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Dopo il pestaggio di due carabinieri nella provincia di Grosseto, associato per fare notizia al Pasquatek di Sorano da quasi tutti i media, abbiamo cercato di fare chiarezza chiedendo al Fatto Quotidiano di pubblicare una rettifica ragionata dei fatti:
Dopo il massacro dei carabinieri il popolo del rave si ribella: “Non è solo sballo e droga”
Il Lab57 stava intervenendo al contemporeo Pasquatek a Spoleto, che si è svolto senza nessun probelma, sia per la gestione dell’evento, la sicurezza sanitaria e il rapporto con forze dell’ordine che sono arrivati in forze(14 volanti!!!) il 25 mattina, senza che nessuno sapesse nulla dell’ aggressione in toscana.
E’ andato tutto bene per il lavoro degli organizzatori e la piena collaborazione col Lab57, garantendo sia il rispetto che la pulizia del prato montano che ospitava l’evento attraverso rimborsi al bar per chi puliva tutta l’area.
Inoltre pubblichiamo volentieri l’articolo Il «rave» come capro espiatorio , pubblicato per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 4 maggio 2011, di Stefano Bertoletti, del Progetto Extreme, un servizio di riduzione dei rischi che è intervenuto al Pasquatek toscano proprio grazie ad un nostro contatto con alcuni degli organizzatori.
Stefano Bertoletti commenta per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 4 maggio 2011 la vicenda dell’aggressione ai carabinieri a Grosseto.
Due carabinieri sono stati massacrati a bastonate per un ritiro di patente che stavano effettuando dopo l’alcoltest: l’aggressione barbara avvenuta a Manciano, vicino a Grosseto, da parte di quattro ragazzi (tre minorenni) ad un posto di blocco colpisce per il grado di violenza e per la dimensione di rabbia folle che rivela.
E’ però sbagliata l’associazione fatta dai media (e da politici importanti come il presidente della Regione Toscana) con la presenza di un rave party nella zona, come se questo fosse il vero responsabile dell’episodio.
Ero presente a quel rave come operatore del Progetto Extreme, che, insieme ad altri servizi di riduzione dei rischi sul territorio nazionale, riesce ancora a raggiungere questo tipo di eventi divenuti sempre più rari e nascosti: il “Pasquatek”, un technival storico quest’anno alla sua prima edizione in Toscana, è iniziato sotto la pioggia nella serata del 23 Aprile per durare fino al 25 in un’area privata concessa agli organizzatori, una radura piuttosto ampia circondata da boschi.
Partecipavano 500 persone, progressivamente in aumento: una situazione complessivamente tranquilla e gestibile, con una presenza di forze dell’ordine efficiente ma discreta e non scoraggiante per chi voleva vivere l’evento.
Quanto all’aggressione ai carabinieri, si è scoperto che i ragazzi autori del fatto erano sì diretti al rave provenienti da una discoteca fiorentina, ma non l’hanno mai raggiunto. Un aspetto che non cambia assolutamente la gravità dell’episodio, ma rende insensata la rappresentazione fornita da tutti giornali: il rave è stato messo sul banco degli accusati, indicato come l’origine dell’episodio criminale.
Non vi è invece relazione tra l’aggressione e il rave e, su un piano più generale, ci appare semplicistico e rischioso considerare i rave, insieme ad altri ambienti del divertimento, come un problema da risolvere, banalmente, proibendo. Il che non toglie che si debba riflettere seriamente sulla crescita degli episodi di violenza negli ultimi anni sia negli ambienti del divertimento che in altri ambienti pubblici, piazze, stadi: sembra diffondersi (anche) tra gli adolescenti un sentimento di rabbia che spesso sfocia in violenze a volte dure e imprevedibili, insieme a una incapacità di riconoscere limiti, leggi o di rispettare coloro che li devono tutelare. Senza affrontare questi temi non è possibile garantire seriamente sicurezza ai cittadini e alle forze dell’ordine quotidianamente impegnate in strada.
Anche per i rave e le feste autorganizzate qualcosa si può fare.
La maggioranza sia degli organizzatori di eventi che dei frequentatori è disponibile –penso- a collaborare per modificare gli aspetti maggiormente rischiosi che possono compromettere l’andamento delle attività e della vita quotidiana. Per questo pare una buona idea quella suggerita dal Presidente della Regione Toscana, di varare leggi regionali che possano regolare in modo più preciso eventi e manifestazioni come i rave party: a patto che questo significhi pensare a come rendere accessibili spazi pubblici o privati per svolgere questo tipo di manifestazioni rispettando regole precise riguardo alla gestione dello spazio con i servizi necessari per la loro sicurezza.
Attualmente questo non accade, perché le leggi vigenti e le attuali politiche di divieto rendono praticamente impossibili i rave: tanto da aver creato la progressiva fuga nel “sommerso”degli eventi, che avvengono ormai in situazioni di totale occultamento e in assenza di ogni criterio di sicurezza. In altri casi, come a Manciano, i rave si tengono in spazi privati presi in affitto, al pari di altri eventi che però non subiscono gli stessi processi di stigmatizzazione. Seguendo questa strada, le Regioni interessate potrebbero, come si è detto, avere la sorpresa di trovare una disponibilità anche da parte di chi organizza questo tipo di eventi e la comprensione da parte di coloro che li frequentano, non più costretti a nascondersi.
Sarebbero ben disponibili anche gli operatori dei servizi di riduzione dei rischi, che ormai da più di un decennio lavorano concretamente per garantire la salute pubblica. Anche in quei contesti del divertimento dove a qualcuno sembra inutile intervenire, preferendo la (assai pericolosa) scorciatoia della proibizione.
Dopo il massacro dei carabinieri il popolo del rave si ribella: “Non è solo sballo e droga”
Cronaca | di Lorenzo Galeazzi
28 aprile 2011, Il Fatto Quotidiano
Nonostante i protagonisti del pestaggio non stessero tornando da un rave ma da una dscoteca, il caso riporta d’attualità questo tipo di feste che nell’accezione comune richiamano solo all’abuso di droghe. Un fenomeno che, almeno nelle origini, al contrario voleva coniugare musica elettronica e culture giovanili, danza e protesta politica
Il caso di cronaca avvenuto durante il ponte pasquale a Sorano, in provincia di Grosseto, ha riacceso i riflettori sul fenomeno dei rave party. Poco importa la scoperta che i giovani protagonisti del pestaggio non stessero tornando da un rave, ma da una serata brava in discoteca. Ecco i fatti. Due carabinieri sono stati pestati brutalmente da quattro ragazzi poco distante dal luogo di una di quelle feste. La colpa dei due militari? Avere fatto l’alcool test al guidatore della macchina e comunicargli che, visti i risultati, la patente gli sarebbe stata sequestrata. Tanto è bastato per far scattare la violenza contro i due agenti che sono stati pestati con pugni, calci e una spranga di ferro. I due feriti si trovano ricoverati in gravi condizioni: uno è in coma farmacologico per le percosse subite, l’altro rischia di perdere un occhio. Mentre per i quattro ragazzi (fra cui un solo maggiorenne) è stato confermato il fermo di polizia e le accuse nei loro confronti sono gravi, a partire dal duplice tentato omicidio. Al momento non sono ancora disponibili i referti tossicologici in modo da appurare se il branco abbia agito, oltre che sotto l’effetto dell’alcool, anche sotto l’effetto di qualche droga.
Assieme alla condanna per l’episodio, a finire sotto accusa sono state anche questo tipo di feste che, è bene ricordarlo, sono per definizione illegali o, come dice il popolo dei rave, free e cioè libere. A cominciare dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che ha chiesto un intervento del Parlamento per “consentire ai sindaci di esercitare la loro attività di controllo”. Peccato però che i quattro protagonisti del “pestaggio di pasquetta” non stessero tornando dal rave, ma da una discoteca. E che all’origine della violenza bovina non ci fossero i contestatissimi party ma una notte di sballo nei locali fiorentini à la page. Come riportano le cronache, il branco stava andando e non tornando dalla festa illegale nella città toscana.
Anche se il collegamento diretto fra il rave e l’episodio di cronaca è venuto clamorosamente a mancare, quanto accaduto a Sorano ha colpito ed è stato condannato dalla stessa comunità che frequenta e organizza questo genere di eventi. Il loro timore adesso è che la repressione contro i rave da parte delle forze di sicurezza si faccia ancora più massiccia.
“I rave party sono sempre stati nell’occhio del ciclone per le loro caratteristiche di libertà e di divertimento non convenzionale – dice un organizzatore di party che non vuole rivelare il suo nome – ma è scorretto associare ai party gli episodi spiacevoli come quello di Grosseto”. Un’opinione condivisa anche da un operatore del Lab 57, un’organizzazione che si occupa di “riduzione del danno” durante le feste: “Quello che è accaduto a Sorano poteva tranquillamente accadere all’uscita di una discoteca o a qualunque altro luogo di aggregazione giovanile. Il problema della violenza cieca non riguarda i rave, piuttosto ha a che vedere con i modelli culturali della società nel suo complesso”. Non è facile entrare in contatto con i protagonisti di quel mondo, i pochi disponibili a parlare lo fanno solo sotto anonimato. “E’ perché le nostre feste sono illegali e siamo sempre sotto la lente della polizia. Anche se non facciamo niente di male”.
Insomma il popolo dei party non ci sta a essere associato a quanto accaduto durante la nottata di follia di Grosseto. Eppure il connubio rave-droga-violenza per molti è un dato di fatto. “Non mi stupisce affatto questo tipo di atteggiamento – dice un dj molto famoso nel circuito delle feste – E’ perché siamo un movimento underground, che la gente conosce poco e che i giornalisti declinano con stereotipi del tipo ‘raver drogato e violento’”.
Ma che cosa sono esattamente i rave party? “E un movimento che si colloca fra musica e contestazione politica che arriva in Italia dall’Inghilterra nei primi anni novanta”, dice Michele, ex dj della Tekno Mobil Squad, una delle crew più famose in Italia. “Quando organizziamo un rave party, di solito occupiamo uno stabile industriale di una qualche periferia urbana. Creiamo una Taz, una zona temporaneamente autonoma che utilizziamo per il tempo della festa e poi la restituiamo alla città”.
L’origine del fenomeno coniugava la musica tecno, le culture giovanili e la protesta politica. Peccato che negli anni questi aspetti siano andati scemando tutto a vantaggio di una cultura dello sballo che di politico ha ben poco. “E’ vero – continua il dj – Ciò che era nato come un movimento underground, quindi per definizione poco diffuso e limitato ad un numero ridotto di persone, è stato gradualmente trasformato in un movimento di massa. La ‘tempesta’ di articoli che dipingevano il rave come un mercato della droga, un ritrovo di spacciatori, ha fatto sì che fosse sempre più frequentato dalle persone interessate esclusivamente a questi aspetti. Questa pubblicità negativa ha favorito l’accesso di un pubblico sbagliato”. Un circolo vizioso che si è andato autoalimentasi e quando si parla di rave, si pensa allo spaccio, al consumo e alle morti per overdose o mix fatali di sostanze. “E’ fuorviante pensare che i rave siano l’unico posto in cui la gente può sballare – attacca l’operatore di Lab 57 – In discoteca succede molto di peggio dove chi consuma droga lo fa in un ambiente poco sicuro per se stesso e per gli altri”.
Il Lab 57 è un’organizzazione vicina al mondo dei rave party che si occupa di riduzione del danno. “Quando viene organizzata una festa – racconta l’esponente di Lab 57 – noi contattiamo gli organizzatori e allestiamo una zona di decompressione, al riparo dalla musica assordante, in cui distribuiamo bevande analcoliche e materiale informativo sulle varie sostanze. C’è anche un equipe pronta a intervenire in caso di abuso di qualche sostanza. Questa è quella che noi chiamiamo riduzione del danno”.
Anche nel rave di Soriano era presente un’unità come la vostra? “Sì – risponde l’operatore – ma è ovvio che unità di quel tipo, che lavorano con pochissimi fondi, non riesca a intercettare le centinaia di persone che partecipano alle feste”. Dai gabinetti delle sale da ballo milanesi frequentate da veline e calciatori alle atmosfere fumose dei rave party, il binomio festa uguale sballo è sempre più presente. Con buona pace dei pionieri dei rave che pensavano di far passare un messaggio di protesta politica attraverso le casse che sparavano acid house, tecno trance o drum ‘n bass. Il problema è il consumo, non il tipo di festa, commerciale o underground, legale o illegale che sia.
aggiornato alle 16.27 del 28 aprile 2011
Prossimo intervento Lab57 – Alchemica:
MILLION MARIJUANA MARCH XI
ROMA – 7 MAGGIO 2011 –
ore 16.00 – partenza da Piazza dei Partigiani
ore 23.30 – arrivo a Piazza Bocca della Verità
>>Leggi il comunicato
>>Vai al sito:http://www.millionmarijuanamarch.info/
NELLO STESSO GIORNO A ROMA E IN ALTRE 420 CITTA’ NEL MONDO PER ESIGERE:
1) LA FINE DELLE PERSECUZIONI PER I CONSUMATORI.
2) ACCESSO IMMEDIATO ALL’USO TERAPEUTICO PER I PAZIENTI.
3) DIRITTO A COLTIVARE LIBERAMENTE LA CANNABIS, PATRIMONIO DELL’UMANITA’.
SABATO 7 MAGGIO 2011, UNDICESIMA EDIZIONE ITALIANA M.M.M. 100% REGGAE.
DEDICATA A TUTTE LE VITTIME DEL PROIBIZIONISMO, MASSACRATE DI BOTTE IN GALERA O ANCORA PRIMA DI ARRIVARCI.
0RE 16, DA PIAZZA DEI PARTIGIANI A PIAZZA BOCCA DELLA VERITA’ FINO ALLE 23.30.
attenzione: non saranno ammesse bandiere e striscioni di partito, di nessun partito, ne’ saranno ammessi camion non preautorizzati con musica diversa dal REGGAE) per ciclofficine, murghe e bande musicali che apriranno la marcia, l’appuntamento e’ sul viale sotto il palazzo ACEA.
SUL CAMION UFFICIALE M.M.M. SI ALTERNERANNO:
ONE LOVE HP
SOUL ROOTS
MR LATER
VILLA ADA SOUND
DABADUB
BABABOOM TIME
MARIO DREAD
POWAFLOWA (Varese)
MA DE KE (Roma’s Castles)
MR MAD (Frosinone)
LOVE MASSIVE
NOCE – RUDE VIBES – (Arezzo)
BIZZARRI FAMILY – LION D (Modena)
ROOTS REALITY HI-FI (Bari)
Europa sud orientale, penisola mediterranea denominata ‘Italia’, secondo anno del secondo decennio nel secondo millennio, 411 anni dopo il rogo con cui l’inquisizione arse vivo Giordano Bruno in Piazza Campo dei fiori a Roma, la barbarie e l’arroganza del potere che si autoassolve e’ preminente sull’evoluzione della specie.
Gli interessi economici di pochi criminali valgono piu’ dei diritti di moltissimi esseri umani che vengono rinchiusi in galera perche inosservanti della tassa sul consumo di sostanze, affidata in regime di monopolio alle narcomafie, decidono di auto produrre il proprio consumo coltivando un pezzo del patrimonio botanico del pianeta che appartiene all’ umanita’: la Cannabis.
Incredibile ma purtroppo drammaticamente vero, si finisce in galera anche per una sola pianta e a volte purtroppo non se ne esce vivi.
Aldo Bianzino, ebanista quarantenne, viveva isolato dal mondo in una casa sui monti vicino Perugia, era la persona piu’ pacifica del mondo, scendeva in citta’ raramente e solo per vendere i suoi mobili, coloro che lo conoscevano raccontano che mai, nemmeno una volta, gli avevano visto alzare la voce.
Aldo, arrestato per la coltivazione di alcune piante di Cannabis nel suo orto, moriva misteriosamente in carcere dopo poco piu’ di un giorno di galera il 14 ottobre 2007, gli amici, i figli e i parenti aspettano ancora giustizia.
Pianeta terra, stesso periodo temporale, assurdo ma vero: e’ possibile costruire legalmente centrali nucleari, mettendo a repentaglio la futura vivibilita’ del pianeta, ponendo una seria ipoteca sull’esistenza di future generazioni. Centrali che se va tutto bene senza incidenti creano comunque un consistente livello di radioattivita’ nelle zone limitrofe, producono come scarto di esercizio scorie altamente radioattive che vanno poi stoccate in depositi radio isolati in attesa che venga inventata una tecnologia, al momento inesistente, in grado di renderle inoffensive.
Centrali che se invece, come e’ gia’ piu’ volte accaduto, vanno in avaria, contaminano irreversibilmente intere aree del pianeta, producendo milioni di morti per leucemia e cancro anche a distanza di anni.
Basti pensare che se alcuni componenti del combustibile usato nei reattori hanno un tempo di dimezzamento breve come lo IODIO 131 che ha un’emivita di soli 138 giorni o relativamente breve come il CESIO 137 che si dimezza dopo trenta anni, altri anno un’emivita molto piu’ lunga del tempo trascorso dalla comparsa del genere umano sul pianeta Terra.
Il PLUTONIO 239 e’ letale per l’umano alla dose di un milionesimo di grammo, ossia un solo grammo puo’ uccidere un milione di persone e ha un tempo di dimezzamento di 24.200 anni, l’URANIO 238 si dimezza dopo 4,51 miliardi di anni e l’URANIO 234 si dimezzera’ dopo 247.000 anni.
Parte delle scorie radioattive vengono smaltite trasformandole in proiettili all’uranio ‘impoverito’ da spargere in territorio ‘nemico’ nell’immancabile guerra di turno.
Attila in confronto era un benefattore altro che barbaro, in fondo spargeva solo del sale nei territori conquistati.
E tutto cio’, ovviamente, senza che mai nessuno paghi per i gravissimi disastri prodotti nonostante questi siano crimini oltre che contro l’Umanita’ anche contro il Pianeta tutto, nessuna specie animale e vegetale esclusa.
Il nucleare è inoltre una tecnologia costosa e sorpassata, come obsoleti sono i combustibili fossili, ma continueranno a estrarli e a trasformarli nonostante tutto perchè sono gli unici monopolizzabili.
Apparentemente dopo il disastro dei quattro reattori Giapponesi sono tutti o quasi contro il nucleare, ma leggetevi, grazie a Wikileaks che li ha divulgati, che genere di accordi sulla cooperazione nucleare tra Italia e Usa firmava assieme al Segretario dell’Energia degli Stati Uniti d’America Bodman nel dicembre del 2007 l’allora Ministro per lo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani, in un cable firmato dall’ex Amabasciatore Usa a Roma Ronald Spogli
>>versione in italiano
>>versione originale in inglese
Bersani era stato eletto nel maggio 2006 nel secondo governo Prodi che restò in carica 722 giorni, nel programma di governo con cui chiesero il voto ai cittadini c’era anche la cancellazione della legge 49/2006, tristemente nota come legge Fini/Giovanardi fatta furbescamente passare negli ultimi mesi del precedente Governo Berlusconi nel decreto per le olimpiadi di Torino.
Ovviamente nulla fecero una volta eletti nonostante molto si spesero nel contrastarne il varo per fini antiberlusconiani e preelettorali, assicurando che l’ avrebbero cancellata appena fossero stati eletti. Cosi’ come Bersani ha fatto un’ inversione di marcia a 180 gradi sul nucleare dopo aver visto i sondaggi successivi a Fukushima, sicuramente farebbero altrettanto se gli capitasse un sondaggio sulle reali proporzioni del fenomeno del consumo di Cannabis, ma noi non ci facciamo ingannare, fumiamo Ganja ma non siamo cojoni autolesionisti, i movimenti ricordano, un esempio? Chiedete all’ex governatrice del Piemonte, Mercedes Bresso se gli e’ convenuto tradire la fiducia del movimento NO TAV.
Chiedetevi perche l’astensionismo e’ in crescita costante e ha raggiunto con il 20% il massimo nelle ultime elezioni del 2008 dal dopoguerra a oggi, e’ la popolazione lontana dalla politica o viceversa?.
Nonostante l’Articolo 11 della Costituzione reciti chiaramente che: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta’ degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, l’ Italia e’ sempre pronta a entrare in guerra se c’e’ da assicurare il passaggio di un gasdotto o se ci sono giacimenti petroliferi da razziare, dai Balcani all’ Irak fino all’ Afganistan, sempre pronti a esportare democrazia con i bombardamenti sulla popolazione civile.
Nei bombardamenti sulla ex Iugoslavia l’ Italia partecipo’ assieme a paesi come la Turchia, che di difesa dei diritti delle minoranze se ne intende, sono decenni che praticano il genocidio dei Curdi, negandogli perfino il diritto a parlare la propria lingua.
Per giustificare i bombardamenti italiani su Belgrado, l’ allora premier Massimo Dalema disse che non erano azioni di guerra ma di ‘difesa integrata’, nonostante mai un solo colpo sia arrivato sul nostro territorio.
I Palestinesi vengono sterminati da decenni in Palestina, solo nei ventitre giorni dell’ operazione ‘piombo fuso’ iniziata il 27 dicembre 2008 furono uccisi circa 1500 palestinesi, nella stragrande maggioranza civili, donne, bambini e anziani, fu bombardata una scuola con le effigi dell’ O.N.U., ma mai abbiamo visto, nonostante le varie risoluzioni inapplicate, nessuna sanzione, neanche blanda, neanche economica nei confronti di Israele.
Il nostro fratello Vittorio Arrigoni, inguaribile sognatore, unico italiano in Palestina in quei giorni bombardata dal cielo e dal mare continuava nell’ orrore totale a urlarci, nonostante tutto, di restare umani.
Ogni guerra porta dietro di se uno strascico di disperazione e tragedie che si protraggono per anni.
Nell’ Afganistan investita da esportazione di democrazia ci dicono i rapporti annuali UNOP che la produzione di oppio e’ in continuo costante aumento da quando e’ iniziata l’ occupazione occidentale.
Pero’ in Italia per reati connessi all’ uso di sostanze, si finisce in galera e piu’ di un terzo della popolazione carceraria deve la propria carcerazione alla Fini/Giovanardi.
Piu’ che una legge e’ un vero mostro giuridico, oltretutto in piu’ punti di dubbia costituzionalita’.
E’ emblematico il caso di Fabrizio Pellegrini, il paziente di Chieti autorizzato ad importare per fini terapeutici la Cannabis ( il BEDROCAM, infiorescenze femminili al 18% di THC) ma arrestato piu’ e piu’ volte per coltivazione, tanto che per la somma delle condanne rischia vent’ anni e questo perchè, non potendosi permettere di pagare gli otto euro giornalieri del costo della sua medicina, ha optato per l’autoproduzione, alla faccia del diritto alla salute previsto dalla costituzione.
Ma possibile che al Berlusconi indagato come usufruitore della prostituzione minorile che si giustifica dicendo che in casa propria ognuno e libero di fare cio’ che vuole, nessuno abbia spiegato che se il principio valesse per tutti, bisognerebbe scarcerare migliaia di coltivatori beccati con le piante d’ erba nell’ armadio sotto lampada?
Ma possibile che nessuno abbia mai spiegato a Berlusconi che nessuna legge entra cosi pesantemente nella sfera del privato, nelle scelte personali dell’ individuo, nessuna criminalizza stili di vita come quella sul consumo di sostanze, la 49/2006 o Fini/Giovanardi varata dal suo governo nel 2006 a legislatura ormai conclusa?
Ma se veramente non ne fosse consapevole? Per favore qualcuno spieghi a Berlusconi che con il suo scudo fiscale, che ha permesso di far rientrare patrimoni esportati illegalmente senza doverne giustificare la provenienza, ha fatto alle narcomafie il regalo piu’ gradito, soprattutto se considerato assieme alla 49/2006 che gli permette oltretutto il rafforzamento del monopolio dell’ importazione, produzione e distribuzione di sostanze illecite gia’ garantito dalla precedente 309/90, varata quella dal suo padrino politico Bettino.
Ma possibile che nessuno abbia mai spiegato al Berlusconi che si autoassolve legalizzando il falso in bilancio, che ha raggiunto piu’ volte la prescrizione evitando il verdetto dei giudici grazie al legittimo impedimento e sta inseguendo la prescrizione breve per salvarsi dagli altri processi che Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi e Aldo Bianzino non sono mai scappati da nessun processo? Non ci sono semplicemente mai arrivati perché uccisi prima.
Federico Aldovrandi addirittura non e’ mai arrivato in nessuna caserma, barbaramente trucidato in una strada di notte solo perchè sospettato di essere “drogato”, in una sorta di appartaid culturale che indica nel consumatore di sostanze il “paria” il senza diritti, il quasi cittadino di serie B, non molto in grado di intendere e volere sul quale si ritiene di poter commettere qualsiasi abuso e anche questo e’ un effetto collaterale della legge.
E’ inoltre un formidabile strumento di controllo e repressione, ancora più pericoloso se consideriamo che il parlamento Italiano ha il più alto tasso mondiale di inquisiti per mafia e camorra, senza contare la folta schiera di ufficialmente “non più fascisti” cresciuti facendo il saluto romano a Predappio alla tomba di Mussolini.
La battaglia antiproibizionista e’ una battaglia culturale di liberta’ e civilta’, la liberalizzazione della Cannabis contrasta con gli interessi delle narcomafie, delle multinazionali farmaceutiche e dell’ industria chimica delle plastiche derivate dal petrolio.
Non possiamo cambiare la legge a meno che non iniziamo a raccogliere firme per una proposta di legge di iniziativa popolare. Ciò che possiamo e dobbiamo fare è lavorare per cambiare il clima culturale, mettendo fuori gioco i parassiti del palazzo e rafforzando i legami tra i movimenti, colpendo negli interessi i nostri nemici, negandogli i nostri spazi, solo cosi’ riusciremo a liberarci di loro.
Il business della privatizzazione dell’acqua da solo vale 9 miliardi di euro e coinvolge in maniera bipartisan tutto il palazzo, basti osservare che la 133/2008 e la 135/2009 sono passate raccogliendo più voti di solo quelli nella disponibilità della PDL, ecco perchè c’è quest’assordante silenzio su i referendum del 12 e 13 giugno.
Nella Million Marijuana March non ci sarà spazio per le bandiere di nessun partito ma sul nostro carro c’è spazio per la campagna per la ripublicizzazione dell’acqua bene pubblico e contro il nucleare perchè le nostre piante vogliamo annaffiarle con acqua pubblica e non radioattiva.
Al referendum andremo a votare quattro si per dire no, due per l’acqua uno per il nucleare e uno per il legittimo impedimento, perche odiamo i monopoli e il nucleare e inoltre l’unico legittimo impedimento che riconosciamo è il nostro diritto come genere umano di impedirgli di continuare a fare disastri.
Coltiviamo liberazione guardando a sud-est verso l’altra sponda del mediterraneo, lo scirocco profuma di gelsomino, e non è il vento del deserto, è il vento della rivoluzione dei gelsomini.
Aveva ragione Monicelli quando diceva che “sto popolo de miserabili ha solo una possibilità de riscatto se ancora c’ha un pò de dignità : la rivoluzione”. Ciao Mario, vedrai che prima o poi la faremo.
Buona MILLION MARIJUANA MARCH a tutti e tutte.
Dal sito italiano è possibile accedere ai tantissimi siti M.M.M. di tutto il pianeta linkati, tra i quali segnaliamo:
* http:/www.cannabisculture.com
* http://www.Millionmarijuanamarch.com
* http://www.pot-tv.net
* http://www.marihemp.com
* http://www.cures-not-wars.org
giornatamondiale@millionmarijuanamarch.info
Inizia il percorso di iniziative, eventi e dibattiti che ci porteranno alla
11^ streetparade antiproibizionista.
Il CANAPISA il 28 maggio 2011 invaderà le strade di Pisa
– per una libera e consapevole cultura dell’uso di sostanze psicoattive
– contro ogni forma di criminalizzazione, contro la persecuzione di massa innescata dalla Legge Fini-Giovanardi e le successive riforme securitarie!!
LIBERI di DISSENTIRE, LIBERI di MANIFESTARE……
LIBERI dal PROIBIZIONISMO!
Venerdì 8 Aprile ore 16.30 – POLO CARMIGNANI – Pisa
MARJUANA: UNA GUERRA INFINITA – dibattito
interverranno :
LEGALIZZIAMO LA CANAPA.ORG TEAM
MASSIMO LORENZANI – LAB57 ALCHEMICA (Bo)
FRANCO D’AGATA – INFOSHOCK -CSOA GABRIO (To)
FEDERICO GIUSTI – RSU COBAS – COMUNE PISA
CANAPISA BEGINS NOW!!!!!
INIZIA LA PRIMAVERA ANTIPROIBIZIONISTA a Pisa… IMPOSSIBILE MANCARE!!
Ovviamente sarà presente la nostra unità mobile LAB57, il camper che ha vissuto più streetparades d’Italia!!!
L’8 febbraio 2011 è stato ritrovato morto presumibilmente per overdose un giovane di 28 anni nei bagni della Facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna, un ragazzo di Budrio già noto ai servizi perchè era stato in comunità.
Pochi mesi fa, l’11 ottobre 2010 a Bologna e’ morto per un probabile abuso di sostanze stupefacenti un’altro ragazzo di 19 anni dopo essersi sentito male in un locale bolognese (vedi il nostro post: A Bologna si muore senza Riduzione dei Rischi)
Due morti entrambe frutto secondo noi di politiche proibizioniste e oscurantiste che invece di investire in PREVENZIONE con progetti di riduzione dei rischi, servizi a bassa soglia , come ormai in tutti i paesi civili si fa’, preferiscono fare scoppiare le carceri punendo i consumatori come criminali.
Da tempo denunciamo invano a Bologna il progressivo smantellamento degli interventi di riduzione dei rischi con operatori esperti in grado di riconoscere e soccorrere tempestivamente consumatori in difficoltà per overdose o mix pericolosi, come se chi utilizza sostanze psicoattive o abbia delle dipendenze non abbia più alcun diritto.
Ormai da anni la politica del Comune di Bologna alimenta la paura della gente: si parla di degrado, si demonizzano gli immigrati lavavetri, i tossicodipendenti in piazza verdi, i senza fissa dimora, si fanno lotte perbeniste contro i writers come fossero il grande problema di questa citta’, insomma le parole d’ordine sono invariabilmente PULIZIA e POLIZIA!
Non solo non si struttura alcuna politica di interventi informativi e culturali all’interno dei luoghi di aggregazione giovanile e nelle scuole, ma addirittura i dormitori chiudono ed i servizi a bassa soglia vengono ‘sospesi’ come il drop-in in via Paolo Fabbri o depotenziati e nascosti come l’Unità Mobile, servizi in cui forse il ragazzo morto in solitudine nella facoltà di lettere avrebbe potuto trovare qualche risposta e aiuto prima di finire in questo modo.
Ci sentiamo in dovere di denunciare LE “POLITICHE SOCIALI” della CITTA’ di BOLOGNA che vediamo perfettamente in linea con quella discriminatoria del governo, che con le sue leggi lavora per eliminare fisicamente la gente che ha problemi e non i problemi della gente!
Per chi vive in strada, ai margini della società, per chi ha problemi di dipendenza, per immigrati senza documenti, le uniche porte che si aprono sono quelle di CARCERE, C.I.E., T.S.O. e FOGLIO DI VIA!!!!!
Nelle carceri oggi Il 27% dei detenuti è composto da tossicodipendenti.
Il 38% da immigrati senza documenti.
E’ necessario INVESTIRE SUI SERVIZI ALLA PERSONA, ABOLIRE la legge Fini-Giovanardi sulle droghe
e la Bossi-Fini sull’immigrazione
QUESTE SONO BATTAGLIE DI CIVILTA’!
www.livello57.org
lab57.indivia.net
>>Vedi anche: Di tagli al welfare si muore by Vag61 – Spazio libero autogestito
Quando si parla di danni da droghe, sbiadisce il limite tra scienza, fede, pregiudizio o trita propaganda di regime.
Prendiamo, ad esempio, la recente pubblicazione di “Cannabis e danni alla salute” del DPA (Dipartimento Politiche Antidroga) del governo Berlusconi, “un megarapporto di oltre 500 pagine per rilanciare la sua Intifada contro le canne“, come lo ha giustamente definito Giorgio Bignami nell’ articolo – Cannabis, parla il Ministero Scienza e Propaganda – per la rubrica settimanale di Fuoriluogo sul Manifesto del 2 febbraio 2010.
Basta dare un’occhiata all’ Introduzione di Carlo Giovanardi (Sottosegretario di Stato per la Famiglia, Droga e Servizio Civile), per rendersi conto di quanto scientifica e rigorosa possa essere una ricerca aperta da simili enormità: “E’ stato dimostrato che la cannabis è una delle maggiori sostanze responsabili dell’alterazione delle capacità di apprendimento nei giovani(!!??), del calo della motivazione ad affrontare i problemi della vita, del far avvicinare più facilmente a droghe quali eroina e cocaina le persone più vulnerabili, di far scatenare e produrre gravi patologie psichiatriche, quali la schizofrenia, oltre che compromettere il normale sviluppo neurologico nel feto di madri consumatrici di sostanze.”
Evidentemente le ultime figuracce rimediate da Giovanardi lo hanno promosso a luminare della ricerca mondiale, dopo aver vergognosamente infangato e strumentalizzato l’omicidio di Stefano Cucchi, morto perché “anoressico, drogato e sieropositivo” e dopo le penose polemiche col Cnr nei mesi scorsi per aver gonfiato i dati del Rapporto tossicodipendenze 2010.
In ogni caso, come è nostro costume, andiamo sempre oltre questi miseri esempi di propaganda ideologica cercando di dare un contributo di onestà intellettuale e di ricerca metodologica in un campo come questo, in cui è difficile persino trovare strumenti condivisi di valutazione. Per questo motivo consigliamo a tutti, soprattutto ai suddetti “luminari nostrani”, la lettura di un interessantissimo articolo di un sociologo, lui sì di indubbio prestigio internazionale, Peter Cohen, con cui condividiamo da anni percorsi e analisi: I “danni da droga”: quanto è scientifico questo concetto? pubblicato su Fuoriluogo.
Questo saggio ci permette di ampliare ed approfondire meglio in concetto ricerca metodologica in un campo come questo, in cui è difficile persino trovare strumenti condivisi di valutazione dei danni reali delle “droghe”. Nel novembre 2010, il farmacologo David Nutt ha pubblicato una scala del danno delle droghe che vede l’alcol in cima (di cui noi ci siamo recentemente occupati in RICERCA DROGATA:Immigrati e consumatori di cannabis ad alto rischio di schizofrenia.
Ma – si chiede il sociologo Peter Cohen- è valido il metro del “danno” con cui si misurano e si classificano le droghe?
Spiega il sociologo: “il tentativo fatto da parte di Nutt et al. di mettere in discussione le classificazioni attuali, così come sono espresse nella legislazione, è utile e lodevole. Siamo lontani dal dimenticare le ragioni per cui, ad un certo punto, la cannabis e l’oppio sono stati dichiarati illegali. I rischi che si attribuiscono a queste sostanze sono diversi, in paesi diversi, così come è varia la severità delle conseguenze legali derivanti dall’essere colti a farne uso. A complicare le cose ulteriormente, c’è il fatto che le opinioni sui danni e le conseguenze pratiche sono destinati a cambiare nel tempo[2].
Tuttavia sia cannabis che oppio sono proibite a livello globale dalle Convenzioni sulle Droghe delle Nazioni Unite e dalla maggior parte delle legislazioni nazionali, elaborate sulla scia di queste Convenzioni. È legittimo mettere in discussione, come si fa in Nutt et al., i danni ipotizzati e la varietà di conseguenze legali per il consumo di droga, visto che sono basati su una definizione di danni della droga lontana da ogni rigore scientifico e, in effetti, da ogni razionalità. Perciò le mie osservazioni qui non mirano a mettere in discussione le classificazioni esistenti, ma piuttosto a “migliorarle” per mezzo di un sistema di classificazione a questionario, analogo a quello proposto in Nutt et al..
….
Che fare allora?
A mio avviso la percezione dei danni legati alle droghe è affetta da così tante limitazioni di affidabilità e validità, che è impossibile al presente avere una stima seria del danno per ogni droga. A parer mio non è nemmeno valido associare i danni alle droghe soltanto. Le droghe sono consumate da essere umani, in condizioni individuali sociali e legali varie, a livelli di purezza e dosaggio vari. Qualsiasi siano gli “effetti” delle droghe, dannosi o meno, essi non possono essere valutati e nemmeno discussi, senza unire la droga ad un particolare consumatore o cultura del consumatore.
Le droghe di per sé non esistono nel loro pieno significato.
Senza un accordo preliminare su un insieme di variabili circa le caratteristiche del consumatore, il contesto culturale e la purezza e il dosaggio della droga, perfino una misura, di “danno della droga” minimamente standardizzato, non può essere stabilita. Senza questo accordo preliminare, una valutazione seria del danno da droga è un’illusione. Analogamente, se così non fosse, perché allora l’OECD avrebbe discusso per anni su come creare una misurazione standardizzata della “disoccupazione” e su come quantificare le sue componenti?. Molto probabilmente la scala del danno elaborata da Nutt et al., che vede la sostanza più largamente diffusa (l’alcol) al primo posto, seguita da quella meno diffusa (l’eroina) al secondo, è il riflesso di percezioni diffuse tra gli esperti. Ma le percezioni diffuse cambiano continuamente nel corso del tempo. Nemmeno l’uso delle più sofisticate tecniche statistiche per elaborare le percezioni combinate degli esperti potrà superare il fatto che queste sono niente di più che percezioni.
>>vedi anche: Test antidroga 2:il neuro-scienziato della domenica e Forum Droghe
e Test antidroga sul lavoro e alla guida:continua l’inquisizione contro la cannabis.
Inoltre vi consigliamo una recente pubblicazione a cui ha collaborato lo stesso Peter Cohen:
Cocaina. Il consumo controllato
Sabato 15 gennaio alle ore 23.00
CSOA GABRIO – ZONA SAN PAOLO ANTIRAZZISTA
2 STAGEs:
FROM TEKNO TO BREAKBEAT N’ ELECTRO
NO HARDCORE FRENCHCORE MUSIC!!
DJ AND LIVE FROM ISB FAMILY-LAB57-GABRIO & more..
ENTRY 5 EURO
BENFIT for :
MANUALE CONTRO LA REPRESSIONE SOCIALE, LAB57 & ILLEGAL SHOW BUILDERZ
ILLEGAL SHOW BUILDERZ è la tribe nata dall’unione di REVOLT99 e LABIRINZ, due Soundsystem della scena Rave già da tempo attivi sul territorio nazionale e internazionale. Questa crew ha sempre supportato iniziative volte ad un uso consapevole delle sostanze psicoattive, tra i quali Neutravel, Infoshock (CSOA Gabrio) e Lab57-Alchemica.
Da sempre il CSOA Gabrio si è distinto tanto nella lotta al proibizionismo e alla repressione sociale, quanto nell’informazione su uso e abuso delle sostanze psicotrope, dando così vita al progetto Infoshock. Recentemente nelle fucine di questo progetto è stato concepito il “Manuale contro la repressione sociale”, che appunto raccoglie il frutto delle esperienze raccolte negli anni dal Centro.
Un viaggio nel controverso mondo dei rave parties illegali
insieme al LAB57 ALCHEMICA e MEDICIN DU MONDE:
tutto quello che avete sempre voluto sapere e non avete mai osato chiedere…
Video girato durante l’intervento del Lab57 al free party Tekno dei Mad Factory, Pyrotek, Nonem di giugno 2009 in Liguria
Una produzione TELEIMMAGINI !!!
Venerdì 17 aprile 2009
Lab57 con XM24 Ex Mercato24 hanno dato vita a questa performance di denuncia pubblica.
Guarda le foto grafie….
Guarda il video…..
Di seguito il comunicato.
Cari abitanti della Bolognina,
oggi abbiamo deciso di riconsegnare al quartiere questo enorme piazzale dietro all’ ex mercato ortofrutticolo colpevolmente lasciato abbandonato a se stesso da ormai 10 anni.
Nel corso degli anni questo *“non luogo”* è divenuto teatro di spaccio, bivacco a cielo aperto per tossicodipendenti, stupri e morti di overdose di fronte alla più completa indifferenza dell’amministrazione comunale.
Sia chiaro che questa non vuole essere in nessun modo l’ennesima vergognosa campagna mediatica contro il “tossico” o l’immigrato spacciatore portata avanti dalla destra fascista e razzista unicamente per motivi elettorali, questa è un’assunzione di responsabilità da parte di uno spazio sociale come XM24 per ridare vita e socialità ad un luogo sempre più pericoloso e impraticabile divenuto il simbolo della desertificazione ambientale e del degrado della dignità umana che non sono altro che i frutti della speculazione edilizia esasperata di questi ultimi anni.
Dopo aver pulito una parte del piazzale da siringhe, cocci di vetro e rottami inizieremo a costruire campi da gioco, orti e giardini con l’aiuto e la collaborazione dei bambini di tutte le età che non trovano spazi di socialità in questa parte della città.
La nostra vuole anche essere una denuncia pubblica del sindaco come primo responsabile legale della salute pubblica nel territorio comunale per aver colpevolmente lasciato degradare questo spazio impedendo di fatto al camper delle unità di strada ed agli operatori di passare in questa zona,per aver tagliato parte dei fondi destinati alle Unità di strada ed al Drop-in di via Paolo Fabbri che è stato notevolmente ridimensionato e militarizzato spingendo i tossicodipendenti a nascondersi nei parchi pubblici e nelle zone dismesse come queste mettendo a repentaglio la vivibilità e la salute pubblica di tutti i residenti.
Voi abitanti di via Gobetti sapete bene cosa succede tutto il giorno in questo piazzale, vi basta guardare dalle finestre, ma forse non sapete perché vengono proprio qui questi tossicodipendenti quasi tutti non residenti a Bologna, se provate a chiedere loro il motivo, vi risponderanno quasi sempre che non sanno dove altro andare perché le forze dell’ordine li mandano qui.
In tutta Europa sono attive da anni decine e decine di “stanze del consumo sicuro” dove i consumatori possono incontrare personale medico preparato per evitare overdose e infezioni pericolose e magari iniziare percorsi di uscita dalla dipendenza. Ovunque nel mondo siano state aperte queste strutture sono diminuiti enormemente i reati di microcriminalità legati all’uso di sostanze, sono praticamente sparite le siringhe abbandonate in giardini o spazi pubblici e si sono abbassati sensibilmente i livelli di infezione da HIV ed epatite tra gli utenti delle zone circostanti.
Questi dati scientifici inconfutabili sono a disposizione da anni del sindaco e degli altri amministratori di ASL, Sert e ospedali del territorio comunale, ma il Comune preferisce investire in forze dell’ordine e repressione spostando il problema da una zona all’altra della città, mentre scoppiano le carceri della nostra regione che hanno raggiunto il 180% di sovraffollamento rispetto alla capienza “ufficiale”, primi in Italia in questa triste classifica.
Abitanti e frequentatori della Bolognina aiutateci a dire basta a questa SPECULAZIONE TOSSICA che avvelena il nostro quartiere.
Ex Mercato 24
via Fioravanti 24
Bologna
Guarda le foto grafie….
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Articolo su Repubblica Bologna