquinanti in impianti per la produzione di energia elettrica. Questa pratica riverserebbe nell’aria i veleni estratti dalla terra (che diverrebbero respirabili dalle popolazioni limitrofe) e rappresenterebbe un utile supporto ai 12 nuovi inceneritori, la cui costruzione e prevista nel decreto “Sblocca Italia” (vedi link: “Non BIOMASSAcriamo l’aria”).
Come se ciò non fosse già abbastanza, oggi, nostro malgrado, siamo costretti a prendere atto che le brutte sorprese non terminano qui e che, a quanto pare, al peggio (a cui mai ci abitueremo) non c’è fine!
Con riferimento all’ultima bozza del testo di legge di cui sopra, approvata in Commissione agricoltura a seguito degli emendamenti dello scorso 28 luglio (vedi Bollettino delle Giunte e delle Commissioni Parlamentari N° 491, da pag. 270 a 281), stiamo parlando dell’articolo «9» in essa contenuto, che così recita:
ART. 9
(MODIFICA DEL DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 9 OTTOBRE 1990, N. 309)
1. All’articolo 14, comma 1, lettera a) del Testo Unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, il numero 6) è sostituito dal seguente:
«6) la canapa sativa, compresi i prodotti da essa ottenuti, proveniente da coltivazioni con una percentuale di tetraidrocannabinoli superiore all’1 per cento, i loro analoghi naturali, le sostanze ottenute per sintesi o per semi sintesi che siano ad essi riconducibili per struttura chimica o per effetto farmaco-tossicologico».
2. Il comma 1 dell’articolo 26 del Testo Unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente: «1. Salvo quanto stabilito nel comma 2, è vietata nel territorio dello Stato la coltivazione delle piante comprese nelle tabelle I e II di cui all’articolo 14, ad eccezione della canapa coltivata esclusivamente per la produzione di fibre o per gli usi consentiti dalla normativa vigente.
L’articolo apporta due modifiche testuali al Testo Unico in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope (decreto del Presidente della Repubblica 309 del 1990). In particolare, la prima modifica incide sull’articolo 14, comma 1, lettera a), recante criteri per la formazione delle tabelle, prevedendo che nella tabella I allegata al predetto Testo Unico, relativa alle cosiddette DROGHE PESANTI, sia inserita la CANAPA SATIVA, compresi i prodotti da essa ottenuti, con una percentuale di tetraidrocannabinoli (THC) superiore all’1%.
In altre parole, proprio come ai tempi della Legge FINI-GIOVANARDI, che equiparava le cosiddette droghe leggere con quelle pesanti, la modifica proposta nell’articolo 9 della suddetta PL produrrebbe l’effetto di riportare nuovamente la canapa nella Tabella I (uno), dalla quale era stata da poco rimossa e ri-posizionata nella Tabella II (due), con l’inevitabile conseguenza di un ennesimo inasprimento delle sanzioni penali ed amministrative, per la coltivazione illecita della cannabis ed il possesso dei prodotti da essa ottenuti, ben superiori a quelle previsti oggi. Tutto questo, vogliamo sottolinearlo, giunge dopo anni di lotte per ottenere la cancellazione della Fini-Giovanardi e nonostante le promesse e la propaganda politica degli ultimi mesi sul fronte della sbandierata legalizzazione.
In conclusione, pensavamo di contrastare i contenuti inaccettabili e pericolosi per l’ambiente di una proposta di legge che, ufficialmente, almeno nelle dichiarazioni, avrebbe dovuto rinnovare gli aspetti della attuale normativa della coltivazione in campo agricolo della Canapa e ci siamo trovati di fronte a ben altro. Siamo partiti sollevando la questione della biomassa inquinata, per arrivare a scoprire una ipotesi di legge che è un ritorno al buio recente passato, con la modifica peggiorativa della attuale 309/90, che mai ci saremmo immaginati potesse essere contenuta in un testo del genere, pur non apprezzando questa PL e la PL della Regione Lazio. Siamo stupefatti dal fatto che, ancora una volta, questo tentativo sia stato messo in atto utilizzando una PL che apparentemente non centra nulla, approfittando della distrazione generale e con il sostegno di quell’”antiproibizionismo” di facciata, molto affascinato dagli affari e accondiscendente con il potere.
Torneremo sull’argomento a breve con approfondimenti, interviste e interventi tecnico/legali, oltre che politici, di vari esponenti dei movimenti, delle reti e dell’associazionismo di base attivo nel sociale solidale.
L’azienda agricola Biocannabis.
RIFERIMENTI:
Bollettino delle Giunte e delle Commissioni Parlamentari N° 413 – 26/03/2015
XIII COMMISSIONE PERMANENTE (AGRICOLTURA) – SEDE REFERENTE: “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”.
Vedi pag. 123, colonna destra: ART. 11 (Modifica del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309) del Testo Unificato elaborato dal Comitato Ristretto e adottato come testo base.
Bollettino delle Giunte e delle Commissioni Parlamentari N° 491 – 28/07/2015
XIII COMMISSIONE PERMANENTE (AGRICOLTURA) – SEDE REFERENTE: “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”.
Vedi pag. 281, colonna sinistra: proposte emendative (approvate) all’ART. 11 (Modifica del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309) del Testo unificato C. 1373 Lupo, C. 1797 Zaccagnini, C. 1859 Oliverio e C. 2987 Dorina Bianchi.
“Canapa, approvato il testo per rilanciare la filiera” – Filippogallinella.it
COMUNICATO STAMPA 29/07/2015 del deputato Filippo GALLINELLA (M5S), VIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA).
Vedi: “Bozza Testo Unificato Approvato dalla Commissione nella seduta del 28 luglio 2015″, con riferimento all’ART. 9 (Modifica del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309), ex articolo 11.
“Canapa: legge approvata commissione, ora passagio al Senato” – Canapaindustriale.it
RASSEGNA STAMPA 31/07/2015 a cura della redazione della rivista Canapa Industriale.
Vedi approfondimenti contenuti nell’articolo, con particolare riferimento alla dichiarazione dell’onorevole Adriano ZACCAGNINI (SEL), vicepresidente uscente VIII COMMISSIONE AGRICOLTURA: “Io credo nella possibilità che anche il Senato l’approvi senza fare modifiche, e in questo caso potrebbe darsi che la legge venga promulgata entro dicembre”.
Bollettino delle Giunte e delle Commissioni Parlamentari N° 502 – 10/09/2015
COMMISSIONE PARLAMENTARE per le questioni regionali – SEDE CONSULTIVA: “Norme per il sostegno e la promozione della coltivazione e della filiera della canapa. Testo unificato C. 1373 e abb.”. (PARERE FAVOREVOLE)
Vedi pag. 98, colonna destra, con rif. all’accoglimento positivo del provvedimento di cui all’ART. 9 (Modifica del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309).
Nota: ci riserviamo di pubblicare, non appena possibile, l’esito dell’esame in SEDE CONSULTIVA nelle altre Commissioni dove è prevista la discussione, finora rimandata, ma che stiamo costantemente monitorando:
- Camera I Affari costituzionali
- Camera II Giustizia
- Camera V Bilancio e Tesoro
- Camera VII Cultura
- Camera VIII Ambiente
- Camera X Attivita’ produttive
- Camera XII Affari sociali
- Camera XIV Politiche Un. Europea
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Il 28 luglio E’ stata approvata in commissione Agricoltura della Camera la bozza del testo di legge per rilanciare la filiera della canapa italiana. Ora il testo passerà al Senato.
Avrebbe tutta l’aria di una buona notizia, in realtà SE RIUSCISSERO A TRAMUTARE IN LEGGI QUESTI DISEGNI, SAREBBE IL PRIMO ECODISATRO DELLA STORIA PERPETRATO CON LA CANAPA.
Per capire meglio pubblichiamo l’analisi approfondita che potete trovare sul sito BioCannabis – innamorati della Canapa, frutto dell’esperienza sul “campo” riguardo la coltivazione della canapa, fuori da qualsiasi gioco di potere, denaro, arrivismo politico e soprattutto per capire dove si sta spostando la partita dei grandi interessi legati alle CENTRALI A BIOMASSE.
CENTRALI A BIOMASSE?
Siamo allarmati da due pericolosi disegni di legge di modifica della attuale normativa sulla coltivazione della canapa in campo agricolo, per le 52 varietà non psicoattive ammesse e incentivate dalla Comunità Europea.
Sono due progetti di legge, uno peggiore dell’altro, uno della Regione Lazio e l’altro della Commissione Agricoltura della Camera.
Sul nostro sito a questo link è visionabile una analisi approfondita e dettagliata delle due PL messe in relazione alla attuale normativa con il commento su come, da agricoltori, vediamo queste proposte e cosa invece necessiterebbe, secondo noi il settore.
Indicazioni su cosa, al contrario di queste proposte, si dovrebbe e potrebbe fare se veramente si volesse far ripartire la coltivazione della canapa, in maniera etica, secondo un altro modello di sviluppo, capace di creare occupazione nel rispetto della vita e dell’ambiente che la circonda.
Fortunatamente ancora C’E’ CHI DICE NO al profitto ad ogni costo sulla pelle e la salute dei cittadini, ai progetti sostenuti e propagandati da falsi ambientalisti e falsi antiproibizionisti che apparentemente parrebbero sostenere la canapa, individuata in queste proposte come la risorsa per produrre la biomassa necessaria alle centrali alimentate in questo modo per l’ottenimento dell’energia elettrica.
C’è addirittura chi incredibilmente propone di depurare i terreni altamente inquinati con la canapa, per poi bruciarla in quelle centrali a biomassa per ottenere energia elettrica.
Non siamo solo contrari a bruciare la biomassa inquinata della canapa utilizzata per fitodepurare in impianti a biomassa, siamo contrari anche a usare comunque la canapa come biomassa da bruciare in quelle centrali, anche se provenisse da terreni agricoli.
Anche se non usata per depurare i siti super inquinati, la canapa è comunque una pianta fitodepuratrice in grado di assorbire dal terreno molto più di altre piante e già i residui dei prodotti usati legalmente in agricoltura convenzionale ne renderebbero dannoso per la salute pubblica questo utilizzo.
Noi siamo contrari a quegli impianti a biomassa, per via delle alte emissioni di micropolveri PM10 e PM2.5, oltre che di idrocarburi policiclici aromatici (PAH), composti organici volatili, monossido di carbonio, ossidi di azoto e di zolfo, tutte sostanze altamente nocive per la salute, normalmente emesse durante la combustione delle biomasse solide.
Figuriamoci quindi cosa verrebbe immesso nell’aria che respiriamo usando come combustibile le piante usate per depurare terreni inquinati da diossine, nitrati, fosfati, clorati, esaclorocicloesano, DDE, DDT, arsenico, cadmio, piombo, mercurio, altri metalli pesanti pesanti ed anche particelle radioattive, come quelle rintracciate nei pressi delle centrali atomiche non più in uso.
Siamo allarmati da questi pericolosi disegni di legge in campo agricolo, uno della Regione Lazio e l’altro della Commissione Agricoltura della Camera, che intendono incentivare la coltivazione della canapa per la produzione della biomassa necessaria a quelle centrali a biomassa che noi invece riteniamo andrebbero chiuse.
Non siamo contrari a disinquinare i terreni con la canapa a patto che poi quella biomassa venga stoccata in siti protetti e mai più immessa in circolo per nessun uso e di seguito proponiamo alcuni link alle forme di resistenza verso questi crimini contro l’ambiente e l’umanità che abita vicino alle centrali a Biomassa.
NO BIOMASSE
NO BIOGAS
SENZA SE E SENZA MA
La mappa dei comitati no inceneritori, no biomasse in Italia, cliccando su una regione appaiono i link alle pagine dei comitati di quella regione:
Ecco invece, nell’esempio del disastro della Valle del Sacco o Valle Latina, la prova di cosa causano quelle logiche del profitto ad ogni costo senza il rispetto dell’ambiente e della salute di chi ci vive, che privilegiano come valore fondamentale gli investimenti finanziari delle industrie invece che la vita.
Qui trovate gli indirizzi aggiornati (sotto la responsabilità dei singoli comitati che li comunicano) dei Comitati di tutta Italia che si battono contro la proliferazione delle (centrali) biogas e biomasse:
https://sites.google.com/site/coordinamentoterrenostre/home/link-1
Ancora una vittima dell’ ignoranza figlia dalla repressione PROIBIZIONISTA.
Ancora una vita giovanissima spazzata via in uno dei locali più famosi, blasonati e CONTROLLATI del “bel paese”.
Ancora uno sciacallaggio mediatico senza vergogna nè rispetto per il dolore di parenti e amici.
Noi ci limitiamo a segnalare qualche articolo più ragionato e puntuale e una nostra intervista rilasciata a DolceVitaonline per avanzare verso interventi più utili a evitare altre tragedie simili.
– L’IKEA dell’elettronica e la morte di un ragazzo
– Sedicenne morto a Riccione, il medico: “Serve riduzione del danno. Invece si fa solo repressione”
Inoltre vi segnaliamo un’altra intervista dello scorso ottobre sul tema urgente dell’ analisi delle sostanze circolanti nel mercato italiano
– Le cavie d’Europa – Perché in Italia circolano le droghe più scadenti sul mercato
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Quando si commentano eventi tragici come quello accaduto sabato scorso al Coccoricò di Riccione, dove un ragazzo di 16 anni ha perso la vita, è meglio aspettare un attimo e ragionare. La rincorsa alla scrittura della notizia in velocità la lasciamo ad altri giornali, così come gli lasciamo volentieri anche la solita retorica della tragedia. Non perché non sia stata una tragedia la morte di un ragazzo così giovane, ma perché serve altro per cambiare le cose e far sì che questi fatti non accadano più.
Su quasi tutti i media nazionali avrete potuto leggere le stesse cose: la morte accettata come logica conseguenza dello sballo dei giovani, e i pochi spunti polemici indirizzati alla mancanza di controlli, all’esigenza di avere più polizia e cani antidroga all’ingresso, la richiesta di chiudere il locale. Ad infarcire il tutto livelli di ignoranza da ritiro del tesserino dell’ordine dei giornalisti: l’mdma descritta come una nuova droga, l’ipertemia confusa con la febbre, l’amico del ragazzo che gli aveva dato l’mdma additato come pusher e unico colpevole. Chi più ne ha più ne metta.
Non un ragionamento su come si potrebbero evitare in futuro questi tragici avvenimenti, fatta eccezione per un paio di articoli ben fatti (in particolare questo dell’agezia Dire e questo di Manila Ricci del Laboratorio Paz di Rimini). Del resto, non un singolo articolo che citi parole come “riduzione del danno”, “chill-out”, “analisi delle sostanze”. Eppure il nocciolo della questione sarebbe, soprattutto, questo.
Ne abbiamo parlato con Max, del Lab57 di Bologna, associazione di promozione sociale senza scopo di lucro che da anni lavora nelle feste e nei “Free parties” facendo riduzione del danno, informazione, analisi delle sostanze, primo soccorso. Insomma tutte quelle attività che servono a prevenire fatti come quello di sabato scorso.
- Ciao Max, cosa hai pensato quando hai sentito la notizia del ragazzo morto al Coccoricò?
Che al Coccoricò ci sono 33 telecamere a circuito chiuso e un’ambulanza pagata dai gestori del locale, oltre a decine di buttafuori che perquisiscono i ragazzi all’ingresso e poliziotti in divisa e in borghese. Il risultato è che nonostante questo dispiegamento di forze e risorse, nei locali commerciali come nelle feste organizzate dai Comuni della riviera come la Molo street parade ogni fine settimana si rischia il morto e ogni tanto, come questa volta, ci scappa davvero. Nel frattempo noi di Lab57 sabato scorso eravamo a un rave a Pavullo (Modena), migliaia di persone e non c’è stato nessun problema sanitario rilevante, perché c’erano strategie di riduzione del danno, al posto di inutili controlli repressivi.
- Cosa intendi per riduzione del danno, come potrebbe servire a evitare queste tragedie?
Innanzitutto significa avere punti dove si faccia analisi chimica delle sostanze. In alcuni paesi europei questa è una prassi, se vai fuori da certi tipi di locali in Spagna, Portogallo, Svizzera, Francia ed Austria, ad esempio, trovi personale sanitario che con dei kit analizza in tempo reale la sostanza che hai acquistato e ti sa dire il grado di purezza che ha, se e quanto è tagliata con farmaci, caffeina o altre schifezze che potrebbero farti del male. Queste analisi si possono fare con piccoli laboratori portatili, bastano da due a venti minuti, a seconda delle tecniche che si usano, i kit colorimetrici che usiamo noi, ad esempio, costano poco o niente. Un’analisi dal costo di un euro e 60 centesimi poteva salvare la vita a quel ragazzo, mettendolo in guardia sulla purezza della sostanza.
- E perché non viene fatta in Italia?
Perché culturalmente siamo ancora vittime del discorso dei vari Giovanardi e delle comunità di recupero in stile San Patrignano. Loro dicono: se tocchi la droga muori. E il loro discorso finisce lì. L’unica prevenzione che conoscono è quella della polizia e dei buttafuori che perquisiscono gli ingressi. Però poi succede che ovviamente i giovani le sostanze le assumono comunque, e per evitare i controlli l’mdma la prendono in polvere anziché in pastiglie che sono più difficili da nascondere. Il risultato è che poi la polvere la versano di fretta in una bottiglietta d’acqua e buttano giù. Senza avere un’idea di quanta ne prendono. Anche perché nessuno gli spiega che per stare sicuri con l’mdma la dose da non superare è 1/10 di grammo, questo ragazzino che è morto ne aveva assunta dieci volte tanto. E poi la riduzione del danno non viene fatta anche a causa delle politiche dei gestori dei locali.
- In che senso?
Il problema è sempre lo stesso: siccome fare riduzione del danno è visto dai gestori come un’ammissione implicita del fatto che all’interno dei loro locali c’è gente che assume sostanze, allora preferiscono non farla nascondendo la testa sotto la sabbia. Quelli del Coccoricò poche settimane fa’ erano stati a San Patrignano, a spiegare che grazie ai controlli la droga non era più un problema grave dentro al loro locale. Si è visto.
- Anche i controlli rappresentano un problema?
Nel modo in cui vengono fatti sì, se un ragazzo sta male dentro a una discoteca non sa cosa fare. I suoi amici temono che accompagnandolo fuori vengano interrogati e perquisiti dalla polizia, che è sempre presente fuori dai locali. Le ambulanze sono poste spesso a pochi metri da buttafuori e poliziotti, e un ragazzo che si sente poco bene non ci andrà mai per paura di essere fermato. Così succede che un ragazzo che sta male pensi “non ci vado fuori, tanto adesso mi passa” e rimane dentro al locale, dove non esistono quasi mai aree “chill-out” dove possa stare tranquillo, senza musica assordante, aiutato da personale esperto in primo soccorso ed effetti delle sostanze che sia in grado di dargli una mano per riprendersi lì in chill-out o di chiamare il 118 se la situazione lo richiede davvero. In tutto questo il gestore del Coccoricò all’indomani della tragedia ha detto che aumenterà la sicurezza pagando di propria tasca per avere più cani antidroga all’ingresso del locale. Una pazzia.
- A leggere i giornali sembra invece che il colpevole di tutto sia l’amico che gli ha ceduto l’mdma…
Questo è un altro dei modi distorti con cui si ragiona di queste cose. Ci si limita a invocare più controlli ed a cercare un capo espiatorio per lavarsi le coscenze. Sui giornali questo ragazzo è già diventato “il pusher”. Il terribile spacciatore da punire. Ma è un diciannovenne (amico di scuola del ragazzo che non c’è più, ndr), che forse allo stesso modo ha assunto una dose spropositata di mdma con la sola differenza che non ci ha lasciato le penne. La causa di questi decessi, lo ripeto, va cercata nella mancanza di progetti di informazione che spieghino come assumere le sostanze, i dosaggi corretti, i mix pericolosi e cosa fare se un amico non si sente bene, nell’assenza di personale sanitario qualificato. Perché è vero che c’erano gli operatori del 118, ma io che ho a che fare spesso con loro per il mio lavoro so come molti di loro non sappiano assolutamente cosa fare in questi casi, perché non vengono formati adeguatamente per far fronte a queste situazioni in cui serve riconoscere tempestivamente gli effetti di diverse sostanze assunte contemporaneamente, tra le quali l’alcool non manca mai, ovviamente.
- Come si potrebbe fare nel breve periodo per evitare che queste cose si ripetano?
Accettare che nonostante i controlli, i cani antidroga, le telecamere, i buttafuori e le campagne di San Patrignano l’uso di sostanze è comunque radicato e impossibile da debellare. Basterebbe spendere un decimo di ciò che si spende in repressione per creare dei punti con personale qualificato dentro e fuori i locali, creare sale “chill out” efficenti con postazioni mobili per testare le sostanze prima che vengano assunte e fare campagne informative serie, a cominciare dalle scuole, che spieghino i rischi correlati all’assunzione di ogni sostanza e come evitare di lasciarci le penne se per caso si decide di assumerla comunque. Nei paesi dove si cerca di seguire questo approccio i risultati sono ottimi.
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pubblicato il 23/7/15 su Dolcevitaonline
Pubblichiamo questo articolo di Stefano Auditore appena uscito sul ENCOD Italia riguardo questa importante decisione della Corte di Appello di Brescia uscita sull’ Espresso:
Marijuana coltivata in casa, depenalizzazione in vista
” Il 10 marzo 2015 potrebbe diventare una delle date fondamentali per i sostenitori della Cannabis Libera: i giudici della Corte di Appello di Brescia hanno sospeso il processo ad un coltivatore ed inviato gli Atti alla Corte Costituzionale in attesa di una decisione finale nazionale.
Davanti ai magistrati lombardi era finito il caso di un commerciante bresciano, trovato con otto piante di canapa indiana in garage e 25 grammi di prodotto finale nel comodino.
Nel processo di primo grado non era emersa alcuna prova su un’eventuale attività di spaccio da parte del coltivatore.
“Quello che mi è stato sequestrato era solo per me, mai pensato di darla ad altri”, ha assicurato il coltivatore.
Ma come accade a tanti altri, da Nord a Sud della penisola, visto che l’attuale legge considera un reato la semplice coltivazione di cannabis, il commerciante era stato condannato, lo scorso anno, dal Tribunale di Brescia a otto mesi di reclusione e mille euro di multa.
Dopo la condanna in primo grado, gli Avvocati Lorenzo Simonetti e Claudio Miglio, a difesa dell’imputato, hanno impugnato la sentenza e rivisitato tutta la giurisprudenza e la casistica degli ultimi 20 anni in Italia.
Gia due anni fa, a Milano, Simonetti e Miglio furono protagonisti dell’assoluzione in appello di un coltivatore che aveva prodotto 27 piante, verificandone ed appurandone l’esclusivo uso personale, ma quella sentenza non fu estendibile ad altre situazioni analoghe.
In questo caso, però, la procedura innescata potrebbe portare a grandi cambiamenti legislativi a livello nazionale.
Gli Avvocati, analizzando la storia giurisprudenziale italiana, sottolineano come con il referendum del 1993 fare uso di droga non debba più essere considerato reato penale e che quanti vengano trovati in possesso di sostanze stupefacenti, per esclusivo uso personale, vengano così soltanto segnalati alla Prefettura; una semplice violazione amministrativa. Inoltre chi coltiva canapa indiana finisce invece sempre e comunque davanti ad un giudice, con tanto di avallo, nel 2008, della Cassazione a Sezioni Unite.
Per gli Avvocati della difesa, Simonetti e Miglio, questa situazione in cui l’Art 75 del D.P.R. 309/90 comprende detenzione, consumo e possesso, ma non la coltivazione di cannabis all’interno dei reati amministrativi, limita un diritto fondamentale della persona, ossia il “Principio di Uguaglianza”.
E’ chiaramente dimostrabile che per effettuare consumo, possesso e detenzione, sia preferibile la condotta di coltivazione rispetto all’acquisto tramite mercato nero, sia per il consumatore sia per lo Stato Italiano.
Questa ordinanza è stata confermata dalla Corte di Appello di Brescia, rimandando dunque la decisione normativa alla Corte Costituzionale.
I giudici lombardi hanno inoltre specificato che i coltivatori per uso personale non vanno ad intaccare il cuore della legge antidroga, che consiste nel “combattere il mercato della droga, che pone in pericolo la salute pubblica la sicurezza e l’ordine pubblico, nonché il normale sviluppo delle giovani generazioni”.
Ora il giudizio finale sulla questione normativa è nelle mani della Corte Costituzionale, come fu nel 2013/2014 per la famosa Legge Fini-Giovanardi.
Entro qualche giorno l’ordinanza della Sentenza verrà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale ed allora sarà ufficialmente aperto il percorso verso la decisione finale della Corte Costituzionale, che verrà presa tra circa un anno (marzo/aprile 2016).
Come avvenne per l’attesa della Sentenza sulla Fini-Giovanardi, sarà possibile, per tutti gli assistiti che verranno denunciati e processati in seguito alla pubblicazione dell’Appello inviato alla Corte Costituzionale, per casi simili o riconducibili a questo, argomentare questa situazione ed ottenere che il processo stesso venga bloccato, fino alla decisione finale della Corte Costituzionale.
La Corte Costituzionale, nel sistema politico italiano, è un organo di garanzia costituzionale cui è demandato il compito di giudicare la legittimità degli atti dello Stato.
Nel caso in cui la Corte Costituzionale si esprimesse positivamente riguardo a questa situazione, sollevata dagli Avvocati Simonetti e Miglio, si andrebbe verso un giudizio di incostituzionalità relativa agli Artt. del D.P.R. 309/90 che classificano come reato penale la coltivazione di cannabis per esclusivo uso personale, con conseguente decadimento della legge.
La Corte Costituzionale inoltre, qualora esprimesse un giudizio di incostituzionalità, avrebbe la possibilità di rivedere direttamente la norma, grazie al potere normativo attribuitole dallo Stato Italiano.
Siamo di fronte dunque ad un possibile momento di svolta nazionale per quanto riguarda la coltivazione di cannabis per uso personale. “
Al di là della decisione dei giudici, noi continueremo a spiangere e promuovere l’unica vera soluzione alla respressione inaccettabile complice delle NARCOMAFIE, il modello di auto-coltivazione di Cannabis fuori dal profitto:
i CANNABIS SOCIAL CLUBS
>>> Vai al Sito di Encod
Dalle 22:00
Presentazione Progetto “La mia Ascia di Guerra”
film-documentario di Andrea Zambelli, Stefania Pedrini, Metavisioni
A seguire: HULABULAH Party
ELECTRO BREAK ACID PARTY
“La mia ascia di guerra” (Andrea Zambelli/Stefania Pedrini/Metavisioni)
Presentazione della campagna di crowdfunding per il finanziamento del documentario sul partigiano Rino.
Sarà presentato il progetto e verranno mostrati alcuni estratti del film (girati dal 1960 ad oggi) in fase di produzione.
L’uscita del film è prevista a settembre 2015 per i 70 anni della Liberazione.
Andrea da bambino aveva un eroe: “il Rino”. Rino è stato il mentore di Andrea. Partigiano, comunista: diverso da tutti. Da anni Andrea pensava a un film su Rino partigiano. Ma oggi Rino non può più raccontare: ha il morbo di Alzheimer. Andrea comincia a rivedere le decine di cassette con registrate le storie dell’amico, trova documenti e filmati Super 8 di Rino emigrato in Svizzera.
Il rapporto di Andrea con Rino cambia, l’”eroe” di ieri è oggi un uomo da accudire, Andrea deve affrontare la propria nuova fase, la maturità.
Anche il progetto filmico cambia direzione: sarà più complesso, più profondo, più sofferto
>>>> Il Lab57 – Alchemica sarà presente con la postazione chill-out , info point e test rapido sostanze !!!! <<<<<
>>> Vai al sito di Xm24……
Rilanciamo l’allerta che abbiamo diffuso il 5 gennaio Allarme Ecstasy sovradosata e adulterata con PMMA in Europa con le immagini e le analisi dettagliate di queste pillole “killer” SUPERMAN dal sito olandese http://www.drugs-test.nl/.
Inoltre non ci stanchiamo di ribadire che in questi casi uno strumento come Il Test Rapido delle sostanze potrebbe essere di grande utilità, in quanto tramite tre test incrociati con Marquis, Mecke e Mandelin , è possibile individuare PMMA e PMA , anche se è possibile che la presenza contemporanea di MDMA e PMMA o PMA possa confondere i risultati, ma senza dubbio queste pillole “killer” con altissimo contenuto di PMMA senza MDMA, sarebbero state facilmente individuate come pericolose, salvando così diverse vite, come conferma Stefanie Jones in un articolo scritto una settimana dopo la nostra allerta dal sito del progetto statunitense Dance Safe, pionieri nel campo della riduzione dei rischi e dei test delle sostanze sin dal 1998
>>> Vai all’ articolo: “We Could Have Prevented Those PMMA Deaths in the UK with Drug Checking”
Per finire riportiamo l’articolo “Diffusione della droga PMA. Come evitare che le stragi continuino” dal sito di Aduc-Droghe che ringraziamo:
La PMA Superman piu’ pericolosa dell’ecstasy
La polizia di Ipswich ha trovato 400 di queste pastiglie nascoste in un luogo pu8bblico nel centro della citta’. Questo e’ servito per confrontarle con le 120.000 pillole di questa stessa droga trovate dalla polizia a Dublino nello scorso dicembre. “Le pillole, che avevano il medesimo logo di Superman, venivano dal Belgio ed avevano un valore complessivo di 1,2 milione di euro”, dice il quotidiano Tre Irish Times. In altri Paesi come Norvegia e Olanda si lamentano lo stesso delle vittime.
Il quotidiano The Guardian spiega che l’analisi di queste pasticche mostra una forte concentrazione di PMA, componente piu’ pericoloso rispetto alla MDMA -sostanza attiva dell’ecstasy.
Una politica repressiva illogica
Il giornale apre le proprie colonne al dr David Nutt ( a questo link l’articolo originale), che ritiene come l’emergenza della PMA e’ causata grazie alla “nostra politica repressiva e illogica di lotta contro le droghe”. Secondo il dr Nutt, che nel 2010 non era stato accettato al posto di consigliere del Governo in materia di droghe poiche’ aveva criticato la politica del governo stesso contro la cannabis, le morti legate al consumo di PMA “mostrano come il divieto di una droga -nel nostro caso la MDMA- porta allo sviluppo di una droga alternativa (la PMA) che provoca danni ancora piu’ consistenti”.
Nutt spiega come, in seguito al ritrovamento di 50 tonnellate di safrole (ingrediente di base della MDMA) in Thailandia nel 2010, i fabbricanti di ecstasy si erano rivolti verso altri ingredienti che sono serviti ad elaborare la PMA, molto piu’ pericolosa della MDMA.
Rendere pubblica la composizione delle droghe sequestrate
Secondo il dr Nutt, esistono “diverse soluzioni la cui efficacia e’ comprovata” per far diminuire il tasso di mortalita’ legato alla PMA. Prima di tutto “si potrebbero rendere noti i luoghi dove i consumatori possono testare le pastiglie acquistate senza il pericolo di essere perseguiti legalmente” E’ una pratica “largamente diffusa in Olanda”. In secondo luogo, si potrebbero “fornire, con l’intermediazione delle farmacie, delle dosi non pericolose (per esempio 80 mg al giorno) ai consumatori preferibilmente registrati in appositi elenchi. Si tratta certamente di un approccio piu’ radicale”.
Comunque, egli insiste sull’importanza della sensibilizzazione pubblica. Per questo, occorre “accelerare i test sulle pastiglie sequestrate e pubblicare la loro composizione e i loro effetti di base su Internet, in modo che tutti i consumatori possano conoscere la composizione potenziale di cio’ che hanno acquistato”.
(da un articolo del quotidiano Courrier International -gruppo Le Monde- pubblicato il 06/01/2015)
Il Lab57 utilizza il Il Test Rapido delle sostanze dal lontano 1998 e resta a disposizione per formazioni e test gratuiti.
Da diversi mesi a oggi abbiamo avuto notizia di diversi casi di intossicazione anche letali, dovuti sia al sovradosaggio di MDMA, il principio attivo dell’ Ecstasy (vedi la nostra scheda), sia alla presenza di altre sostanze pericolose come il PMMA (si veda questa scheda di danno.ch).
Ormai la concetrazione di MDMA è arrivata a livelli molto alti sia sotto forma di polvere/cristalli sia nelle compresse, come testimoniano diverse allerte di progetti che effettuano l’analisi delle sostanze che potete trovare in alto a destra nella sezione ANALISI SOSTANZE.
Infatti come emerge da questo articolo da Il Fatto Quotidiano del 3 gennaio:
>>>Londra, allarme ecstasy killer: 4 morti…
…”Ormai è allarme per l’ecstasy “assassina” nel Regno Unito, dopo la morte di quattro giovani in pochi giorni. A essere sotto accusa è una partita di droga, forse legata a un carico proveniente dall’Europa continentale e già rintracciato in Olanda a fine 2014, di migliaia di pastiglie rosse o rosa con sopra il simbolo di Superman.”…
… “Il problema, secondo gli esperti, è che queste pastiglie di ecstasy contengono Pmma (una – relativamente nuova – droga sul mercato che l’anno scorso ha destato allarme anche in Italia) invece della “classica” Mdma.
Una sostanza che – spiegano ora gli studiosi di droghe – agisce molto più lentamente e che quindi porta chi la assume a pensare che non stia facendo effetto, spingendo questa persona ad assumerne ulteriormente e portando, spesso, all’overdose. Sempre secondo le unità antidroga britanniche, l’invasione di queste pasticche è dovuta alla stretta da parte delle forze dell’ordine nei Paesi del sud-est asiatico dove molte sostanze che poi portano alla produzione di Mdma vengono sintetizzate. La droga Pmma quindi come sostituto, una sostanza che ha già mandato in allarme anche l’Interpol, il coordinamento delle polizie internazionali.
Intanto, qualche arresto per spaccio è già stato effettuato, ma non si è ancora capito quale sia la reale provenienza di questa partita di ecstasy killer. La prima morte è avvenuta a Ipswich il 24 dicembre, mentre altri due decessi si sono avuti a capodanno. Infine, sabato 3 gennaio, non lontano da Londra, è morto l’ultimo giovane. Tutte persone che non erano state segnalate in precedenza per consumo di droga e che, secondo alcune testimonianze degli amici, dopo l’assunzione avevano cominciato a respirare “in modo bizzarro”. Inutile ogni tentativo di soccorso per questi quattro giovani, che sono morti in poche decine di minuti.
Ora, appunto, la polizia ritiene che questa droga sia dello stesso tipo di quella trovata in Olanda fra l’estate e la fine del 2014. Proprio un mese fa, nei Paesi Bassi, una clinica contro la tossicodipendenza aveva lanciato l’allarme: troppe pillole a base di Pmma, invece che di Mdma, erano in circolazione, un fatto che aveva fatto preoccupare anche il servizio sanitario nazionale olandese. Ad Amsterdam nel 2013 si sono registrate almeno due morti per questa sostanza, mentre nel 2014 ben sei giovani hanno perso la vita in Irlanda. L’allarme in Italia era circolato nella primavera del 2014, con diversi ricoveri e alcuni giovani morti un po’ in tutto il Paese, anche se non è ancora stato fatto un conteggio a livello nazionale.”..
In realtà PMMA e PMA circolano in Europa sin dai primi anni ’90 vendute come pillole di Ecstasy, causando già diverse intossicazioni anche mortali
https://www.erowid.org/chemicals/pmma/pmma.shtml
Per quanto riguarda l’ Italia, già da diversi anni il PMMA è in Tabella I della normativa delle sostanze stupefacenti , anche se è praticamente impossibile attribuire a queste sostanze precisi casi di decessi in assenza di un database nazionale delle intossicazioni da sostanze stupefacenti, come denunciamo da decenni ormai.
Al di là del solito scandalismo che trasuda dai media italiani, che non possono resistere alla tentazione di seminare un pò di terrorismo ignorante nel fertile campo della “DROGA”, ci preme sottolineare una volta di più l’importanza di essere informati su ciò che si assume e sui dosaggi corretti delle sostanze.
In questo caso uno strumento come Il Test Rapido delle sostanze potrebbe essere di grande utilità, in quanto tramite tre test incrociati con Marquis, Mecke e Mandelin , è possibile individuare PMMA e PMA, come si può facilmente osservare dalla tabella sovrastante, anche se è possibile che la presenza contemporanea di MDMA e PMMA o PMA possa confondere i risultati, ma senza dubbio queste pillole “killer” col simbolo SUPERMAN con altissimo contenuto di PMMA senza MDMA, sarebbero state facilmente individuate come pericolose, salvando così diverse vite, come conferma Stefanie Jones in un articolo scritto una settimana dopo la nostra allerta dal sito del progetto statunitense Dance Safe, pionieri nel campo della riduzione dei rischi e dei test delle sostanze sin dal 1998).
>>> Vai all’ articolo: “We Could Have Prevented Those PMMA Deaths in the UK with Drug Checking”
Il Lab57 utilizza il Il Test Rapido delle sostanze dal lontano 1998 e resta a disposizione per formazioni e test gratuiti.