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Il Lab57 sarà presente al Canapisa col suo caratteristico camper ed i suoi operatori per sostenere questa manifestazione di libertà.
Dopo il pestaggio di due carabinieri nella provincia di Grosseto, associato per fare notizia al Pasquatek di Sorano da quasi tutti i media, abbiamo cercato di fare chiarezza chiedendo al Fatto Quotidiano di pubblicare una rettifica ragionata dei fatti:
Dopo il massacro dei carabinieri il popolo del rave si ribella: “Non è solo sballo e droga”
Il Lab57 stava intervenendo al contemporeo Pasquatek a Spoleto, che si è svolto senza nessun probelma, sia per la gestione dell’evento, la sicurezza sanitaria e il rapporto con forze dell’ordine che sono arrivati in forze(14 volanti!!!) il 25 mattina, senza che nessuno sapesse nulla dell’ aggressione in toscana.
E’ andato tutto bene per il lavoro degli organizzatori e la piena collaborazione col Lab57, garantendo sia il rispetto che la pulizia del prato montano che ospitava l’evento attraverso rimborsi al bar per chi puliva tutta l’area.
Inoltre pubblichiamo volentieri l’articolo Il «rave» come capro espiatorio , pubblicato per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 4 maggio 2011, di Stefano Bertoletti, del Progetto Extreme, un servizio di riduzione dei rischi che è intervenuto al Pasquatek toscano proprio grazie ad un nostro contatto con alcuni degli organizzatori.
Stefano Bertoletti commenta per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 4 maggio 2011 la vicenda dell’aggressione ai carabinieri a Grosseto.
Due carabinieri sono stati massacrati a bastonate per un ritiro di patente che stavano effettuando dopo l’alcoltest: l’aggressione barbara avvenuta a Manciano, vicino a Grosseto, da parte di quattro ragazzi (tre minorenni) ad un posto di blocco colpisce per il grado di violenza e per la dimensione di rabbia folle che rivela.
E’ però sbagliata l’associazione fatta dai media (e da politici importanti come il presidente della Regione Toscana) con la presenza di un rave party nella zona, come se questo fosse il vero responsabile dell’episodio.
Ero presente a quel rave come operatore del Progetto Extreme, che, insieme ad altri servizi di riduzione dei rischi sul territorio nazionale, riesce ancora a raggiungere questo tipo di eventi divenuti sempre più rari e nascosti: il “Pasquatek”, un technival storico quest’anno alla sua prima edizione in Toscana, è iniziato sotto la pioggia nella serata del 23 Aprile per durare fino al 25 in un’area privata concessa agli organizzatori, una radura piuttosto ampia circondata da boschi.
Partecipavano 500 persone, progressivamente in aumento: una situazione complessivamente tranquilla e gestibile, con una presenza di forze dell’ordine efficiente ma discreta e non scoraggiante per chi voleva vivere l’evento.
Quanto all’aggressione ai carabinieri, si è scoperto che i ragazzi autori del fatto erano sì diretti al rave provenienti da una discoteca fiorentina, ma non l’hanno mai raggiunto. Un aspetto che non cambia assolutamente la gravità dell’episodio, ma rende insensata la rappresentazione fornita da tutti giornali: il rave è stato messo sul banco degli accusati, indicato come l’origine dell’episodio criminale.
Non vi è invece relazione tra l’aggressione e il rave e, su un piano più generale, ci appare semplicistico e rischioso considerare i rave, insieme ad altri ambienti del divertimento, come un problema da risolvere, banalmente, proibendo. Il che non toglie che si debba riflettere seriamente sulla crescita degli episodi di violenza negli ultimi anni sia negli ambienti del divertimento che in altri ambienti pubblici, piazze, stadi: sembra diffondersi (anche) tra gli adolescenti un sentimento di rabbia che spesso sfocia in violenze a volte dure e imprevedibili, insieme a una incapacità di riconoscere limiti, leggi o di rispettare coloro che li devono tutelare. Senza affrontare questi temi non è possibile garantire seriamente sicurezza ai cittadini e alle forze dell’ordine quotidianamente impegnate in strada.
Anche per i rave e le feste autorganizzate qualcosa si può fare.
La maggioranza sia degli organizzatori di eventi che dei frequentatori è disponibile –penso- a collaborare per modificare gli aspetti maggiormente rischiosi che possono compromettere l’andamento delle attività e della vita quotidiana. Per questo pare una buona idea quella suggerita dal Presidente della Regione Toscana, di varare leggi regionali che possano regolare in modo più preciso eventi e manifestazioni come i rave party: a patto che questo significhi pensare a come rendere accessibili spazi pubblici o privati per svolgere questo tipo di manifestazioni rispettando regole precise riguardo alla gestione dello spazio con i servizi necessari per la loro sicurezza.
Attualmente questo non accade, perché le leggi vigenti e le attuali politiche di divieto rendono praticamente impossibili i rave: tanto da aver creato la progressiva fuga nel “sommerso”degli eventi, che avvengono ormai in situazioni di totale occultamento e in assenza di ogni criterio di sicurezza. In altri casi, come a Manciano, i rave si tengono in spazi privati presi in affitto, al pari di altri eventi che però non subiscono gli stessi processi di stigmatizzazione. Seguendo questa strada, le Regioni interessate potrebbero, come si è detto, avere la sorpresa di trovare una disponibilità anche da parte di chi organizza questo tipo di eventi e la comprensione da parte di coloro che li frequentano, non più costretti a nascondersi.
Sarebbero ben disponibili anche gli operatori dei servizi di riduzione dei rischi, che ormai da più di un decennio lavorano concretamente per garantire la salute pubblica. Anche in quei contesti del divertimento dove a qualcuno sembra inutile intervenire, preferendo la (assai pericolosa) scorciatoia della proibizione.
Dopo il massacro dei carabinieri il popolo del rave si ribella: “Non è solo sballo e droga”
Cronaca | di Lorenzo Galeazzi
28 aprile 2011, Il Fatto Quotidiano
Nonostante i protagonisti del pestaggio non stessero tornando da un rave ma da una dscoteca, il caso riporta d’attualità questo tipo di feste che nell’accezione comune richiamano solo all’abuso di droghe. Un fenomeno che, almeno nelle origini, al contrario voleva coniugare musica elettronica e culture giovanili, danza e protesta politica
Il caso di cronaca avvenuto durante il ponte pasquale a Sorano, in provincia di Grosseto, ha riacceso i riflettori sul fenomeno dei rave party. Poco importa la scoperta che i giovani protagonisti del pestaggio non stessero tornando da un rave, ma da una serata brava in discoteca. Ecco i fatti. Due carabinieri sono stati pestati brutalmente da quattro ragazzi poco distante dal luogo di una di quelle feste. La colpa dei due militari? Avere fatto l’alcool test al guidatore della macchina e comunicargli che, visti i risultati, la patente gli sarebbe stata sequestrata. Tanto è bastato per far scattare la violenza contro i due agenti che sono stati pestati con pugni, calci e una spranga di ferro. I due feriti si trovano ricoverati in gravi condizioni: uno è in coma farmacologico per le percosse subite, l’altro rischia di perdere un occhio. Mentre per i quattro ragazzi (fra cui un solo maggiorenne) è stato confermato il fermo di polizia e le accuse nei loro confronti sono gravi, a partire dal duplice tentato omicidio. Al momento non sono ancora disponibili i referti tossicologici in modo da appurare se il branco abbia agito, oltre che sotto l’effetto dell’alcool, anche sotto l’effetto di qualche droga.
Assieme alla condanna per l’episodio, a finire sotto accusa sono state anche questo tipo di feste che, è bene ricordarlo, sono per definizione illegali o, come dice il popolo dei rave, free e cioè libere. A cominciare dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che ha chiesto un intervento del Parlamento per “consentire ai sindaci di esercitare la loro attività di controllo”. Peccato però che i quattro protagonisti del “pestaggio di pasquetta” non stessero tornando dal rave, ma da una discoteca. E che all’origine della violenza bovina non ci fossero i contestatissimi party ma una notte di sballo nei locali fiorentini à la page. Come riportano le cronache, il branco stava andando e non tornando dalla festa illegale nella città toscana.
Anche se il collegamento diretto fra il rave e l’episodio di cronaca è venuto clamorosamente a mancare, quanto accaduto a Sorano ha colpito ed è stato condannato dalla stessa comunità che frequenta e organizza questo genere di eventi. Il loro timore adesso è che la repressione contro i rave da parte delle forze di sicurezza si faccia ancora più massiccia.
“I rave party sono sempre stati nell’occhio del ciclone per le loro caratteristiche di libertà e di divertimento non convenzionale – dice un organizzatore di party che non vuole rivelare il suo nome – ma è scorretto associare ai party gli episodi spiacevoli come quello di Grosseto”. Un’opinione condivisa anche da un operatore del Lab 57, un’organizzazione che si occupa di “riduzione del danno” durante le feste: “Quello che è accaduto a Sorano poteva tranquillamente accadere all’uscita di una discoteca o a qualunque altro luogo di aggregazione giovanile. Il problema della violenza cieca non riguarda i rave, piuttosto ha a che vedere con i modelli culturali della società nel suo complesso”. Non è facile entrare in contatto con i protagonisti di quel mondo, i pochi disponibili a parlare lo fanno solo sotto anonimato. “E’ perché le nostre feste sono illegali e siamo sempre sotto la lente della polizia. Anche se non facciamo niente di male”.
Insomma il popolo dei party non ci sta a essere associato a quanto accaduto durante la nottata di follia di Grosseto. Eppure il connubio rave-droga-violenza per molti è un dato di fatto. “Non mi stupisce affatto questo tipo di atteggiamento – dice un dj molto famoso nel circuito delle feste – E’ perché siamo un movimento underground, che la gente conosce poco e che i giornalisti declinano con stereotipi del tipo ‘raver drogato e violento’”.
Ma che cosa sono esattamente i rave party? “E un movimento che si colloca fra musica e contestazione politica che arriva in Italia dall’Inghilterra nei primi anni novanta”, dice Michele, ex dj della Tekno Mobil Squad, una delle crew più famose in Italia. “Quando organizziamo un rave party, di solito occupiamo uno stabile industriale di una qualche periferia urbana. Creiamo una Taz, una zona temporaneamente autonoma che utilizziamo per il tempo della festa e poi la restituiamo alla città”.
L’origine del fenomeno coniugava la musica tecno, le culture giovanili e la protesta politica. Peccato che negli anni questi aspetti siano andati scemando tutto a vantaggio di una cultura dello sballo che di politico ha ben poco. “E’ vero – continua il dj – Ciò che era nato come un movimento underground, quindi per definizione poco diffuso e limitato ad un numero ridotto di persone, è stato gradualmente trasformato in un movimento di massa. La ‘tempesta’ di articoli che dipingevano il rave come un mercato della droga, un ritrovo di spacciatori, ha fatto sì che fosse sempre più frequentato dalle persone interessate esclusivamente a questi aspetti. Questa pubblicità negativa ha favorito l’accesso di un pubblico sbagliato”. Un circolo vizioso che si è andato autoalimentasi e quando si parla di rave, si pensa allo spaccio, al consumo e alle morti per overdose o mix fatali di sostanze. “E’ fuorviante pensare che i rave siano l’unico posto in cui la gente può sballare – attacca l’operatore di Lab 57 – In discoteca succede molto di peggio dove chi consuma droga lo fa in un ambiente poco sicuro per se stesso e per gli altri”.
Il Lab 57 è un’organizzazione vicina al mondo dei rave party che si occupa di riduzione del danno. “Quando viene organizzata una festa – racconta l’esponente di Lab 57 – noi contattiamo gli organizzatori e allestiamo una zona di decompressione, al riparo dalla musica assordante, in cui distribuiamo bevande analcoliche e materiale informativo sulle varie sostanze. C’è anche un equipe pronta a intervenire in caso di abuso di qualche sostanza. Questa è quella che noi chiamiamo riduzione del danno”.
Anche nel rave di Soriano era presente un’unità come la vostra? “Sì – risponde l’operatore – ma è ovvio che unità di quel tipo, che lavorano con pochissimi fondi, non riesca a intercettare le centinaia di persone che partecipano alle feste”. Dai gabinetti delle sale da ballo milanesi frequentate da veline e calciatori alle atmosfere fumose dei rave party, il binomio festa uguale sballo è sempre più presente. Con buona pace dei pionieri dei rave che pensavano di far passare un messaggio di protesta politica attraverso le casse che sparavano acid house, tecno trance o drum ‘n bass. Il problema è il consumo, non il tipo di festa, commerciale o underground, legale o illegale che sia.
aggiornato alle 16.27 del 28 aprile 2011
Sabato 15 gennaio alle ore 23.00
CSOA GABRIO – ZONA SAN PAOLO ANTIRAZZISTA
2 STAGEs:
FROM TEKNO TO BREAKBEAT N’ ELECTRO
NO HARDCORE FRENCHCORE MUSIC!!
DJ AND LIVE FROM ISB FAMILY-LAB57-GABRIO & more..
ENTRY 5 EURO
BENFIT for :
MANUALE CONTRO LA REPRESSIONE SOCIALE, LAB57 & ILLEGAL SHOW BUILDERZ
ILLEGAL SHOW BUILDERZ è la tribe nata dall’unione di REVOLT99 e LABIRINZ, due Soundsystem della scena Rave già da tempo attivi sul territorio nazionale e internazionale. Questa crew ha sempre supportato iniziative volte ad un uso consapevole delle sostanze psicoattive, tra i quali Neutravel, Infoshock (CSOA Gabrio) e Lab57-Alchemica.
Da sempre il CSOA Gabrio si è distinto tanto nella lotta al proibizionismo e alla repressione sociale, quanto nell’informazione su uso e abuso delle sostanze psicotrope, dando così vita al progetto Infoshock. Recentemente nelle fucine di questo progetto è stato concepito il “Manuale contro la repressione sociale”, che appunto raccoglie il frutto delle esperienze raccolte negli anni dal Centro.
Dopo le ultime figuracce riguardo i dati taroccati sul consumo di sostanze in italia, il Dipartimento Antidroga di Giovanardi e Serpelloni non ha trovato di meglio da fare che lanciare l’ennesima crociata talebana contro i Rave party, cioè i free party auto-organizzati, diventati il nemico numero uno del governo, come al solito ignorando evidenze statistiche e dati epidemiologici che dimostrano da qualsiasi punto di vista che in questi eventi spontanei gli incidenti ed i problemi sanitari siano assolutamente trascurabili rispetto alla “movida” del business di locali, pub, discoteche, feste della birra, notti rosa e festival supersponsorizzati da marche di alcolici.
Forse non è casuale che proprio in estate venga lanciato questo anatema, in tempi di crisi le lobby dei locali e stabilimenti balneari che lottizzano le coste e di notte diventano discoteche di tendenza temono la concorrenza sleale dei free-party, salvo poi scoprire proprio in questi giorni l’evasione di milioni di euro nella riviera romagnola.
Quindi, in nome della solita legalità dei più forti, dal sito Droganews, il Dipartimento Politiche Antidroga presenta il progetto
“Rave Party Prevention”:
“I rave party sono un fenomeno in forte espansione. Molto frequentati dai giovani, sono tuttavia eventi ad alto rischio: per l’ordine pubblico, poiché si svolgono senza permessi e disturbano i residenti; per la salute di chi vi partecipa, a causa dell’alto volume della musica trasmessa e delle elevate quantità di sostanze stupefacenti e alcol che vi circolano e vengono consumate.
Per questo, il Dipartimento Politiche Antidroga ha realizzato il progetto “Rave Party Prevention”, in collaborazione con la Polizia delle Comunicazioni, il Sistema di Nazionale di Allerta Precoce e la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) del Ministero dell’Interno, con l’obiettivo di individuare tempestivamente questi raduni, soprattutto quelli clandestini che si svolgono nel nostro Paese. Particolari controlli saranno svolti sulle comunicazioni relative ai luoghi, agli orari e alle modalità di svolgimento degli eventi che avvengono sui vari territori. La Polizia postale, una volta venuta a conoscenza del rave imminente, ne darà comunicazione alle autorità territoriali e alle Forze dell’Ordine competenti. Queste ultime interverranno presso gli organizzatori che, qualora non siano disposti a rispettare le norme di sicurezza e le legge vigenti, saranno messi in condizioni di non poter realizzare l’evento. Nel caso in cui, invece, non sia possibile impedire lo svolgimento del rave, le autorità si attiveranno per prevenire il rischio di overdose e, al termine, procederanno al sequestro delle attrezzature e all’individuazione dei responsabili, procedendo nei loro confronti secondo quanto previsto dalla legge. Un ulteriore obiettivo che il DPA si propone di raggiungere attraverso questo progetto è quello di studiare proposte per una nuova regolamentazione di tali eventi.”
A questo punto speriamo davvero che il governo, oltre a sprecare risorse per spiare siti internet, blogs e sms sui cellulari, si impegni sul serio ad attivare servizi di riduzione del danno per “per prevenire il rischio di overdose”, così come dichiarato in questo surreale comunicato.
A tal proposito condividiamo del tutto le riflessioni di Pietro Yates Moretti pubblicate su ADUC-Droghe:
Rave party, droghe e polizia morale all’italiana
“Contro i rave party clandestini arriva la polizia morale all’italiana. Saranno monitorati siti Internet e messaggini sui cellulari per individuare e scoraggiare i ritrovi “clandestini”. Ovviamente è inutile spiegare ai promotori di questa iniziativa stile Teheran che, se volessero evitare i malori e decessi per overdose, basterebbe mettere a disposizione operatori sanitari per informare i partecipanti sui rischi da consumo di droghe, controllare le sostanze che circolano in quei raduni e assistere immediatamente chi si sente male. Se invece di reprimere, si garantisse la possibiltà di svolgere il rave party in sicurezza senza il timore di finire in carcere, probabilmente nessuno sentirebbe il bisogno di organizzarli e parteciparvi in clandestinità. Sinceramente, se le mie figlie finissero a un rave, preferirei di gran lunga che lo facessero sotto gli occhi vigili di medici, piuttosto che nella clandestinità tipica e inestirpabile del regime proibizionista sulle droghe.”…..
Un viaggio nel controverso mondo dei rave parties illegali
insieme al LAB57 ALCHEMICA e MEDICIN DU MONDE:
tutto quello che avete sempre voluto sapere e non avete mai osato chiedere…
Video girato durante l’intervento del Lab57 al free party Tekno dei Mad Factory, Pyrotek, Nonem di giugno 2009 in Liguria
Una produzione TELEIMMAGINI !!!
UN’ALTRA OVERDOSE DI PROIBIZIONISMO: MUORE UN DICIANNOVENNE AL RAVE PARTY DI PASQUA 2008
Puntata di Jalla Jalla, programma di Radio Città del Capo di Bologna, dedicata alla vicenda del ragazzo morto al rave party di Pasqua 2008 a Milano con l’intervento telefonico di Massimo Lorenzani, coordinatore del Lab57 e Pierfrancesco Pacoda, scrittore.
>>Ascolta la puntata di Jalla Jalla..
A distanza di un anno o poco più muore un altro ragazzo nella periferia industriale di Milano durante un rave-party.
Allora fu un’overdose di eroina, questa volta un letale mix di sostanze sconosciute di cui difficilmente sapremo in seguito qualcosa dai media ufficiali a cui basta gridare allo scandalo mostrando tutto il peggio del peggio riguardo al fenomeno “rave-party”, che sembrano di colpo il condensato diabolico di tutto il “degrado e l’illegalità” che traviano giovani allo sbando.
Vergognosa la risposta, sempre e comunque repressiva, della politica e delle istituzioni che ipocritamente fingono di non sapere nulla di questi eventi, pubblicizzati on-line a volte anche mesi prima e lasciati solo nelle mani delle forze dell’ordine o del 118, mentre le unità di strada che fanno informazione e riduzione del danno sono sempre meno supportati e finanziati.
Una doppia ipocrisia se si pensa che nonostante le migliaia di ragazzi che popolano quasi ogni sabato sera decine di rave-party in tutta Italia, questi eventi drammatici sono fortunatamente rarissimi, meno di uno ogni anno, mentre è continua la strage continua di giovanissimi che ogni week-end perdono la vita al volante uscendo da pub e discoteche che “legalmente” vendono alcool e vengono forzatamente messi fuori dai locali alle luci dell’alba sotto l’effetto di tutte le sostanze che offre il supermercato nero del proibizionismo 24 ore su 24.
Un morto al mese o all’anno è sempre troppo, comunque.
I rave-party nascono come eventi liberi, fuori dal mercato del divertimento massificato che riutilizzano temporaneamente aree dismesse, abbandonate.
Con lo sviluppo tecnologico delle comunicazioni con telefonini e il diffuso utilizzo della rete, è diventato relativamente semplice accedere e frequentare rave-party per giovani e giovanissimi spesso totalmente inesperti nella gestione di questi eventi e soprattutto nell’uso di sostanze psicoattive.
Quando 10 anni fa il Lab57 iniziò a intervenire nella scena tecno-rave, ci rendemmo conto che l’unico antidoto ai rischi e abusi legati al mondo delle sostanze, è il passaggio di pratiche e saperi proprio nei luoghi dove si materializzano questi eventi.
Da allora invece di andare avanti di è tornati indietro, pochissime unità di strada intervengono in Italia nei raves, mentre pratiche come il test-rapido delle sostanze negli eventi sono ancora illegali e nelle mani di chi come noi rischia personalmente per metterle in campo.
I servizi do pronto soccorso sono del tutto inadeguati a intervenire sugli abusi di sostanze illegali, perché nessuno si occupa di una formazione specifica a medici, infermieri e volontari, mentre i dati delle analisi tossicologiche nei casi letali o critici non sono ancora a disposizione degli operatori delle unità di strada, che quindi non possono essere preparati a dovere.
La repressione proibizionista oscurantista non fa che aumentare il consumo sommerso e ignorante del “proibito”, mentre drammaticamente tornano ad aumentare anche le overdose di eroina in tutta Italia.
I costi sociali in termini di carcerazioni e danni sanitari sono enormi, mentre costerebbe molto meno, in tutti i sensi, per organizzare servizi come le unità di strada per coprire eventi e bisogni sempre più difficili da ignorare.
Disponibile il download della diretta radiofonica su Radio città del Capo di Bologna con interventi di Pierfrancesco Pacoda critico musicale e saggista autore di ” Sulle rotte del rave”, Massimo Lorenzani coordinatore di Lab57 – Alchemica e una sintesi delle telefonate da Milano di partecipanti al rave di Segrate e operatori del 118 che vi hanno prestato soccorso.